Secondo una recente ricerca si è registrato un importante cambiamento nelle competenze ritenute fondamentali dai leader aziendali: le cosiddette competenze STEM, fortemente prioritarie nel 2016, hanno perso gradualmente di importanza, classificandosi al 12° posto nel 2023.
Questo declino indica che le competenze tecniche sono ora considerate un requisito di base, mentre l’attenzione si è spostata sullo sviluppo delle competenze umane, le cosiddette soft skill. Chi guida le aziende oggi, e aggiungiamo finalmente, è più concentrato sulla gestione del tempo, la collaborazione e le competenze comunicative delle proprie persone.
L’importanza delle soft skill per le aziende
Il punto è semplice, sotto gli occhi di tutti, ma sfugge ancora ai più: il possesso delle competenze tecniche, imprescindibili, annoverate nella categoria delle cosiddette hard skills, è qualcosa che il mercato, che ci piaccia o meno, dà per scontato.
La vera differenza la si gioca, sul piano dello sviluppo e della crescita delle persone e delle aziende, sul fronte delle cosiddette soft skills, troppo spesso tradotte in accessorie e come tali trascurate.
In particolare, e non è un caso, l’attenzione di chi guida oggi le aziende si sposta su questi temi – la gestione del tempo, la collaborazione e le competenze comunicative – perché sono le lacune nella capacità di gestire relazioni che più compromettono il raggiungimento dei risultati e la competitività di una organizzazione, sempre più esposta a contesti mutevoli e ad alta complessità.
Soft skill e produttività
Il successo dei progetti più delicati e importanti dipende dalle competenze, dall’energia e dall’attenzione di ciascun membro del team. Le ricerche dimostrano che quando anche solo uno o due membri del team commettono piccoli errori – come non rispettare le scadenze, lavorare su priorità sbagliate o dimenticare degli impegni -, la produttività di tutto il team si riduce in media del 24%. Dall’altra parte, i team che adottano un processo condiviso di gestione del flusso di lavoro, accrescono la fiducia e il coinvolgimento, rendendo l’execution ancora più efficiente. Diventa quindi prioritario allenare le competenze che aiutano le persone a migliorare la concentrazione e la produttività, e i team a promuovere la fiducia e l’efficienza.
L’arte di lavorare in team nell’era digitale
Collaborare, che gli inglesi traducono in teaming, è una capacità dirimente. Rebele e Grant, due esperti in temi di management, in un articolo apparso nel gennaio 2016 su Harvard Business Review, “Collaborative Overload”, hanno evidenziato che rispetto a 20 anni fa le persone lavorano in team per più del 50% del tempo.
Oggi il dato potrebbe essere persino aumentato, visto le interconnessioni che il nostro modo di lavorare crea costantemente, sulla spinta anche della digitalizzazione. Come scrive Ami Edmonson in “Organizzazioni senza paura”, “il teaming è l’arte di comunicare con le persone, e di coordinarle nonostante tutte le differenze che possono sussistere ,…. In ogni caso, che si si trovi a lavorare sempre con colleghi nuovi o che si operi in un gruppo stabile, il lavoro di squadra più efficace è quello che avviene in un ambiente psicologicamente sicuro.”
Creare ambienti in cui la paura relazionale è ridotta al minimo
È innegabile quindi che tra le capacità delle persone, a prescindere dal ruolo ricoperto, ci debbano essere quella di saper contribuire a creare ambienti in cui la paura relazionale, che nasce dal timore di esporsi, sia ridotta al minimo, e quella di saper lavorare con gli altri dando il proprio contributo nell’apportare idee, opinioni e proposte, bilanciando il rispetto per gli altri e il rispetto per sé stessi.
Competenze comunicative: perché sono essenziali
Sulla scorta di queste considerazioni, possedere competenze comunicative per risultare chiari, sintetici e impattanti nel trasferire e sostenere le proprie idee è altrettanto dirimente. Non basta avere idee o conoscenze tecniche se non si possiede la capacità di trasferirle – soprattutto nell’estemporaneità della comunicazione quotidiana -, senza generare fraintendimenti, catturando e mantenendo l’attenzione delle persone e risultando credibili oltre che ricordabili.
Un’azienda sarà competitiva, un’organizzazione efficiente e un paese capace di generare benessere grazie anche, e soprattutto, alla qualità delle capacità relazionali del proprio “capitale” umano, ossia delle persone che nei più diversi ruoli quotidianamente lavorano e si impegnano per raggiungere i risultati che sono chiamati a ottenere.
Conclusioni
La conoscenza tecnica è fuori discussione ma è giusto ricordare che se non la possiedo posso sempre “comprarla”: non così per la capacità di relazionarmi con gli altri e a guadagnare consenso verso le mie idee e supporto per realizzarle.