Dal 2022 ad oggi, nell’arco di poco più di due anni, l’impatto dell’AI nella scuola e in generale nel settore dell’istruzione è stato così ampio, da rischiare di perdere di vista le evoluzioni continue, le decisioni prese a livello locale e nazionale – se non globale considerando il trend mondiale – di inserirla nella didattica ordinaria, oltre a stigma, timori e un ritmo di novità incontrollabile.
Proveremo ad aprire un focus sul rapporto tra AI e formazione, l’introduzione della tecnologia nella scuola e quanto e come questo possa attrezzare i discenti per l’ingresso nel mondo del lavoro.
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L’uso dell’IA nell’istruzione
Storicamente, il mondo dell’istruzione ha respinto nei secoli l’ingresso di nuove tecnologie, come la scrittura, la stampa, i righelli, le calcolatrici, i computer, gli elaboratori di testi, controllo ortografico e grammaticale, internet, risorse educative aperte. Solo nel 2015, per esempio, un’indagine rivelava che la calcolatrice era usata da 1 su 10 degli studenti, perché i loro insegnanti ne impedivano l’uso. Non molto diverso lo scenario che si è presentato all’indomani del lancio (novembre 2022) dell’ormai popolarissimo ChatGPT, la prima IA generativa a disposizione di qualsiasi utente, diventata in pochissimo tempo uno strumento usato in modo incontrollato ovunque e in particolare nel mondo dell’istruzione, niente affatto pronto.
Per fare chiarezza e vedere l’IA come un’occasione educativa e formativa per i più giovani sono comparse a livello mondiale linee guida e documenti esplicativi, tra cui per esempio Linee Guida dell’Unesco emanate nel 2023, oppure a livello nazionale “L’arte di Imparare” di Regione Lombardia, che lo ha pubblicato a fine 2024, anche in questo caso Linee guida da applicare nel mondo dell’istruzione, passando attraverso ricerche e indagini che in questi mesi si sono accumulate e sovrapposte. Non da ultimo si farà riferimento alle indagini nazionali e internazionali che analizzano periodicamente i cambiamenti e le trasformazioni nel mondo del lavoro, indicando quali competenze siano necessarie.
Mettiamo allora un po’ di ordine e cerchiamo di identificare come a scuola e nel mondo accademico l’uso etico dell’intelligenza artificiale può indirizzare le giovani generazioni (e non solo) nel mondo del lavoro.
AI e istruzione, le trasformazioni nel mondo del lavoro
Quest’ultimo è nel mezzo di una trasformazione guidata dall’inarrestabile avanzata dell’intelligenza artificiale, che sta andando a modificare i processi produttivi, ridefinendo profondamente il significato stesso di occupazione e quali sono le competenze indispensabili per affrontare un mercato in costante evoluzione. L’IA sta riducendo le barriere tra essere umano e macchina, sta introducendo nuove modalità operative che richiedono una maggiore integrazione tra abilità tecniche avanzate e capacità umane.
Secondo una ricerca del Fondo Monetario Internazionale (FMI), pubblicata nel 2024, entro il 2030, il 60% delle professioni potrebbe essere parzialmente o completamente automatizzato. L’intelligenza artificiale ha il potenziale di rimodellare l’economia globale, soprattutto nel regno dei mercati del lavoro. Le economie avanzate sperimenteranno i vantaggi e gli svantaggi dell’IA prima delle economie emergenti e in via di sviluppo, soprattutto perché la loro struttura occupazionale è incentrata su ruoli ad alta intensità cognitiva.
Cosa dicono i dati
Vi sono alcuni modelli coerenti per quanto riguarda l’esposizione all’IA: le donne e gli individui con istruzione universitaria sono più esposti, ma anche meglio preparati a raccogliere i benefici dell’IA, e i lavoratori anziani sono potenzialmente meno in grado di adattarsi alla nuova tecnologia. La disuguaglianza dei redditi del lavoro può aumentare se la complementarità tra AI e lavoratori ad alto reddito è forte, e i rendimenti del capitale aumenteranno la disparità di ricchezza.
Tuttavia, se i guadagni di produttività sono sufficientemente grandi, i livelli di reddito potrebbero aumentare per la maggior parte dei lavoratori. Tale scenario impone una revisione profonda dei percorsi formativi, orientando gli studenti non solo verso competenze tecniche all’avanguardia, ma anche verso capacità trasversali come la flessibilità, la creatività e la gestione del cambiamento. Prepararsi per questo futuro significa acquisire una mentalità in grado di cogliere le opportunità offerte da un mondo del lavoro in continua evoluzione, dove le tecnologie non devono essere temute, ma comprese e utilizzate come strumenti per potenziare il contributo dato dagli esseri umani.
Sempre secondo il citato rapporto FMI, le professioni maggiormente a rischio sono quelle che prevedono mansioni standardizzate e facilmente automatizzabili: per esempio gli addetti alla catena di montaggio, gli operatori di call center, gli impiegati amministrativi. Le tecnologie avanzate non solo eliminano le mansioni ripetitive, ma creano anche nuove opportunità professionali in ambiti emergenti. Per i lavoratori, il cambiamento richiede una capacità costante di adattamento. Grazie a strategie di formazione 5.0 i lavoratori possono acquisire di competenze che vadano oltre il semplice svolgimento di attività standardizzate, spostando il focus verso ruoli creativi, analitici e strategici.
Il ruolo dell’istruzione nella formazione
Le scuole e il mondo accademico hanno la responsabilità di creare le condizioni per favorire nelle generazioni più giovani l’acquisizione di competenze utili nel preparare gli studenti a un futuro complesso e tecnologico, ridefinendo l’approccio educativo, come luogo di un percorso in cui teoria e pratica si fondono Le scuole devono quindi aprirsi ad un modello formativo che favorisca un apprendimento attivo, basato sull’analisi di casi reali, la gestione di progetti concreti e il potenziamento delle soft skills, offrendo agli studenti strumenti per affrontare con successo la crescente complessità del mondo professionale.
Secondo un’indagine condotta da Coursera, un terzo degli studenti (33%) ritiene che l’utilizzo dell’IA per lo studio li aiuterà o li preparerà per il mondo del lavoro. Ma il 23% degli studenti la userebbe di più se comprendesse meglio la tecnologia. La maggior parte degli intervistati concorda sul fatto che l’IA abbia un impatto positivo sull’istruzione superiore. L’85% dei docenti universitari e il 67% degli studenti sono d’accordo.
Basta un dato, secondo il Ceo di Coursera Jeff Maggioncalda, il 48% delle competenze attuali in Italia cambierà entro il 2027 e quindi c’è un urgente bisogno di percorsi di formazione più flessibili, accessibili e veloci per cogliere le opportunità.
Uso adeguato dell’IA e competenze per il mondo del lavoro
Se l’IA è usata correttamente, da docenti formati, e in azioni didattiche coerenti, quali competenze può promuovere, che si riveleranno fondamentali nel mondo del lavoro? La promozione del pensiero critico e l’utilizzo consapevole è un altro aspetto essenziale legato all’introduzione dell’IA come strumento di lavoro e studio, ovvero l’importanza dell’etica e del pensiero critico nell’utilizzo dell’IA. Inoltre, poiché l’uso dell’IA può portare a problematiche, tra cui il plagiarismo, la dipendenza dall’uso di dispositivi, gli insegnanti sono incoraggiati a sviluppare nei giovani la capacità critica di distinguere tra informazioni affidabili e non, verificando sempre l’accuratezza delle risposte fornite dall’IA.
Il dovere di preparare gli studenti a un mondo del lavoro in continua evoluzione significa anche non limitarsi ad apprendimenti teorici, quanto piuttosto promuovere un’educazione esperienziale che permetta di acquisire competenze pratiche. Le numerosissime risorse supportate e potenziate dall’IA sono a disposizione di docenti e discenti per favorire una didattica adeguata alle esigenze del mondo del lavoro.
Per esempio ChatGpt può essere usato nel settore delle vendite e del marketing per automatizzare e razionalizzare processi, per migliorare l’assistenza, per tradurre e creare testi, per formulare previsioni aggiornate. Se la scuola prepara i ragazzi e le ragazze a questi compiti, con uno sforzo collettivo di destigmatizzare l’IA, vista in ambito educativo ancora oggi come strumento per “imbrogliare” e “lavorare meno” sicuramente le generazioni oggi in formazione avranno delle risorse in più.
Sitografia
AAVV, Sperimentiamo ChatGPT a scuola: può essere uno strumento utile per l’apprendimento e la didattica?
Bonanomi G., Come usano ChatGPT gli studenti?
Ceres P., Siamo sicuri che ChatGPT non possa essere utile a scuola?