l'esempio

Covid-19: intelligenza artificiale e big data, ecco l’arsenale contro la pandemia

Sistemi di diagnosi basati sull’AI, robot usati per attività come pulizia, disinfezione o consegna di cibo e medicine, algoritmi per rilevare nuovi focolai, forniture mediche consegnate dai droni: queste e molte altre le “armi” usate dalla Cina per contenere l’epidemia. Qualche esempio da cui prendere spunto

Pubblicato il 27 Mar 2020

Michele Gentili

Responsabile progetti di migrazione documentale – Medas Solutions ICT e Digital transformation – Fatto24

Risultato immagini per robot healthcare

In una pandemia globale come il Covid-19, la tecnologia, l’intelligenza artificiale e la scienza, risultano armi strategiche fondamentali e stanno affrontando un banco di prova senza precedenti per aiutare le società a gestire efficacemente l’emergenza.

La Cina ha ovviamente aperto la strada: fin da subito ha iniziato la sua battaglia al virus appoggiandosi al suo immenso capitale tecnologico e in particolare all’intelligenza artificiale (AI), e allo studio del continuo evolversi dei dati per combattere “il nemico” non solo in corsia, ma anche con una prevenzione basata su tecnologia e analisi dei dati.

I leader tecnologici del paese, tra cui Alibaba, Baidu, Huawei, Tencent e altri hanno “convertito” fin da subito le loro tecnologie in tempi rapidissimi per adattarle a questa nuova esigenza, concentrando i loro sforzi su iniziative sanitarie. Sono anche nate tantissime startup tecnologiche da subito massicciamente coinvolte con i clinici, accademici ed enti governativi di tutto il mondo per realizzare, attivare e testare la tecnologia mentre il virus continua a diffondersi e ad evolversi con una tale velocità e in modalità differenti che nessuno studio basato su metodologie tradizionali potrebbe essere efficace per contrastarlo.

Le armi dell’AI e dei BigData contro il Covid-19

Ecco quali sono le “armi” che ci offre la tecnologia per combattere questa battaglia: proviamo a identificarle con qualche esempio.

AI per diagnosticare il virus

Uno dei problemi più grandi per la diagnosi del virus è che, attualmente (ma anche in precedenza), vengono verificati solo i sintomatici o chi è o stato a stretto contatto con un contagiato. Le analisi invece dicono che sarebbe fondamentale verificare la positività su tutta la popolazione. Questo soprattutto nei giorni precedenti alle stringenti misure del governo. Gli asintomatici infatti sono (e sono stati) la maggiore causa di diffusione (inconsapevole) del virus.

Proprio per limitare questo problema, sono state lanciate delle soluzioni in grado di rilevare la positività al contagio rilevandola da esami di routine o specialistici a cui ogni giorno si sottopongono normalmente migliaia di pazienti, come TAC, ecografie o semplici esami del sangue.

Su questo è già in fase operativa la soluzione di Infervision, in ben 45 ospedali cinesi, che analizza gli esami basati su imaging (come TAC ed Eco), così come anche il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba ha realizzato un sistema di diagnosi basato sull’intelligenza artificiale applicata all’imaging, che secondo i primi studi, ha un livello di accuratezza di ben il 96% nella diagnosi del virus e in pochissimi secondi.

Robot al servizio dei servizi essenziali delle strutture sanitarie

I robot non sono sensibili al virus, quindi vengono impiegati per eseguire o completare molte attività come la pulizia, la sterilizzazione o la consegna di cibo e medicine per ridurre le interazioni tra il personale sanitario e le persone infette. Purtroppo, molti sanitari e soprattutto gli infermieri sono soggetti ad un altissimo tasso di contagio, nonostante le protezioni e le precauzioni che adottano. Ci sono anche Robot UVD di Blue Ocean Robotics che utilizzano la luce ultravioletta per debellare molto efficacemente i batteri e i virus. In Cina sono stati distribuiti un gran numero di robot, che normalmente vengono utilizzati nel settore della ristorazione, in oltre 40 ospedali in tutto il paese.

AI per identificare, tracciare e prevedere i focolai

Prima è possibile individuare il virus e meglio possiamo combatterlo. Analizzando notizie, piattaforme di social media e documenti governativi, gli algoritmi di AI possono imparare a rilevare nuovi focolai. Il monitoraggio dei rischi della diffusione di malattie infettive utilizzando l’AI applicata ai social e alle notizie presenti sul WEB è il servizio fornito da diverse startup che hanno riconvertito i loro algoritmi, pensati originariamente a fini di marketing, per monitorare la diffusione “anomala” o repentina del virus su determinati punti delle mappe mondiali. Questa tecnologia ha predetto la minaccia di diffusione del coronavirus anche al di fuori del focolaio primario di Wuhan, diversi giorni prima che i Center for Disease Control and Prevention o l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) emettessero i loro avvertimenti pubblici e ufficiali.

I droni per forniture mediche e pattugliamento

Uno dei modi più sicuri e veloci per ottenere forniture mediche, come mascherine o disinfettanti (ad esempio) in luoghi a fortissimo tasso di infettività, durante un’epidemia è la consegna tramite droni. Già diverse società attive in queste tipologie di servizi, hanno riconvertito le proprie attività per la consegna tramite i propri veicoli aerei senza pilota, per trasportare campioni medici e forniture di materiale con un rischio minimo per gli addetti.

Questa modalità è stata molto utilizzata, ad esempio, tra il centro di controllo delle malattie della regione di Xinchang e l’ospedale popolare. I droni in Cina vengono molto utilizzati anche per pattugliare gli spazi pubblici, tracciare le non conformità rispetto agli obblighi di quarantena e per l’imaging termico, cioè il poter rilevare a distanza la temperatura corporea delle persone per rilevare eventuali sintomi.

Sviluppo o combinazione di farmaci

La divisione DeepMind di Google ha utilizzato i suoi ultimi algoritmi AI e la sua potenza di calcolo per comprendere quali siano le proteine ​​che potrebbero costituire il virus e ha pubblicato i risultati per aiutare gli altri a sviluppare idonei trattamenti.

Benevolent-AI è una delle maggiori aziende mondiali per il supporto di sistemi di intelligenza artificiale per la produzione di farmaci in grado di combattere alcune tra le più gravi malattie, tra cui alcune rare forme di tumore. Ora sta mettendo a disposizione la sua tecnologia per supportare e sostenere gli sforzi nell’individuazione di farmaci efficaci contro il coronavirus, ed è la prima volta che l’azienda concentra le proprie tecnologie per trovare un prodotto efficace contro le malattie infettive. A poche settimane dallo scoppio del virus, ha spostato buona parte della sua tecnologia di elaborazione predittiva per proporre farmaci esistenti, o la combinazione di essi, che potevano essere utili nel contrasto all’epidemia. Proprio da una di queste elaborazioni sarebbe emersa l’efficacia del trattamento dei famaci anti artrite reumatoide, con cui si stanno trattando in questo momento molti pazienti infetti da Covid-19 anche in Italia. La prima sperimentazione positiva italiana è partita a Napoli nell’ospedale Cotugno di Napoli.

AI di stato per identificare individui infetti o che adottano comportamenti non conformi

Sebbene sia certamente controverso l’uso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, da parte del sofisticato sistema di video sorveglianza del governo cinese, la tecnologia di riconoscimento facciale e il software di rilevamento della temperatura di SenseTime ha permesso di identificare le persone che potrebbero avere la febbre e dunque maggiori probabilità di “anticipare” il virus. La stessa tecnologia ha permesso di dotare di “caschi intelligenti” i poliziotti della provincia del Sichuan per identificare le persone con febbre o sintomi da coronavirus e intervenire immediatamente. Il governo cinese ha inoltre sviluppato un sistema di monitoraggio chiamato Health Code che utilizza i big data per identificare e valutare il rischio di ciascun individuo in base alla cronologia dei viaggi, a quanto tempo ha trascorso nei focolai del virus e alla potenziale esposizione con persone portatrici del virus.

Ai cittadini viene assegnato un codice con colore rosso, giallo o verde, a cui possono accedere tramite le popolari app WeChat o Alipay per chiedere autonomamente se devono essere messi in quarantena oppure possono essere autorizzati alla normale vita pubblica, se ritenuti non pericolosi.

Non ci soffermiamo sulla valutazione etica di queste misure per quello che riguarda la violazione della privacy personale; la Cina fa caso a sé e lo sappiamo, a prescindere dal coronavirus, ma su questo aspetto, quello che è certo è che, in una situazione di totale emergenza come questa, trovare un equilibrio, almeno per un periodo ben delimitato, tra l’efficacia nell’individuazione di metodi di contenimento del contagio e di cura e il rispetto della privacy, sarebbe forse necessario, il tutto chiaramente raccordandosi con i garanti europei.

Cloud computing e AI “al lavoro” per individuare un vaccino e cure efficaci contro il coronavirus

Le risorse di cloud computing e i supercomputer di diverse importanti aziende tecnologiche come Tencent e Huawei vengono utilizzate dai ricercatori per accelerare lo sviluppo di una cura e dell’agognato vaccino per il virus. La velocità con cui questi sistemi possono eseguire calcoli e soluzioni di modello è molto più rapida ed efficiente rispetto all’elaborazione computerizzata standard.

Sinergia tecnologica e sociale su scala globale

Quando si ha a che fare con un’epidemia e con una diffusione così repentina, è importante che l’intervento venga avviato rapidamente su una scala quanto più ampia possibile. Orchestrare un tale intervento su vasta scala richiede lo sforzo collettivo di tutti gli attori chiave, comprese le autorità governative e quelli indipendenti e/o privati. Ovviamente ciò non è stato possibile fin da subito perché ogni Stato, anche l’Italia, si è sentito, consapevolmente o meno, immune o comunque lontano dall’epicentro del virus. La società globalizzata nella quale viviamo invece, ha fatto in modo che le distanze si accorciassero e che in pochissimo tempo il virus arrivasse da noi e poi si diffondesse in tutto il mondo occidentale.

Dal coronavirus andranno certamente appresi alcuni insegnamenti. Sin dalla sua ufficializzazione, che come sappiamo è stata diramata ufficialmente in ampio ritardo, il governo cinese ha iniziato la collaborazione con diverse istituzioni nazionali e subnazionali, ha collaborato con attori locali e internazionali per frenare la sua diffusione. Un gruppo di ricercatori di Wuhan era responsabile dell’isolamento del genoma del virus, mentre, tramite una collaborazione, un altro team con sede in Australia è stato il primo a coltivare con successo una “colonia” del virus in un ambiente di laboratorio. La collaborazione e il coordinamento a questo livello richiedono un’aggregazione sistematica delle risorse disponibili, oltre alla perfetta integrazione di tutte le autorità competenti e la tecnologia è un attore di primo piano in questi complessi processi.

Oggi, così come il virus si è propagato e diffuso evolvendosi con scala e grandezze senza precedenti, così si sta evolvendo anche la risposta tecnologica del mondo. Dalla nuova tecnologia preventiva, agli approcci di contingenza efficaci e ad azione rapida, la scienza e la tecnologia stanno cambiando il modo in cui il mondo affronta e affronterà in futuro un problema sanitario.

Le aziende legate alla ricerca scientifica e alla tecnologia continuano il loro continuo percorso di evoluzione, accelerando in un periodo di emergenza, promettendo a tutta l’umanità metodi ancora migliori per identificare, gestire e prevenire le malattie su scala globale in futuro. Questa, se vogliamo, pur nelle enormi difficoltà che stiamo vivendo, è una buona notizia per i professionisti della sanità e del governo e anche per tutti i cittadini.

Ma noi tutti stiamo vivendo una prova senza precedenti e ognuno è chiamato a fare la sua parte; non c’è intelligenza artificiale che tenga: ora è sufficiente e (soprattutto) necessaria solo l’intelligenza, non quella artificiale, bensì quella “umana” per rimanere a casa e rispettare le disposizioni governative, per il bene proprio, dei propri familiari e di tutta l’umanità. #iorestoacasa

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