Memory Squad - 97° PUNTATA

Dio

Cronache dal futuro (anno 2333), a cura del docente visionario Edoardo Fleischner per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 13 Nov 2015

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Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”. Un’altra nuova missione della Memory Squad 11 è di catturare il dottor Mabiis, almeno per discutere con lui il futuro della galassia. L’agente Xina Shaiira, sulle sue tracce, scompare (puntate 64, 65, 66, 67). Li troviamo nella savana. Xina, alcune signore e molte farfalle. Colorate. Parlano delle intenzioni del dottor Mabiis. Della sua voglia di far tornare la galassia indietro di almeno un secolo. Bloccando altre memorie connesse, le language-memory, quelle che consentono di parlare con chiunque animali compresi, piante, monumenti, case, animali, spiagge, castelli, fiumi, laghi, mari, pesci. Il dottor Mabiis abita dentro un immenso baobab. Dentro quel tronco di baobab, ormai satolla e frenetica, pulsa loquace una delle tante sinapsi della galassia.

Gli agenti della Memory Squad 11 squartarono il baobab: “Niente Mabiis, niente Xina, niente donne… solo farfalle!”

“Agenti le farfalle!… sono le farfalle le memorie che cerchiamo!…” la vecchia convinzione della comandante Akila Khaspros. Ogni incontro con Mabiis finiva a farfalle. Com’esuli pensieri. Un cielo accorto. Guardingo. Fanatico di sole. La savana debole. Di foglie amare. Di sassi ribelli. Di cortecce intraprendenti.
“No comandante! Non è così… le farfalle sono animalidi… li costruiamo noi da anni…” litaniava Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie. Franava. Straripava.

Farfalla Blu: “Non sono un animalide… io nasco da una farfalla…”
Sama Hargo: “Sono più di cento anni che noi, veri umani, siamo in grado di farvi riprodurre, di farvi vivere, di essere intelligenti… di avere sentimenti…” srotolava. La polvere della savana ansimava.”
Farfalla Gialla: “Voi umani, avete sempre la stessa paura… di morire, di finire la vostra esperienza terrena, come la chiamate… vi allungate la vita… create umanidi…” contrappuntava. Le foglie della savana tergiversavano.
Farfalla Bianca: “Cercate di essere dio… il dio che crea… il dio eterno…”
Farfalla Verde: “Vi sostituite i pezzi, un cuore nuovo a ogni quarant’anni, un fegato a cinquanta, le ossa delle gambe a novant’anni, gli occhi e e le orecchie a cento, l’intestino a centoventi, un lobo del cervello a centotrenta e l’altro lobo a centoquaranta…”
Sama Hargo: “Che fai il ripasso dei ricambi?…”
La comandante Khaspros: “È la solita filastrocca che si impara da piccoli!”
Farfalla Bianca: “Come dio creatore vi piace dar vita alle creature… e dio creò gli animali , e le piante, e i minerali, e i fiumi e le montagne e i laghi, e dio creò l’uomo… e dio creò la donna… voi piccoli uomini diventate i signori del creato…”

I laghi tremavano, i fiumi dipingevano, i monti singhiozzavano, la savana urlava, la pioggia sognava, le colline s’insospettivano, i mari annusavano. Le pianure sottacevano. Distesavano. Amprunivano.

L’agente Sama Hargo: “Se mai dio è una nostra sublime invenzione… è l’estremismo del nostro cervello, vogliamo a tutti i costi duplicare il nostro cervello verso l’esterno… tutti i miliardi di collegamenti, di pensieri, di idee, li vogliamo fuori dalla nostra scatola cranica… li abbiamo inventati… creati… costruiti…”
La comandante Khaspros: “Vogliamo i nostri sogni diventino materia! Ci siamo sempre riusciti!”
La solita filastrocca.
Le farfalle battibeccavano.
Gli agenti troppo piccoli.
Le farfalle troppo alate.
Gli agenti troppo piccoli.
Le farfalle troppo aeree.
Gli agenti troppo piccoli.

Gli agenti saltavano.

Battevano le mani.
Acchiappavano le farfalle.
Le schiacciavano coi palmi.

Le piccole briciole colorate.
Cadevano in polvere.
Velavano le scarpe grosse degli agenti piccoli.
Sbriciolavano i loro cervelli.
Sbriciolavano le loro voglie di essere dio.

(97-continua)

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