“Le lavagne interattive o i tablet sono inutili se riproducono il modello dei libri cartacei”. Come sottolinea Agostino Quadrino, Direttore editoriale di Garamond, gli strumenti tecnologici da soli non bastano, bisogna produrre contenuti didattici digitali perché la scuola diventi davvero digitale.
Il caso dell’editrice romana Garamond è paradigmatico. Fondata nel 1989, dopo una parentesi da partecipata di RCS, dal 2003 al 2007, la casa editrice ha rivisto le sue strategie passando dalla produzione di libri di testo alla creazione di un marketplace di contenuti digitali. “Abbiamo radicalmente rivoluzionato il ruolo dell’editore. Nel 2007 abbiamo sentito la necessità di superare la logica univoca del libro di testo, che in Italia impegna economicamente le famiglie per circa 800 milioni di euro, e abbiamo cominciato a produrre allegati, strumenti integrativi di tipi digitale, come CD, DVD, siti web – spiega Quadrino –. In un primo momento la scelta non sembrava premiante, nonostante una proposta consistente, che comprendeva 43 libri di testo, per medie e superiori. Stavamo sbagliando strada, la soluzione non è nell’eBook, stavamo riproponendo con un vestito nuovo un modello obsoleto. L’innovazione non sta tanto nel passaggio dal cartaceo al digitale, ma dal contenuto chiuso al formato aperto. La licenza proprietaria vuol dire mettere dei vincoli al digitale, è un’incongruenza che va superata”.
Garamond ha così iniziato a lavorare per far incontrare la grande domanda di contenuti che c’è nella scuola con l’altrettanto ampia offerta prodotta dalla stessa scuola italiana. Lavorando col suo prezioso capitale, costituito dagli oltre 67 mila utenti registrati in tutta Italia, Garamond, oltre all’attività più strettamente editoriale, ha iniziato a produrre software-autore, per gli insegnanti che desiderano realizzare con i propri alunni produzioni multimediali; piattaforme di rete, messe a disposizione delle scuole che desiderano estendere la propria attività formativa in rete; ha spinto sulla formazione in modalità e-learning e attivato una serie di servizi che spaziano dai Learning Object all’EduPodcast, a WikiScuola.
“L’ultimo passaggio di questa rivoluzione in corso, è stata la creazione di una nuova società, CurrikiItalia, che punta sulle Risorse Didattiche Aperte, rinunciando a quello che è il concetto di base che anima l’attività commerciale dell’editore: il copyright. La proprietà privata dei contenuti nella didattica è un controsenso. I contenuti sono in rete, abbondanti e facilmente accessibili. Bisogna puntare su formati aperti e licenze aperte. In questo modo si restituisce agli studenti la loro centralità e gli si riconosce la capacità produttiva di contenuti. Per realizzare questo passaggio abbiamo dato vita ad Alexandria, un marketplace di contenuti autoprodotti”.
Alexandria è un ambiente dedicato al “self-publishing” degli insegnanti, che possono condividere i propri materiali con license Creative Commons (CC), arrivando così al superamento dei libri di testo e dando seguito a quanto previsto dall’articolo 6 della Legge 128 del 2013, in tema di “Contenimento del costo dei libri scolastici e dei materiali didattici integrativi”. “Sulle vendite, secondo il modello già adottato da Amazon, riconosciamo agli insegnanti il 70% e tratteniamo il 30%, che serve a garantire la gestione del servizio – spiega Quadrino –. Lo stesso vale per le ripetizioni online: abbiamo più di 250 insegnanti iscritti, suddivisi per materie; in questo modo possiamo offrire un’offerta ampia e personalizzata per ogni materia”.
Se sostenuta da contenuti adeguati, la tecnologia svolge una funzione di riscoperta delle qualità umane, permette di realizzare una didattica che mette al centro la singola persona. Attraverso l’insegnamento capovolto [http://it.wikipedia.org/wiki/Insegnamento_capovolto], l’alunno diventa protagonista, svolge un ruolo attivo, costruttivo e produttivo. “Il libro di testo così come lo abbiamo conosciuto rappresenta un limite alla capacità critica e alla crescita – conclude Quadrino –. Citando San Tommaso: perché limitarci a una voce sola se la conoscenza è di per sé pluralistica?”.
Lo stesso pensiero anima Book In Progress, progetto nato nel 2009, per volontà di Salvatore Giuliano, Preside dell’ITIS Ettore Majorana di Brindisi, che offre libri di testo, scritti dagli 800 docenti della rete nazionale, con capofila l’ITIS Majorana di Brindisi, e stampati all’interno delle stesse scuole. “Siamo partiti da soli, al Majorana, stampando fascicoli per 5 discipline, rilegati e distribuiti agli alunni. Si fece subito notizia, perché consegnammo i volumi e uno zaino al costo di 25 euro – racconta Salvatore Giuliano –. Ma in realtà la questione del risparmio è secondaria. L’obiettivo è quello di migliorare l’apprendimento dei nostri ragazzi, realizzare contenuti adattabili ai ritmi degli studenti, in progress appunto. Non più un libro preconfezionato, uguale per tutti, ma calzato sui ritmi e sulle necessità di ogni singolo alunno”.
In breve tempo il progetto Book In Progress si è esteso a livello nazionale, dando vita a una rete, che conta ad oggi 150 istituzioni scolastiche, tra licei, istituti tecnici e professionali, medie e alcune elementari.
Dalle 5 discipline iniziali, la produzione si è ampliata, fino a coprire tutte le materie del biennio superiore e delle medie, offrendo contenuti veramente digitali e non semplici migrazioni dal cartaceo al pdf. “Sarebbe un’operazione inutile, l’eBook deve essere una cosa diversa, soprattutto nella scolastica; ci vogliono contenuti dedicati all’apprendimento multimediale, video, immagini interattive, test online, condivisione degli strumenti, possibilità per i ragazzi di produrre materiali. Tutto questo serve a migliorare l’apprendimento e a motivare gli studenti”. E anche l’aspetto economico, seppur secondario, ne beneficia: rispetto a una spesa media di 500 euro a famiglia per i libri di testo, con Book In Progress ci si tiene sotto i 50 / 60 euro e la spesa si trasforma in investimento: “Io mi rivolgo alle famiglie e chiedo se sono disposte a investire una parte del risparmio in tecnologia – spiega Giuliano –. Stiamo cambiando il modo di fare didattica: con i contenuti di BiP possiamo usare tablet a lavagne multimediali in tutto il loro potenziale, stiamo trasformando l’ambiente di apprendimento e con i fondi della Scuola 2.0 per il prossimo anno riusciremo ad allestire 25 nuovi spazi”.
L’aspetto su cui punta Salvatore Giuliano non è tanto l’introduzione della tecnologia a scuola o la produzione di nuovi contenuti digitali, quanto la trasformazione della didattica. Non più insegnamento frontale e apprendimento sequenziale di nozioni, gli studenti vengono stimolati ad approfondire gli argomenti non solo sui testi, ma attraverso risorse digitali, video e siti web, consultabili quando e quante volte si desidera; adattando i tempi dell’insegnamento sulle singole necessità. Gli studenti dovranno poi produrre relazioni, power point, video; e in classe il docente svolgerà un ruolo di tutor, che guida e coordina il processo di apprendimento. I test di verifica, meglio se online, servono più che per dare valutazioni, a creare gruppi di lavoro omogenei e a stabilire i tempi delle lezioni.
Si trasforma anche la comunicazione tra scuola e famiglia: “Il registro elettronico prende sempre più piede – racconta Giuliano -. Inoltre, utilizziamo sempre più spesso mail e sms per comunicare in tempo reale, prenotare i colloqui, tenere aggiornati i genitori su compiti e verifiche. I ragazzi del Majorana sono dotati di un badge elettronico, la loro presenza in classe viene registrata in modo automatico e tutte le informazioni sullo studente sono archiviate in una Cloud, che permette alle famiglie di avere informazioni in tempo reale sull’attività dei figli. Inoltre condividiamo le nostre lezioni su iTunes U, dove vantiamo migliaia di followers”.
Quello dell’ITIS Majorana è un esperimento doppiamente importante, perché dimostra che partendo dal basso, con passione e condivisione, la scuola può cambiare. “Ora bisogna mettere a fattor comune queste esperienze, fino ad ora il MIUR [http://www.istruzione.it/] non ci è riuscito, speriamo che col nuovo governo sia la volta buona – conclude Giuliano –. Ma il modello funziona, lo dimostra il fatto che molte realtà scolastiche, pur non aderendo a Book In Progress, stanno mettendo in moto meccanismi simili”.
È il caso del progetto sviluppato da Luciano Pes, del liceo Eleonora d’Arborea di Cagliari: Impari è una piattaforma Cloud di social learning, che serve per creare e condividere libri, materiali didattici, appunti, lezioni, presentazioni, mappe mentali per le Lavagne Interattive Multimediali. “In Sardegna ci sono 9000 LIM, abbiamo un livello di penetrazione del 100%, ma mancano i contenuti – spiega Pes –. Due anni fa ho iniziato a sviluppare il progetto, nei primi mesi di attività, con i miei studenti ho prodotto più di 500 tra presentazioni, mappe, appunti. Poiché insegno in un liceo linguistico abbiamo elaborato anche un metodo poco costoso per il Content and Language Integrated Learning (CLIL) e stiamo lavorando alla realizzazione di un quiz sulla Filosofia”.
Impari mette a disposizione un e-portfolio e un profilo per ogni studente, strumenti social, riassunti automatici, un tool per scrivere e disegnare, e un quiz engine sul modello di QuizDuello.
“Al momento lo uso con i miei studenti e lo utilizzano alcuni colleghi – spiega Pes –. Sto rinnovando la veste grafica e sviluppando un sito ottimizzato per 100 mila utenti connessi simultaneamente; l’obiettivo è diffondere Impari in tutta Italia. Il principio è semplice: i contenuti sono in rete, basta assemblarli in modo semplice e facilmente fruibile”.