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Cosa devono fare le aziende contro il circolo vizioso dello stress da lavoro

I luoghi di lavoro sono oramai “affollati” da dipendenti che lottano contro lo stress, guidati da sentimenti di disagio, ansia, depressione, frustrazione o qualsiasi altra emozione negativa. Le aziende devono mettere in atto una vera e propria cultura per impedire l’esaurimento cognitivo, che costa loro svariati miliardi

Pubblicato il 18 Apr 2023

Francesco Russo

Esperto in economia dell'attenzione

Online,Video,Conference,Work,From,Home,Webinar

Sveglia all’alba, dal momento in cui si mette il piede giù dal letto si è già in ritardo. Auto? Metro? Bicicletta? Una corsa verso l’ufficio che spesso richiede molto tempo, spesso anche più di un’ora, magari immersi nel traffico o stipati come sardine nei mezzi pubblici.

“Bip” il cellulare segna l’arrivo di un messaggio. “Tin” Dal PC arriva la notifica di una nuova e-mail. “Din” contemporaneamente il programma di messaggistica utilizzato per comunicare in azienda richiede un’immediata risposta.

Non siamo fatti per essere multitasking: ecco il costo dell’economia dell’attenzione

Il telefono squilla e nel mentre si risponde alle e-mail che sono lette velocemente cogliendone solo una parte del contenuto. Una pausa… immersione nei social. Ed ecco giunto il momento della riunione online quotidiana durante la quale quasi sicuramente si farà altro senza ascoltare con attenzione cosa si dirà.

Arriva sera. La sensazione è di aver corso tutto il giorno ma cosa si è fatto? Ora il viaggio verso casa, i figli, la cena, e probabilmente altro tempo dedicato al lavoro attraverso lo smartphone o il tablet o il portatile.

Questa è solo una breve descrizione della giornata tipo di moltissime persone, che vivono la loro vita in “perfetta simbiosi” con i dispositivi digitali. I quali all’aumentare della loro presenza nella nostra quotidianità hanno proporzionalmente accelerato i nostri ritmi di vita. Illudendoci di poter operare in modalità multitasking, di poter lavorare alla stessa velocità del processore di ultima generazione.

Stress, ansia, burnout, workaholism: gli effetti sui bilanci delle aziende

Il risultato? Stress, ansia, burnout, workaholism. Parole sempre più comuni nelle aziende italiane. Parole che descrivono situazioni che incidono notevolmente sul bilancio delle aziende, in particolar modo là dove i dispositivi digitali sono particolarmente utilizzati per svolgere la mansione assegnata (come emerso dalla ricerca che Vera Starker del think tank “Next Work Innovation” ha pubblicato nel 2023 sulla rivista Brandeins).

Lo studio The cost of work-related stress: a systematic review ha messo in evidenza che a livello europeo, il costo totale stimato dello stress legato al lavoro nel 2014 è stato osservato essere considerevole e variava sostanzialmente da 221,13 milioni di dollari a 187 miliardi di dollari. È stato osservato che le perdite legate alla produttività contribuiscono proporzionalmente alla maggior parte del costo totale dello stress legato al lavoro (tra il 70 e il 90%), mentre le spese sanitarie e mediche costituiscono il restante 10-30%. Lo studio evidenzia un notevole onere finanziario imposto dallo stress legato al lavoro sulle aziende.

Secondo un recente sondaggio della Harvard TH Chan School of Public Health, condotto in collaborazione con la National Public Radio e la Robert Wood Johnson Foundation il 44% delle persone intervistate ha affermato che il lavoro che svolge influisce sul benessere psicologico e fisico e solo il 28% di queste ritiene che l’effetto sia positivo.

Le persone che svolgono lavori pericolosi o non remunerati a sufficienza, o che operano nel settore del commercio al dettaglio, sono più propensi a percepire che il lavoro svolto ha un impatto negativo sul livello dello stress (43%), sulle abitudini alimentari (28%), sulla qualità del sonno (27%) e il peso corporeo (22%).

Lo studio ha messo in evidenza, in linea generale, che l’impatto negativo del lavoro sul benessere è significativamente maggiore di quello positivo. Questo per le aziende implica riduzione delle prestazioni delle persone, riduzione della creatività e rallentamento del processo di innovazione.

Il responsabile dello studio, Robert J. Blendon, ha affermato che le persone percepiscono il proprio lavoro come una fonte di stress e che i datori di lavoro non fanno, di fatto, nulla per aiutare i propri collaboratori. La metà delle persone intervistate lavora per un’azienda che non ha un “programma strutturato” volto al benessere dei lavoratori.

Come negli Stati Uniti d’America (dove è stato condotto il sondaggio), la gran parte delle aziende del mondo occidentale percepisce la propria responsabilità nei confronti della salute e del benessere dei dipendenti attraverso le garanzie dettate dallo Stato sociale e/o attraverso alcuni benefit dati dai programmi di welfare aziendale. Non è sufficiente.

I dati mostrano che il 36% dei lavoratori soffre di stress legato al lavoro. Stress che costa alle aziende statunitensi 30 miliardi di dollari all’anno in giorni lavorativi persi per “malattia”. Gli esperti della Harvard TH Chan School of Public Health indicano che molti di questi problemi di salute possono essere ridotti se non annullati se le aziende adottano una vera e propria “cultura della salute” sul posto di lavoro in cui i lavoratori si sentano autorizzati e stimolati a perseguire una vita più sana.

Questa cultura implica un’attenta analisi dei processi organizzativi, ed in particolare di una cultura volta ad un equilibrato uso degli strumenti digitali. Marjorie Paloma, direttrice della Robert Wood Johnson Foundation, sottolinea come il fare continuamente straordinari e/o turni che influenzano la qualità del sonno, non tenere in considerazione se una persona deve compiere un viaggio lungo per recarsi al lavoro, influisce sulla salute delle persone. Infatti, la gran parte dei fattori che influenzano la nostra salute non riguardano un’alimentazione sana e/o il praticare attività sportiva. Vanno tenuti in considerazione molti altri elementi, la gran parte dei quali riguardano proprio la nostra “vita lavorativa”. Se è vero che spetta a tutti noi fare scelte sane, dobbiamo chiederci se le scelte che dobbiamo compiere per lavorare sono davvero buone per la nostra salute psico-fisica.

Una persona che si trova in una condizione di esaurimento cognitivo si distrae facilmente, è stanca fin dalle prime ore del mattino, nervosa, stressata. Questo crea le condizioni perché possano verificarsi incidenti più o meno gravi. Negli Stati Uniti questi arrivano a costare 50 miliardi di dollari, sottolinea Glorian Sorensen, professore di scienze sociali e comportamentali presso Harvard Chan e direttore del Center for Community-Based Research presso il Dana-Farber Cancer Institute.

Come sottolinea il professor John Quelch della Harvard Business School, lo studio evidenzia come molte persone soffrano di problemi “psicologici”, ovvero di come non solo sia compromessa la salute fisica ma anche quella psicologica dei lavoratori.

Ridurre i costi dell’economia dell’attenzione con la metacognizione: cosa possono fare le aziende

Perché il benessere digitale deve essere una questione fondamentale per ogni azienda

È per questo che il tema del benessere digitale deve essere una questione fondamentale per ogni azienda. Lo stigma sociale che si sente nel manifestare una riduzione delle proprie energie cognitive porta molte persone a non manifestare le proprie difficoltà, a non chiedere aiuto, e a portare così molte persone a vivere condizioni di workaholism e/o di burnout, le quali portano a condizioni di stress ed ansia croniche.

Per evitare questa situazione le aziende devono mettere in atto una vera e propria cultura per impedire l’esaurimento cognitivo ed il benessere fisico dei collaboratori e delle collaboratrici. Ascoltare le esigenze delle persone è fondamentale.

Data la quantità limitata di risorse fisiche, emotive e cognitive che ogni persona può dedicare al proprio lavoro, ad intuitivo, si comprende che quando lo stress si accumula fino ad un livello ingestibile, devono essere apportati dei cambiamenti o le prestazioni nella propria vita lavorativa e nella vita personale ne risentiranno. Questo crea un circolo vizioso: lo stress può portare a errori, gli errori possono causare più stress. L’innovazione e la creatività ne risentiranno e i livelli di stress aumenteranno ulteriormente in una spirale infinita.

Oggi, i dipendenti stanno affrontando i tradizionali fattori di stress come un carico di lavoro eccessivo o conflitti interpersonali con colleghi, clienti o supervisori, il tutto mentre tentano di gestire un ruolo lavorativo e una vita personale influenzati dal post pandemia. La pandemia è stata qualcosa che chiunque di noi ha percepito come al di fuori del proprio controllo. Il mondo è cambiato ed è diventato completamente imprevedibile. Questo ha creato situazioni che provocano sintomi di ansia, come l’eccessiva preoccupazione per il proprio futuro, con la conseguente perdita di sonno e quindi di concentrazione.

Esternare le emozioni è ancora un tabù

Per molte persone, parlare delle proprie emozioni non è un’abilità che si è acquisita fin da bambini. Anzi. In molti luoghi di lavoro, parlare delle proprie emozioni negative è un po’ un tabù. Spesso, i dipendenti sentono internamente un’emozione ma sono costretti a mostrare esternamente un’altra emozione, e questo può essere incredibilmente faticoso. Quel divario, lo spazio vuoto tra ciò che sentiamo e ciò che effettivamente diciamo nelle conversazioni e nelle relazioni, è in gran parte ciò che guida la mancanza di salute mentale ed emotiva. La ricerca suggerisce che lo stress ha un impatto incredibilmente distruttivo sulla produttività dei dipendenti, sul benessere e sulle relazioni sociali. A causa di questa relazione ben documentata, le aziende “lungimiranti” hanno investito in risorse progettate per aiutare i propri dipendenti a far fronte ai fattori di stress. La ricerca sugli effetti delle soluzioni di gestione dello stress rivela risultati promettenti. Coloro che partecipano a programmi di gestione dello stress tendono a sperimentare cambiamenti benefici nel benessere psicologico, sintomi somatici e risultati delle prestazioni basati sul lavoro.

Oggi, è possibile dotarsi di strumenti necessari per affrontare in modo proattivo alcuni dei fattori di stress più spinosi. Spesso, c’è uno strato generale di pressione o stress che si sente e invece di affrontarlo a testa alta, una scelta comune è cercare di ignorarlo o semplicemente andare avanti e sperare che migliori da solo. Questa scelta comune non è sostenibile. Procurando gli strumenti necessari per creare un cambiamento significativo, le persone possono avere il potere di prendere davvero il toro per le corna e andare avanti. I risultati includono riduzione dello stress, aumento della produttività e relazioni effettivamente migliorate con colleghi o leader che in precedenza erano fonti di stress.

Coloro che ricoprono un ruolo di leadership dovrebbero sforzarsi non solo di rimanere vigili sulla gestione del proprio livello di stress, ma anche di stabilire un modo per identificare, misurare e affrontare in modo proattivo lo stress dei dipendenti all’interno della propria organizzazione. La consapevolezza dei livelli di stress dei dipendenti è incredibilmente importante. Senza una certa conoscenza di quanto bene i dipendenti stiano gestendo le esigenze dei ruoli lavorativi o domestici, è improbabile che un leader sappia nemmeno quando fornire ulteriore supporto.

L’importanza di una leadership “sincera”

Un fattore importante per convincere i dipendenti ad aprirsi su come si sentono è una leadership sincera. Quando i dirigenti si presentano in modo autentico come esseri umani “reali”, allora i dipendenti possono prendere questo come un segnale che è sicuro essere onesti e aprirsi sui propri livelli di stress e sulle relative cause. Si rivelerà sicuramente catartico avere questo tipo di conversazioni bidirezionali aperte e franche sullo stress, il lavoro e la vita. L’intenzione e l’esercizio sono, di per sé, una vittoria intrinseca.

I fattori di stress variano a seconda della professione, i datori di lavoro possono iniziare parlando con i lavoratori delle condizioni specifiche che generano stress in un particolare lavoro, cose un carico eccessivo di lavoro, la carenza di personale, orari di lavoro eccessivamente variabili, ricordo eccessivo al multitasking, mancanza di organizzazione nell’uso dei dispositivi digitali, mancanza di una protocollo chiaro sugli strumenti di comunicazione (telefono, messaggistica come WhatsApp o simili, e-mail), reperibilità attraverso lo smartphone mancanza di feedback regolari e chiari.

In poche parole, se le persone vanno palestra e mangiamo una mela al giorno, non è certo sufficiente per garantire il loro benessere, se poi devono lavorare 10 ore al giorno o più e magari compiere un viaggio di un’ora per andare al lavoro e tornare a casa. Se durante la giornata lavorativa il sovraccarico di lavoro è eccessivo, se si deve rispondere a decine di e-mail mentre si fanno altrettante telefonate, e nel mentre lo smartphone si illumina di continue notifiche.

John Quelch ha sottolineato come offrire incentivi finanziari non è sufficiente. Motivare le persone attraverso un incentivo economico può portare a un cambiamento di comportamento, ma non si traduce in un impegno abitudinario, non si traduce in un cambiamento segnato da maggiore passione.

Marjorie Paloma ha ricordato che se il “benessere” non fa parte della cultura dell’azienda, lo studio ha messo in evidenza che l’incentivo economico non serve a nulla.

Cosa devono fare le aziende

Le aziende devono adottare un approccio più olistico alla salute dei lavoratori, che sia globale. Se vogliamo davvero avere un impatto, se vogliamo prenderci cura dei dipendenti – della loro salute e del loro benessere – e della produttività, è fondamentale investire nella “comunità” aziendale.

In mezzo al gran numero di crisi sanitarie, economiche, politiche e di altro tipo degli ultimi tempi, lo stress organizzativo è ai massimi storici. Per molti, lo stress è diventato così gravoso che è più di un semplice problema personale che può essere placato con alcuni giorni di “riposo mentale” fuori dall’ufficio. I luoghi di lavoro sono oramai “affollati” da dipendenti che lottano contro lo stress, guidati da sentimenti di disagio, ansia, depressione, frustrazione o qualsiasi altra emozione negativa. Dato l’attuale livello di richieste, pressioni e incertezze, i dipendenti e le imprese possono essere vedere gravemente compromesso il proprio modello di business (salvo che questo non sia in grado di assorbire un turnover elevatissimo).

Poiché è chiaro che qualsiasi numero di fattori di stress rimarrà un nemico indelebile e formidabile, i datori di lavoro devono iniziare ad individuare modi per affrontare efficacemente questa realtà. Data l’ampia quantità di ricerche che dimostrano gli effetti disastrosi su un business dei livelli eccessivi di stress sulle prestazioni dei dipendenti.

Il costo dello stress legato al lavoro

Uno studio interessante sul costo della malattia ha stimato che “il costo dello stress legato al lavoro variava da US $ 221 milioni a oltre US $ 187 miliardi …” Un’analisi più inclusiva https://www.stress.org/workplace-stress condotta dall’American Institute of Stress ha rilevato che dopo aver incluso fattori come assenteismo, turnover, diminuzione della produttività, aumento dei costi medici e aumento dei costi legali, l’impatto economico totale dello stress sui datori di lavoro statunitensi è stato stimato in $ 300 miliardi.

Secondo Gabe De La Rosa, Chief Behavioral Science Officer di Fierce Inc., una società di formazione con oltre 300 clienti presenti nella lista “Fortune 500”, le aziende dovrebbero avere una strategia di comunicazione proattiva per aiutare ad affrontare e alleviare lo stress e l’ansia del personale.

È fondamentale creare una cultura volta ad eliminare il divario tra ciò che le persone sentono e ciò che dicono sul posto di lavoro, poiché questo è al centro di ciò che guida la mancanza di salute mentale ed emotiva. Le aziende che indirizzano le loro azioni verso l’eliminazione di questo divario producono culture aziendali più performanti. Quando i dipendenti si sentono sicuri di presentarsi veramente come sono, possono investire di più su sé stessi. Mentre lo stress è sempre stato causa di disagio operativo, la pandemia ha alzato la posta in gioco. Ha esacerbato le preoccupazioni ben oltre il tema della salute.

La mia esperienza di consulente maturata dal 2008 in aziende di ogni angolo d’Italia, oggi, mi fa affermare con una certa sicurezza che intervenire in azienda nella riduzione dei costi derivanti dagli effetti negativi dell’economia dell’attenzione, costi per distrazione, costi per lo stress, costi per il multitasking a causa di un uso scorretto dei dispositivi digitali, è di vitale importanza per garantire al business lunga vita e prosperità.

Conclusioni

In sintesi:

  • Il 40% del turnover del lavoro è dovuto allo stress. [1]
  • Le spese sanitarie sono quasi il 50% maggiori per i lavoratori che segnalano alti livelli di stress. [2]
  • Lo stress da lavoro è la fonte di più problemi di salute che problemi finanziari o familiari. [2]
  • La sostituzione di un dipendente medio costa il 120-200% dello stipendio della posizione interessata. [3]
  • Il costo medio dell’assenteismo in una grande azienda è superiore a 3,6 milioni di dollari all’anno. [4]
  • La depressione è il più grande singolo predittore di assenteismo e prestazioni legate al lavoro. [5]
  • La malattia depressiva, un effetto collaterale comune dello stress lavorativo, nei dipendenti è associata a quasi 10 giorni di malattia annuali. [6]
  • Per ogni 47 centesimi spesi per curare la depressione, altri 53 centesimi vengono indirettamente spesi per assenteismo, presentismo e disabilità. [7]
  • I dati assicurativi indicano che le richieste di indennizzo per incidenti industriali legati allo stress costano quasi il doppio degli infortuni industriali non legati allo stress. [8]

Note

[1] Hoel, H., Sparks, K., & Cooper, C. (2001). The cost of Violence/Stress at work and the benefits of a violence/stress-free working environment. International Labour Organisation.

[2] National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH). Stress At Work Booklet. Publication No. 99-101.

[3] Flash, What is the cost of employee turnover? Compensation & Benefits Review, Sept/Oct 1997: Article #8582, 1998.

[4] NIOSH. Costs of absenteeism, cited 2002, available from http://hr.cch.com/default.asp

[5] Munce, S. E., Stansfeld, S.A., Blackmore, E.R., & Stewart, D. E. (2007). The role of depression and chronic pain conditions in absenteeism: Results from a national epidemiologic survey. Journal of Occupational Environmental Medicine, 49(11), 1206-1211.

[6] Druss, B. G., Rosenheck, R. A., & Sledge, W. H. (2000) Health and disability costs of depressive illness in a major U.S. corporation. American Journal of Psychiatry, 157(8), 1274-1278.

[7] Johnston, K., Westerfield, W., Momin, S., Phillippi, R., & Naidoo, A. (2009). The direct and indirect costs of employee depression, anxiety, and emotional disorders: An employer case study. Journal of Occupational Environmental Medicine, 51(5), 564-577.

[8] Perkins, A. (1994) Saving money by reducing stress. Harvard Business Review, 72(6), 12.

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