L’utopia come modello

“L’Italia è uscita dalla crisi”: così avvereremo il nostro sogno

Una serie di proposte, forse al limite dell’utopia, che partono dal presupposto che la responsabilità di quello che accadrà superata la pandemia di COVID-19 non è soltanto delle Istituzioni ma dei cittadini tutti, chiamati a uno sforzo corale e a una rinnovata solidarietà. Eccole nel dettaglio

Pubblicato il 03 Lug 2020

Ottavio Ziino

Presidenza del Consiglio dei ministri

Thanks to Cristian Escobar for sharing their work on Unsplash.

L’uscita dalla crisi. Anzi, di più: l’inizio di un nuovo corso per l’Italia e l’Europa, verso una società migliore grazie al digitale, con i nuovi fondi europei che saranno disponibili. Già, magari: questo nostro sintetico paper[1] serve a immaginare ciò che vorremmo leggere sui giornali nei prossimi mesi.

Gli interventi comunitari e il quadro di riferimento delle policy

Nel nostro sogno futuro, l’uscita dalla crisi ha coinciso con la presidenza dell’Unione europea, nel luglio 2020, da parte della Germania e la presidenza del G20, nel 2021, da parte dell’Italia. La politica industriale UE ha abbandonato l’ortodossia sugli aiuti di Stato, così da consentire lo sviluppo dimensionale di imprese del vecchio continente capaci di competere con i colossi USA, cinesi, coreani etc, e, parallelamente, sono state varate regole volte ad allineare la tassazione delle imprese leader del digitale a quelle delle altre imprese e a contrastare il profit shifting.

Sono state promosse azioni per porre freno alle attività di aziende non europee sussidiate e per contenere l’acquisto di imprese del continente, nonché sono state varate regole sugli appalti per evitare che venissero accaparrati da imprese sussidiate.

Il mutato quadro delle regole si è accompagnato, ai fini della sostenibilità dei debiti pubblici, a consistenti interventi della BCE e, con riguardo alle risorse per la politica industriale e di coesione, al piano Next generation EU (750 miliardi di euro che sono stati utilizzati in appena due anni) e al potenziamento del bilancio UE 2021-2027 (circa 1.850 mld di € in totale).

In Italia, dopo iniziali interventi in deficit, per far fronte alle esigenze sociali connesse alla pandemia, hanno preso avvio azioni con ricadute sulla produttività, i consumi e gli investimenti pubblici e privati, per invertire la caduta del reddito e dell’occupazione.

Per l’accelerare la spesa pubblica (elevata di quasi un punto percentuale sul PIL) e privata e per sostenere l’acquisto di beni di consumo durevoli da parte delle famiglie, si è data priorità alla semplificazione, anzitutto preferendo l’emanazione di norme che non facessero rinvio alla normativa secondaria (circolari, linee guida etc), o prevedendo che la normativa secondaria fosse resa disponibile contemporaneamente all’approvazione della normativa che la richiamava, unitamente alla revisione del codice degli appalti e al minor ricorso al gold plating.

La semplificazione è stata un mantra trasversale a ogni argomento: dalla giustizia al codice degli appalti, dall’avvio di un’iniziativa imprenditoriale al rilascio di un’autorizzazione, dal pubblico impiego alle procedure di accesso agli ammortizzatori sociali etc.

La quota italiana delle risorse del Next generation EU (circa a 180 mld di euro), le disponibilità dei primi due anni del bilancio UE 2021-2027 e le risorse nazionali, sono state indirizzate, a titolo indicativo e non esaustivo, ai seguenti principali interventi:

  • digitalizzazione e innovazione: 1. rete unica nazionale (unione delle reti Open Fiber e Tim); 2. applicazione “io.italia.it” per il dialogo tra cittadini e pubblica amministrazione (PA); 3. divieto di chiedere informazioni ai cittadini già in possesso della PA, previa integrazione delle banche dati pubbliche; 4. creazione di una piattaforma pubblica per videoconferenze e altre comunicazioni in “sicurezza”; 5. promozione della blockchain e di altre modalità di verifica da remoto per tutelare il Made in Italy e il settore agroalimentare, nonché sostenere e verificare l’economia circolare;
  • rafforzamento della capitalizzazione e del consolidamento delle imprese: 1 utilizzo di parte dei fondi MES per le esigenze sanitarie delle imprese; 2. potenziamento dei fondi di garanzia; 3. ulteriori incentivi alla capitalizzazione delle imprese; 4. conversione di parte delle risorse ricevute quali finanziamenti in contributi in conto capitale;
  • sistema sanitario: 1. utilizzo di parte dei fondi MES per migliorare la sanità pubblica; 2. potenziamento dell’assistenza sanitaria di base e di quella a domicilio; 3 rafforzamento dei presidi di allerta sul territorio;
  • transizione energetica e sviluppo sostenibile: 1. facoltà di monetizzare o di convertire in titoli pubblici i crediti d’imposta riconosciuti per il risparmio energetico e gli interventi antisismici; 2. limitazione degli imballaggi; 3 promozione del riuso; 3. sostegno delle filiere nazionali connesse al Green Deal europeo;
  • scuola e formazione: 1. facoltà, per gli studenti di ogni ordine e grado, di potere seguire le lezioni da remoto, una volta cessato il distanziamento sociale; 2. potenziamento del sistema della formazione (es. ITS); 3. messa in sicurezza delle infrastrutture;
  • giustizia: 1. depenalizzazione dei fatti non gravi tramite la trasformazione di pene carcerarie, a volte teoriche, in sanzioni amministrative e pecuniarie e misure interdittive e prescrittive; 2. politiche di reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti per abbattere la recidiva; 3. riti alternativi più efficaci e celeri; 4. più ampio ricorso al patteggiamento; 5. specializzazione dei Tribunali con più sezioni dedicate alle imprese e al diritto del lavoro. 6. maggiore diffusione del processo telematico e delle udienze in videoconferenza; 7. snellimento della giustizia amministrativa e contrasto ai ricorsi infondati;
  • riforma fiscale: 1. integrazione delle banche dati per contrastare l’evasione e favorire il dialogo collaborativo con i contribuenti; 2 promozione della compliance; 3. semplificazione e riduzione del numero degli adempimenti; 4. estensione dei regimi forfettari;
  • lavoro: 1. maggiore utilizzo dello smart working; 2. riforma della contrattazione per incentivare i livelli decentrati; 3 riqualificazione dei servizi e delle politiche rivolte ai NEET; 3. percorsi formativi dei lavoratori in parte a carico della fiscalità generale; 4. utilizzo delle risorse SURE per percorsi formativi;
  • inclusione sociale: 1. attuazione del Family Act; 2. Codice sulla disabilità;
  • pubblica amministrazione: 1. maggiore utilizzo dello smart working; 2. nuovi percorsi di incentivazione;
  • infrastrutture: 1 messa in sicurezza delle reti esistenti; 2. riequilibrio della dotazione infrastrutturale del paese.

Queste misure si sono accompagnate ad altri interventi e un maggiore ruolo dello Stato nell’economia.

Messa in sicurezza del sistema finanziario

Sebbene il collasso finanziario del 2008 sia stato dovuto all’insolvenza di Lehman Brothers, con attività di poco superiori ai 600 miliardi di dollari, e alla sfiducia che ha investito il mercato delle operazioni di credito assistito da titoli, siamo riusciti a gestire un debito pubblico oltre tre volte maggiore dell’ammontare delle attività di Lehman Brothers che ha generato la crisi del 2008.

Abbiamo evitato che il debito pubblico nazionale finisse con l’alimentare ulteriormente le operazioni di rifinanziamento da parte di intermediari finanziari garantite da bond italiani, perché siamo riusciti a convogliare il consistente risparmio delle famiglie in titoli del debito pubblico e, come è noto, le famiglie non necessitano di operazioni di rifinanziamento e mantengono il possesso dei titoli per lunghi periodi, così da diminuirne la volatilità.

Le Istituzioni sono riuscite a collocare crescenti porzioni del debito pubblico a chi ne poteva trarre un beneficio diretto: i cittadini. Ciò è stato possibile grazie:

  • alla liquidità fornita dall’Europa;
  • a impegni presi da esponenti delle Istituzioni che hanno vincolato i propri risparmi in bond italiani, dando segnali tangibili all’opinione pubblica, alle istituzioni finanziarie e ai concittadini, di “credere” in una ripresa di cui sono stati gli artefici principali;
  • a interventi di politica economica anche con un ruolo attivo dello Stato (V. oltre);
  • a modalità nuove di comunicazione istituzionale;
  • al collocamento diretto dei titoli del debito pubblico, realizzando la proposta di collocamento formulata dal prof. Silvio Micali, vincitore nel 2012 del prestigiosissimo premio Turing, basato sull’utilizzo della blockchain che mettere direttamente in contatto l’emittente con i sottoscrittori, con reciproci vantaggi.

Si è anche data la possibilità di aprire dossier titoli per i bond del debito pubblico italiano senza spese di loro tenuta, utilizzando il cd “cassetto fiscale” del contribuente, e di utilizzare i titoli per i pagamenti tributari e contributivi;

I titoli, denominati “Io ci credo!” (collocati successivamente al BTP Futura, nel luglio 2020, che è stato il primo titolo di Stato dedicato esclusivamente al risparmiatore retail) hanno consentito emissioni aggiuntive di debito pubblico per mettere in sicurezza e migliorare casa propria, che non ha più coinciso con le mura perimetrali, porte blindate e grate di finestre.

Dall’offerta di credito alla domanda di beni e servizi

Dopo iniziali interventi miranti a fornire credito alle imprese per evitare il loro default, si è riflettuto sull’ipotesi che i finanziamenti all’economia potevano non essere sufficienti per arginare la crisi economica e, dato che le imprese avevano capacità produttiva non utilizzata, potevano non stimolare adeguatamente gli investimenti.

Si sono quindi attivati circuiti basati sulla spirale virtuosa: consumi – utilizzo della capacità produttiva – nuovi investimenti – crescita dell’occupazione.

Sì, ma come fare?

La soluzione è stata semplice, quasi come bere un bicchiere d’acqua: bisognava incentivare i consumi.

Atteso che il gettito IVA effettivo 2019 si era attestato poco sopra i 100 miliardi e quello previsto per il 2020-21 era debole, le Istituzioni hanno contratto, per un periodo limitato, le aliquote IVA, soprattutto relativamente ai beni di prima necessità, ai prodotti del Made in Italy e ai servizi connessi alla ricezione e all’in-coming. L’effetto è stato quello di:

  • alleviare, senza complicazioni, le difficoltà dei cittadini segnati da maggiore disagio socio-economico;
  • aumentare i consumi con effetti di reddito e occupazionali;
  • incentivare le filiere del made in Italy e della ricettività per l’incremento dei flussi turistici, soprattutto di stranieri, grazie alla maggiore convenienze relativa della meta turistica “Italia”.

Tutto ciò, dopo un naturale periodo di inziale contrazione, non ha oltretutto ridotto sensibilmente il gettito IVA, che ha beneficiato dell’aumento dei consumi e della ritrovata attitudine dei consumatori a evitare acquisti non registrati fiscalmente, perché non più convenienti. L’effetto della riduzione dell’IVA è stato anche quello, da un lato, della contrazione delle prestazioni lavorative irregolari, a beneficio della coesione sociale e della legalità, e, dall’altro, dell’emersione di imponibili, da assoggettare a imposte dirette e prelievo contributivo.

Questa decisione, sebbene non abbia inciso “direttamente” sull’export – come nel caso di una contrazione del cuneo fiscale a parziale beneficio delle aziende, perché il prelievo IVA segue il principio di territorialità – ha incentivato i consumi interni, il turismo ed evitato un’ulteriore marginalizzazione delle fasce più deboli della popolazione, nonché ha frenato il calo occupazionale.

Parallelamente per fornire risorse alle imprese, sebbene temporanee, è stato stabilito che l’IVA dovuta a seguito di operazioni concluse con modalità tracciabili, che fanno largo uso della moneta elettronica e delle tecnologie digitali, fosse versata in un’unica soluzione a fine anno e ciò ha ulteriormente ridotto la convenienza relativa a realizzare transazioni non registrate fiscalmente.

Il successivo ripristino delle aliquote IVA, una volta avviata la ripresa, si è accompagnato alla riduzione del cuneo fiscale (anche a beneficio delle aziende), che ha concorso a calmierare l’aumento dei prezzi al consumo e ha incentivato le esportazioni, anche per la più sostenuta domanda estera.

Le bellezze italiane non più vendute da chi l’Italia non l’ha mai visitata

Lo Stato è diventato imprenditore del proprio territorio, perché ha ritenuto iniquo che una qualunque piattaforma, quale ad esempio Booking.com, prelevasse una provvigione del 25% circa ai nostri operatori turistici e li privasse, nella sostanza, di autonoma clientela.

In pratica, mentre molti cittadini italiani erano intenti a tenere in ordine e curare i musei, le stanze di albergo, le strade per le passeggiate dei turisti etc., il valore aggiunto delle nostre spettacolari bellezze andava, in buona parte, fuori dai confini nazionali in c/c di non residenti.

Ciò avveniva perché le bellezze italiane (il primo Paese al mondo per numero di siti riconosciuti dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità) venivano vendute da chi il nostro Paese magari non lo aveva mai visitato.

La soluzione è stata semplice, quasi come bere un bicchiere d’acqua: lo Stato ha messo in piedi la piattaforma “Il Paese più bello del mondo vi aspetta!” cui hanno aderito albergatori, ristoratori, guide turistiche, piattaforme nazionali, agenzie di viaggi, compagnie aeree etc.

La piattaforma “Il Paese più bello del mondo vi aspetta!” è diventata l’orgoglio dei cittadini e delle imprese della ricettività che si sono viste applicare provvigioni ben più contenute e il diritto a non soggiogare a norme capestro, imposte da anonime società di paradisi fiscali.

Meno imprese sulle piattaforme di colossi del digitale e percorsi personalizzati di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale

Ma tutto questo non è bastato, non era sufficiente per una ripresa paragonabile a quella del secondo dopoguerra. L’appetito dello Stato imprenditore, e non soltanto prenditore per parte dell’opinione pubblica, si è ulteriormente accresciuto, vedendo che i concittadini frequentavano sempre meno le casse degli esercizi commerciali del proprio quartiere, perché bastava un click sulla propria tastiera del pc per ricevere a casa quello di cui necessitavano, oppure nel vedere i turisti mangiare le nostre produzioni agroalimentari, sfoggiare vestiti Made in Italy etc.

Lo Stato imprenditore ha deciso di rincorrere l’imprenditore più ricco del mondo, Jeffrey Preston Bezos, e lo ha fatto a piccoli passi tanto rapidi che il podista ha superato il centometrista.

Anche in questo caso, la vittoria è stata semplice, quasi come bere un bicchiere d’acqua.

Lo Stato ha accentrato in piccoli server (o in cloud), a livello di quartiere o per aree limitate, i qr code o altri dati identificativi dei prodotti dei magazzini di ogni attività commerciale ivi ubicata, li ha messi on line e ha offerto un servizio just in time, di un’ora al massimo, di consegna dei beni alla popolazione gravitante nel quartiere. L’innovativo Bezos è stato superato nei tempi che lo hanno reso un centometrista: quelli di consegna.

Lo Stato ha inoltre accentrato in questi server (o cloud) l’offerta di servizi disponibili a livello di quartiere o per aree limitate, unitamente alla loro disponibilità, ai costi e ai tempi di erogazione dei servizi resi nei locali commerciali con presenza (barbieri, estetiste, palestre etc) o non presenza (lavanderie, rammendo sartoriale etc.) dei clienti.

Il podista ha vinto il centometrista perché anziché fare il giro del mondo ha percorso la strada tra l’esercizio commerciale di quartiere e il cliente dello stesso quartiere.

Ma chi convocare all’appello di consegnare i prodotti, di portarli indietro se non graditi, di cambiarli nelle taglie o nel colore, dare consigli, ritirare e consegnare abiti etc.?

La soluzione è stata semplice, quasi come bere un bicchiere d’acqua: i cittadini già provvedevano a parte delle esigenze sia di chi poteva coordinare la navigazione fisica, e non solo in rete, dei prodotti dalle attività commerciali e artigiane di quartiere ai cittadini, sia di chi poteva provvedere alla consegna delle mercanzie ed era in attesa di un percorso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale: i navigator e i percettori del reddito di cittadinanza. Questi ultimi, peraltro, erano parecchie decine di volte maggiori dei dipendenti in Italia di Amazon e di altre piattaforme di e-commerce.

Grazie a una diffusa solidarietà “anche” di convenienza, perché è meglio pagare qualche euro/centesimo in più a fronte di un contatto non solo virtuale con chi ci vende qualcosa e del vantaggio di consegne rapidissime, le attività commerciali e artigiane hanno ripreso “vigore” e qualcuna è venuta alla luce, anche perché i percettori del reddito di cittadinanza avevano imparato nozioni su prodotti, trend di domanda, esigenze dei clienti etc. Qualche percettore del reddito di cittadinanza è stato anche assunto, perché oramai formatosi on the job.

Acquisita un poco di esperienza, grazie alla rete postale e al coinvolgimento dei grossisti, si è passati dalle consegne di quartiere a quelle a livello cittadino e, successivamente, quest’olio unente cittadini-attività commerciali, di servizi e artigiane si è espanso in largo e, soprattutto in lungo, sopra tutta la penisola.

Il passo successivo del podista, che oramai aveva superato il centometrista in tutte le gare dell’olimpiade a casa propria, è stato quello di andare in trasferta e utilizzare niente di meglio che la rete di contatti dell’oramai avviata piattaforma “Il Paese più bello del mondo vi aspetta!”. Anche questa gara è stata vinta!

In conclusione

Come esposto in premessa abbiamo immaginato un editoriale, forse utopistico, che auspichiamo di leggere tra breve. In questo editoriale, si è fatto spesso riferimento a un bicchiere con dell’acqua da bere, ma sappiamo pure che nel bicchiere è rimasta poca acqua.

Dobbiamo quindi non più chiederci: “com’è il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto?”.

Ma invece: “com’è il bicchiere, con poca acqua o quasi tutto vuoto?”.

La risposta è semplice, quasi come bere un bicchiere d’acqua: “il bicchiere è tutto pieno e, soprattutto, di quello che è più importante: l’aria!”.

Senza aria sopravviviamo pochi minuti, senza acqua per qualche giorno! Basta guardare la realtà per quella che è, e forse andrebbe considerato di non guardarla con gli occhi del passato.

Quanto, infine, all’utopia, potrebbe vagliarsi anche l’ipotesi che non sia necessariamente un luogo che non esiste ma, invece, sia qualcosa, che viene proposto come ideale e come modello (voce utopia, in Dizionario Treccani on line).

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  1. Quanto riportato è espressione di libera manifestazione del pensiero. Le opinioni espresse non riflettono posizioni, punti di vista etc. dell’Amministrazione pubblica presso la quale lo scrivente presta servizio, né gli argomenti trattati hanno specifica attinenza con i compiti svolti. L’articolo non impegna minimamente le Istituzioni e gli Autori citati.

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