Si può essere al contempo esponenti dell’ideologia estremista misogina degli Incel, suprematisti bianchi e razzisti, nostalgici del Ventennio, simpatizzanti del jihadismo. Tutto insieme, in rete e nella vita reale. Lo dicono gli studi, ma anche la cronaca e, banalmente, si nota in maniera evidente online anche dal linguaggio usato da alcuni utenti. Per esempio, “inclusivi” può diventare sinonimo di “senza dio e comunisti” per usare i termini impiegati in senso spregiativo dal membro di un forum in cui si parla di redpill e manosfera cioè di odio verso le donne. I riferimenti a religione o politica in questi ambienti virtuali non è raro. Online è facile entrare in contatto con altre comunità portatrici di differenti ideologie e capita che si facciano proprie anche queste. Nel caso degli estremismi, soprattutto se violenti, è un fattore di rischio importante.
Il contesto è quello delle overlapping communities: “Abbiamo riscontro in Italia e in Europa di persone, spesso arrestate, che si professano Incel ma anche suprematisti bianchi, neofascisti o neonazisti”, spiega Arije Antinori, professore di Criminologia presso il Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma e Senior Expert dell’EU Knowledge HUB on Prevention of Radicalisation. E infatti la cronaca nera, e poi la giudiziaria perché in quelle colonne finiscono questi soggetti il più delle volte, è piena di chi riuniva sodali online e magari organizzava attentati professandosi questo e quello.
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Incel, come nascono le overlapping communities
Secondo differenti studi di Gheorge, Glace e Høiland e altri, pubblicati dal 2019 al 2024, emerge che molti gruppi misogini fanno overlapping con comunità di suprematisti bianchi, sebbene sia complesso individuare la vera identità dei partecipanti ai gruppi Incel: non sono tutti bianchi ma certo tanti esprimono razzismo in particolare contro i neri, molti utenti inoltre si presentano come asiatici.
Nel caso degli incel, ha un ruolo rilevante nella sovrapposizione di ideologie estremiste diverse il concetto della blackpill, cioè il considerarsi predestinati a essere sempre e per sempre rifiutati dalle donne: “Un concetto che chiude l’orizzonte a qualsiasi processo di tipo trasformativo. Questi soggetti sentono che saranno sempre rifiutati e anche se non hanno mai avuto esperienze sono convinti che per loro sarebbero negative – spiega il professore -. Un inganno profondo, che si lega al cospirazionismo. Chi crede a ciò confida nella narrazione veicolata dalle comunità online”. Gruppi virtuali in cui gli utenti “rafforzano i loro convincimenti attraverso la ridondanza“, precisa Antinori, fornendo cioè informazioni storiche o scientifiche filtrate attraverso l’ottica di targetizzazione della donna, nel caso degli Incel, di altri gruppi sociali nel caso di estremismi diversi.
Gli elementi di complessità sono riconducibili alla pervasività dell’odio online: “Tutte le matrici estremiste che conosciamo purtroppo non sono esistenti nel vuoto ma si trovano nell’ecosistema cyber-sociale – spiega Antinori -. L’odio online interconnette tutte le ideologie violente, normalizza un certo linguaggio e la diffusione di immagini, in particolare di meme, contribuisce alla formazione di trasversalità”.
Propaganda estremista online: reclutamento e engagement
La commistione di più elementi ideologici in individui che partecipano a più gruppi, creando appunto sovrapposizioni ideologiche in queste comunità, è un fenomeno in parte spontaneo: “Il fatto di essere online crea interconnessioni con altre subculture. L’ideologia Incel oltretutto permette di connettere subito tra loro gli individui che hanno esperienze simili, perché fa leva sulle emozioni”, spiega Antinori.
Tuttavia, è anche frutto di azioni di propaganda online come nel caso del terrorismo svolte con attività di adescamento e reclutamento più articolate, o meglio, strutturate. Nel caso degli incel, si tende però, più che di reclutamento, “a parlare di engagement, per indicare un coinvolgimento forte e partecipativo che non richiede una conoscenza profonda ideologica: questa arriverà dopo con l’esperienza diretta nella comunità”, precisa l’esperto. Insomma, non serve essere profondi conoscitori della storia, della filosofia e di una subcultura per abbracciarla, del resto là dove c’è semplificazione molto spesso si trova consenso.
Il legame tra incel ed estrema destra
E sono evidenti agli studiosi “le connessioni della manosphere con l’estrema destra, perché considerando gli aspetti legati alla strutturazione e gerarchizzazione in ambito sociale, tutta la concettualità legata al patriarcato tossico viene revisionata e polarizzata con interpretazioni neonaziste e neofasciste”, precisa il docente.
Inoltre, la teoria della blackpill, che rimanda al più ampio concetto di doomerismo, “ha connessioni importanti con l’accelerazionismo che veicola la promozione dell’azione violenta”, ciò a cui si rifaceva per esempio il gruppo online suprematista seguito da un quindicenne arrestato per terrorismo a febbraio 2025 a Bolzano.
Incel, redpill, manosfera e neofascisti nella cronaca
In riferimento a queste influenze, ha certo senso parlare di fascismo, o meglio neofascismo per indicare quelle correnti di estrema destra che si rifanno all’iconografia, simbologia e dottrina mussoliniana, talvolta mostrando un revisionismo storico adattato ai propri credo: “Osservando il fenomeno online si fa spesso l’errore di comparare queste ideologie al passato. Nel caso degli incel si può semplificare ritenendo che la misoginia ci sia sempre stata, ma bisogna considerare che in passato questi erano fenomeni collettivi, ora sono invece connettivi in cui cioè l’identità si struttura sul web e la relazione si crea online”, racconta Antinori.
Online emerge la scarsa consapevolezza degli effetti del veicolare certi contenuti violenti, che de-umanizzano il target (per gli Incel, ad esempio, le donne sono NP, non persone) e manca talvolta la percezione della gravità di parole e propositi. Il presunto anonimato poi fa sentire molto liberi nell’esprimersi. E così capita che i partecipanti a queste community commettano reati. Il caso, per esempio, dell’operazione della Polizia di Stato che ha portato a tre arresti a Genova nel 2022 per la chat su Telegram “Blocco est Europa”, in cui secondo le accuse si divulgavano materiali violenti relativi a misoginia, razzismo, terrorismo e pedopornografia. O ancora, l’operazione relativa alla chat suprematista “Sole nero” nel 2021 in cui secondo le accuse si spiegava che l’occasione migliore per una strage era una manifestazione femminista, ritenendo le donne senza sentimenti e veicolando messaggi violenti.
Spesso gli arresti danno riscontro “di sovrapposizioni identitarie: soggetti che si autoprofessano incel, suprematisti bianchi, neonazisti o fascisti, con sovrapposizione di layer ideologici preoccupanti”, conclude Antinori. Mondi virtuali dove l’interesse per il sovvertimento dell’ordine sociale è fomentato dalla radicalizzazione individuale, guidata dall’emotività, dalla frustrazione e dal ripiegamento nella comunità e nel convincimento che la violenza sia l’unico esito possibile.