La competenza in ambito di Intelligenza Artificiale (IA) può essere considerata già tra quelle che fanno parte integrante delle competenze digitali necessarie per studenti, cittadini, lavoratori, manager?
La risposta è nella recente roadmap definita nel Regno Unito dall”AI Council” e, in generale, nell’attenzione verso lo sviluppo dell’IA sempre più elevata in ambito internazionale e dell’Unione Europea, anche se con accenti diversi tra i Paesi.
In particolare, la consapevolezza sempre più forte è che le competenze in ambito di IA vadano sviluppate e diffuse secondo lo stesso approccio con cui dovrebbero essere sviluppate, in generale, le competenze digitali.
E quindi non soltanto nell’ambito dei tecnici-specialisti, ma allo stesso tempo nella popolazione tutta, nella forza lavoro attiva e nei cicli di istruzione. Considerando anche manager e decisori tra coloro che rapidamente devono acquisire l’adeguata consapevolezza, in una logica di e-leadership.
La diffusione necessaria della conoscenza sull’IA
L’intelligenza artificiale viene quindi acquisita come tecnologia emergente che rapidamente deve essere conosciuta, perché parte integrante e sempre più pervasiva delle tecnologie digitali. In altri termini, conoscerla e comprenderla (rispetto ai diversi ruoli e punti di vista) non è altro che un aggiornamento necessario delle proprie competenze digitali. Il che è il modo principale per eliminare l’aura magica che l’avvolge e, in positivo e in negativo, l’approccio religioso (di accettazione supina o di rifiuto non motivato) e non cognitivo. In più, in un quadro prevalente di “Intelligenza Artificiale centrata sulle persone” e quindi con uno spazio rilevante riservato alle tematiche etiche di utilizzo e sviluppo.
Diversi segnali ci mostrano che questa direzione sta diventando maggioritaria a livello internazionale:
- la dimensione degli investimenti. La Germania ha impegnato 3,1 miliardi di euro per una strategia nazionale di IA fino al 2025, la Francia si è impegnata con 1,5 miliardi di euro fino al 2022, di cui quasi la metà destinata alla ricerca, il Regno Unito nella recente “ AI Roadmap” identifica come necessario un raddoppio degli investimenti. Di questi una parte importante è dedicata alle competenze specialistiche e diffuse;
- l’importanza attribuita al tema delle competenze di IA nelle aziende. Secondo un’indagine effettuata qualche mese fa da Microsoft a livello internazionale, la democratizzazione dell’accesso alla conoscenza dell’IA è valutata uno dei pilastri fondamentali per il suo sviluppo e, in più, le scelte di azione dei leader aziendali tendono a dare maggiore priorità (56%) alle competenze dei dipendenti rispetto allo sviluppo della tecnologia (42%);
- la sempre maggiore attenzione alla diffusione delle conoscenze sull’IA nella popolazione. Ne sono testimonianza i corsi divulgativi sull’Intelligenza Artificiale che si stanno sviluppando prima di tutto nei paesi scandinavi, ma sempre più rapidamente anche negli Paesi, Italia inclusa (con un progetto di IA sviluppato nell’ambito del programma Repubblica Digitale).
In questo quadro è importante che, seguendo la strategia europea per l’Intelligenza Artificiale, anche i Paesi europei rapidamente ne realizzino una declinazione nazionale, guardando al tema delle competenze in IA per tutte le tipologie: in termini di competenze digitali di base, per il lavoro, specialistiche e di e-leadership, come indirizzato anche dalla strategia nazionale per le competenze digitali.
La roadmap del Regno Unito
In questo senso è interessante la lettura dell“AI Roadmap” pubblicata dal Regno Unito e che si correla agli altri documenti realizzati dall’ “AI Council”, un comitato di esperti indipendenti che fornisce consulenza al Governo del Regno Unito, e che lo invita ad agire per mantenere il Regno Unito all’avanguardia per una IA sicura e responsabile.
La roadmap parte da due considerazioni di base: la prima è che si debbano “raddoppiare” gli investimenti che il Regno Unito ha fatto nell’IA; la seconda, è che è necessaria una visione di lungo termine, considerando che, per fruire di tutti i benefici che possono derivare dall’utilizzo di queste tecnologie, è importante che tutte le componenti della società possano avere fiducia nelle evoluzioni positive dell’IA e che quindi una corretta governance assicuri la realizzazione di sistemi che siano in grado di garantire piena responsabilità, etica chiara e trasparenza.
La roadmap si sviluppa pertanto su quattro direzioni principali:
- ricerca, sviluppo e innovazione;
- competenze;
- dati, infrastrutture;
- fiducia pubblica,
dove l’area delle competenze, diffuse, è, come sempre, fondamentale per una efficace evoluzione.
In particolare, per quanto riguarda le competenze, il documento identifica alcuni principali percorsi:
- alfabetizzazione nell’IA per tutta la popolazione, per una comprensione dei rischi e dei benefici e quindi anche per creare le condizioni per la fiducia nello sviluppo dell’IA e per “vivere con sicurezza” con l’IA, senza paure che potrebbero bloccare o rallentare l’utilizzo dei sistemi di IA;
- sviluppo di competenze avanzate su una fascia professionale specialistica;
- diffusione in tutti i livelli di istruzione, e nella logica dell’apprendimento permanente, anche per la costruzione di abilità di IA di alto livello. Ciò includerebbe interventi per borse di studio, dottorati di ricerca relativi, master in collaborazione con l’industria.
La roadmap annette molta importanza alla realizzazione di un’Accademia online, vista come infrastruttura di conoscenza fondamentale per sostenere l’apprendimento permanente su un’area in costante e rapido cambiamento, ma anche per costituire un luogo di riferimento per le diverse professionalità che devono formarsi e un’area di condivisione e scambio di esperienze.
Rispetto al ciclo dell’istruzione, la Roadmap suggerisce che bisognerebbe garantire che ogni studente possa lasciare il proprio ciclo scolastico e universitario con un’idea di base di come l’IA funziona, naturalmente in modo diversamente approfondito. Non si tratta solo di comprendere (in correlazione anche con la scienza dei dati) le basi tecniche o concettuali o etiche. Si tratta di sapere essere abbastanza un utente consapevole (e fiducioso) dei prodotti di intelligenza artificiale; per sapere quali domande porre, quali rischi cercare, quali implicazioni etiche e sociali potrebbero verificarsi e che tipo di opportunità che l’AI potrebbe offrire. Questo obiettivo naturalmente richiede programmi di formazione specifici per gli insegnanti.
Nel tempo, secondo la Roadmap, l’intelligenza artificiale deve essere integrata nel curriculum scolastico come materia specialistica parte dell’informatica, ma anche per gli elementi trasversali che possono essere introdotti in altre materie come ad esempio la geografia o la storia. E in campo universitario, investire su un’offerta post-laurea (con una stretta collaborazione tra università, college e aziende) che contribuisca anche all’attrazione dei talenti e allo sviluppo una leadership a livello mondiale.
Consapevolezza digitale e IA: in Finlandia e Italia
Tra gli esempi più rilevanti di azioni per la diffusione della consapevolezza digitale in ambito specifico di IA certamente sono
- il corso Elements of AI, partito dalla Finlandia e adesso diffuso in molti Paesi, tra cui l’Italia , con oltre 600mila iscritti;
- il corso “Ethics of AI” dell’Università di Helsinki con la la partecipazione anche delle città di Amsterdam e Londra.
Per quest’ultimo è interessante rilevare come il focus della consapevolezza sempre più combini competenza sui dati e sull’IA, visti entrambi come componenti essenziali dell’evoluzione del digitale, e della trasformazione digitale dei Paesi: “Queste domande includono come vengono utilizzati i nostri dati, chi è responsabile delle decisioni prese dai computer e se, ad esempio, i sistemi di riconoscimento facciale vengono utilizzati in modo da riconoscere i diritti umani. In un senso più ampio, si tratta anche di come desideriamo utilizzare soluzioni tecniche avanzate “, ha affermato Anna-Mari Rusanen, coordinatrice del corso per l’Etica dell’IA.
E ancora: “La città di Helsinki sta sviluppando servizi digitali in base alla logica che sta rendendo la vita dei residenti di Helsinki più facile e andando incontro proattivamente alle esigenze di servizio. L’utilizzo diffuso dei servizi digitali e dell’intelligenza artificiale richiede di mantenere la fiducia nelle modalità operative della città “, ha aggiunto Jan Vapaavuori, sindaco di Helsinki.
L’orizzonte, sempre più vicino, è quello in cui “un certo livello di comprensione relativo all’intelligenza artificiale sarà una competenza civica”.