L'ANALISI

Digitale e sostenibilità: ecco come cambiano i modelli di business

Abbracciare l’innovazione non significa solo investire in tecnologie innovative ma (soprattutto) innovare il modello di business raccogliendo i nuovi fabbisogni legati alla sostenibilità. Ma quali sono i razionali di questa convergenza così significativa? Gli esempi che lo chiariscono

Pubblicato il 27 Feb 2023

Stefano Belletti

Senior Advisor ed ESG Independent Director presso Accompany, autore del libro “Verde e Digitale”

Photo by Riccardo Annandale on Unsplash

Uno studio presentato al World Economic Forum ha evidenziato come le aziende identificate “leader di domani” hanno previsto di realizzare un incremento dei profitti con una probabilità 2,5 volte maggiore rispetto alle altre aziende, grazie proprio alla capacità di accelerare in modo congiunto la transizione al digitale e alla sostenibilità. Tali aziende combinano digitale e sostenibilità – investono di più in innovazione, abbracciando l’idea che la sostenibilità e la tecnologia digitale non siano due aree separate da prioritizzare; dirigono l’investimento di innovazione in modo consapevole verso iniziative che portano avanti insieme le due anime.

Sostenibile e digitale, così l’azienda del futuro: strumenti e persone per farla bene

Effettivamente le tecnologie digitali rappresentano una grande opportunità per la sostenibilità ambientale. Da un’analisi condotta su oltre duecento casi implementativi, emerge che circa la metà dei casi prevede soluzioni di advanced analytics e che prevalgono le tecnologie digitali del bundle “intelligent asset” (soluzioni industriali IoT abbinate a strumenti di analisi ed interpretazione dei dati), rispetto a quelle del bundle “virtual marketplace” (soluzioni commerciali supportate da web, social media, mobile, blockchain).

Figura 2 – Utilizzo delle tecnologie digitali (fonte: S. Belletti, “Verde & Digitale”, EdizioniAmbiente, 2022)

I casi analizzati impattano sostanzialmente tre domini di processo in un’ottica di sistemi interconnessi:

  • operational management, responsabile della gestione di materiali, prodotti e beni nel ciclo di produzione, vendita, consumo e riutilizzo/riciclo/rigenerazione di un’azienda, secondo un modello circolare e a basso impatto ambientale;
  • sustainability engine, responsabili delle attività critiche in grado di indirizzare i due sistemi di attività precedenti, determinando il modo in cui l’azienda progetta prodotti/servizi/processi, comunica brand e mission, coinvolge gli interlocutori, acquista gli input e valuta i rischi associati alle proprie scelte.
  • environmental management, responsabile di fornitura, conservazione e rigenerazione delle risorse naturali come gestione delle utility (acqua, gas, elettricità) e dell’impatto sull’ambiente (ecosistemi ed emissioni CO2).

Figura 2 – Trasformazione digitale e sostenibile dei sistemi di attività interconnessi (fonte: S. Belletti, “Verde & Digitale”, EdizioniAmbiente, 2022)

I sei razionali della convergenza tra sostenibilità e digitale

Le tecnologie digitali offrono quindi un ampio spettro di opportunità ma, in definitiva, quali sono i razionali di questa convergenza così significativa tra sostenibilità e digitale?

Emergono sei razionali, che costituiscono le caratteristiche essenziali che il digitale può offrire alla sostenibilità ambientale, in modo da esserne fattore di abilitazione e/o di accelerazione; ne distinguiamo due tipologie.

La prima è costituita dai razionali base, gli archetipi della relazione, naturalmente legati nel nostro immaginario alle potenzialità del digitale: dematerializzazione degli oggetti, associazione delle informazioni identitarie, separazione tra localizzazione e presenza.

La seconda tipologia è più articolata e sofisticata: sono i razionali evoluti, che richiedono l’adozione di tecnologie digitali più complesse e/o di loro combinazioni- razionali qui di seguito descritti con casi selezionati.

Disponibilità di dati in tempo reale e in forma granulare

La disponibilità di dati lungo il ciclo di vita di un asset[1] (impianto, prodotto, materiale o fonte energetica) – dati soggetti poi ad aggregazione e normalizzazione – garantisce nuovi livelli di trasparenza, conoscenza, reattività e adattamento, principalmente attraverso la tecnologia IoT abbinata con sensori di campo e tag RFID. Questa caratteristica è altamente pervasiva e abilita la capacità di analisi e valutazione (si veda il razionale successivo), consentendo di rendere efficiente e produttivo l’uso delle risorse, abilitare modelli on demand/just-in-time, garantire reattività nel monitoraggio e ripristino secondo schemi circolari, assicurare velocità nel decision-making, comprendere il profilo di consumo e abilitare microtransazioni.

Il caso Loccioni

Loccioni – azienda marchigiana operante nel settore dell’elettronica avanzata- ha realizzato una delle prime microgrid energetiche in Italia (100% elettrica), raggiungendo il risultato delle emissioni negative. La microgrid utilizza sensori che comunicano secondo protocolli wireless IoT e che monitorano sia i consumi energetici sia il comfort degli occupanti (in termini di temperatura, umidità, luminosità e qualità dell’aria). Per il controllo e l’attuazione delle opportune strategie tramite big data analytics in grado di analizzare le serie temporali, viene gestita una quantità enorme di dati. Le strategie di controllo sono diverse e vanno dalla semplice gestione di soglie di automazione alla gestione di operazioni complesse, grazie ad algoritmi di machine learning che correlano in tempo reale più variabili, per esempio per le previsioni.

L’esempio di Angaza

Angaza[2] è una start up statunitense che fornisce prodotti cruciali (life changing products che vanno dalle soluzioni alimentate a energia solare fino alle stoviglie per la cucina) ai consumatori che vivono in località remote ed a basso reddito nei paesi emergenti, non raggiunte dalla rete elettrica. Il modello di business di Angaza è una combinazione di sistemi di monitoraggio dell’utilizzo dei prodotti e di microfinanziamento grazie alla piattaforma digitale PAYG, che supporta i distributori (last-mile distributors) che vogliono vendere prodotti nei mercati emergenti, dove l’accesso al capitale e all’energia è molto limitato: i prodotti PAYGready – nei quali cioè sono stati integrati i device IoT di Angaza – possono essere consegnati agli utenti finali (consumatori o piccole imprese) in cambio di un piccolo acconto. La tecnologia IoT integrata monitora quindi il consumo energetico o il tempo di utilizzo e disattiva automaticamente il prodotto se il credito prepagato viene esaurito e non viene effettuato uno dei pagamenti previsti (che vengono effettuati tramite applicazione mobile).

Diviene possibile attivare le cosiddette politiche di precisione,[3] che aiutano a identificare e comprendere i fabbisogni specifici di diversi segmenti della popolazione o, al limite, di singoli individui o della natura stessa, e di progettare politiche di precisione in grado di rispondere a queste necessità in modo molto più personalizzato e preciso di quanto avviene tradizionalmente.

La start up olandese Bundles

La start up olandese Bundles[4] progetta offerte basate su servizi e tecnologia digitale per fornire applicazioni su base washing-as-a-service: utilizza in particolare la tecnologia IoT per monitorare i prodotti e ridurre l’uso di energia, acqua e detergenti, fornendo i relativi servizi di manutenzione e riparazione per prolungare l’uso del prodotto. Ha introdotto un modello di business pay-per-wash per le lavatrici: le famiglie pagano per carico di biancheria e ricevono suggerimenti e strumenti per ridurre le spese di lavaggio in termini di energia, acqua e detersivo.

Capacità aumentata di analisi e di valutazione

Strumenti basati su intelligenza artificiale e advanced analytics sfruttano, correlano e interpretano i dati raccolti, fornendo le informazioni necessarie a definire e gestire contesti complessi. Utilizzano funzionalità avanzate di analisi dei dati e di indicatori prestazionali composti, che richiedono l’integrazione di fonti diverse ed eterogenee, di immagini, di dati strutturati e non, e rendono possibile la valutazione di dipendenze e la simulazione di scenari con possibilità di decentrare alcune funzionalità computazionali collegate ai device sul campo (edge e fog computing). L’abilità di monitorare e gestire in modo elettronico oggetti nel mondo fisico consente il datadriven decision-making, che diviene il processo più importante a cui affidarsi per migliorare le prestazioni, ridisegnare processi sostenibili e modelli di business circolari, scoprire nuovi fenomeni che aprono percorsi diversi all’innovazione: i sistemi cognitivi operano correlazioni di secondo, terzo o quarto ordine, impossibili da osservare per gli esseri umani ma tipici dei sistemi naturali e di quelli complessi che si sviluppano in modo non lineare.[5] Si pensi alla possibilità di identificare, comprendere e modificare comportamenti di consumo delle risorse grazie a sistemi intelligenti che incentivino i cittadini alla separazione dei rifiuti attraverso sistemi di remunerazione, non solo con l’obiettivo di gestire i rifiuti, ma di veicolare comportamenti responsabili.

General Motors

General Motors[6] ha avviato un programma per esaminare rapidamente multiple permutazioni nella progettazione delle parti e delle componenti di un’autovettura, in modo che abbia un’impronta ecologica inferiore: il programma di AI-based generative design risolve problemi complessi di tipo ingegneristico e di sviluppo del prodotto utilizzando tecnologie di Intelligenza artificiale in ambiente di cloud computing. A differenza della progettazione tradizionale (che prima disegna la soluzione, poi determina come costruirla e successivamente passa alla prototipazione per testarne le proprietà), il generative design svolge contemporaneamente queste attività. A livello di impatto ambientale, i benefici sono evidenti: componenti con un peso inferiore comportano l’ottimizzazione del consumo di materiali, energia e CO2 necessari per produrli.

Papkot

Papkot[7], una start up francese, fondata nel 2020 da un italiano, fornisce una soluzione brevettata 100% carta per sostituire completamente la plastica o altre sostanze chimiche pericolose negli imballaggi, mantenendo lo stesso livello di prestazioni: completamente biodegradabile, compostabile e riciclabile come qualsiasi normale carta vergine, ha l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale e l’impronta di carbonio innescando modelli circolari. Papkot basa il suo sviluppo su un approccio data centric. L’intersezione tra ingegneria chimica e intelligenza artificiale (machine learning) ha consentito all’azienda di sviluppare una serie di prodotti più performanti su un numero crescente di tipologie di carta, per un numero crescente di applicazioni, in un decimo del tempo rispetto al lavoro svolto in modo tradizionale

Connessione e comunicazione degli stakeholder

Le tecnologie digitali forniscono un’aumentata capacità di interazione tra gli attori eterogenei che operano nell’ecosistema, e sono caratterizzate dall’effetto-rete, per cui più utenti le usano e più il sistema cresce e acquisisce valore, una caratteristica molto utile e apprezzata ai fini della sostenibilità (network effect).[8] Hanno un ruolo unico: consentono da un lato, a livello strutturale, la connettività di base attraverso le tecnologie infrastrutturali (indicate nel primo paragrafo di questo capitolo), dall’altro, a livello funzionale, permettono la comunicazione, la condivisione e l’interazione tra gli attori coinvolti attraverso soluzioni relazionali e nuovi ambienti collaborativi virtuali. Mettono a disposizione funzionalità diversificate, con un ventaglio di tecnologie a differente livello di maturità e diffusione:

  • comunicazione interpersonale e condivisione di contenuti base creando network/comunità e dando visibilità alle organizzazioni informali (communication and social engagement);
  • condivisione di documenti e informazioni in cui la conoscenza viene messa a disposizione, fruita e promossa (document and knowledge sharing);
  • fiducia, trasparenza, tracciabilità e autenticazione in una catena di fornitura fisica e/o virtuale con possibilità di microtransazioni certificate (value chain transparency & traceability);
  • transazione di vendita in mercati nuovi e paralleli per il recupero degli scarti, lo scambio di materie prime seconde e il second hand (marketplace and electronic commerce);[9]
  • collaborazione attiva e operativa per la gestione e la conduzione di attività in gruppo con l’obiettivo di un output comune (co-working and open collaboration).

La piattaforma Responsible Sourcing Blockchain Network

Responsible Sourcing Blockchain Network (RSBN)[10] è una piattaforma aperta di collaborazione a livello industriale che ha l’obiettivo di promuovere e supportare l’approvvigionamento responsabile di minerali rari e cruciali; utilizza la tecnologia blockchain per aumentare l’efficienza, la sostenibilità e la trasparenza nella catena di approvvigionamento. La piattaforma è una soluzione offerta da RCS Global Group, società accreditata nell’audit e nella certificazione di pratiche sostenibili nelle catene di approvvigionamento di risorse naturali.

Alibaba

Alibaba[11] ha investito nella start up di riciclo dell’usato dell’elettronica di consumo Huishoubao.[12] Fondata nel 2014, Huishoubao si concentra sul riciclo di telefoni cellulari, tablet e altri dispositivi elettronici di consumo, attraverso canali online e offline che includono un sito web e un account WeChat dedicato.[13] Ha stretto partnership con i produttori di telefoni cellulari come Huawei e Vivo e altri operatori delle telecomunicazioni in Cina per promuovere la propria attività di riciclo. Ha lanciato un sito di ecommerce per la vendita di prodotti di seconda mano, una piattaforma online per il noleggio dei dispositivi e i chioschi ATM che permettono agli utenti di riciclare i propri telefoni cellulari usati e che sono in grado di rilevare e valutare automaticamente i dispositivi utilizzati, pagando poi gli utenti (C2B, Consumer-to-Business).

Come evidenziato brevemente dai casi selezionati e descritti, abbracciare l’innovazione non significa solo investire in tecnologie innovative (semplificando “climate tech”), ma – ed oserei dire soprattutto – innovare il modello di business raccogliendo i nuovi fabbisogni legati alla sostenibilità.

L’adozione di combinazioni o bundle di tecnologie comporta in generale un ambito di applicazione e di impatto più ampio, in cui prevale il significato di business della trasformazione digitale rispetto a quello prettamente tecnologico della digitalizzazione. Ci viene in soccorso Stefano Epifani,[14] quando afferma che “[…] la trasformazione digitale è rivoluzione di senso, è qualcosa che ci induce a cambiare il modello di business e a comprendere come fare del digitale uno strumento di sviluppo sostenibile”, ed è affascinante la distinzione nelle dimensioni che, sempre secondo lui, può avere il digitale:

  • una dimensione di processo, in cui si guarda al ruolo del digitale come elemento di process automation o di process re-engineering in un contesto in cui la dimensione è endogena all’azienda (prevalenza del come);
  • una dimensione di senso, in cui si guarda alla trasformazione digitale in una dimensione esogena alla singola organizzazione, e che traguarda al cambiamento di senso a livello sociale ed economico apportato dallo sviluppo tecnologico (prevalenza del cosa).

Senza voler disquisire sulla terminologia e provando a calare tali dimensioni nella realtà aziendale, la trasformazione digitale coniuga due direttrici di sviluppo: l’ambito di applicazione crescente (dall’attività al processo per arrivare al modello di business) e un maggiore grado di apertura verso l’esterno della catena del valore (dall’endogeno all’esogeno). La figura riportata enuclea tre stadi di sviluppo e di maturità della trasformazione digitale.

Figura 3 – Gli stadi della trasformazione digitale (fonte: S. Belletti, “Verde & Digitale”, EdizioniAmbiente, 2022)

E questo porta con sé un muovo modo di fare innovazione in ottica di “open innovation” in cui le fonti di innovazione sono distribuite, anche fuori dall’azienda – coinvolgendo la platea degli stakeholders. Il digitale interviene e valorizza i diversi contributi integrandosi da un lato con le tecnologie innovative e dall’altro fornendo gli strumenti per trasformare il modello di business.

Conclusioni

I tre stadi identificati (Digitization, Digital evolution, Digital reinvention) sono funzione delle due direttrici, ossia ambito e grado di apertura, secondo la progressione nell’impatto della trasformazione digitale. Lo stadio avanzato relativo alla modifica di modelli di business esistenti e/o alla creazione di nuovi è quello che supporta un nuovo modello d’impresa, aperta ed ibrida, in cui le catene del valore si estendono e si modificano, l’architettura di business si configura come un insieme di piattaforme interoperabili che superano i confini aziendali e integrano tecnologie digitali, dati interni ed esterni, asset fisici e competenze.

Note

  1. Kupers R., et al., Enabling business decisions that integrate Natural Capital. Learning from a complex systems perspective, ICAEW per Natural Capital Coalition, 2015.
  2. Meyerson B., Intelligent assets: unlocking the circular economy potential, Ellen MacArthur Foundation, 2016.
  3. Azzone G., A. Balducci, P. Secchi, Infrastrutture e Città. Innovazione, coesione sociale e digitalizzazione, cit.
  4. Ellen MacArthur Foundation, A model offering multiple benefits for multiple electronic products: Bundles
  5. Kupers R., et al., Enabling business decisions that integrate Natural Capital. Learning from a complex systems perspective, cit.
  6. Lacy P., J. Long, W. Spindler, The Circular Economy Handbook. Realizing the Circular Advantage, cit.
  7. Informazioni basate sul programma B Heroes 2022 e sulla documentazione fornita direttamente dall’azienda.
  8. Srnicek N., Platform Capitalism, Polity Press, Cambridge 2017.
  9. Si possono identificare piattaforme di scambio (cedere senza nulla in cambio), di swapping (scambio tra beni di pari valore) o di looping (riciclo, riuso vero e proprio) che permettono di estendere o riaprire un nuovo ciclo di vita per un determinato prodotto (Bozzoli C., Il ruolo del digitale nell’economia circolare, The Innovation Group, Digital Italy Summit 2021, 4 novembre 2021).
  10. Dickinson A., Blockchain and sustainability through responsible sourcing, IBM, 28 dicembre 2020.
  11. Lacy P., J. Long, W. Spindler, The Circular Economy Handbook. Realizing the Circular Advantage, Palgrave MacMillan, Londra 2020.
  12. Tradotto dal cinese, significa “riciclando tesori”.
  13. App di messaggistica ampiamente diffusa su scala mondiale.
  14. Epifani S., Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale, Digital Transformation Institute, 2020

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