Con la pubblicazione della versione definitiva del terzo piano nazionale di azione correlato alla partecipazione italiana all’Open Government Partnership (OGP), dopo una consultazione pubblica che ha raccolto 350 commenti, l’Italia si dota di un primo quadro nazionale operativo costruito con un’ampia partecipazione sia delle pubbliche amministrazioni sia di gran parte delle principali organizzazioni della società civile e delle imprese.
Rispetto alle esperienze precedenti (per le quali purtroppo continua a mancare un’analisi utile a scongiurare il ripetersi di errori e fallimenti) mi sembra ci siano più novità da sottolineare, da un punto di vista sia di approccio che di sostanza, e senz’altro un riconoscimento di importanza del tema dell’Open Government, sempre meno visto come accessorio e sempre più come parte integrante della strategia di evoluzione del Paese.
Non a caso nell’introduzione al Piano la ministra Madia sottolinea che, per quanto riguarda il Piano, “Si tratta, quindi, di un impegno importante per il nostro Paese e i risultati sono certamente apprezzabili: abbiamo quintuplicato il numero di azioni rispetto al piano precedente, con il coinvolgimento attivo di oltre venti amministrazioni pubbliche che, indipendentemente dalle maggioranze politiche, hanno aderito con convinzione e impegno all’invito del governo ad essere parte di un importante processo di cambiamento per il Paese.”
Su questo fronte manca un passo in più, che permetta di transitare dalla raccolta delle azioni che le pubbliche amministrazioni hanno avviato (o vogliono avviare) in base a proprie strategie di approccio, ad una strategia nazionale che non solo espliciti degli indirizzi (oltre i valori OGP), ma che si ponga degli obiettivi prevedendo l’impegno delle risorse necessarie e il monitoraggio conseguente. L’auspicio è che questo passaggio sia effettuato “mentre” si realizza questo terzo piano biennale. Non a caso, alcune azioni, come quella “Strategia di Partecipazione”, fortemente richiesta dalle organizzazioni della società civile, si pone sul crinale della creazione delle condizioni di messa a sistema.
E però questa è anche una condizione di successo dell’iniziativa: ad esempio, la nuova azione del Ministero dello Sviluppo Economico sul Registro della Trasparenza dei portatori di interesse è di grande interesse e importanza. Ma chi ha in carico oggi l’impegno di far sì che questo modello sia di riferimento per altre esperienze della Pubblica Amministrazione e consenta un percorso comune (e rapido) di diffusione? Il piano di azione contiene una definizione di governance (l’OGP team, l’Open Government Forum) strettamente legata alle 34 azioni. Perché non pensare, già oggi, a far sì che questo impianto (rafforzato) abbia come obiettivo lo sviluppo dell’intero tema dell’Open Government?
Entreremo nel dettaglio delle singole azioni in prossimi articoli, anche per valutarne lo stato di avanzamento. Qui credo sia utile soffermarsi su alcuni elementi forse ancora poco commentati:
- la presenza di azioni da parte di amministrazioni locali e centrali in logica “bottom up” testimonia di un dinamismo positivo e può innescare una sana competizione. Nel corso del biennio è però importante che tutto ciò sia ampliato, potenzialmente, a tutte le amministrazioni, così da passare dalle “best practice” alla diffusione pervasiva. E quindi è necessaria una strategia che lo preveda e una definizione organizzativa che lo consenta;
- sono presenti due azioni di monitoraggio fortemente voluti dalla società civile rispetto ad iniziative governative e parlamentari, relative al Foia e ai diritti di Internet. Due presenze per nulla scontate e molto significative;
- nonostante il documento abbia conservato la struttura “gerarchica” per cui le azioni sono collocate all’interno di un capitolo (Open Data, Trasparenza, Partecipazione, Accountability, Cittadinanza digitale, Competenze digitali) viene proposta una logica di correlazione uno-molti tra le azioni e i “valori OGP”, che pone le basi per una riflessione non accademica e una diffusione pratica dell’open government (dove tutti i temi sono strettamente connessi e interdipendenti);
- l’accountability entra dalla porta principale, per un cambiamento culturale della PA. L’esempio forse più significativo è dato dall’azione “Opere Pubbliche 2.0”, in carico al Ministero delle infrastrutture e Trasporti, che si propone di sviluppare due piattaforme per la partecipazione: una dedicata alla valutazione degli investimenti nelle opere pubbliche, l’altra per il dibattito pubblico sulle grandi opere da realizzare. In parallelo l’obiettivo è anche di inserire in Open Cantieri anche i dati regionali.
Si sono create le condizioni per un approccio organico al tema dell’Open Government, e il piano consente di avviare un percorso utile a definire una strategia nazionale e a favorire la diffusione della cultura e delle pratiche di Open Government. Su questo, una grande potenzialità e una grande responsabilità (di conseguenza) è nelle mani dell’Open Government Forum, con più di 50 organizzazioni coinvolte, e delle amministrazioni che hanno scelto di partecipare all’OGP team. Un’occasione da non perdere.