LA SVOLTA DEL TECNOCENE

Dall’Universo al “metaverso”: come siamo arrivati alla para-realtà virtuale



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Il metaverso trasforma l’intero universo denaturalizzandolo radicalmente e allo stesso tempo rendendolo virtuale, cioè “para-reale”. Non è una forma di “realtà immaginaria”, ma al contrario è una “realtà surreale parallela”. Ecco le possibili derive

Pubblicato il 6 lug 2023

Giorgio Grossi

Università degli Studi di Milano Bicocca



metaverso

La terza conseguenza della svolta iperevolutiva promossa dall’IA è recentissima ma ancora più “trasgressiva”: la creazione online di una realtà parallela in cui si può partecipare e interagire attraverso un proprio ologramma o avatar. Lanciata recentemente da Facebook come nuovo marchio del famoso social network, il metaverso è il tentativo di sostituire non solo la realtà esistenziale – già fortemente ibridata e condizionata dalle ICT – ma addirittura anche il Web come lo abbiamo conosciuto finora.

Il metaverso e l’universo para-reale

Illustra in proposito Barbara Calderini le caratteristiche del nuovo cyberspazio:

Metaverso, la tecnologia che promette l’integrazione tra mondo fisico e mondo virtuale; l’evoluzione del cyberspazio verso un regno immersivo multidimensionale senza confini, persistente, interoperabile e condiviso […] una svolta verso forme di transumanesimo enfatizzato dall’immenso potere trasformativo delle tecnologie, attraverso le quali ogni individuo viene messo in condizione di poter esplorare identità multiple tramite avatar online, agenti intelligenti semi-autonomi e altre espansioni identitarie (p. 1).

Dunque, siamo ormai ben oltre la “datizzazione” della società e del ciclo vitale al fine di valorizzare economicamente ogni comportamento – sia esso lavorativo o meno – e nel contempo per esercitare una sorveglianza generalizzata sull’intera popolazione, perché il Metaverso trasforma l’intero universo denaturalizzandolo radicalmente e nel contempo rendendolo virtuale, cioè “para-reale”, “aumentato”, “personalizzato” e “sintetizzato”. Non è una forma di “realtà immaginaria” (vagheggiata, sognata, pensata e memorizzata) come quella che conosciamo da secoli, ma al contrario è una “realtà surreale parallela” che permette di entrare in uno spazio-tempo virtuale come una sorta di Second Life1.

Tuttavia, la “costruzione sociale della realtà”, che la sociofenomenologia nel secolo scorso aveva concettualizzato come pratica di sociazione antropologica relativa al mondo della vita quotidiana e collegata alla partecipazione di tutti i cittadini nella attribuzione di senso alle istituzioni e alla vita associata, viene oggi surrogata dalla creazione di una monocultura digitale e ibrida che sviluppa una para-realtà “immersiva” e una “creatività multimediale” che non necessita di nessuna partecipazione alla sua “costruzione sociale” perché viene proiettata nel contempo dentro e fuori di noi.

Un’esistenza predefinita nel metaverso: i rischi

Il Metaverso, infatti, è un tipo nuovo di esistenza predefinita e pre-programmata di default che potrebbe progressivamente sostituire la vecchia esistenza incerta, imprevedibile e spesso piena di esiti favorevoli ma anche di frustrazioni e delusioni, che conosciamo bene. Di conseguenza, come afferma Bennato (“Metaverso, minaccia alla libertà”, “AgendaDigitale.eu”, 2022):

Il progetto Meta rappresenta l’evoluzione di questo processo [sviluppato dalle Big Tech]: dare vita ad uno spazio tridimensionale immersivo in cui non solo è possibile monetizzare la cultura digitale delle persone – foto, post, like, condivisioni – attraverso l’inserzione pubblicitaria, ma è possibile monetizzare lesperienza stessa delle persone. Nel momento in cui si comincerà a vivere all’interno di uno spazio immersivo avremo bisogno di tecnologie dedicate… avatar specializzati… nuovi servizi… tutti a pagamento (p. 2).

Basteranno infatti un paio di occhiali “intelligenti” (smart glasses), dei sensori e device indossabili, cuffie e altri gadget, per potere in ogni momento e in ogni luogo entrare nel Metaverso così da riuscire a vivere una realtà virtuale che sia più stimolante della realtà esistenziale tradizionale2.

Naturalmente, questa pulsione irrealistica e nel contempo iperrealistica non è una novità nel percorso dei Sapiens, solo che oggi, grazie all’IA, questa tensione va ben oltre limmaginario cognitivo del passato (i miti, le religioni, la metafisica, l’esperienza onirica, le dicerie, la fantascienza) per diventare esperienza concreta artificiale:

L’AR[Augmented Reality] e il Metaverso, attraverso l’integrazione di molteplici fonti informative (suono, vista, emozioni, altri meccanismi di simulazione sensoriale) possono alterare il nostro sistema percettivo multimodale e quindi costituire una potenziale minaccia di alterare [anche] il nostro senso della realtà (Lombardi .”Dal metaverso al metacapitalismo,  AgendaDigitale.eu”, 2022, p. 7).

Deus ex machina: il digitale dentro la nostra vita

Ma senza autopercezione bio-sociale la vita non può avere significato, come aveva già chiarito Tegmark3, e quindi ogni tentativo di bypassare questo ostacolo non può portare a nessuna reale gratificazione, può solo alimentare nuovamente la macchina illusoria del neurocapitalismo e la fiducia acritica di alcuni settori delle scienze cibernetiche e delle nanotecnologie che credono più o meno consapevolmente al miraggio della “singolarità”. Infatti, secondo questa nuova mitologia digitale, il termine Deus ex Machina non allude a una entità misteriosa (salvifica o distruttiva) esterna al nostro mondo antropomorfo, ma indica una nuova configurazione digitale, artificiale e intelligente che è ormai interna alla nostra vita quotidiana, che plasma la nostra evoluzione e la nostra condizione bio-sociale. Detto altrimenti: stiamo passando dall’Universo al Metaverso, con tutta una serie di contaminazioni, ibridazioni e esternalizzazioni che finiscono per modificare la nozione stessa di esistenza e di ambiente vitale come l’abbiamo conosciuta finora.

Inoltre, questa nuova manifestazione dello sviluppo accelerato e incondizionato dell’IA nel III millennio è qualcosa che va anche oltre la costruzione di una realtà virtuale, più o meno invasiva:

La sempre maggiore diffusione dell’IA e dei modelli matematici sta portando all’affermazione del paradigma del digital twin (“il gemello digitale”). Citando l’AIAA Institute Position Paper 2020, il digital twin è definito come un insieme di costrutti di informazioni virtuali che mimano struttura, contesto e comportamento di un individuo… aggiornato dinamicamente grazie ai dati che gli derivano dal suo physical twin durante l’intero ciclo di vita e grazie a decisioni informate che generano valore. Elemento caratterizzante del digital twin è il dialogo bidirezionale continuativo con l’entità fisica rappresentata (Quarteroni e Regazzoni, “Intelligenza artificiale”, “AgendaDigitale.eu”, 2022, p. 2).

La para-realtà del Metaverso non è dunque solo biased, profilata di default, monetizzata, ma rappresenta e prefigura la possibilità di creare una realtà virtuale non solo gemella e parallela ma anche alternativa. In altri termini, mentre la cyborgizzazione attuale – più o meno sviluppata – in quanto basata sul potenziamento, sulla ibridazione e sulla contaminazione tra organico e digitale tiene ancora in vita la realtà esistenziale bio-sociale che ha fin qui caratterizzato la coevoluzione della specie, la “realtà alternativa” del Metaverso resa possibile dal digital twin e dalla virtualizzazione dell’esperienza va ben oltre il nesso offline e online. Perché dentro questa nuova “esperienza digitalizzata” tenta di riconfigurare la nozione stessa di mondo reale e di esperienza reale, cosicché la “vera esistenza” è sempre più quella che ci costruiamo digitalmente al di fuori della realtà bio-tecno-sociale che caratterizza la nostra morfogenesi vitale.

Conclusioni

Certo, vi sono anche settori della vita associata che hanno tratto vantaggi dalla rivoluzione digitale e informatica, in cui vi possono essere anche benefici per i singoli membri della specie, ma l’idea del Metaverso è qualcosa di radicalmente diverso dal nostro ciclo vitale, anche se mira a “imitarlo”. E ciò perché va oltre la stessa ibridazione tecno-sociale oggi fortemente sviluppata al fine di promuovere il “virtuale” fino a trasformarlo in una ”meta-realtà” davvero “meta-fisica”. Potremo così avere un amore “gemello”, dei figli “gemelli”, un lavoro “gemello”, delle vacanze “gemelle”, dei vestiti e dei beni “gemelli”, e così via. Non è detto che si finirà per spingerci fino a questo punto, ma la cosa più importante è rendersi conto di queste possibili derive.

*Tratto da, La svolta del Tecnocene. Una nuova sociazione bio-tecno-sociale contro l’iperevoluzione digitale, Ombre corte, Verona, 2023, pp. 53-56.

Note

1  Nome di un primo esempio di piattaforma o cyberspazio lanciato sul Web nel 2003 (anche se poi successivamente abbandonato) in cui viene aperta la strada alla diffusione dell’avatar: “L’avatar rappresenta una possibilità di liberazione dai propri limiti, ma al tempo stesso è occasione per coltivare le proprie ossessioni […]. Fu in Second Life che apparvero i primi esperimenti di transizioni economiche fuori dal circuito monetario normale, dentro il mondo virtuale creato dalla piattaforma” (Dal Co e Longo, “Metaverso, nuovo business della rete?”, “AgendaDigitale.eu”, 2021, p. 4).

2 Varanini elenca alcuni esempi già in parte realizzabili nel Metaverso: “Videoconferenze, lavoro condiviso; istruzione, visite guidate virtuali a monumenti; shopping immersivo ed esperienziale; acquisto di case a distanza; feste, cerimonie virtuali; animali domestici virtuali; sport in realtà virtuale” (“Il metaverso di Facebook”, AgendaDigitale.eu”, 2021, p. 1).

3  “Non ci possono essere esperienze positive se non ci sono esperienze, se cioè non c’è coscienza. In altre parole, senza coscienza non possono esserci felicità, bontà, bellezza, significato o finalità… non è il nostro universo che dà significato agli esseri coscienti, sono gli esseri coscienti che danno significato all’universo” (Tegmark, Vita 3.0, 2018, p. 393).

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