Le scarse competenze digitali dei cittadini, delle imprese e della PA sono uno dei maggiori ostacoli alla ripresa. Per vincere questa sfida sono disponibili ingenti risorse, abbiamo però bisogno di un maggiore coordinamento delle azioni già previste nel PNRR.
Ne parleremo a FORUM PA 2022, ma intanto analizziamo lo stato dell’arte.
PA digitale, Mochi: “Ripartire dalle competenze. Le tre azioni necessarie”
Missione: un Paese competente
I convegni e gli interventi sul rapporto tra centralizzazione e distribuzione delle responsabilità nell’attuazione di una politica così complessa, come è quella dell’aumento delle competenze digitali di cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche, potrebbero riempire un’enciclopedia. Non è questa l’occasione per ripercorrere le ragioni dell’una o dell’altra scelta, mi limito a sottolineare che, a mio parere, si tratta di una delle false alternative che spesso ci costringono a scelte tanto manichee, quanto alla fine spesso nominalistiche.
Se questo è vero e se è vero che, come sempre ribadiamo, l’innovazione, specie questa che è insieme organizzativa, istituzionale e tecnologica, debba muoversi con un moto circolare che metta in continuo e vitale rapporto i diversi livelli di responsabilità, dobbiamo comunque dire che questa politica necessita di un più deciso coordinamento.
Una rapida scorsa del PNRR e dei suoi allegati ci restituisce un panorama frammentato che potrebbe pregiudicare il risultato finale. Non esiste infatti nel PNRR una missione “competenze” che abbia come obiettivo un “Paese competente” sia nel campo della trasformazione digitale, sia in quello della transizione ecologica. Questo porta con sé una dispersione degli obiettivi in molte missioni e componenti e quindi ad una responsabilità diffusa.
Le Istituzioni chiave
Vediamo sommariamente, con qualche omissione di soggetti minori, chi sono le istituzioni che hanno un ruolo per raggiungere questo obiettivo.
Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale
Il primo soggetto è ovviamente il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale che ha, tra le altre, la delega per “tutte le attività necessarie ad assicurare, in raccordo con le amministrazioni interessate, lo sviluppo e la diffusione delle competenze necessarie per un adeguato uso delle tecnologie digitali nei mondi della scuola, dell’università e della ricerca, della pubblica amministrazione centrale e locale, della giustizia, dell’impresa, del lavoro e dell’attività sociale”. Non dovrebbero esserci quindi dubbi sul ruolo del Ministro come responsabile politico, ma se poi andiamo a vedere chi si deve occupare concretamente dell’attuazione delle linee guida politiche incontriamo molti coprotagonisti.
Il Dipartimento della Trasformazione digitale
Il Dipartimento della Trasformazione digitale (DTD), di cui il Ministro dell’innovazione si avvale, ha la responsabilità di molte iniziative in questo campo: le principali sono quelle per il servizio civile digitale, per cui ha individuato il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale quale Soggetto attuatore per la Misura 1.7.1 del PNRR per un importo di euro 55 milioni di euro per il triennio 2022-2024. A questa si aggiunge quella per ampliare l’esperienza dei “Centri di facilitazione digitale”, punti di accesso fisici, solitamente situati in biblioteche, scuole e centri sociali, che forniscono ai cittadini formazione sia di persona che online sulle competenze digitali al fine di supportare l’inclusione digitale. Per questa iniziativa saranno investiti direttamente dal DTD 135 milioni di euro. I soggetti attuatori di queste azioni saranno le Regioni.
Il Ministero dell’Istruzione
C’è poi il Ministero dell’Istruzione che ha a disposizione gli 800 milioni dell’investimento 2.1, della prima componente della quarta missione del PNRR, per creare un ecosistema delle competenze digitali, in grado di accelerare la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e dei processi di apprendimento e insegnamento, in coerenza con il quadro di riferimento europeo delle competenze digitali DigComp 2.1 (per studenti) e DigCompEdu (per docenti). La misura prevede: la creazione di un sistema multidimensionale per la formazione continua dei docenti e del personale scolastico per la transizione digitale, articolato in un polo di coordinamento sull’educazione digitale promosso dal Ministero dell’istruzione. L’attuazione di questa linea di intervento è assicurata dal Ministero dell’Istruzione e coinvolgerà circa 650.000 persone tra docenti e personale scolastico e oltre 8.000 istituzioni educative.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca
Poi c’è il Ministero dell’Università e della Ricerca che ha a disposizione 500 milioni di euro nell’investimento 3.4 della stessa Missione 4 per l’iscrizione, nell’arco di 3 anni, di 500 dottorandi a programmi dedicati alle transizioni digitale e ambientale; la creazione di 3 Teaching and Learning Centres (TLC) per migliorare le competenze di insegnamento (comprese le competenze digitali) dei docenti nelle università e degli insegnanti nelle scuole, in tutte le discipline, comprese le discipline tradizionalmente meno orientate al digitale; creazione di 3 Digital Education Hubs (DEH) per migliorare la capacità del sistema di istruzione superiore di offrire istruzione digitale a studenti e lavoratori universitari.
Il Ministero dello Sviluppo economico
Naturalmente anche il Ministero dello Sviluppo economico è della partita e, nell’ambito dei 13 miliardi e 380 milioni di euro dell’investimento PNRR per la transizione 4.0, dovrà occuparsi
della formazione alla digitalizzazione, da un lato, per incentivare la crescita di competenze gestionali (per il digitale), verrà elaborato e sperimentato un modello di riqualificazione manageriale, focalizzato sulle PMI (con programmi di formazione ad hoc, il coinvolgimento delle associazioni di categoria e l’utilizzo di modelli di diffusione incentrati su piattaforme digitali). Dall’altro, nell’ottica dell’upskilling digitale come strumento di formazione continua per i lavoratori in cassa integrazione, verranno sperimentati programmi di training ad hoc, di cui usufruire appunto con flessibilità nei periodi di cassa integrazione, incentivati tramite il taglio (temporaneo) del cuneo fiscale sia per l’impresa che per il lavoratore.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Sempre della riqualificazione dei lavoratori attraverso le competenze digitali si occuperà anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attraverso il Piano Nazionale nuove Competenze che potrà contare su circa4,4 miliardi die PNRR e un miliardo dal programma React-EU e che comprende il Piano GOL (Garanza di Occupabilità dei Lavoratori), il fondo per le Nuove Competenze rivolto alla riqualificazione dei lavoratori occupati e il Sistema duale teso a rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro. L’obiettivo è di portare in formazione almeno 800mila persone entro il 2025 di cui almeno 300 mila per il rafforzamento delle competenze digitali.
Il Ministero del Turismo
A questi si aggiunge il Ministero del Turismo che, nell’ambito del quarto investimento della terza componente della prima missione del PNRR, dedicato al “Turismo 4.0”, che può contare su un investimento di 2,4 miliardi, si propone di realizzare azioni di formazione qualificata per le competenze digitali degli operatori turistici
Il Ministero della Salute
Non da meno è il Ministero della Salute: nell’ambito della seconda componente della Missione 6 del PNRR, dedicata alla innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio Sanitario nazionale, si propone il potenziamento delle competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario avverrà attraverso un programma di assegnazione di borse di studio ed erogazione di corsi di formazione specifici da realizzare entro l’orizzonte del PNRR (metà 2026). Il costo complessivo di questi interventi è stimato in 0,74 miliardi.
Il Dipartimento della Funzione Pubblica
Una parte importante dei lavoratori sono nel pubblico impiego, dell’incremento delle loro competenze digitali si occupa il Dipartimento della Funzione Pubblica coadiuvato sia dal Formez che dalla SNA (Scuola Nazionale dei Amministrazione). Il Ministro Brunetta ha lanciato l’ambizioso programma “Ri-formare la PA. Persone qualificate per qualificare il Paese”, un piano strategico per la valorizzazione e lo sviluppo del capitale umano della Pubblica amministrazione. Un programma straordinario di formazione e aggiornamento rivolto ai 3,2 milioni di dipendenti pubblici e articolato in due filoni: il primo, inaugurato dal protocollo d’intesa siglato a ottobre dai Ministri per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, punta ad accrescere le conoscenze e le competenze dei lavoratori pubblici agevolando, grazie alla collaborazione della CRUI, l’iscrizione a corsi di laurea e master presso tutte le Università italiane; il secondo prevede l’avvio di programmi formativi specifici per sostenere le transizioni previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a cominciare da quella digitale, con partner pubblici e privati, nazionali e internazionali.
Per questo programma il Ministro dichiara che “In cinque anni abbiamo a disposizione quasi un miliardo di euro per uno scatto in avanti della PA, tra PNRR e fondi strutturali (circa 200 milioni annui) da spendere entro il 2026 cui si aggiungono 50 milioni annui previsti in legge di Bilancio che si sommano alla spesa attuale di 150 milioni annui, per un totale quindi di circa due miliardi”.
Le Regioni
A livello locale tutte le Regioni, chi più chi meno, hanno progetti per accrescere le competenze digitali dei loro cittadini e, con esse, la loro occupabilità. Molte di queste hanno coinvolto in questi programmi le loro Società in house.
Il Fondo per la Repubblica Digitale
Un nuovo soggetto è entrato in questa politica attraverso la messa a disposizione di un Fondo dedicato, Il Fondo per la Repubblica Digitale che nasce da un accordo tra ACRI (l’Associazione delle Fondazioni e delle casse di Risparmio italiane), Ministro per l’Innovazione e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Fondo sarà alimentato dai versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria, per un importo complessivo previsto di circa 350 milioni di euro. A fronte dei versamenti operati, alle Fondazioni verrà riconosciuto un credito d’imposta. Il Fondo ha l’obiettivo di accrescere le competenze digitali degli italiani, sostenendo progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale.
Pur senza considerare le pur importanti e diffuse iniziative dei Comuni, abbiamo quindi, comprendendo i programmi regionali, una trentina di grandi amministrazioni coinvolte. Esiste, invero, un primus inter pares che è il DTD, che ha anche il coordinamento dell’iniziativa nazionale che prende il nome di “Repubblica digitale”, che fu lanciata nel nostro FORUM PA 2019 ed ha l’obiettivo proprio di armonizzare le varie iniziative.
Questa azione di coordinamento, che ha contribuito alla stesura della Strategia Nazionale per le competenze digitali e al successivo Piano Operativo e a censire circa 270 progetti, tra grandi e piccoli, di formazione digitale, se è però molto incisiva rispetto alle linee di azione di responsabilità del DTD, lo è molto meno verso le iniziative delle altre Istituzioni. Specie quelle che prevedono l’intervento del PNRR.
È il peccato originale del PNRR stesso che è stato concepito tenendo conto più delle attribuzioni dei singoli Ministeri che non della visione sistemica degli obiettivi e delle alleanze necessarie per raggiungerli.
Qualche raccomandazione
Alla fine di questa panoramica sul variegato mondo delle azioni tese a riportare l’Italia in classifica rispetto alle competenze digitali (ricordiamo ahimè che siamo ultimi in questo campo in Europa), proviamo a fornire qualche raccomandazione:
- la prima e più evidente è quella di riportare ad una sola autorità la responsabilità politica dell’obiettivo generale del Paese e a dare a questa autorità politica, che non potrà che essere il Ministro dell’Innovazione tecnologica e della transizione digitale, oggi Vittorio Colao, anche ampia autonomia di spesa sia diretta, sia tramite una vera armonizzazione dei programmi di spesa dei diversi dicasteri;
- ridurre drasticamente le sovrapposizioni dei programmi, penso ad esempio alla responsabilità frammentata sul terzo asse del Piano strategico nazionale per le competenze digitali, quello dedicato alle competenze specialistiche, che vede affiancati, ma non coordinati, gli interventi dei Ministeri dello sviluppo economico, dell’Università e della ricerca, dell’Istruzione, insieme al coordinamento di repubblica Digitale;
- sintetizzare i target e le tappe per raggiungerli in un cruscotto-competenze che prenda in considerazione tutte le azioni e dia di volta in volta numeri e indicatori certi e disponibili all’opinione pubblica in un approccio di accountability;
- definire con chiarezza una tassonomia delle competenze digitali, utilizzando e aggiornando le classificazioni europee, e riportando tutte le azioni a questi indicatori superando così una vaghezza di definizione di “competenze digitali” e di “formazione digitale” che oggi rischia di farci sommare mele e pere;
- last but not least investire nella comunicazione dei programmi e nella loro riconoscibilità per poter contare su un necessario engagement dei soggetti da coinvolgere, superando un ostacolo che spesso accomuna tutto il PNRR, ossia di approfondire le disuguaglianze invece che colmarle, favorendo progetti e iniziative lì dove il bisogno è minore e lasciando indietro chi ne avrebbe più bisogno.
Conclusioni
A questi temi e in generale alle azioni per le competenze digitali e trasversali per la pubblica amministrazione, sarà dedicata una larga parte degli eventi di FORUM PA 2022, partendo alla nostra esperienza della FPA Digital School che ha già formato alle competenze digitali di base, secondo la classificazione del Syllabus, oltre 83mila dipendenti pubblici rilasciando quasi 950mila certificazioni di competenze acquisite.