I terribili episodi del conflitto russo-ucraino hanno fatto parlare di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di genocidio. In Ucraina a opera della Russia.
Da ultimo, a maggio, l’ha fatto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, con i dati raccolti dalla Missione di monitoraggio dei diritti umani (HRMMU).
Proviamo allora a fare chiarezza sulla correttezza tecnica dei termini impiegati, sulle possibili conseguenze giuridiche per le parti in causa e sulle eventuali fonti di prova, in un momento in cui le tecnologie satellitari e di riconoscimento facciale sono impiegate massivamente nel contesto bellico.
Crimini di guerra svelati con l’Open Source Intelligence: vantaggi e limiti
In teoria il materiale per documentare i crimini di guerra, grazie a tecnologie digitali diffuse (smartphone ecc) e satellitari, è abbondante.
Perché quest’attività dia frutti però sono necessari alcuni passaggi.
- Raccogliere il materiale in modo inattaccabile, che non offra il fianco ad accuse di falso e che non possa essere manipolato per diversi fini di propaganda.
- Produrre questo materiale e conservarlo in modo strutturato e formalmente corretto, perché serva a costruire l’opinione pubblica e la memoria collettiva e perché anche possa servire in tribunale.
- Ultimo punto, arrivare al processo che però difficilmente colpisce i mandanti dei crimini di guerra finché sono al potere.
I crimini della guerra della Russia in Ucraina: da Bucha a Borodyanka, torture, fosse comuni e stupri
Partiamo dal materiale che potenzialmente ora viene raccolto come prove.
Dopo le immagini dei corpi di Bucha (dove è stata trovata almeno una fossa comune), si stanno documentando altri scenari di crimini terribili sul suolo ucraino.
I risultati del monitoraggio Onu
Il monitoraggio Onu ha riportato come crimini di guerra:
- uso di munizioni a grappolo, vietate da convenzioni internazionali, con decine di vittime civili
- Esecuzione sommaria di 50 civili a Bucha
- 114 attacchi a strutture mediche
- Stupri contro ucraini
- 155 detenzioni arbitrarie da parte di soldati russi a attivisti, giornalisti, funzionari ucraini
Amnesty International
Amnesty International, in un rapporto di maggio, basato su un’ampia indagine, parla di azioni sistematiche da parte dell’esercito russo e di Putin ai danni dei civili e quindi di crimini di guerra.
Sia ad Irpin che a Borodyanka pare che i soldati russi abbiano hanno lasciato indietro cadaveri giustiziati e abbandonati agli angoli delle vie e fosse comuni.
Fosse comuni sono state rinvenute anche a Mariupol, Kramatorsk e Makariv; verosimilmente altri scenari simili si presenteranno in altri scenari del conflitto.
Lyudmila Denisova, responsabile per i diritti umani del Parlamento ucraino, ha denunciato torture su civili e anche su bambini ad Irpin; secondo la stessa Denisova, sarebbero, ad oggi, 158 i bambini uccisi nel conflitto per mano delle truppe russe; altre fonti, parlano di circa 200 bambini morti dall’inizio delle ostilità.
Circa 200 civili sarebbero morti per i bombardamenti russi a Borodyanka, ad una cinquantina di chilometri a nord-ovest di Kiev.
I corpi potrebbero essere ancora sotto le macerie dei palazzi bombardati.
Tra i singoli fatti di guerra sotto indagine, rientrano il bombardamento del teatro di Mariupol (tristemente noto per la scritta “bambini” visibile dal cielo) e l’attacco, attribuito alle forze russe, alla stazione ferroviaria di Karmatorsk, che ha provocato la morte di circa cinquanta persone.
Notizie di stupri effettuati da soldati russi, indiscriminatamente su donne, bambini ed anziani, arrivano da più parti
L’OCSE ha inviato i primi ispettori, che hanno effettuato delle rilevazioni sul terreno; oltre a numerosi episodi di crimini perpetrati dall’esercito russo sui civili ucraini, gli ispettori hanno documentato almeno 45 casi di maltrattamenti – non meglio specificati – a carico di cittadini ucraini sospettati di essere filorussi da parte delle forze ucraine.
Esistono rapporti OCSE anche sul – tristemente – famoso “battaglione Azov”, che combatte sul fronte di Mariupol, asserragliato nelle acciaierie Azovstal: nel 2016 alcuni membri sono stati accusati di uccisione di massa di prigionieri, occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica; anche Amnesty International ne ha chiesto lo scioglimento in tempi non sospetti.
Le prove: nuove tecnologie e vecchi metodi
Le immagini satellitari che dall’inizio del conflitto circolano potranno essere certamente utilizzate per l’inchiesta della CPI; allo stesso modo, le testimonianze dei cronisti e dei soggetti internazionali sul campo potranno dare un contributo.
Nonostante l’uso della tecnologia di ultima generazione sia stato massivo, non è però pensabile che si prescinda dai “vecchi” metodi di prova: rilevi sul campo e assunzione di deposizioni di vittime e testimoni oculari.
Questo anche perché le tecnologie impiegate non sono “neutrali”: l’apparato satellitare e le tecnologie di riconoscimento facciale che hanno mostrato le immagini più crude della guerra sono, infatti, appartenenti, per lo più, a società statunitensi.
Va osservato che il governo ucraino ha aperto un archivio informatico per documentare quanto più possibile la situazione sul campo: probabilmente anche questo strumento verrà impiegato in sede di indagine.
La sfida di portare le prove osint in tribunale
C’è poi il problema di portare in tribunale prove che siano abbastanza solide non solo nella sostanza ma anche nella forme.
Sono in corso una serie di sforzi per professionalizzare la raccolta di dati open-source. Il governo ucraino ha rilasciato un’app per i cittadini con un chatbot che consiglia come registrare video affidabili, compresa la cattura dell’area circostante sullo schermo in modo che possa essere più facilmente verificato in seguito.
Nel 2020, Lindsay Freeman, direttore delle leggi e delle politiche per il Centro per i diritti umani dell’Università della California, Berkeley, ha aiutato a redigere quello che è diventato noto come il Protocollo di Berkeley, una serie di principi per la gestione dei media digitali in modo che possano essere utilizzati in tribunale. Bellingcat ha sviluppato una metodologia che i suoi investigatori dicono essere coerente con il protocollo.
Gli investigatori prendono diverse misure – incluso l’uso di reti private virtuali (VPN) e la cancellazione dei dati di navigazione – per ridurre al minimo i pregiudizi algoritmici e garantire la sicurezza dei loro investigatori. È un processo lento e scrupoloso che registra ogni passo che gli investigatori fanno.
Una volta che gli investigatori di Bellingcat o 5 AM hanno identificato i video di interesse online, li inviano a Mnemonic, una no-profit di Berlino, per essere conservati.
Dall’inizio della guerra in Siria, Mnemonic ha raccolto circa 1,7 milioni di video di potenziali crimini di guerra. Uno strumento di intelligenza artificiale aiuta poi l’azienda a cercare quei video per determinati crimini, come l’uso di munizioni a grappolo, e a ordinarli per rilevanza.
In sole otto settimane, Mnemonic ha archiviato circa 500.000 video dall’Ucraina, tutti raccolti da persone, non da macchine. Uno strumento di AI per ordinare i video dell’Ucraina potrebbe essere online più tardi quest’anno.
Sia il governo ucraino che la CPI hanno espresso l’intenzione di utilizzare la tecnologia per aiutare a documentare i crimini di guerra in Ucraina. Tuttavia, i procuratori di entrambe le giurisdizioni stanno esprimendo scetticismo sull’uso di foto e video da internet.
Ruslan Kravchenko, il procuratore regionale capo di Bucha, ha detto che i membri della sua squadra avrebbero cercato di trovare i creatori di qualsiasi video che intendevano usare in tribunale.
I procuratori della CPI, in un incontro online con gruppi non profit in Ucraina, hanno detto che qualsiasi video ottenuto dovrebbe includere metadati, così come la documentazione su chi lo ha registrato e in quali circostanze, secondo le persone che erano presenti alla riunione. Un rappresentante dell’ICC non ha risposto a una richiesta di commento.
5 AM Coalition, ha riconosciuto che non tutte le prove che il suo gruppo stava raccogliendo avrebbero soddisfatto gli standard dei procuratori. Aiutare i procuratori, ha detto, non era l’unico obiettivo di documentare i crimini di guerra. Vuole anche mostrare al mondo esterno cosa sta succedendo in Ucraina.
I crimini di guerra e il diritto internazionale umanitario
Posto che si riesca a produrre prove correttamente, quali sono i passaggi e le norme a supporto?
Il contesto del conflitto russo-ucraino è regolato da diritto internazionale umanitario, detto anche dei conflitti armati o diritto internazionale bellico (ius in bello). Un corpus normativo che si applica unicamente in caso di conflitti armati ed ha una doppia funzione: disciplinare la conduzione delle ostilità e proteggere le vittime dei conflitti armati. Non risponde tuttavia alla domanda sulla liceità di una guerra (ius ad bellum) che è regolata dallo Statuto delle Nazioni Unite (ONU). Il diritto internazionale umanitario vale per qualsiasi conflitto armato, indipendentemente dalla sua legittimità, e per tutte le parti in conflitto.
Il diritto internazionale umanitario è composto dalle Convenzioni di Ginevra del 1949, dalle Convenzioni dell’Aia del 1907 e dal diritto consuetudinario, ovvero regole non scritte condivise dalla comunità internazionale.
Le Convenzioni dell’Aia rappresentano una serie di trattati che regolano mezzi e metodi di guerra (per esempio il divieto di utilizzo di proiettili contenenti gas velenosi e dei proiettili Dum-dum).
Le Convenzioni di Ginevra, invece, disciplinano la protezione delle vittime di conflitti armati, ovvero i feriti e i malati delle forze armate, i prigionieri di guerra, i civili in tempi di guerra.
Ancora oggi, la maggior parte delle norme fanno oggi parte del diritto consuetudinario internazionale e si applicano non solo ai conflitti armati internazionali, che erano all’origine delle norme in questione, ma anche ai conflitti armati non internazionali.
L’applicazione del diritto internazionale umanitario e la Corte penale internazionale
L’applicazione del diritto internazionale umanitario è direttamente demandata ai singoli Stati, che sono tenuti sia ad osservarne le norme, che a far cessare ogni violazione e a giudicare o estradare le persone accusate di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario (crimini di guerra).
La Corte penale internazionale (CPI) è un tribunale internazionale permanente con l’incarico di investigare, incriminare e giudicare persone sospettate di crimini quali, genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi dopo la data del 1° luglio 2002.
La giurisdizione della CPI è solo sussidiaria e si attiva nell’ipotesi in cui uno Stato non abbia la volontà o la capacità di giudicare o perseguire gli autori dei crimini di guerra. Data la sua costituzione su base negoziale, il trattato di Roma del 1998, la sua attivazione è fortemente condizionata ratione territori e ratione personae, dal momento che il suo intervento è consentito unicamente in specifiche ipotesi:
- qualora i crimini sopra menzionati si siano verificati nel territorio di uno stato membro del trattato costitutivo della CPI;
- qualora il sospettato sia un cittadino di uno Stato membro del trattato costitutivo della CPI;
- qualora uno Stato non membro accetti l’autorità della Corte sottoponendo una formale richiesta di intervento sul proprio territorio;
- qualora il Consiglio di sicurezza dell’ONU richieda l’intervento del Procuratore del CPI, come successe nel 2011 relativamente al caos libico (risoluzione n. 1970 del CDS dd. 2.3.2011)
Occorre chiarire che né la Russia né l’Ucraina sono parte del Trattato istitutivo della CPI: l’intervento della Corte internazionale potrà, quindi, seguire unicamente le ultime due vie.
È necessario, tuttavia, esaminare due aspetti essenziali dell’esercizio della giurisdizione: la fase investigativa o inquirente, volta alla ricerca dei mezzi di prova relativi a crimini di guerra e quella requirente, del giudizio vero e proprio, a carico dei soggetti accusati di detti delitti.
Le indagini della Procura presso la CPI sulla commissione di crimini di guerra e contro l’umanità
L’Ucraina, quale Stato terzo rispetto al trattato di Roma, ha accettato la giurisdizione della CPI al fine di perseguire i crimini di guerra sul proprio territorio a partire all’invasione della Crimea nel 2014. Ciò ha consentito al Procuratore presso la CPI Karim Khan di aprire ufficialmente un’inchiesta per verificare la commissione di crimini contro l’umanità e raccoglierne le prove.
Le indagini riguarderanno i crimini internazionali elencati nello statuto della CPI.
Il reato di aggressione, introdotto dal 2017, punisce gli attacchi alla “sovranità, integrità territoriale o indipendenza politica” di un altro Paese. L’Ucraina ha denunciato l’invasione di propri territori d parte dell’esercito russo e la natura di stato indipendente e sovrano, rispetto allo Stato sospettato dell’invasione, è sicuramente il presupposto per indagare la commissione del reato di aggressione ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto CPI.
I crimini contro l’umanità quali “un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile”, inclusi “omicidio” e “sterminio”, nonché la “riduzione in schiavitù e la “deportazione o il trasferimento forzato”, torture, stupri e discriminazioni, siano esse razziali, etniche, culturali, religiose o di genere le numerose denunce di bombardamenti di strutture indiscutibilmente civili, come ad esempio ospedali e teatri, così come le testimonianze che riportano civili uccisi e seviziati da parte dell’esercito russo saranno la base per accertare la commissione di crimini di cui all’articolo 7 dello Statuto CPI.
Il genocidio
Il governo ucraino si ha più volte dichiarato che il proprio popolo è vittima di genocidio da parte delle forze armate russe.
Il genocidio è un reato formalmente creato con la Convenzione sul genocidio del 1948 per punire “atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
Si tratta di crimine dalla struttura peculiare che comporta un onere probatorio molto complesso: richiede la prova dell’intenzionalità diretta e specifica di sterminare uno specifico gruppo preso di mira che, parimenti, deve essere individuato e definito.
Allo stato, non pare possibile configurare questo crimine, perpetrato, nel 900’, sugli Armeni da parte dei Turchi e sugli Ebrei da parte del regime nazista tedesco.
L’intervento cautelare della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo
Il primo marzo 2022 la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha emesso un provvedimento cautelare, invitando il governo russo dall’astenersi da attacchi militari contro civili ed installazioni civili, inclusi alloggi, veicoli di emergenza, scuole e ospedali e per garantire l’immediata sicurezza delle strutture sanitarie, del personale medico e dei mezzi di soccorso nel territorio assalito o assediato dai militari russi. Il provvedimento è stato emesso a seguito del ricorso del governo ucraino, che ai sensi dell’articolo 39 del Regolamento, ha adito la Corte Europea per i Diritti Umani con una richiesta nei confronti della Federazione Russa in relazione a “massicce violazioni dei diritti umani che sono commessi dai soldati russi nel contesto dell’aggressione militare lanciato contro il territorio sovrano dell’Ucraina”.
Nella procedura avanti alla CEDU, per quanto promossa dal governo ucraino, lo Stato russo ha avuto pieno accesso al contraddittorio.
Aspetto, quest’ultimo, sicuramente rilevante ai fini dell’inchiesta sui crimini commessi durante il conflitto, soprattutto perché l’accertamento dei crimini contro l’umanità, inevitabilmente, dovrà comprendere la verifica dell’esistenza di vittime inevitabili, cd. casualities.
L’esistenza di specifico provvedimento cautelare volto a sollecitare lo Stato russo ad astenersi dall’attaccare civili ed installazioni civili può comportare una sorta di onere della prova a carico del governo russo per giustificare, come casualities, i bombardamenti su obiettivi non militari o strategici e le conseguenti morti civili.
Rimane però il problema della giurisdizione, perché la CPI non ha giurisdizione né ratione personae né ratione territori sulla Federazione Russa: l’efficacia dell’inchiesta avviata dalla Procura presso la CPI rischia, pertanto, di rimanere priva di effettività, non potendo trarre eventuali responsabili russi a giudizio.
Eurojust
In Europa per indagare su crimini c’è la squadra investigativa comune (JIT), sostenuta da Eurojust. Ma le sue competenze escludono indagini su crimini di guerra e internazionali.
Ecco perché il 25 aprile la Commissione eu ha proposto una modifica al regolamento dell’Agenzia per la cooperazione giudiziaria penale e così estendendo le competenze di Eurojust, che potrà così conservare e condividere documentazione su crimini di guerra.
Crimini di guerra: Putin e lo Stato maggiore russo potranno essere indagati e giudicati dalla CPI?
La Russia è tuttora membro del Consiglio di Sicurezza ONU con diritto di veto e, quindi pare remota, allo stato, la possibilità che il Consiglio di Sicurezza richieda l’intervento del procuratore del CPI, la cui azione, quindi, rimarrà limitata agli aspetti investigativi di raccolta prove.
Non potranno, quindi, trovare esecuzione eventuali mandati d’arresto spiccati nei confronti di cittadini russi che si trovino in territorio russo, non essendo la Russia vincolata dallo statuto della CPI, unico tribunale internazionale titolato ad intervenire.
Alcuni giuristi ritengono che tale situazione potrebbe richiedere l’istituzione di un tribunale speciale per l’Ucraina, che dovrebbe, però, essere costituito dall’ONU, sulla cui attività la Russia ha potere di veto: l’ipotesi non pare concretamente percorribile.
I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) hanno il diritto di porre il veto, quindi di non fare approvare, ogni raccomandazione o decisione presa dal Consiglio ad eccezione delle decisioni sulle questioni procedurali.
Ovviamente l’istituzione di un tribunale ad hoc per i crimini commessi in Ucraina non può essere considerata materia procedurale.
La sospensione o l’espulsione della Russia dall’ONU potrebbe determinare la successiva istituzione di un tribunale ad hoc, ma in entrambi i casi l’Assemblea dovrebbe pronunciarsi all’unanimità: improbabile, oltre che azione con ripercussioni politiche incalcolabili.
Che gli ucraini possano giudicare i responsabili russi è improbabile: le procure ucraine stanno già indagando, ma anche una – inimmaginabile – consegna al governo ucraino di eventuali responsabili russi aprirebbe scenari quasi inediti dopo il processo di Norimberga.
Resterebbe l’onere di attivazione diretta – determinato dal principio di giurisdizione universale – incombente su ogni Stato nella persecuzione dei crimini contro l’umanità ai sensi delle convenzioni di Ginevra e Aia, secondo il principio aut dedere aut iudicare.
Un precedente si rinviene nella guerra civile siriana scoppiata nel 2011, e caratterizzata da violenti abusi nei confronti della popolazione civile, nonché da massicce violazioni dei diritti fondamentali da parte delle forze armate e di intelligence siriano a danno della popolazione contraria al regime.
Il 5 novembre 2018 è stato emanato un mandato di arresto dalla sezione speciale della Procura di Parigi nei confronti di alti ufficiali del regime siriano, che si aggiunge a quello emesso dall’ufficio del Procuratore generale federale tedesco in data 8 giugno 2018. Le autorità francesi si sono basate sul criterio di doppia nazionalità di alcune delle vittime. La decisione degli organi inquirenti tedeschi, invece, si è fondata sul principio di giurisdizione universale.
La Germania, infatti, ha riconosciuto l’applicabilità del principio di giurisdizione universale ai crimini internazionali, ovunque e contro chiunque commessi anche in assenza di criteri di collegamento, codificandolo nel proprio Codice dei crimini internazionali del 2002. Secondo uno studio condotto da Amnesty International, su 193 membri delle Nazioni Unite, 163 prevedono espressamente l’esercizio del principio di giurisdizione universale in relazione ad uno o più crimini internazionali, e per lo più di tratta di Stati europei.
Il principio di giurisdizione universale, quindi, potrebbe essere la via per scongiurare l’impunità per i crimini accertati nel conflitto russo-ucraino e per uscire dallo stallo in cui versano l’ONU e la CPI. L’attuazione di tale principio consentirebbe anche di utilizzare il materiale indiziario che verrà raccolto nell’ambito dell’inchiesta promossa dal Procuratore presso la CPI.
Gli investigatori troveranno probabilmente che le forze russe dovrebbero essere incriminate, anche se non hanno ucciso su una scala così sistematica da aver commesso un genocidio. Le Convenzioni di Ginevra, che la Russia ha firmato, mettono fuori legge i crimini di guerra, tra cui l’uccisione intenzionale, causando grandi sofferenze e prendendo di mira i civili.
Gli omicidi di Bucha conterebbero. Così come il bombardamento del teatro di Mariupol su cui la parola russa per bambini era scritta abbastanza grande da essere vista dal cielo.
L’invasione della Russia è stata essa stessa un crimine di aggressione, come definito dalla Corte penale internazionale (CIC), che giudica gli individui per azioni secondo il diritto internazionale.
E il bombardamento vasto e indiscriminato delle città ucraine da parte della Russia è un crimine contro l’umanità, definito dalla CIC come partecipazione e conoscenza di “un attacco diffuso o sistematico diretto contro qualsiasi popolazione civile”.
Sfortunatamente, è improbabile che le incriminazioni portino Putin e altri criminali di guerra russi davanti alla giustizia. Dopo essere stata buttata fuori dal Consiglio d’Europa il 16 marzo dopo l’invasione, la Russia ha iniziato a ignorare la Corte europea dei diritti dell’uomo.
Né dal 2016 ha riconosciuto il CIC. Questo non impedisce alla CIC di intentare una causa o di emettere mandati d’arresto contro i russi, ma l’applicazione ha bisogno del Consiglio di sicurezza dell’Onu (Unsc) per deferire la Russia alla corte e, come membro permanente del Consiglio, la Russia potrebbe porre il veto a qualsiasi mossa del genere. La Russia riconosce la Corte internazionale di giustizia, che giudica le controversie tra governi, ma quella corte fa rispettare le sue decisioni anche all’Unsc.
La giurisdizione internazionale è uno strumento controverso, che può avere il sapore del giudizio dei vincitori sui vinti.
Nel caso del conflitto russo-ucraino, peraltro, i media occidentali stanno evidenziando quasi acriticamente i crimini commessi dai russi sugli ucraini: non è però credibile che non vi siano “rivalse” sugli ucraini russofoni o sui prigionieri russi.
Se dovesse esserci un’inchiesta internazionale indipendente, in altri termini, non è detto che il governo ucraino passerebbe indenne il vaglio di un’indagine accurata.
Conclusioni
Gli Stati dell’Occidente civilizzato stanno facendo a gara a chi sostiene di più (o di meno) l’Ucraina invasa: sarebbe piacevole scoprire di avere venduto armi e sostenuto il governo di una nazione sì aggredita, ma che ha compiuto crimini contro propri cittadini, per quanto russofoni?
I satelliti statunitensi hanno effettuato riprese sul Donbass dal 2014 ad oggi?
Le invasioni dell’Iraq e dell’Afghanistan hanno causato decine – se con centinaia – di migliaia di morti civili.
Nessuno degli artefici di questi disastri è, però, mai stato processato per crimini di guerra o per crimini contro l’umanità, anche se intere città sono state rase completamente al suolo.
Per quanto odioso possa sembrare, è probabile che non ci sarà un tribunale per l’Ucraina: mettere in luce i crimini dei russi potrebbe aprire un filone che difficilmente la superpotenza statunitense potrebbe tollerare.
In altri termini: processare i russi oggi, potrebbe determinare che lo stesso trattamento verrà riservato agli statunitensi domani.
Non solo: per quanto la nostra visione – ossia quella dell’opinione pubblica occidentale – sia chiaramente indirizzata a favore dell’Ucraina, non possiamo dimenticare che la maggioranza della popolazione mondiale si colloca tra Asia, Africa e Sud America, dove questa vicenda è vista in maniera spesso diversa rispetto a quanto avviene da noi.
Un processo internazionale, quindi, potrebbe non avere le conseguenze auspicate.