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L’IA stravolge il lavoro, anche in Italia: idee per non soccombere



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L’IA sta rivoluzionando il mondo del lavoro mettendo in luce la necessità di un equilibrio tra innovazione e responsabilità sociale. L’Italia, con le sue dinamiche regionali diverse, si presenta come un microcosmo delle sfide globali. In questo scenario servono strategie efficaci a livello aziendale e un adeguamento delle politiche lavorative e formative

Pubblicato il 20 nov 2023

Andrea Viliotti

Innovation Strategist



Gli eccessi dell’AI stanno plasmando un mondo senza possibilità di scelta: servono regole e trasparenza
intelligenza artificiale: Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La trasformazione del mercato del lavoro guidata dall’IA nei paesi OCSE segna un’epoca di cambiamento, con una crescente enfasi sulle competenze innovative e un’imminente revisione dei sistemi educativi. Questi mutamenti, che vanno dalla richiesta di competenze inedite all’influenza sulla qualità e l’inclusività del lavoro, si configurano come sfide e opportunità uniche nel contesto dell’evoluzione del settore lavorativo.

Il mercato del lavoro e l’AI nei paesi Ocse

Il cambiamento in atto è alimentato in gran parte dall’avvento e dalla crescita costante dell’intelligenza artificiale e della robotica, che non solo promettono di ridisegnare il futuro del lavoro, ma sollecitano anche un ripensamento profondo della formazione professionale.

Immaginate un artista che deve imparare a usare nuovi strumenti per creare capolavori moderni: così stanno agendo le società di questi paesi, adattandosi per sfruttare al meglio i vantaggi offerti dall’AI, non solo per raggiungere nuovi traguardi tecnologici, ma anche per migliorare il benessere generale delle persone.

Il segretario generale dell’OCSE, Mathias Cormann, ha messo in luce l’importanza delle competenze nello sviluppo di economie robuste, eque e sostenibili. Il mondo del lavoro richiede nuove abilità per navigare con successo nell’era digitale e ambientale che stiamo vivendo. Ecco perché è essenziale che l’istruzione e la formazione professionale siano allineate con queste nuove esigenze.

Anche se la presenza di competenze legate all’AI nelle offerte di lavoro online nei paesi OCSE è attualmente limitata, è chiaro che siamo all’alba di un cambiamento sostanziale. La sfida è simile a quella di un giardiniere che deve imparare a prendersi cura di nuove piante esotiche: i sistemi educativi devono evolvere per sviluppare competenze che permettano di lavorare in simbiosi con l’AI, oltre alle abilità richieste dalle tecnologie già esistenti.

Un dato curioso, ma preoccupante, è che nonostante la crescente enfasi sull’importanza degli aspetti etici nello sviluppo dell’AI, nel 2022, meno dell’1% delle offerte di lavoro pubblicate online in alcuni paesi OCSE menzionava questi aspetti. È come se un architetto costruisse edifici innovativi senza considerare le norme di sicurezza: c’è una significativa lacuna nella comprensione e nell’integrazione degli aspetti etici dell’AI nel mondo del lavoro.

Questo scenario mette in evidenza la necessità di un impegno continuo e mirato da parte dei paesi OCSE per rafforzare i loro sistemi educativi e formativi. È un viaggio attraverso un mare inesplorato, dove solo attraverso un’istruzione e una formazione adeguata sarà possibile navigare con sicurezza e sfruttare pienamente il potenziale delle tecnologie emergenti per il beneficio di tutti.

Trasformazione e sfide nel mercato del lavoro italiano nell’era dell’intelligenza artificiale

In Italia, l’ascesa dell’intelligenza artificiale sta innescando trasformazioni significative nel mercato del lavoro, necessitando l’acquisizione di nuove competenze e metodi operativi. Non ci troviamo ancora di fronte a una sostituzione completa del lavoro umano con sistemi AI, ma i segnali indicano cambiamenti rilevanti in arrivo. Si prevede un rallentamento nella domanda di lavoro a partire dal 2024, con un’accelerazione attesa dal 2027 dovuta alla diffusione di soluzioni di AI generativa e robotica avanzata nelle aziende, influenzando particolarmente i lavoratori di livello medio, come tecnici e addetti alla logistica.

Uno studio condotto da EY, ManpowerGroup e Sanoma Italia ha evidenziato come l’AI stia stimolando la domanda di lavoro in diversi settori. In nove ambiti su ventitré, si osserva una crescita, indicando una tendenza positiva in aree come le telecomunicazioni, le utility pubbliche, la chimica e i servizi di cura e di educazione. Al contrario, nel contesto specifico del lavoro, i settori bancario e assicurativo stanno sperimentando un declino nella domanda di lavoratori, dovuto principalmente alla crescente automazione e all’implementazione dell’IA, piuttosto che a una riduzione della loro importanza o efficacia complessiva nell’economia.

Interessante è anche l’analisi delle competenze richieste in questa nuova era: ci troviamo di fronte a una varietà di profili professionali, dagli ingegneri ai fisici, dagli analisti di mercato agli psicologi del lavoro. Un focus particolare è posto sulle competenze legate alla sostenibilità, con una forte richiesta di green skills, che riguarderà oltre il 60% della forza lavoro attuale, necessitando di un percorso formativo specifico.

La sfida per il mercato del lavoro italiano è quindi cruciale: per evitare squilibri, è fondamentale che aziende, istituzioni educative e decisori politici intervengano in modo tempestivo. Una riqualificazione della forza lavoro nei ruoli in declino e una formazione mirata per quelle occupazioni in crescita, come la sicurezza informatica e l’analisi dei dati, diventano imperative.

Ci troviamo davanti a un panorama lavorativo in trasformazione, che non solo richiede un adeguamento delle competenze, ma sollecita anche una riflessione profonda sulle politiche di formazione e riqualificazione, in un contesto in cui l’avanzata delle tecnologie AI gioca un ruolo sempre più determinante.

Qualità del lavoro e inclusività nell’era dell’AI

L’impatto dell’AI sul mercato del lavoro è innegabile. Da un lato, l’AI porta con sé possibilità straordinarie per aumentare l’efficienza e stimolare l’innovazione. Tuttavia, dall’altro, emergono interrogativi cruciali sulla qualità del lavoro e sull’equità nell’accesso alle opportunità lavorative. È un po’ come se ci trovassimo in una corsa dove alcuni partecipanti hanno già un vantaggio tecnologico, mentre altri stanno ancora cercando di capire come usare le scarpe da ginnastica.

Questo scenario presenta sfide specifiche per i gruppi socio-economicamente svantaggiati, che devono sviluppare nuove competenze per adeguarsi a un mondo in crescente digitalizzazione e orientamento verso l’intelligenza artificiale. La necessità di adattarsi a questo rapido sviluppo tecnologico può amplificare la vulnerabilità di questi gruppi ai cambiamenti tecnologici e ambientali, a causa di un divario crescente nelle competenze.

Prendiamo l’esempio degli adulti nei paesi OCSE: c’è una discrepanza significativa nell’acquisizione di competenze fondamentali come la comprensione testuale e il ragionamento critico. Circa il 18% non raggiunge i livelli di riferimento in queste aree cruciali, il che è allarmante se pensiamo alla preparazione necessaria per affrontare il mondo del lavoro moderno.

L’impatto dell’AI si fa sentire in modo specifico anche tra i lavoratori a basso reddito e le minoranze. Le disuguaglianze esistenti nelle competenze si traducono in diverse predisposizioni e atteggiamenti. Ad esempio, i giovani provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati hanno minori probabilità di raggiungere i livelli di competenze scientifiche di riferimento rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati, con una discrepanza del 25%. Questo divario nelle competenze e nelle predisposizioni potrebbe renderli più vulnerabili ai cambiamenti tecnologici e ambientali, incluso l’impatto dell’AI.

Di fronte a questo panorama in rapido mutamento, è essenziale che le politiche mirate affrontino queste sfide, migliorando l’accesso all’istruzione e alla formazione. Solo così possiamo garantire una maggiore equità e qualità del lavoro per tutti, assicurando che nessuno venga lasciato indietro nella marcia verso il futuro digitale.

Sviluppi salariali e pressioni economiche

L’interazione tra l’intelligenza artificiale e le attuali dinamiche economiche globali sta influenzando in modo decisivo le tendenze salariali a livello internazionale. Questo periodo va oltre la mera innovazione tecnologica: sta modificando profondamente le dinamiche del mercato del lavoro, introducendo competenze inedite e originando professioni completamente nuove. Tuttavia, questo progresso porta con sé anche una sfida: una discrepanza tra domanda e offerta di lavoro, un divario che potrebbe influenzare i salari, soprattutto dove le competenze richieste sono maggiori di quelle disponibili.

Il caso specifico dell’Italia

Prendiamo l’Italia come esempio: qui si osserva un quadro che, pur essendo preoccupante, getta luce sulle dinamiche salariali. Il divario tra domanda e offerta di lavoro nel paese è evidente. A settembre 2023, il 48% delle assunzioni è stato difficile da realizzare per le aziende locali, una tendenza in crescita dal 2019. Il tasso di posti di lavoro vacanti si attesta intorno al 2%, con stime che indicano una perdita del 3% del valore aggiunto annuo nei settori dell’industria e dei servizi. Questi dati non sono solo numeri: rappresentano un disallineamento nel mercato del lavoro che potrebbe avere un impatto diretto sui salari reali. Le aziende potrebbero trovarsi costrette ad aumentare gli stipendi per attrarre i talenti necessari, in un mercato dove la domanda di specifiche competenze è superiore all’offerta.

Questa situazione in Italia non è un caso a sé, ma si inserisce in un contesto più ampio che coinvolge varie nazioni dell’OCSE. La domanda emergente è: come si posiziona l’Italia in questo scenario globale? Il confronto con altri Paesi mostra dinamiche simili, ma ci sono anche specificità nazionali che influenzano la capacità delle economie locali di adattarsi alle sfide poste dall’innovazione tecnologica e dalle turbolenze economiche globali.

In questo scenario in costante evoluzione, dove l’intelligenza artificiale si intreccia con le complessità economiche, comprendere questi sviluppi salariali diventa fondamentale. Si tratta di delineare strategie efficaci e sostenibili, non solo a livello aziendale, ma anche in termini di politiche lavorative e formative, per navigare con successo in queste acque agitate.

Politiche e interventi per un futuro lavorativo sostenibile

La necessità di politiche e interventi adeguati a navigare nel cambiamento epocale dettato dall’AI è ormai un imperativo.

Non è più solo una questione di seguire le vecchie regole, ma di navigare in acque nuove e sconosciute. In Italia, come nel resto del mondo, il bisogno di politiche e interventi adeguati a gestire questo cambiamento è più che mai un imperativo.

Il fulcro di questo sforzo si concentra sull’upskilling e il reskilling. Pensate a un artigiano che deve imparare a usare nuovi strumenti e materiali per rimanere competitivo: così devono fare i lavoratori di oggi, preparandosi alle nuove richieste del mercato. Questi concetti sono cruciali in una strategia più ampia che mira al rinnovamento del sistema formativo, con l’obiettivo di garantire che i lavoratori siano dotati delle competenze necessarie in settori in crescita, come la sicurezza informatica e l’analisi dei dati.

Il ruolo della formazione è, in questo scenario, di vitale importanza. Integrare l’AI nei processi educativi significa allineare più rapidamente l’offerta formativa con le necessità del mercato del lavoro. Le soluzioni basate sull’AI possono rendere i corsi di formazione più accessibili e migliorare l’efficacia dell’insegnamento. È un po’ come avere un tutor personale che si adatta alle esigenze specifiche di ogni individuo, consentendo ai lavoratori di acquisire rapidamente le competenze necessarie per prosperare in un ambiente lavorativo in continua evoluzione.

Ma l’impatto dell’AI va oltre le competenze tecniche. Si estende a nuovi modelli di lavoro e a nuove forme di collaborazione. Un esempio significativo è l’aumento della domanda di green jobs, in risposta all’enfasi crescente sulla sostenibilità e sugli obiettivi di Environmental Social Governance (ESG). Questi nuovi ruoli, che stanno emergendo anche in Italia, richiedono competenze specifiche in vari settori della sostenibilità, delineando un panorama lavorativo che è al contempo ricco di opportunità e di sfide. Questo è il nuovo mondo del lavoro: un luogo dove l’innovazione si intreccia con la tradizione, e dove ogni giorno si presenta come una nuova opportunità per imparare e crescere.

Formazione e riqualificazione dei lavoratori nell’era dell’intelligenza artificiale

La rivoluzione tecnologica in atto sta reinventando il concetto stesso di lavoro, introducendo nuove professioni e trasformando quelle esistenti. In questo scenario, immaginate un navigatore che deve aggiornare costantemente la sua mappa per esplorare nuovi territori: così i lavoratori devono continuamente aggiornare le loro competenze per rimanere al passo con i cambiamenti.

Le abilità richieste vanno ben oltre le competenze tecniche tradizionali, come la programmazione o l’analisi dei dati. Competenze trasversali come il pensiero critico, la creatività e, soprattutto, l’adattabilità sono diventate indispensabili. L’adattabilità, in particolare, è fondamentale per navigare in un ambiente che cambia rapidamente, come dimostrato dall’evoluzione di piattaforme come ChatGPT e le sue successive versioni, che si aggiornano quasi quotidianamente.

C’è un divario significativo tra le competenze attualmente detenute dai lavoratori e quelle richieste dalle nuove tecnologie. Questa discrepanza richiede una risposta proattiva per assicurare che i lavoratori non restino indietro. In Italia e nei paesi OCSE, si stanno sviluppando iniziative per colmare queste lacune. Programmi governativi come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano si concentrano sullo sviluppo delle competenze digitali e sulla sostenibilità, mentre le collaborazioni tra università, imprese e piattaforme online stanno rendendo l’istruzione più accessibile e scalabile.

Le partnership tra governi, istituzioni educative e settore privato sono cruciali in questo contesto. Queste collaborazioni assicurano che i programmi di formazione siano allineati con le esigenze reali del mercato del lavoro. Esempi di queste sinergie includono le università che lavorano con aziende tecnologiche per creare percorsi formativi innovativi, con tirocini e progetti pratici che preparano gli studenti alle sfide concrete del mondo del lavoro.

Nell’era del cambiamento continuo, l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita diventa essenziale per mantenere la competitività dei lavoratori. Questo approccio non solo arricchisce il percorso individuale ma alimenta anche la crescita economica e la coesione sociale, preparando la forza lavoro alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro.

Il cuore di questo nuovo paradigma formativo risiede nella capacità di sviluppare una cultura del lavoro che integri sia una comprensione profonda del proprio campo sia una flessibilità nell’apprendimento. Questo è essenziale per operare efficacemente con le piattaforme AI in costante evoluzione. Così, il sistema formativo e le politiche lavorative possono rispondere in modo adeguato alla sfida dell’innovazione continua, assicurando che nessun lavoratore resti indietro nel viaggio verso il futuro del lavoro.

L’Italia e l’era dell’intelligenza artificiale: un cambiamento necessario nel mercato del lavoro

Nel cuore dell’Europa, con l’avvento dell’AI, l’Italia si trova a un bivio tecnologico e sociale. Da nord a sud, ogni regione sta vivendo l’impatto di questa rivoluzione tecnologica in modi diversi, con conseguenze profonde e variegate.

Nel Nord, il tessuto industriale, già avvezzo all’innovazione, vede l’integrazione dell’AI nelle catene di produzione come un’opportunità per aumentare efficienza e produttività. Invece, il Sud, con un’economia più ancorata alle tradizioni e una struttura tecnologica meno evoluta, si confronta con sfide maggiori. Per esempio, l’agricoltura potrebbe trarre grandi benefici dall’AI, ottimizzando la gestione delle risorse tramite l’agricoltura di precisione. Quest’ultima impiega tecnologie avanzate per monitorare e ottimizzare le varie fasi della produzione agricola, utilizzando sensori, droni e analisi dei dati per una gestione più efficiente e sostenibile delle risorse, come l’acqua e i fertilizzanti. Tuttavia, ostacoli come la scarsa infrastruttura digitale e l’alta disoccupazione rappresentano sfide significative da superare.

In questo panorama, diventa fondamentale adottare strategie regionalizzate, che tengano conto delle specificità di ogni area. Questo approccio non solo valorizza le diversità regionali ma assicura anche un impatto più equo e sostenibile dell’AI sul mercato del lavoro.

A livello formativo, si apre un campo vasto e ricco di promesse. Programmi personalizzati di riqualificazione e upskilling sono essenziali per integrare le competenze esistenti con quelle richieste dal nuovo contesto lavorativo. Ad esempio, i corsi per lavoratori nel settore manifatturiero, che abbinano abilità manuali a competenze tecnologiche avanzate, rappresentano una direzione promettente.

La collaborazione tra università, aziende e istituti di formazione emerge come un elemento chiave. Questi partenariati, focalizzati su percorsi formativi aggiornati e pratici, possono stimolare innovazione e crescita professionale.

Un altro aspetto vitale è l’inclusività e la riduzione delle disuguaglianze. Rendere l’istruzione tecnologica accessibile a tutti, specialmente nelle aree meno favorite, è prioritario. Iniziative come corsi online gratuiti, sovvenzioni educative e programmi di apprendistato incentivati possono aiutare a diffondere le competenze digitali in modo equo.

Dal lato delle politiche governative, l’enfasi si sposta verso l’adozione etica e responsabile dell’AI, supportando al contempo i lavoratori in transizione. Incentivi fiscali per le aziende che investono in formazione e tecnologie sostenibili potrebbero essere un efficace incentivo.

Anche la formazione su competenze digitali e green skills è cruciale. L’integrazione di tecnologia e sostenibilità, come nell’esempio della gestione energetica intelligente o dell’agricoltura di precisione, evidenzia l’importanza di un approccio formativo orientato al futuro.

Sul fronte economico e salariale, è essenziale un’analisi approfondita delle variazioni dei salari conseguenti all’introduzione dell’AI, fornendo indicazioni per adeguare le strategie di compensazione e valorizzare le nuove competenze acquisite dai lavoratori.

L’Italia si sta attrezzando per navigare in queste acque incerte ma ricche di potenziale. Investimenti in green jobs, l’esplorazione di nuovi modelli di lavoro, e l’integrazione dell’AI in ambienti lavorativi diversificati rappresentano solo alcune delle iniziative che stanno plasmando il futuro del mercato del lavoro italiano nell’era dell’AI. Un futuro che, se affrontato con le strategie appropriate, può portare a un progresso sostenibile e inclusivo per l’intero paese.

Conclusioni

Nell’affascinante ma complesso scenario dell’era dell’intelligenza artificiale (AI), il mercato del lavoro globale, e in particolare quello italiano, si trova a un bivio tra tradizione e innovazione. Questo periodo di transizione non è privo di sfide, ma è anche ricco di opportunità inesplorate.

Guardando al panorama internazionale, emergono tendenze che rivelano come l’AI stia riscrivendo le regole del gioco nel mondo del lavoro. Da una parte, emergono nuove competenze che richiedono un percorso formativo continuo e specifico, mentre dall’altra si presenta l’urgente necessità di gestire le crescenti disparità che possono essere intensificate da queste innovazioni tecnologiche. La chiave sta nel trovare un equilibrio: integrare l’AI nei processi produttivi senza perdere di vista il valore dell’elemento umano.

Con uno sguardo all’Italia, il paese appare come un laboratorio di questa trasformazione. Qui, il dibattito sull’AI non è solo una questione di aggiornamento tecnologico, ma anche di ridefinizione culturale e formativa. Il Nord industrializzato e il Sud più tradizionale dell’Italia offrono un microcosmo delle sfide globali: da un lato la necessità di adattarsi rapidamente alle nuove tecnologie, dall’altro la necessità di non lasciare indietro nessuna regione nel cammino verso l’innovazione.

Le risposte a queste sfide sono tanto diverse quanto i contesti che le hanno generate. In Italia, iniziative come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza stanno cercando di colmare il divario tra le competenze attuali e quelle richieste dall’AI, puntando su formazione e riqualificazione. Ma la sfida non è solo italiana, è globale. E la risposta, per essere efficace, dovrà essere altrettanto globale, coinvolgendo governi, istituzioni educative e settore privato in un impegno congiunto.

In conclusione, l’era dell’AI si sta rivelando un potente catalizzatore di cambiamento. Per navigare con successo in questo nuovo mondo, è essenziale che ogni paese, Italia inclusa, adotti un approccio olistico, bilanciando innovazione e responsabilità sociale, per garantire un futuro lavorativo sostenibile e inclusivo per tutti. La strada è in salita, ma le prospettive di crescita e di sviluppo che si aprono all’orizzonte sono senza precedenti.

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