L’Intelligenza artificiale condurrà all’Intelligenza umana aumentata? La conoscenza o la memoria del cervello umano potrà essere trasferita, caricata su cloud, interconnessa con altri cervelli ed espressa con un ologramma? Gli scenari che si aprono davanti all’umanità sono molteplici.
Ma c’è una formula che potremmo elaborare per indicare il percorso da intraprendere. Una formula i cui elementi chiave si chiamano innovazione, tecnologia, immaginazione.
Del resto, “La maggior parte della scienza umana è una costruzione basata sull’immaginazione”.
Helen Adams Keller è stata una donna straordinaria e coraggiosa; la sordità e la cecità, sin dalla tenera età di soli 19 mesi, pur costituendo gravissime disabilità non le hanno impedito però, di riuscire a laurearsi con la lode in legge, di affermarsi come insegnante, attivista politica e scrittrice famosa in tutto il mondo.
Nella citazione della Keller si evidenzia come la nostra vita sia il risultato dei nostri pensieri, ovvero, come l’Immaginazione costituisca fondamenta dell’umana scienza, nel termine più ampio ed esteso, riunendo sotto questo nome tutte le scienze che riguardano l’uomo e la società.
Il primo elemento: l’immaginazione
Potremmo descriverla come la facoltà di pensare, di creare nella mente immagini, di esprimere la creatività umana e conseguentemente la ricchezza individuale. Come ulteriore definizione e con autorevole valenza, potremmo anche considerare le parole di alcuni personaggi prodigiosi. Leonardo da Vinci, talento universale del Rinascimento, scriveva: “Perché si vede più certa la cosa l’occhio ne’ sogni che colla immaginazione stando desto”.
Nello Zibaldone, il poeta e pensatore Giacomo Leopardi, esprimeva: “L’immaginazione è il primo fonte della felicità umana. Quanto più questa regnerà nell’uomo, tanto più l’uomo sarà felice.”
Fino allo scienziato per eccellenza Albert Einstein, icona inconfondibile del XX secolo, filosofo e fisico teorico che ha rivoluzionato la visione dello spazio, del tempo e della gravità: “L’immaginazione è tutto. E’ l’anteprima delle attrazioni che il futuro ci riserva. L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso, facendo nascere l’evoluzione”. Perché non concederci ora la libertà di (re)immaginare la stessa immaginazione?
Fantasticando un po’ ad occhi aperti, potremmo anche vedere un fertile terreno per coltivare la scienza, oppure una fonte da cui attingere la felicità, altrimenti una boccata di ossigeno vitale al respiro del progresso, o la piantumazione di un seme per l’evoluzione. Continuando a vagare con il pensiero potremmo giungere quindi ad associare l’immaginazione ad un processo di genesi, di coltivazione o di maturazione, magari di un frutto ad elevato contenuto vitaminico. Il frutto si chiama Innovazione.
Il secondo elemento: l’innovazione
La vitamina C è una molecola fondamentale per il benessere dell’organismo, è necessaria per la normale crescita e la salute di cellule e tessuti. Il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia, Albert Szent-Györgyi, è uno degli scienziati che ha scoperto la vitamina C, conosciuta anche come acido ascorbico. Secondo Györgyi “l’innovazione consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare a ciò che nessuno ha pensato”.
Questa particolare definizione di innovazione nella sua semplicità è al tempo stesso anche essenza di universalità. Gli “immaginari”, le persone che immaginano, che pensano, che usano la propria immaginazione come viaggio o mezzo di scoperta, hanno l’opportunità di vedere cose eccezionali, in altri termini concepiscono innovazione; gli scrittori, filosofi e scienziati già citati rappresentano una chiara evidenza.
Nelle formule scientifiche si stabiliscono procedimenti di calcolo combinando due o più grandezze mediante l’uso di operatori. Proviamo insieme a fare un esperimento immaginario: inventiamo una formula, sì, proprio una formula, che non sia particolarmente complicata da calcolare e che possa esprimere come risultato un valore speciale! Proveremo ad utilizzarla per interpretare il presente e il futuro dell’umanità. Per elaborare la nostra formula conosciamo già due elementi fondamentali: l’immaginazione e l’innovazione. Un adagio popolare recita che: “non c’è due senza tre (… e il quattro vien da sé)”.
Il terzo elemento: la tecnologia
Dall’età della pietra all’età dei metalli, fino all’era del “click and touch”, la tecnologia ha attraversato una costante evoluzione, affondando le sue radici nei processi naturali di trasformazione operati dall’uomo, per adattare l’ambiente alle proprie esigenze.
La tecnologia è parte integrante delle nostre vite, ha ridefinito il modo di comunicare, di viaggiare, di lavorare, di produrre e vendere beni e servizi. Nel mondo moderno, tecnologico e digitale, oltre tre miliardi di persone sono online quotidianamente. Tre miliardi di persone rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale.
Quasi tutte le informazioni della nostra vita sono già digitalizzate e così anche la materia si trasforma, dematerializzandosi e assumendo nuova dimensione e proprietà, come ad esempio quella di un digital-twin o di un asset-token. Inoltre la moneta metallica e cartacea, dal tradizionale stato fisico, diviene sempre più demonetizzata e virtualizzata, implementando tecnologia e caratteristiche abilitanti verso nuovi paradigmi finanziari, economici e sociali.
Sono mutate le modalità con cui ci relazioniamo, i social network rappresentano la quintessenza dei social media e sono sintesi dell’evoluzione tecnologica sulla rete Internet. Le modalità di lavoro si rielaborano svincolandosi dalla prossimità fisica e liberando le persone dall’obbligo di trovarsi in un determinato spazio. Lo smart working è un modello che innesca nuovi processi di evoluzione nelle organizzazioni aziendali e percorsi di profondi cambiamenti culturali.
Nell’Internet of Everything, gli oggetti che ci circondano si rendono riconoscibili, acquisiscono intelligenza, comunicano dati su se stessi e si collegano in rete ad altre risorse. Il paradigma dell’IoT, l’Internet delle Cose, porta la tecnologia digitale all’interno di prodotti industriali, domestici e indossabili; decine di miliardi di dispositivi sono online in qualsiasi momento. Oggi è possibile acquisire, monitorare e analizzare, in via remota, real-time, i dati provenienti da impianti e da intere linee di produzione, così come i dati relativi ai prodotti stessi una volta installati ed in uso presso i clienti.
Vecchi e nuovi modelli industriali
La Quarta Rivoluzione Industriale, caratterizzata dai sistemi cyber-fisici, è davanti a noi e pronta ad avvolgerci. Dietro di noi resterà la memoria, più o meno come storia antiquaria, delle precedenti rivoluzioni industriali: la Prima, che ha diffuso l’impiego della meccanizzazione e della macchina a vapore; la Seconda, che ha introdotto l’elettricità, i prodotti chimici e il petrolio; la Terza, nella quale siamo stati testimoni dell’avvento dei computer, della diffusione dell’industrializzazione e della terziarizzazione delle economie avanzate.
Nella nuova Industria 4.0, le piattaforme tecnologiche si interconnettono, dialogano tra loro, creano eco-sistemi in cui mondi fisici e virtuali si mescolano dando vita ad ambienti intelligenti e incredibilmente sempre più autonomi. Fino a ieri si misurava il progresso tecnologico su quanto la tecnologia aiutasse l’uomo a essere più produttivo; oggi invece l’evoluzione tecnologica mette in dubbio le abilità che abbiamo sempre ritenuto prerogative umane, sollevando l’uomo anche dalle attività che richiedono queste facoltà. Le cyber-piattaforme intelligenti prendono decisioni e hanno la capacità di analizzare e di interpretare.
L’impossibile e l’impensabile sono soggetti alla metamorfosi del possibile e del realizzabile. Qualsiasi cosa può essere creata, o replicata con accurata precisione, grazie alla tecnologia di stampa 3D; non solo oggetti più o meno piccoli, ma anche beni di notevoli dimensioni come intere unità abitative. Le stampanti 3D possono utilizzare materiali plastici, metallici, ceramici, cartacei e sostanze alimentari. E’ possibile anche stampare organi umani biocompatibili per il trapianto, così come protesi e strutture esterne additive o sostitutive di parti del corpo. L’incredibile diventa fattibile scaricando un file o un modello da Internet.
Mondo reale e mondo digitale verso la fusione
Con la realtà virtuale stiamo scoprendo modalità di immersione, di esplorazione e di interazione in ambienti e scenari simulati, così realistici da sembrare veri. Il virtuale si sta trasformando da qualcosa di eccezionale a qualcosa di naturale, domani sarà un consueto prolungamento delle nostra esperienza quotidiana. La realtà aumentata ci offre inoltre la possibilità di arricchire, potenziare e aumentare la nostra percezione del mondo reale, con il supporto di contenuti digitali aggiuntivi e oggetti sovrapposti.
Nel prossimo futuro miliardi di nanocomputer e nanorobot saranno in grado di monitorare il corpo umano e le relative condizioni di salute, riparando all’occorrenza i tessuti danneggiati. La fusione in atto tra il mondo reale con quello digitale è un processo inarrestabile che delinea all’orizzonte nuovi scenari e domande su questioni complesse.
Il futuro dell’umanità si realizzerà nello spazio digitale, come quello di un metaverso? L’Intelligenza Artificiale condurrà all’Intelligenza Umana Aumentata? Se e quando sarà colmato l’attuale divario tra l’intelligenza artificiale e le capacità tipicamente umane di esprimere creatività, immaginazione, senso comune ed emozioni; cosa succederà? La conoscenza o la memoria del cervello umano potrà realmente essere trasferita, caricata sul cloud, interconnessa con altri cervelli ed espressa con un ologramma?
Se nel futuro saremo in grado di comunicare, di interagire alla velocità della luce e senza sforzo allora la natura della nostra esistenza sarà radicalmente trasformata. La tecnologia che abiliterà il collegamento tra due o più cervelli, sarà il percorso verso l’Intelligenza di Sciame?
La tecnologia potrà renderci immortali?
Appare evidente oggi, a tutti, il mutamento del concetto di spazio e di tempo che la società digitale sta realizzando. Siamo collegati al mondo in tempo reale, su quasi tutto possiamo decidere all’istante come se vivessimo in un costante presente, senza l’onere di programmare passo per passo il nostro futuro. Le tecnologie digitali e le prassi con cui le utilizziamo, trasformano perpetuamente lo scenario economico e sociale, con un ritmo che non incrementa linearmente, ma in modo esponenziale. L’effetto è dirompente, in inglese “disruptive”.
Dobbiamo prestare grande attenzione all’evoluzione tecnologica, perché avanza più velocemente delle capacità adattive degli individui. Il processo di integrazione nel mondo digitale non procede alla stessa velocità. Inoltre, molte persone temono questa “tempesta tecnologica”, alcune prefigurano scenari catastrofici, altre orizzonti allettanti. Dalla parte dei catastrofisti si schierano quelli preoccupati dall’ascesa dell’intelligenza artificiale, o dalla perdita di posti di lavoro causata dai robot. Dalla parte degli ottimisti si ritrova invece chi sostiene che con le nuove tecnologie si potranno risolve problemi complessi, come l’inquinamento globale o la mobilità.
La storia insegna però che chi non è in grado di adattarsi ai cambiamenti è destinato ad autoestinguersi. Non fu forse lo stesso Charles Darwin ad insegnare che non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti?
Alcuni sono già pronti al cambiamento, altri faticano ad adattarsi, c’è anche chi rischia la marginalizzazione portata dal cosiddetto digital divide, una realtà che esclude le fasce culturalmente e tecnologicamente deboli della popolazione. Purtroppo alle vecchie disuguaglianze se ne sovrappongo altre del tutto nuove.
Non dobbiamo temere la tecnologia perché essa esiste da quando l’uomo vive; dobbiamo invece temere la mancanza di immaginazione. Se avremo immaginazione prediremo il futuro e avremo la possibilità di plasmarlo per creare condizioni migliori. Se saremo innovatori saremo anche dirompenti, perché innovare equivale a inventare il domani con quello che abbiamo oggi. Per ampliare i confini e la conoscenza del reale dobbiamo rompere gli schemi, pensare in grande, sviluppare nuove idee, senza timore di essere o di apparire strani.
Rompere gli schemi per innovare
In questo presente abbiamo innumerevoli opportunità di innovare e di creare cose nuove. Non conta più il servizio o il prodotto di cui si dispone, ma quello che si può fare con quel servizio o con quel prodotto. Grazie all’uso creativo della tecnologia si possono delineare nuove idee, nuove visioni e nuove energie. L’innovazione tende ad avvicinare e a fare dialogare settori tradizionalmente distanti, crea e attiva molteplici connessioni e straordinarie sinergie. La tecnologia è sempre più accessibile e a costi abbordabili, consente agli individui di competere alla pari gli uni con gli altri. E’ possibile creare industrie rivoluzionarie dal nulla, risolvendo problemi considerati irrisolvibili da tempo; la prossima innovazione capace di migliorare concretamente le condizioni dell’umanità, o del nostro pianeta, potrebbe arrivare da una persona qualunque, o da una micro-impresa costituita semplicemente da due persone.
Dovremmo, anzi, dobbiamo sfruttare la tecnologia per portare un sorriso nella vita degli altri, grazie ad innovazioni tecniche e sociali radicali, che arricchiscano le capacità dell’essere umano anziché competere con esso.
Riuscire ad esempio a (ri)costruire un mondo in cui miliardi di persone possano disporre di cibo nutriente, energia, acqua pulita, istruzione personalizzata e assistenza medica di alto livello, rappresenta una grande sfida per l’umanità. La tecnologia è la chiave per affrontare le sfide più complesse, per accedere alle scoperte, per liberare risorse utili e abbondanti, per migliorare drasticamente la vita degli esseri viventi. Non è sempre importante ciò che facciamo, ma il perché lo facciamo.
Il perché si chiama “abbondanza” ed è il quarto elemento della nostra formula, il risultato.
IMMAGINAZIONE + INNOVAZIONE + TECNOLOGIA = ABBONDANZA
Siamo partiti da un immaginario esperimento che si conclude ora con qualcosa di più di una formula: è la necessità e la responsabilità a cui siamo chiamati per realizzare un tecno-futuro sostenibile. Se nell’oggi cammina già il domani, offriamo allora al nostro destino la formula giusta.