La rivoluzione del Mobile Payment è oramai alle porte. Da un lato, l’espansione del mondo delle app, e un certo cambio di atteggiamento degli utenti, che stanno imparando ad usare il cellulare come uno strumento per gli acquisti tradizionali, hanno portato ad una crescita del Mobile Remote Payment & Commerce del 55%, superando i 2 miliardi di euro nel 2014. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce, a convincere i consumatori ad adottare i pagamenti attraverso lo smartphone è l’utilità dei servizi offerti: dai dati raccolti ne risulta che il 30% del campione interpellato ha effettuato un acquisto con il telefonino per il ticketing, vendite time based, prenotazioni di alberghi. Differente è invece l’atteggiamento nei confronti del Mobile Proximity Payment. L’implementazione delle tecnologie di trasferimento a corto raggio (come la NFC Near Field Communication o RDID Radio Frequency Identification o Bluetooth), hanno permesso un primo timido sviluppo in Italia che tuttavia si è limitato fino ad ora ad alcune sporadiche iniziative, come dimostrano le forme di mobile ticketing promosse dal Consorzio Movincom a Firenze.
Sulla base di alcune recenti ricerche, la maggior parte degli italiani non ha ancora consapevolezza delle possibilità offerte dai nuovi sistemi Proximity Payment. Per questo, piuttosto che puntare l’attenzione esclusivamente alle innovazioni tecnologiche che mirano a rendere il sistema Nfc più diffuso, diventa sempre più urgente interrogarsi sulle sfide e le opportunità che potranno dispiegarsi grazie alle nuove forme di pagamento elettronico in direzione di un miglioramento complessivo della “vita digitale” della popolazione italiana. A tale esigenza, tuttavia, andrà affiancata la necessità di soffermarsi anche sulle possibili criticità che emergeranno con il Proximity Payment: laddove non ampiamente dibattute e affrontate, tali criticità rischiano difatti di incrementare le barriere d’accesso della popolazione italiana ai sistemi di pagamento digitale.
La vera sfida coinvolge le abitudini culturali che sottendono alle forme di pagamento elettronico: occorre far capire quanto il Mobile Payment non sia semplicemente uno strumento per virtualizzare la propria carta di pagamento, ma un nuovo modo di concepire le attività di consumo. E’ opportuno quindi iniziare ad immaginare l’esperienza del pagamento elettronico inserita all’interno di un ecosistema comunicativo più ampio, che sappia anzitutto incrementare l’engagement del consumatore.
Il primo modo per incrementare tale coinvolgimento è far capire agli utenti la convenienza in termini di risparmio che soggiace alle modalità di pagamento elettronico. Le forme di pagamento elettronico, difatti, comportano una vera e propria riduzione dei costi di gestione del contante che influisce direttamente sui prezzi di vendita al consumo. Per questo, si potrebbero offrire servizi di instore promotion attraverso cui affiancare alle modalità del pagamento la possibilità di usufruire di buoni sconto, promozioni e couponing. Pagare in forma elettronica diventerà così un modo per gestire in maniera più oculata il proprio credito. Citando sempre i dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce (2014), non è un caso che il 62% degli italiani si dichiari interessato al Mobile Wallet.
Un ulteriore modo per incrementare il coinvolgimento del consumatore e arricchire l’esperienza del pagamento elettronico è valorizzare l’ubiquità spaziale e temporale, ossia la possibilità di pagare ovunque e in maniera istantanea risparmiando tempo. Per questo, il Mobile Payment potrà affidarsi a sistemi di Mobile Queue per monitorare il proprio turno di servizio o Mobile ordering per anticipare i propri ordini d’acquisto prima di entrare nello store.
L’idea complessiva, dunque, è che il Mobile Proximity possa funzionare come fattore abilitante per la fruizione e condivisione di altri servizi che favoriscano non solo il coinvolgimento dell’utente, ma la possibilità di creare comunità e network di relazioni sociali che mettano in contatto coloro che usufruiscono di questi servizi e vogliono scambiarsi consigli, opinioni o forme di collaborazione dal basso. In tal modo, si potrà trasformare l’esperienza del pagamento in una forma di socializzazione o – applicando magari i principi della gamification oggi tanto di moda – anche una forma di divertente competizione.
Accanto a queste possibilità, si deve tenere conto , tuttavia, anche dei limiti dell’attuale sviluppo del Mobile Payment. Anzitutto bisogna riconoscere quanto l’Italia resti gravata da una ignoranza digitale diffusa. Tale ignoranza rende molto difficile affrontare le sfide che provengono dall’internet delle cose e da tutti quei sistemi tecnologici che, dialogando tra loro in maniera autonoma e istantanea, rendono superfluo qualsiasi intervento fisico dell’uomo, che sia pure il semplice gesto di pigiare una tastiera per inserire un codice PIN. La paura verso tutto ciò che viene ancora avvertito come “virtuale” – e quindi aleatorio e vulnerabile – spiega perché gli italiani continuano ad amare il contante (circa l’86% delle transazioni è effettuato con contante, rispetto al 59% delle transazioni in contante in Europa) e sentirsi poco sicuri ad usare metodi di pagamento elettronico.
Legato a tale problema è la questione della sicurezza e tracciabilità dei dati. Sebbene siano allo studio diversi protocolli di crittografia che dovrebbero essere adottati per aumentare la sicurezza di questi dispositivi, mancano ancora standard tecnologici condivisi per la connessione tra SIM card e chip NFC integrato o removibile. E’ stato dimostrato come nel protocollo Nfc esiste un baco che permette di rubare facilmente dati sensibili, movimenti bancari e soldi delle persone. Accanto a questo, va ricordata la questione della tracciabilità e compravendita dei dati. Tra gli attori che presidiano il mercato è in atto un celato scontro la cui posta in gioco è la possibilità di carpire più informazioni possibili sui consumatori, monitorando attentamente tutto il loro ciclo di acquisto, dall’online, attraverso il Mobile, fino al mondo fisico.
Altra importante criticità è legata al rischio che sul mercato dei pagamenti elettronici possano prendere il monopolio attori come Amazon, Facebook o Google che si stanno attrezzando per funzionare sempre più come istituti autorizzati all’emissione di moneta elettronica. Facebook, ad esempio, sta studiando il modo di diventare una banca e consentire ai propri iscritti di usare il profilo come fosse un vero e proprio conto corrente, depositando e trasferendo valuta o effettuando pagamenti diretti. Recentemente Google ha lanciato negli Stati Uniti l’applicazione Android Pay, sistema che permette di effettuare pagamenti con i telefoni Android, grazie alla partnership con carte dei maggiori circuiti come American Express, Discover, MasterCard e Visa, e consente di salvare carte fedeltà, buoni regalo o sconti. La prospettiva che i più grandi gruppi mondiali che operano nel settore delle telecomunicazioni e del commercio elettronico possano creare la propria moneta produrrà un enorme sconvolgimento nel sistema bancario mondiale. Mentre gli istituti finanziari in questi tempi di crisi economica non godono di un buon credito, società come Google o Facebook non avranno certo bisogno di conquistarsi la fiducia degli utenti.
Infine, l’ultimo grave problema è quello delle possibili nuove forme di discriminazione sociale che le forme di pagamento digitale finiscono per generare. La studiosa anglosassone Bridgette Wessels ha condotto una recente ricerca all’interno del progetto inglese Digital by Default per dimostrare come il crescente sviluppo e l’utilizzo di servizi digitali nel contesto della società di rete rischi di aumentare le forme di discriminazione sociale tra diverse fasce della popolazione abbia prodotto nuovi marcatori identitari che servono ad autenticarci come cittadini e consumatori all’interno del mondo digitale
. Pertanto, tutti quegli individui che vivono condizioni precarie, magari perché mancanti di una residenza fissa o in condizione di emigranti, e sono conseguentemente sprovvisti di tali marcatori identitari – numero carte di credito, coordinate bancarie, assicurazioni e altre forme di autenticazione digitale – rischieranno di essere sempre più socialmente emarginati. Non avere una propria identità riconosciuta online e non poter accedere ai servizi digitali rischierà sempre più di influenzare il potere e la capacità di partecipare alla vita sociale e finanziaria, aumentando l’ineguaglianza sociale tra cittadini.