La capacità del nostro cervello di prestare attenzione è grande sì, ma non infinita. Se stiamo attenti a qualcosa possiamo stare meno, o per niente, attenti a tutto il resto. Adesso investiamo la maggior parte di questa preziosa risorsa nello svolgere compiti quotidiani come studiare, lavorare, gestire, accudire, e metterci in relazione con i nostri cari e con chi ci è vicino.
Sono tutte attività che oggi peraltro ci obbligano a elaborare una quantità di informazione assai superiore che in passato.
La competizione per ottenere la nostra attenzione
Se pensiamo che in un minuto vengono scambiati 18 milioni di messaggi su Whatsapp, vengono visti quasi 5 milioni di video su Youtube, effettuate 4 milioni di ricerche su Google, un milione di login su Facebook, potete capire come la nostra attenzione si riduce sempre di più e come la competizione per ottenerla diventa sempre più difficile.
Non basta quindi comunicare di più, bisogna che le imprese comincino a comunicare meglio, cambiando approccio e puntando su innovazione e qualità.
Tutti pensiamo di saper comunicare, ma in pochi lo sanno fare bene. Non esiste la ricetta magica, come per esempio un tot di comunicati stampa, quanto basta di social media e un pizzico di ironia. La qualità della comunicazione deve passare quindi dai professionisti che se ne occupano quotidianamente, che si aggiornano e hanno un’esperienza diretta e continua.
Ma questo non basta, occorre anche capire come si sta trasformando la comunicazione per riuscire a ottenere la nostra “scarsa” attenzione in modo più duraturo di un veloce “scroll” sul cellulare.
Come si migliora la comunicazione
La comunicazione si migliora tramite il design, una parola inglese che significa progettare, a sua volta derivato dal latino proiectare, gettare avanti. Questo significato rende bene l’idea: quando si comunica qualcosa si definiscono nuovi sistemi di relazione tra diversi componenti, lo spazio di interazione e si influenzano nuovi comportamenti. È un approccio interdisciplinare che raccorda l’esperienza di chi usa un servizio o un prodotto con le operazioni di gestione di chi lo eroga, mantenendo visione olistica e cura per il dettaglio.
E sul design, sulla progettazione, possiamo ancora fare molto: è paradossale che Tim Cook, il CEO di Apple, venerato come il guru della nuova società tecnologica, Mida moderno che trasforma in oro ogni nuovo prodotto e servizio lanciato con il logo della Mela morsicata, nella sua lectio magistralis tenuta a Milano più di due anni fa, ricordi quale sia davvero la fonte di ispirazione del famoso design Apple:
“È bello essere in Italia, Apple è di casa qui. Come potrebbe essere altrimenti? In Italia ci sono così tanti luoghi, così tante persone e aziende dove si trova la passione per il grande design e per l’abilità artigianale, una cura artigianale per i dettagli. Nel corso della storia, questa nazione ha dimostrato il grande valore della progettazione. Il design nasce dall’incrocio tra la tecnologia e le arti liberali: l’intersezione di forma, funzione e aspirazione. Questo paese dimostra che eccellenza significa produrre al meglio, non necessariamente di più. Continuamente l’Italia ha cambiato il nostro modo di pensare, di vivere, la struttura delle nostre società. Avete dimostrato che una grande idea può veramente cambiare il mondo. Anche in Apple ne siamo convinti”.
È strano, noi guardiamo alla Silicon Valley con ammirazione e invidia e loro non fanno altro che attingere alla nostra storia, alla nostra tradizione, alla nostra essenza.
Un’esperienza da offrire
Allora scrolliamoci di dosso questa cappa di inferiorità e torniamo ad essere consapevoli delle nostre potenzialità: dalla ricerca dell’attenzione compulsiva bisogna arrivare alla“esperienza” da offrire. Solo attraverso un’esperienza piacevole e appagante, dove la creatività, la bellezza, l’armonia sono valori riconosciuti, vi sono le condizioni-base per una comunicazione più efficace, dove il cittadino/consumatore si sentirà a suo agio. Questo non è altro che il “vivere bene” che sbandieriamo come slogan, ma senza saperlo tradurre in progetto.
La sfida finale è quella di far sentire i cittadini/consumatori a proprio agio, fare in modo che la tecnologia sia vissuta come un valido alleato per comprendere meglio un prodotto, un servizio o semplicemente un’informazione e non una fonte di frustrazione, un tentativo “noioso” di distrazione.
Occorre sensibilizzare i professionisti della comunicazione alla piena comprensione del proprio ruolo all’interno del percorso di trasformazione della comunicazione.
Occorre fornire risorse, ovvero indicazioni strategiche e materiali sempre aggiornati per rispondere ai bisogni sempre più mutevoli dei cittadini/consumatori.
Occorre innovare la comunicazione, farla diventare leva fondamentale per l’attuazione delle politiche strategiche di un’impresa.
La comunicazione deve diventare più veloce, più responsabile e più in sintonia con le complessità dell’era digitale. Per arrivarci ci vorranno team responsabilizzati e multidisciplinari, pronti a offrire un’esperienza al cittadino, per non essere percepita come un corpo estraneo. Non ci vorrà molto per vedere la differenza.
Il sociologo Zygmunt Bauman diceva che “il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione”. L’obiettivo delle imprese deve essere quello di creare attraverso la comunicazione questa relazione duratura con noi. Ma sempre Bauman parla di società liquida, di come i nostri rapporti sociali siano molto fluidi e per questo anche come comunichiamo cambia in fretta. Ma rispolverando i nostri punti forti, quelli che Tim Cook sintetizza con “cura artigianale dei dettagli”, “grande valore della progettazione” e “armonia tra le varie discipline”, possiamo ambire a creare una nuova comunicazione aziendale, esempio del mondo, ponte tra confusione e chiarezza, che aiuta il cittadino/consumatore nelle sue scelte quotidiane e nel suo rapporto con l’intera società.
Una comunicazione che non ci tratta come consumatori ai quali rubare l’attenzione, ma come persone alle quali offrire un’esperienza.
Compito del nostro Osservatorio sarà offrire esempi, dati e informazioni su come realizzare questa comunicazione “made in Italy”, che semplifica e migliora le nostre vite.
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L’approfondimento è contenuto nel libro “L’Italia che comunica in digitale”, edito da Bonanno Editore, realizzato dall’Osservatorio nazionale sulla Comunicazione Digitale https://www.pasocial.info/osservatorio-nazionale/