L’avanzamento tecnologico sta rapidamente mutando l’approccio al lavoro, gettando le basi per un miglioramento della produttività (che tuttavia finora si è visto poco nelle statistiche) e svincolando dalla presenza fisica una quota sempre maggiore di figure professionali. Innovazioni come il metaverso, il cloud computing e l’intelligenza artificiale stanno permettendo e sempre più permetteranno ai professionisti di svolgere la propria attività a prescindere da dove si trovino nel mondo, aprendo ad una rivoluzione nel rapporto tra lavoro e vita privata.
A stupire è inoltre la velocità con cui queste trasformazioni si stanno palesando. Ad esempio, tornando indietro di solo un decennio, il lavoro da remoto rappresentava una nicchia destinata solo a pochissime figure professionali. Oggi, complice anche l’importante accelerazione impressa in questa direzione dalla pandemia di Covid-19, la possibilità di lavorare uno o più giorni alla settimana senza la necessità di recarsi in ufficio è diventato una pratica comune in quasi tutti i settori economici ed è considerato da molti individui un aspetto fondamentale nella scelta di una posizione lavorativa (quasi al pari della retribuzione).
Il lavoro da remoto e le nuove tendenze
Il poter svolgere le proprie mansioni da remoto consente di conciliare meglio professione e vita privata, migliorando il cosiddetto “work-life balance”. Con benefici, considerando la parità di genere in azienda, specie per le lavoratrici che più degli uomini hanno tradizionalmente subito le conseguenze di un mancato bilanciamento. Secondo uno studio di Public First, pubblicato ad agosto 2023, basato sui microdati dell’ Office for National Statistics britannico, grazie alle modalità di lavoro ibride la proporzione di donne occupate a tempo pieno nel Regno Unito è aumentata del 2,2% tra il 2019 e il 2023, passando dal 56,5% al 58,7%.
Lo scenario in Italia
In Italia, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il numero di lavoratori che svolgono le proprie mansioni anche da remoto nel 2023 si è assestato sui 3,58 milioni, in lieve crescita rispetto ai 3,57 milioni dell’anno precedente (ma decisamente meno rispetto al 2021, quando fu raggiunta la soglia dei 4 milioni). Tali dati evidenziano comunque come, anche nel nostro Paese, il remote working non rappresenti più solo un “effetto collaterale” della pandemia, bensì sia diventato un elemento strutturale dell’ecosistema lavorativo. Osservando più nel dettaglio i dati, possiamo notare che con il crescere della dimensione di impresa le iniziative di lavoro ibrido diventano sempre più frequenti e strutturate. Le grandi aziende che utilizzano almeno in parte lavoro da remoto sono il 96%, contro il 56% delle Pmi e il 61% degli enti pubblici.
Il metaverso nuova frontiera del lavoro da remoto
La velocità con la quale nuovi modelli lavorativi si stanno affermando appare quindi direttamente proporzionale allo sviluppo e alla diffusione di soluzioni tecnologiche sempre più sofisticate. Guardando al prossimo futuro, una delle innovazioni potenzialmente più impattanti, che potrebbe incrementare drasticamente la flessibilità in ambito professionale, è il metaverso ed in particolare delle versioni di questo ecosistema che sfruttano l’extended reality.
Nonostante l’hype che si era creato attorno al metaverso negli ultimi anni, e in particolare dopo che Facebook nel 2021 ha cambiato la propria denominazione in Meta, si sia nettamente attenuato, l’avvicinamento delle imprese a questa tecnologia non sembra aver subito rallentamenti. Secondo un’analisi della società specializzata in ricerche di mercato MarketsandMarkets il volume d’affari globale del metaverso nel 2023 ha raggiunto gli 83,9 miliardi di dollari, che potrebbero arrivare a 1.303,4 entro la fine del decennio. A spingere la crescita del mercato del metaverso dovrebbe essere proprio la diffusione dei device di realtà estesa, ovvero un modello di interazione con il mondo esterno che combina le esperienze della realtà aumentata a quelle della realtà virtuale.
Le ultime analisi pubblicate da Statista (novembre 2023) stimano un giro d’affari per queste tipologie di device di 27,5 miliardi di dollari a livello globale nel 2023 (considerando sia software che hardware), cifra che dovrebbe raddoppiare entro il prossimo quinquennio. Le possibili applicazioni dei device di XR sono innumerevoli ed interessano quasi tutti i settori industriali.
Il metaverso, consentendo di ricreare meglio l’attuale realtà fisica di quanto non abbiano fatto finora gli strumenti a disposizione, tendenzialmente basati su tecnologie 2D, da un lato permetterebbe di aumentare ancora la flessibilità tra lavoro e sfera privata, consentendo in teoria una piena libertà di scelta basata sulle esigenze del singolo, senza impattare sullo scambio di idee ma anche di empatia oggi dominio dei corridoi e degli altri spazi comuni delle organizzazioni, e dall’altro di poter collaborare non solo con i propri compagni di ufficio ma almeno potenzialmente con chiunque dovunque si trovi, collega o semplicemente persona con la quale si condividono degli interessi. In definitiva, potrebbe dunque essere questa la killer application di un lavoro che finalmente sarebbe in grado di diventare davvero smart, rendendo i talenti realmente globali. E facendo venire meno le attuali resistenze dei datori di lavoro. Che in Italia si annidano soprattutto tra le piccole e medie imprese e nella PA.
Le possibili applicazioni del metaverso nei settori e nelle funzioni aziendali
Oltre alle interessanti prospettive future, il metaverso si presta già oggi a numerose applicazioni in grado di modificare radicalmente l’organizzazione del lavoro. Uno studio condotto da McKinsey & Company intervistando 258 executive provenienti da imprese nordamericane, europee e asiatiche ha evidenziato come gran parte delle iniziative già attive sul metaverso sia incentrata su formazione dei dipendenti, meeting, progettazione di prodotti o digital twins e reclutamento o onboarding di nuovi addetti.
Da questi dati appare evidente come, nell’ottica delle imprese, le applicazioni principali a livello business di questo nuovo ecosistema ruotino attorno al rapporto azienda-lavoratore e siano in particolare improntate a migliorare l’organizzazione interna annullando i limiti geografici. Ad esempio, non stupisce che i settori che maggiormente sfruttano il metaverso per la formazione siano “energia e minerali” e “turismo, trasporti e logistica” ovvero tra quelli che scontano una maggiore dispersione territoriale. È altrettanto comprensibile come mai la “salute”, che per sua natura necessita di un’ampia condivisione di competenze appartenenti anche a specializzazioni diverse, primeggi per organizzazione di meeting nel metaverso.
Dal lavoro ibrido alla settimana corta: il caso Sace
Un esempio lampante di come questo nuovo paradigma possa cambiare in maniera strutturale il modo di concepire il lavoro (e in particolare la presenza in ufficio) viene dalla partecipata pubblica Sace. Dal primo gennaio 2024 l’azienda ha adottato un nuovo approccio in tre punti consentendo ai propri dipendenti di lavorare in smart working un numero illimitato di giorni, beneficiare di orari completamente flessibili e sperimentare la settimana corta di quattro giorni. Questo approccio appare certamente rivoluzionario nel panorama italiano ma Sace non è l’unica tra le grandi aziende del nostro Paese ad andare in questa direzione. Infatti, nei mesi scorsi ad adottare, almeno in forma sperimentale, la settimana corta erano state Intesa Sanpaolo, Luxottica e Lamborghini. In questa evoluzione un ruolo importante (se non cruciale) è svolto dalle innovazioni tecnologiche e da uno sviluppo sempre più capillare delle reti ultra-broadband che stanno annullando le distanze geografiche e abilitando una quota sempre più elevata di task eseguibili da remoto.
Lavoro da remoto e settimana corta potrebbero combinarsi in un giorno alla settimana (il quinto, cioè il venerdì) da destinare totalmente o quantomeno in parte alla formazione per aggiornare le proprie competenze in un mondo che cambia. Ad esempio proprio per usare al meglio le nuove tecnologie e aumentare la produttività degli altri quattro giorni di lavoro. Una frontiera che tutto sommato merita di essere valutata in un Paese come l’Italia caratterizzato da decenni di stagnazione causati da una produttività dei fattori ferma al palo e da un sistema di formazione e prima ancora di istruzione che presenta limiti evidenti.
L’impatto dell’AI generativa
I cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi anni e l’effetto della crisi pandemica hanno fatto emergere sempre più negli individui la necessità di un migliore bilanciamento tra lavoro e vita privata. Tecnologie come il metaverso, alimentate da un IA generativa in grado di popolare rapidamente la realtà estesa di una vasta pluralità di applicazioni, possono accompagnare una decisa evoluzione in questa direzione ma i nodi da sciogliere verso una diffusione su larga scala di questo ecosistema sono ancora molti.
Su tutti vi è la mancanza di interoperabilità tra i metaversi attualmente in circolazione (secondo il portale Vinicios circa 40), mentre questo per sua natura dovrebbe essere uno spazio aperto ed interconnesso. Va poi considerato che l’elevato costo dei device di XR rappresenta al momento un deciso freno alla loro diffusione su larga scala (basti pensare al Vision Pro lanciato pochi giorni fa da Apple che parte da un prezzo base di 3.500 dollari).
Conclusione
In conclusione, sebbene lo sviluppo tecnologico stia permettendo di rimuovere gran parte delle barriere al lavoro da remoto e di sperimentare nuovi paradigmi, come la settimana corta, siamo solo all’inizio di un percorso che porterà verso una vera e radicale nuova organizzazione del lavoro.