La trasformazione digitale, ormai imperante in ogni settore, rappresenta una grande opportunità per l’innovazione e lo sviluppo economico. Tuttavia, è fondamentale che tale processo sia inclusivo e non accentui le disuguaglianze esistenti, come il divario di genere nei settori STEM.
Questo gap, infatti, non solo mina la parità di genere nel mondo del lavoro, ma limita anche l’accesso a una serie di competenze digitali sempre più richieste dal mercato.
È quindi necessario implementare strategie efficaci e buone pratiche per colmare tale divario, coinvolgendo tutti gli attori chiave istituzioni pubbliche, aziende private e cittadini. Un impegno collettivo che può fare la differenza per un futuro digitale equo ed equilibrato.
L’importanza della trasformazione digitale inclusiva
Il progresso scientifico e tecnologico degli ultimi anni sta plasmando un nuovo modello di società e ci costringe a ripensare la conformazione di molti settori produttivi, a rivedere pratiche sedimentate nel tempo e a riconsiderare lo status quo del mondo del lavoro. La parola chiave che descrive questo processo in corso è “trasformazione”, un termine che è spesso associato con “digitale”.
In senso più ampio, però, la trasformazione che stiamo attraversando non ci chiama solo a ripensare le tradizionali dinamiche del lavoro attraverso la digitalizzazione, ma offre l’opportunità unica di riconsiderare il nostro legame con la tecnologia e gli investimenti delle aziende nel capitale umano. Per un cambiamento duraturo che porti a uno sviluppo digitale sostenibile e di lungo termine è infatti essenziale che i cambiamenti siano sempre più inclusivi.
Le aziende devono coinvolgere e valorizzare tutte le risorse nelle loro diversità. Solo così potremo risolvere questioni annose e ancora attuali come il divario di genere e salariale.
Problemi che, soprattutto nel nostro Paese, riguardano in primis i settori chiave della digitalizzazione, cioè quello tecnologico e scientifico.
I numeri parlano chiaro. Nel 2021 poco meno di una donna su cinque ha completato un percorso di laurea in ambito STEM (Science, Technology, Engineering and Math), nonostante nello stesso anno le donne rappresentassero più della metà dei laureati italiani nel complesso. Questa tendenza non si esprime solo nell’ambito educativo, ma si riflette nella leadership delle aziende e soprattutto nel tasso di abbandono delle aspirazioni di carriera da parte delle donne nei settori tecnico scientifici.
Il divario di genere nei settori STEM
Il divario di genere nell’ambito STEM si può risolvere solo con una strategia duplice, che guardi sia al presente sia al futuro.
Sul lungo periodo è necessario agire per favorire un cambiamento culturale profondo, smantellando gli stereotipi che vogliono le donne meno portate allo studio delle discipline tecnico-scientifiche. Dobbiamo offrire alle bambine nuovi modelli femminili a cui aspirare, indirizzando quanto più possibile le ragazze a una carriera in settori storicamente associati alle aspirazioni maschili. Ciò che serve è un cambiamento culturale profondo che riguardi la società tutta a partire dalle famiglie e dalle scuole.
Strategie per colmare il divario di genere nell’ambito STEM
Allo stesso tempo, nel breve termine, occorre però intervenire per rimediare quanto prima alla carenza di risorse femminili nell’ambito STEM. Lo si può fare innanzitutto valorizzando le professioniste che già hanno maturato esperienza settoriale e prestando attenzione alla qualità del loro percorso di carriera una volta entrate in azienda.
Gli stereotipi che rileviamo in ambito accademico sono infatti perpetrati anche nel mondo professionale. Dall’indagine ValoreD4Stem che abbiamo condotto due anni fa è emerso come la maggior parte delle donne che ricoprono ruoli tecnico-scientifici in azienda non si sentano adeguatamente valorizzate. Questa tendenza che si riflette anche nei percorsi di leadership e si invera nel tasso di abbandono delle aspirazioni di carriera tecnico-scientifica, nettamente più alto tra le donne rispetto ai colleghi maschi.
La domanda crescente di competenze digitali
L’ambito STEM è il settore che più di ogni altro plasmerà il futuro dell’economia e della società: secondo i dati del World Economic Forum (Future of Jobs, 2020) l’84% dei datori di lavoro ha in programma la digitalizzazione dell’azienda e il 50% l’automazione di almeno una parte degli ambiti produttivi.
Nei prossimi anni assisteremo dunque a una domanda crescente e trasversale di competenze digitali da parte delle imprese e della pubblica amministrazione che si stima corrispondere a circa 2,1-2,3 milioni di occupati tra il 2022 e il 2026 (Excelsior, Revisioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine 2022-2026, 2022).
Oltre agli specialisti e ai tecnici informatici – come ad esempio gli sviluppatori di software e gli analisti programmatori – nuovi profili acquisiranno sempre più rilevanza negli anni a venire: si tratta degli specialisti del cloud computing, dei big data, dell’Internet of Things, dell’intelligenza artificiale e della robotica – tutte figure operanti in settori attualmente caratterizzati da una presenza femminile ridottissima. In Italia la percentuale di donne impiegate nel campo del Cloud Computing è pari al 17%. Nel settore dell’ingegneria informatica è del 19% e nell’intelligenza artificiale del 31% (WEF, Global Gender Gap Report, 2020).
Buone pratiche per colmare il gender gap sul luogo di lavoro
Le aziende oggi possono fare molto per cambiare questa tendenza. Con ValoreD abbiamo compilato una lista di 125 buone pratiche che le aziende possono seguire per colmare il gender gap sul luogo di lavoro. Serve innanzitutto un impegno concreto nella guida e nell’orientamento delle giovani verso i percorsi STEM. È necessario poi lavorare alla formazione mirata per le lavoratrici e le leader di domani così come è importante determinare percorsi di carriera e piani di promozione adeguati.
Bisogna inoltre porre un’attenzione particolare sulle pratiche di upskilling e reskilling, al fine di aiutare le lavoratrici del settore STEM a sviluppare competenze tecnologiche specifiche richieste dal mercato del lavoro. Questo passaggio è fondamentale per prevenire e contrastare l’abbandono professionale e preparare le lavoratrici a ricoprire nuovi ruoli tecnici, in particolare in settori tecnologici fondamentali per il futuro della società in cui le donne, non solo in Italia, sono particolarmente sottorappresentate.
Il ruolo delle sinergie tra pubblico e privato
Se le imprese giocano un ruolo fondamentale nel percorso verso la parità di genere, per fare la davvero la differenza è necessaria anche una forte sinergia tra i settori pubblico e privato: tutte le forze in gioco – aziende, istituzioni, università e ricerca – devono impegnarsi affinché le donne, e più in generale tutte le persone che sono rimaste un passo indietro non solo per questioni di genere ma anche generazionali, vivano da protagoniste la rivoluzione digitale.
Colmare questo divario non è una posizione di principio, né una dichiarazione politica: è una conditio sine qua non per favorire la crescita economica del Paese e dell’Europa. Secondo le stime dall’EIGE, l’Istituto Europeo per la parità di genere, la risoluzione del gap di genere nelle discipline STEM potrebbe contribuire a una crescita del PIL pro capite in Europa dal 2,2 al 3% nei prossimi trent’anni e a un sensibile abbassamento dei tassi di disoccupazione. Favorire la parità di genere nei settori tecnologici, oggi dominati dagli uomini, offrirebbe anche una risposta alla cronica scarsità di talenti nei settori chiave che plasmeranno il futuro.