Da diversi trimestri la spinta delle Big Tech verso la Realtà Virtuale (VR), il metaverso e più in generale il Web3 è piuttosto decisa. Da Meta (padre statunitense naturale di Facebook e acquisito di Instagram, Whatsapp e Oculus) a ByteDance (madre cinese naturale di TikTok e acquisita di Pico), negli ultimi anni si sono verificate azioni piuttosto determinate, ma anche discutibili dal punto di vista degli ingenti investimenti, verso la realizzazione di visori VR e ambienti immersivi sempre più sofisticati e indirizzabili a pubblici progressivamente più ampi.
Realtà virtuale e “Next normal”
Meta (ex Facebook) sta vivendo il periodo più complicato della sua storia, a seguito di questioni politiche e legali, ma anche finanziarie, dato che il metaverso non sta dando i risultati sperati nei tempi attesi, probabilmente troppo brevi in termini di aspettative su un medium che ha bisogno di un periodo più lungo per entrare nell’immaginario collettivo e, soprattutto, nelle case della gente.
L’imminente approdo sul mercato dei visori Apple per le Realtà Estese (Realtà Virtuale + Realtà Aumentata), certamente costosi, ma altresì di tendenza nel perfetto stile della Mela, probabilmente decreterà il definitivo decollo di questa tecnologia.
La realtà virtuale che un domani ci cambierà la vita
La realtà virtuale passerà, così, da oggetto straniero a uno strumento che cambierà, ancora una volta, il nostro modo di informarci, comunicare, apprendere, giocare, allenarci, restare in salute e forse – forse – lavorare.
Certo, il fatto di poter interagire da qualsiasi luogo con avatar poco verosimili – per ora – di colleghi, partner, fornitori e clienti di tutto il mondo come se fossero percettivamente a un metro da noi, è senz’altro dirompente come prossima frontiera della collaborazione, della vendita e della formazione.
Il dato ambientale
A spingere l’adozione della VR in azienda, inoltre, c’è il sempre più attenzionato rating “ESG” (Environmental, Social and Corporate Governance), i cui principi riconducono alla riduzione dell’impronta di carbonio sul pianeta, dato che i meeting virtuali ridurrebbero drasticamente i costi legati ai trasporti.
Il nuovo smart-working
Inoltre, lo smart-working conosciuto nel “new normal”, nel “next normal” sarà più immersivo, da una parte aiutandoci a combattere la difficoltà cronica a restare concentrati causata delle continue interruzioni dello smartphone, dall’altra acuendo la “Zoom Fatigue”, il fenomeno dell’affaticamento psicologico da eccesso di videochiamate scoperto durante la pandemia, con all’orizzonte una nuova potenziale “Virtual Reality Fatigue” o “Metaverse Fatigue”.
Per questo motivo, il metaverso richiederà forme di “igiene digitale” più risolute e consapevoli rispetto a questa prima ondata della trasformazione digitale che ha psicologicamente aggredito una collettività priva di mezzi per contrastarla.
Realtà virtuale e formazione aziendale
In questo scenario in rapido cambiamento, trascorreranno ancora molti anni prima che la realtà virtuale – che oggi rappresenta la modalità più immersiva per accedere al metaverso – diventi uno strumento mainstream. In ambito aziendale, però, sta già iniziando a ritagliarsi nicchie d’eccellenza su alcune specifiche aree di interesse. Tra queste, c’è sicuramente la formazione.
I grandi numeri della formazione
Secondo i risultati del sondaggio “PwC 2022 US Metaverse Survey” effettuato su più di 1.000 manager aziendali statunitensi, il 51% afferma che sta integrando la realtà virtuale nella propria strategia, l’82% si aspetta che i piani sul metaverso faranno parte delle attività commerciali entro tre anni e il 34% afferma che uno dei maggiori vantaggi del metaverso è un modo più efficace per formare le persone.
La formazione nel metaverso è il caso d’uso che i manager hanno dichiarato di essere più propensi a esplorare in questo momento. PWC ha altresì stimato che la formazione in realtà virtuale contribuirà all’economia globale con quasi 300 miliardi di dollari entro il 2030.
Tutto un altro coinvolgimento
In effetti, l’alto tasso di coinvolgimento e l’attivazione simultanea di tutti i centri di apprendimento fanno della VR uno strumento d’elezione per l’acquisizione di nuove competenze. Occorre, infatti, sottolineare che le persone possiedono miscele eterogenee dei quattro sistemi di apprendimento – esperienziale, comportamentale, emotivo e cognitivo –, pertanto, con le tecnologie immersive, il cervello può distribuire più efficacemente il carico su tutte le differenti componenti dell’apprendimento e non solo su quella cognitiva.
Attraverso la realtà virtuale è possibile ricreare simulazioni realistiche per insegnare “hard skills” complessi (per esempio, come guidare un aereo o come manutenere un impianto), ma è possibile altresì ricostruire situazioni immaginarie che, per esempio, possono portare gli individui a impersonare corpi e vite altrui, nell’ottica dello sviluppo di “soft skill” destinate, per esempio, a tematiche odierne centrali quali l’inclusione della diversità.
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Soft Skill nel metaverso
Le “soft skill” sono abilità e competenze comunicative, relazionali e sociali, che permettono di affrontare con efficacia e fiducia le sfide quotidiane poste dalla vita personale e professionale. Si tratta di qualità ormai imprescindibili per i responsabili delle Risorse Umane delle organizzazioni che puntano a crescere organicamente, proteggendo i propri talenti.
Che cosa sono
Dal 1993 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto le seguenti “life skills”: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress, senso critico, decision-making, problem-solving, creatività, comunicazione efficace, empatia e inclusività.
Quest’ultima è stata successivamente estesa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che ha proposto una classificazione che include la capacità di utilizzare la lingua, i testi, le informazioni e le tecnologie in maniera interattiva, la capacità di stabilire buone relazioni, cooperare e risolvere i conflitti con gli altri e la capacità di agire in un contesto globale, di definire e realizzare progetti personali, difendere e affermare i propri diritti, interessi, responsabilità, limiti e bisogni.
La ricerca di PwC
Uno studio – sempre di PwC – del 2020 dal titolo “VR Soft Skills Training Efficacy Study” ha confermato che l’apprendimento di queste competenze trasversali attraverso la realtà virtuale è più efficace dei metodi tradizionali.
Questa ricerca è stata effettuata su un gruppo di nuovi manager selezionati in 12 sedi degli Stati Uniti, che hanno seguito gli stessi contenuti formativi progettati per comprendere una soft skill definita “leadership inclusiva”, in una delle tre modalità di apprendimento: aula, e-learning e vr-learning.
I macro-risultati emersi sono davvero promettenti.
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Le competenze trasversali si apprendono di più con la realtà virtuale
Il primo denota come i corsi immersivi possono velocizzare l’apprendimento (400% in più rispetto alla formazione in aula e 50% in più rispetto all’e-learning) e, dato che la maggior parte dei lavoratori riesce a dedicare solo una piccola parte del proprio tempo settimanale alla formazione, occorre che questo spazio sia il più produttivo possibile.
Il secondo risultato riporta che gli studenti di corsi VR sono più sicuri e fiduciosi e meno stressati nell’applicare ciò che hanno imparato, dato che possono esercitarsi a gestire le varie situazioni quotidiane in un ambiente protetto. Infatti, i professionisti formati con la realtà virtuale sono risultati più sicuri di agire in base a ciò che avevano appreso (40% in più rispetto alla formazione in aula e 35% in più rispetto all’e-learning).
Con le emozioni l’esperienza entra nel profondo
Il terzo rivela che i lavoratori sono emotivamente più connessi ai contenuti immersivi (3,75 volte in più dell’aula e 2,3 volte in più rispetto all’e-learning) ed è ampiamente confermato dalle neuroscienze che le persone memorizzano più profondamente un’esperienza quando sono coinvolte le emozioni.
Il quarto risultato riferisce che coloro che si preparano nella realtà virtuale sono più concentrati (4 volte in più dell’aula e 1,5 volte in più rispetto all’e-learning), dato che non hanno possibilità né di essere distratti dallo smartphone, né di fare altre attività. Ne conseguono risultati migliori.
La ricerca di Mursion/Future Workplace
Anche l’indagine del 2020 “VR Changes the Game for Soft Skills Training” di Mursion in collaborazione con Future Workplace ha prodotto risultati analoghi. 8 persone su 10 considerano il gioco di ruolo in simulazioni realistiche come il principale approccio formativo per le soft skill.
Tra i vantaggi più interessanti, emerge la possibilità di esercitare diverse condizioni e molteplici personalità, al fine di affrontare gli impegnativi scenari interpersonali del lavoro, che richiedono capacità di giudizio, empatia e autenticità.
Inoltre, le simulazioni VR consentono ai ruoli ad alto rischio di prepararsi e fronteggiare circostanze particolarmente delicate e impegnative, in modo sicuro e anonimo, acquisendo esperienza con la pratica “sul campo” (seppur un campo digitale).
Insomma, la realtà virtuale potrebbe realmente rivelarsi un proficuo complemento della formazione tradizionale. Il trend aziendale del metaverso troverebbe così un alveo fertile in questa inedita forma di apprendimento ibrido.
Soluzioni di realtà virtuale per le Soft Skill
Negli Stati Uniti, PwC ha sviluppato un training VR per le competenze trasversali che consente ai dirigenti e al personale di esercitarsi con nuovi approcci di vendita. I dipendenti possono presentare una proposta a un CEO virtuale che, nel caso di tecniche di vendita tradizionali, chiede loro di lasciare il suo ufficio; al contrario, se il candidato applica competenze di valore per l’azienda, ottiene un contratto virtuale al termine dell’esperienza.
Restando negli Stati Uniti è d’obbligo citare STIVR, l’azienda co-fondata da uno dei guru globali della realtà virtuale, il ricercatore della Stanford University Jeremy Bailenson.
Questa realtà ha costruito diverse tipologie di esperienze per sviluppare le soft skill come, per esempio, la “de-escalation”, in cui si ricreano le interazioni tipiche con clienti insoddisfatti per aiutare i dipendenti a gestirli tramite l’ascolto attivo e la gestione delle emozioni, o la “costruzione dell’empatia”, in cui si viene trasportati digitalmente nelle abitazioni dei clienti per viverne la vita al fine di relazionarsi più sinceramente e offrire una migliore assistenza, la “comunicazione di crisi”, per imparare a riconoscerle e a rispondere in modo appropriato.
In Germania si ispirano alla vicenda del sottomarino USS Santa Fe
La società tedesca Resourceful Humans ha concepito l’esperienza “The VR Dive”, realizzata ispirandosi alla storia vera del comandante David Marquet del sottomarino nucleare USS Santa Fe, che ha aiutato il suo equipaggio a sviluppare in poco tempo una nuova mentalità di leadership, a partire da una situazione che sembrava compromessa.
Questo esercizio immersivo consente a tutti i membri di un team di collaborare, assumendosi responsabilità di leadership in un momento in cui la pressione è piuttosto elevata (in tutti i sensi).
Un’altra startup della Germania, Wondder si occupa espressamente di formazione immersiva in ambito “DEI” (Diversity, Equity & Inclusion). Grazie all’immedesimazione in corpi di persone di etnie e generi diversi dal proprio, si diventa qualcun altro e si sperimenta la quotidianità di chi viene discriminato. Durante queste sessioni ci si rende spesso conto di non essere così inclusivi come si pensava di essere.
Anche l’australiana Equal Reality propone una libreria VR sui temi della diversità, che permette di sperimentare in prima persona i pregiudizi inconsci diffusi tramite conversazioni che promuovono l’empatia e la consapevolezza, orientate a una cultura organizzativa più inclusiva.
La storia italiana
Un caso italiano è rappresentato dagli interventi per il cambiamento positivo di “Stress Management Aumentato” e “Change Management Aumentato” dalla Realtà Virtuale di BECOME.
Si tratta di sessioni formative ad alto coinvolgimento esperienziale, che utilizzano storie di trasformazione immersive (per esempio, il viaggio di una barca nella tempesta, la traversata del deserto, l’incontro con un drago), al termine delle quali si svolge un debriefing strutturato che agevola l’interazione tra manager e talenti, che si rapportano tra loro in modo più autentico attraverso immagini, metafore e narrazioni che stimolano competenze quali la comunicazione efficace, la capacità di gestire conflitti, la propensione a raggiungere obiettivi, lo sviluppo della motivazione e della resilienza e molte altre.
Conclusioni
Con endorsement così qualificati, il “vr-learning” applicato all’apprendimento delle soft skill potrebbe rapidamente affermarsi nei contesti formativi professionali, grazie a un caso d’uso del metaverso immediatamente disponibile orientato alla salute delle organizzazioni contemporanee.
In effetti, l’aumento del coinvolgimento e della connessione emotiva, il miglioramento della concentrazione e dell’acquisizione delle competenze, la riduzione dei tempi e dei costi di trasporto, la garanzia di sessioni semplici e sicure rendono questa modalità molto appetibile per l’HR e il Welfare Management.
Dalla gestione dello stress lavoro correlato alla promozione del cambiamento, i responsabili delle risorse umane e della formazione potrebbero, pertanto, scoprire una convincente integrazione tecnologica per potenziare il benessere produttivo e le qualità interpersonali dei lavoratori.
Per mirare a un’azione fruttuosa, però, è essenziale saper distinguere tra un divertente team building e un incisivo intervento trasformativo.