Dalla collaborazione tra scienziati informatici e teologi è nato un sistema, capace di parlare 100 lingue e programmato con una profonda conoscenza del Nuovo Testamento, che in una chiesa cattolica nella città di Lucerna, la città più popolata della svizzera centrale, ha raccolto confessioni e domande e ha offerto consigli spirituali per due mesi e rimarrà a disposizione dei fedeli per cerimonie ed eventi religiosi.
Il progetto, chiamato Deus in Machina, è stato installato nella storica chiesa di San Pietro a Lucerna. Prima di entrare nel confessionale digitale, il sistema avvisa chiaramente: “Non rivelare informazioni personali in nessuna circostanza, utilizza questo servizio a tuo rischio e pericolo”. Solo dopo aver accettato queste condizioni, il fedele si siede davanti al volto digitale di Gesù che appare attraverso la tradizionale grata del confessionale. Il sistema è stato programmato per mantenere la profondità teologica in ogni conversazione, infatti l’IA utilizzata è stata addestrata prevalentemente su testi del Nuovo Testamento.
L’idea è nata come parte di una collaborazione a lungo termine tra la cappella di Lucerna e il laboratorio di ricerca sulla realtà virtuale dell’università, che dopo aver sperimentato le tecnologie virtuali e aumentate, ha deciso di creare un avatar di Gesù. Per fare ciò è stato installato un computer nel confessionale, sono state collegate le apparecchiature necessarie e il sacerdote è stato sostituito con un sistema digitale. Il sistema è stato sviluppato da un team interdisciplinare della Lucerne University of Applied Sciences and Arts, che ha combinato competenze informatiche e teologiche.
L’interfaccia è stata progettata per essere il più naturale possibile: il volto si muove in sincronia con le parole pronunciate, creando un’esperienza realistica.
Le reazioni a Deus in Machina
Nel corso dei due mesi, da quando l’installazione è stata attivata nella chiesa svizzera, più di mille persone, tra cui turisti provenienti da tutte le parti del mondo, hanno colto l’occasione per provare Deus in Machina e secondo i dati preliminari raccolti dal team dell’Università di Lucerna e dai responsabili della chiesa cattolica di San Pietro, circa due terzi di loro hanno descritto la propria esperienza come spirituale. Alcuni hanno trovato le risposte stimolanti e penetranti, mentre altri le hanno criticate perché superficiali, c’è stato anche chi credeva che fosse impossibile avere una conversazione sincera con una macchina.
Meno entusiasta la reazione di alcuni teologi e sacerdoti, che hanno fatto presente le questioni etiche sollevate dal progetto, anche se finora, anche i più critici lo hanno ammesso, tutte le risposte hanno coinciso con la corretta comprensione teologica.
Il futuro della fede è digitale?
È questo il futuro della fede, supportata dal digitale? Una risposta arriva proprio dalla chiesa cattolica di San Pietro, dove c’è chi tra fedeli e religiosi considera questo esperimento come un punto di partenza per il futuro della fede digitale, ma il Gesù digitale non è la prima esperienza in ambito religioso.
Qualche anno fa, per esempio, è stato creato in Giappone a Kyoto l’androide Mindar, attivo in uno dei templi zen più antichi al mondo, il Kodai-ji, dove il bonzo robot è stato progettato da una joint venture tra il tempio Zen e il professor Hiroshi Ishiguro dell’Università di Osaka ed è costato quasi un milione e mezzo di euro.
Esperti in tutto il mondo, inoltre, se ne stanno occupando da tempo: già nel 2021, per esempio, Sofia Bettizza giornalista della BBC, aveva svolto una serie di interviste tra i fedeli cattolici britannici sulla presenza di robot, come sostituti o partner dei sacerdoti. All’epoca il robot che era stato, chiamato SanTo, rispondeva a domande specifiche e dava consigli. Il robot era stato inventato da Gabriele Trovato, docente associato all’Innovative Global Program del Shibaura Institute of Technology di Tokyo in Giappone, che ha progettato il primo robot, che aiuta il fedele nella ricerca di un passo biblico o di una preghiera sulla base di un progetto nato cinque anni prima presso l’Università Pontificia di Lima.
Critica è la posizione dell’American Psychological Association, che in un recente articolo ha pubblicato una ricerca sul tema del rapporto tra intelligenza artificiale e professioni, rilevando come i predicatori robot e i programmi di AI possano offrire nuovi mezzi per condividere le credenze religiose, ma possono minare la credibilità e ridurre le donazioni per i gruppi religiosi che dipendono da loro.
Anche i templi indù hanno sperimentato la presenza di tecnologie al supporto della fede, come per esempio l’elefante robotico Raman, introdotto in uno dei templi dello stato indiano meridionale del Kerala, per supportare i riti indù, durante i quali gli elefanti svolgono un ruolo rilevante.