D’Angelo: “L’Agenda trascura questioni di fondo non economiche”

La politica non veda internet solo dal punto di vista economico. L’Agenda dovrebbe occuparsi anche di neutralità, privacy, tutela dei contenuti. Diritti e garanzie per i cittadini

Pubblicato il 06 Dic 2012

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Il punto su cui conviene riflettere è che le discussioni relative ad internet vengono per lo più affrontate con un approccio economico. Questo non è sbagliato in assoluto (tutti concordano nel contributo di internet allo sviluppo dell’economia). Ci sono tuttavia questioni nello sviluppo tecnologico che investono il futuro democratico della nostra società. Mi riferisco in particolare a temi che costituiscono presupposti di garanzia generale del sistema quali la neutralità, la privacy, la tutela dei contenuti. Il primo, la neutralità. Oggi la tecnologia permette di selezionare i contenuti e filtrarli o assegnare priorità. La rete continuerà ad essere aperta o prevarranno, giustificati dall’interesse economico, elementi di discriminazione. Nessuno ancora ha chiarito i principi che debbono valere per garantire la neutralità della rete. L’Europa ha fatto un piccolo sforzo quando ha rivisto le direttive sulla comunicazione elettronica affermando che la neutralità della rete è uno dei prìncipi cardine dello sviluppo del web in Europa. In Italia il tema é assente. La recente Agenda digitale del governo non ne parla.

Nel mondo non sono solo gli operatori di rete a metterla in discussione ma anche le scelte dei grandi aggregatori di contenuti. Chiusi come Apple o aperti, ma con forme subdole di chiusura, come Google. Assistiamo ad una polemica sul lascito fiscale di questi soggetti (non pagano le tasse nei paesi dove fanno fatturato). Aspetto importante ma secondario rispetto all’assenza di regole che impediscano il conflitto permanente tra i loro interessi economici e le libertà individuali e i principi della libera concorrenza. Tra le libertà in particolare quella alla riservatezza. Il web è come un iceberg, con una parte profonda, non apparente, in cui i nostri dati vengono utilizzati, per fini di commercio, politici o di altra natura. Un grande tema, forse in prospettiva il più importante. Infine, la tutela contenuti. Il copyright non può essere la scorciatoia per nuove forme di censura. E’ necessaria una riforma in linea con lo sviluppo tecnologico ed è altrettanto necessario incentivare l’uso legale dei contenuti eliminando rendite di posizione nei regimi di esclusiva, nelle finestre di distribuzione, favorendo forme nuove di remunerazione.

Non bisogna dimenticare il rapporto tra internet e la politica o più in generale il processo di emancipazione dei diritti. Molto si è discusso, anche di recente (l’occasione l’ha data l’uscita del nuovo libro di Castells), se la rete rappresenta la causa o il mezzo dei grandi cambiamenti politici e sociali dei nostri giorni. La rete esercita un contro potere e dà la possibilità di mettere all’ordine del giorno temi altrimenti nascosti nell’ambito dell’informazione tradizionale (paradigmatico il caso dei referendum).

Internet non è stato solo uno strumento che, insieme ad altri più tradizionali, ha costituito un nuovo modello di interazione a cui i partiti debbono adeguarsi per un rinnovato rapporto tra elettore ed eletto. Certamente la rete non esaurisce la complessità del processo democratico e per questo non é causa dei grandi cambiamenti politici di questi anni. Tuttavia, il senso più profondo del suo contributo allo sviluppo della democrazia non sta tanto nel consentire un rapporto diretto tra rappresentato e rappresentante e forse neppure nell’aggregazione, ma in altri due aspetti. Il primo: il diritto di parola. Pagine e pagine di costituzioni sono state spese per questo principio, ma per la prima volta nella storia esso assume un significato effettivo, semplice. Accedi ad un sito, vai su un social network o ti apri un blog e parli al mondo.

Il secondo riguarda la diffusione della conoscenza. Concetto quest’ultimo che può essere inteso nella sua nozione classica, cioè avere la possibilità di sapere le cose per poter giudicare, ovvero obbligare il potere ad essere trasparente, a spiegare le ragioni delle sue scelte. Internet é uno strumento ma come tutti gli strumenti non é neutro rispetto al risultato. Se oggi nonostante tanti falsi profeti che ne approfittano possiamo parlare di un mondo in cui la rete ci consente di essere orizzontali con il potere lo dobbiamo alla natura stessa del web, per questo dunque causa e non solo strumento. Aspetto conseguente è quello relativo alla cd libertà della rete. Le recenti iniziative legislative, decreto Romani, ddl diffamazione, dimostrano che i tentativi di regolare il web in senso restrittivo sono sempre più evidenti. All’attenzione della politica si dovrebbe dunque porre, in pari grado con i temi del conflitto di interessi, della riforma della Rai e del sistema televisivo, la questione delle garanzie di libertà della rete.

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