Quando parliamo di cyberbullismo non possiamo non parlare dei suoi effetti, e nell’analisi delle conseguenze tendiamo a focalizzarci su chi subisce il gesto. Tuttavia sono sempre più le ricerche che ci indicano che le conseguenze di questo fenomeno coinvolgono anche chi commette il gesto, e non solo: anche chi assiste ne viene colpito.
Il cyberbullismo si rivela spesso la naturale estensione di un bullismo che sta già avvenendo offline. In questo caso i ragazzi coinvolti si conoscono, ed esiste un gruppo a conoscenza del fenomeno, anche se non tutti vi hanno partecipato direttamente (né come attori e né come spettatori).
Questo fa del cyberbullismo un fenomeno che va al di là della semplice, e ormai superficiale, distinzione tra vittima e carnefice. Le ricerche infatti ci indicano che il Cyberbullismo è un fenomeno di gruppo, per il quale è necessario andare oltre le distinzioni a cui il bullismo tradizionale ci ha abituati. Il tema del Cyberbullismo è ormai entrato nel nostro immaginario collettivo, permeando il tessuto del nostro sociale.
Il costante abbassamento dell’età in cui le nuove generazioni hanno accesso ad uno smartphone indipendente dal controllo dei loro genitori comporta la costante crescita di questo fenomeno. La varietà di formati offerta da una miriade di applicazioni e di piattaforme comporta inoltre il ramificarsi e il differenziarsi di questo fenomeno.
Se infatti fino a qualche anno fa aveva ancora senso parlare di un Cyberbullismo generalizzato, ultimamente sono nate numerose sfaccettature spesso così differenti l’una dall’altra, che ognuna di loro merita un’analisi ad hoc. In questo articolo quindi tratterò quel Cyberbullismo che avviene tra ragazzi adolescenti che si conoscono tra loro.
Cyberbullismo: solamente effetti immediati?
I mass media ci hanno abituato a pensare a questo fenomeno come ad un qualcosa di immediato, fulmineo, per il quale le persone coinvolte reagiscono sulla scia dell’impulsività, del trasporto emotivo del momento. Nell’immaginario collettivo abbiamo la scena di un ragazzo che riceve all’improvviso un messaggio particolarmente negativo, seguito dai commenti di altri ragazzi, e quindi decide di compiere un gesto estremo. Nulla è più lontano dalla realtà. Questa forma di Cyberbullismo si sviluppa nel tempo, spesso a partire dal bullismo tradizionale, in cui il ragazzo è fatto bersaglio per settimane, forse anche mesi, prima che i suoi persecutori decidano di aumentare l’effetto del loro gesto e spostare il tutto online.
Inoltre la percentuale dei ragazzi che decidono di compiere l’estremo gesto, per quanto tragica, rimane comunque molto contenuta: la maggior parte dei ragazzi fortunatamente trova la forza per reagire alla pressione. Tutto questo comporta che i nostri ragazzi porteranno il fardello di questa esperienza per settimane, mesi, in alcuni casi anche per anni, quindi anche molto tempo dopo che il gesto si è esaurito. In particolare possiamo classificare gli effetti in: breve termine, medio termine, lungo termine.
Gli effetti a breve/medio termine del Cyberbullismo
Gli effetti a breve/medio termine del Cyberbullismo sono davanti agli occhi di tutti, complici i mass media che si focalizzano sullo scoop del momento: questi ultimi hanno fretta di mostrarci la notizia dell’ultimo minuto e rincorrono la novità, quindi tendono a mostrarci il Cyberbullismo nei suoi effetti più immediati.
Tra questi troviamo:
- Improvviso e drastico mutamento dell’umore verso il versante negativo
- Abbandono della vita sociale
- Abbandono della scuola
- In alcuni casi auto-reclusione
- In alcuni casi gesti estremi quali tentato suicidio, oppure un suicidio che tragicamente riesce
Un altro effetto molto importante e preoccupante è l’inversione del ruolo vittima-carnefice.
Molte ricerche testimoniamo che un ragazzo bullizzato ha un’alta probabilità di diventare a sua volta un bullo, ovviamente non nei confronti del suo vecchio carnefice. Più in generale, i ragazzi che hanno sono stati bersaglio hanno un’alta probabilità di sviluppare forme aggressive quali linguaggio violento, atteggiamenti violenti nei confronti di altre persone, e comportamenti vandalici.
In particolare, i ragazzi che hanno subìto sia forme di bullismo tradizionale che forme di bullismo online hanno il doppio di probabilità di sviluppare simili atteggiamenti devianti, come ci testimonia una ricerca presentata alla Pediatric Academic Societies 2016 Meeting nell’aprile 2016 a Baltimora, portando una percentuale del 38% tra quei ragazzi indagati che erano stati vittime sia della forma offline che della forma online del bullismo. Una percentuale allarmante, se consideriamo che spesso il bullismo online è una naturale estensione di un bullismo che sta già avvenendo offline.
E’ anche un chiaro segnale di un fenomeno che è anche un problema per la società, non solamente per i ragazzi direttamente coinvolti e per il gruppo dei loro vicini. Ciò che spesso non viene preso in considerazione è l’ampio spettro degli effetti a lungo termine.
Gli effetti a medio/lungo termine del cyberbullismo
Il cyberbullismo è un trauma a tutti gli effetti, per cui è come tale che dobbiamo analizzarlo se vogliamo comprendere meglio gli strascichi nel corso degli anni successivi all’evento. E se parliamo di un trauma i cui effetti possono protrarsi per lunghissimo tempo non possiamo non pensare al Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD, ossia Post Traumatic Stress Disorder). In uno studio condotto da Megan Ranney per la Hasbro Children’s Hospital è infatti emerso che la violenza tra ragazzi, Cyberbullismo e il PTSD sono strettamente intrecciati e correlati.
Nel suo studio effettuato su 353 adolescenti, Ranney ha rilevato che il 46.5% dei ragazzi che avevano avuto accesso al reparto emergenze dell’ospedale, riportavano episodi di violenza tra pari, e sempre tra questi 353 ragazzi un altro 46.7% riportava eventi di Cyberbullismo.
Nel dettaglio dei sintomi:
- 23.2% presentava i segni del PTSD
- 13.9% presentava i sintomi della depressione
- 11.3% riportavano pensieri suicidari
Una situazione che, se non trattata tempestivamente e con professionalità (un percorso di psicoterapia e, se occorre, anche consultando uno psichiatra), può provocare dei tangibili mutamenti nella nostra struttura cerebrale, minando a sua volta nei ragazzi colpiti la capacità di reagire a future situazioni simili, in un circolo vizioso che fa scivolare l’individuo verso il basso.
Gli effetti del bullismo tradizionale e del cyberbullismo possono anche rimanere latenti per molti anni a seguire, e sfociare in età adulta o pre-adulta. In una ricerca longitudinale condotta da su 7.000 bambini partendo dai 12 anni fino ai 18 anni, ha rilevato che tra coloro che avevano riportato di essere state vittime di bullismo:
- Il 12.3% presentava i sintomi della depressione
- Il 16% riportò segni di ansia
- Il 14% dichiarò di avere praticato autolesionismo nell’ultimo anno
Siamo di fronte a delle percentuali molto importanti, se consideriamo che questi effetti erano presenti anche 8 anni dopo l’evento scatenante. Possiamo spingerci anche più in là: una ricerca condotta da Audrey Tyrka, del Dipartimento di Psichiatria e Comportamento Umano della Warren Alpert Medical School della Brown University, Providence, e i suoi collaboratori nel 2014, ha scoperto che eventi e situazioni di forte stress e ansia in età infantile possono provocare cambiamenti nei mitocondri del DNA che accelerano l’invecchiamento dell’individuo. Sebbene la ricerca sia stata condotta su un campione molto ristretto di individui, ossia 290 adulti, i suoi risultati ci offrono un ulteriore campanello di allarme circa fenomeni quali bullismo e Cyberbullismo.
Bulli online: imparare ad avere paura
Ogni stato d’animo umano può essere appreso. Di più: ogni stato d’animo umano può essere rinforzato mediante un’esposizione tale per cui ad un certo punto il soggetto si crea un’anticipazione dello stato d’animo stesso. E’ lo stesso effetto che i ricordi hanno nel rievocare in noi sensazioni ed emozioni, anche dopo anni che l’evento in sé si è esaurito.
Il cyberbullismo, a differenza del bullismo tradizionale, colpisce all’improvviso e in silenzio, tanto che spesso la vittima ne viene a conoscenza quando ormai il fenomeno è già in corso. Inoltre la natura virale e di scala del fenomeno genera nella vittima una sensazione di impotenza: il ragazzo in questione sente di non avere alcun controllo, si sente in balìa degli eventi, non potendo fermare il flusso delle ricondivisioni e dei commenti negativi.
E’ questa perdita della sensazione di controllo che “insegna” al ragazzo a rimanere costantemente sul chi va là: in ogni momento, ogni notifica può essere l’ennesima derisione di qualche compagno. Il ragazzo quindi impara ad avere paura, e nel tempo impara anche a prepararsi ad avere paura, cosa che alimenta questa sensazione. La conseguenza è lo sviluppo di un orientamento verso questo stato d’animo che finisce per influenzare ogni aspetto della vita dell’individuo.
La persona diventa sempre più sensibile alla paura e tutto ciò che ad essa è legato, e perde sempre più sensibilità nei confronti degli aspetti positivi di un evento oppure una relazione. Il risultato è un ragazzo, poi adulto, che non sarà in grado di rispondere positivamente alle situazioni di stress, e che farà molta fatica a provare emozioni positive, non importa la situazione di vita che sta vivendo.
Inoltre nel corso degli anni il fortissimo orientamento verso la paura influenzerà i ricordi, e non solo: le emozioni che viviamo influenzano anche in che modo noi apprendiamo i nuovi eventi. Noi letteralmente filtriamo ogni nostra situazione di vita alla luce dell’emozione dominante in quel momento. E se la paura è l’emozione dominante di un individuo, allora possiamo immaginare quali profonde implicazioni avrà nella crescita e nella vita adulta.
L’abuso emotivo sullo stesso livello dell’abuso fisico?
Sebbene il cyberbullismo possa esprimersi in molteplici modi e configurazioni, nel vissuto della vittima troviamo gli stessi elementi: denigrazione, intimidazione, esclusione, umiliazione. Questi elementi possono protrarsi per giorni, settimane, forse anche per mesi oppure anni. Stiamo quindi parlando di vero e proprio abuso emotivo, che presenta conseguenze che vanno ben al di là dell’evento in sé.
A tal proposito una ricerca condotta nel 2015 da David Vachon, del Dipartimento di Psicologia della McGill University, e collaboratori, si è avvalsa dei dati di ricerche condotte negli ultimi 20 anni presso un Summer camp con ragazzi tra i 5 e i 13 anni, e li ha incrociati con i rilevamenti effettuati su 2.300 ragazzi dello stesso Summer camp. I risultati sono molto chiari: abuso fisico e abuso emotivo provocano gli stessi effetti, che sono equivalenti, trasversali, universali. Questi effetti sono i comportamenti devianti già citati sopra.
Non solo effetti psicologici. Fino ad ora ci siamo concentrati sugli effetti psicologici del cyberbullismo, cosa peraltro abbastanza ovvia, trattandosi di un fenomeno prettamente “virtuale”. Tuttavia questo non deve trarci in inganno, poiché questa particolare forma di bullismo provoca effetti a lungo termine anche nell’organismo della vittima. Oltre ai già citati mutamenti cerebrali e nel DNA, dobbiamo anche considerare quelli che potremmo definire “effetti indiretti”. Un ragazzo che tenta il suicidio lo fa adottando una pratica fortemente deleteria per il suo corpo, sia essa l’ingestione di una sostanza altamente tossica, oppure autolesionando il proprio corpo in modo da ottenere l’effetto estremo.
Sono tutte pratiche che lasciano nel corpo del ragazzo segni spesso indelebili. Allo stesso modo, un ragazzo che assume comportamenti devianti come conseguenza del disagio provocato da un atto di cyberbullismo danneggia gli altri attraverso i suoi comportamenti violenti e non solo: corre il rischio di esporre anche se stesso a comportamenti che possono portarlo a conseguenze molto estreme.
Cyberbullismo, le conseguenze per gli “spettatori”
Il cyberbullismo, più del bullismo tradizionale, gode di una fluidità dei ruoli: come la vittima può facilmente diventare un futuro bullo, così il bullo può diventare la futura vittima di atti di bullismo, anche in età adulta. Inoltre vari studi hanno dimostrato che le stesse tensioni psicologiche vissute dalla vittima vengono vissute anche dai bulli. Spingendoci ancora più in là, alcune ricerche hanno rilevato che questi effetti si espandono anche alla cerchia degli amici dei ragazzi direttamente coinvolti nel fenomeno, sia che quei ragazzi abbiano assistito all’atto, sia che ne siano solamente a conoscenza.
Varie ricerche infatti ci dicono che dove si verifica un atto di cyberbullismo anche la classe intera ne risente, sia emotivamente che nel rendimento scolastico.
Inoltre le tecniche di intervento che si sono rivelate più efficaci nelle scuole sono quelle che lavorano sull’intera classe senza operare forti distinzioni di ruolo: la maggior parte delle volte infatti la forma di Cyberbullismo qui trattata si configura come un pensiero del gruppo che tende ad estromettere l’elemento considerato più debole oppure che mina la sopravvivenza del gruppo stesso, nel quale il bullo si rivela essere la mano longa di questo pensiero collettivo.
Un fenomeno che coinvolge tutti noi. Il Cyberbullismo quindi è molto più di un diverbio tra due ragazzi. E’ molto più di un gesto: è un pensiero di gruppo che individua l’elemento da estromettere, ne pianifica l’estromissione, individua chi concretizzerà il gesto, e lo porterà a compimento. Per cui nessuno deve esserne escluso, sia in fase di prevenzione che di intervento. Essendo tutti i ragazzi partecipanti, in un modo o nell’altro, nello strutturare i nostri progetti non dobbiamo dimenticarci di nessuno. Siamo alla presenza di un fenomeno che coinvolge tutti, e le cui conseguenze individuali, relazionali, sociali, coinvolgono tutta la società in cui vivono i ragazzi.
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