Dipendenti pubblici, proviamo a spezzare le gabbie del pensiero

La PA italiana ha bisogno che i manager superino la cultura dell’adempimento, che spesso li ha visti troppo distanti dalle evoluzioni della società, per obbligarli ad osservare le situazioni da punti di vista diversi. Ecco un’iniziativa che prova a cambiare verso

Pubblicato il 17 Ott 2016

Gianluigi Cogo

Consulente PA digitale, ex Regione Veneto

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Torno sul tema delle Soft Skills che avevo trattato proprio qui la scorsa primavera per dare visibilità e concretezza al percorso iniziato allora in H-Farm con la presentazione del Master PADT (Public Administration Design and Transformation).

L’assunto era ed è quello di portare il management della Pubblica Amministrazione a ragionare ‘out of the box’, prendendo spunto dalle dinamiche emergenti di trasformazione digitale della società, dei sistemi produttivi e dunque anche del government.

A qualche mese dall’inizio del progetto del PADT, giovedì e venerdì prossimi in H-Campus a Roncade (TV), una sessantina di manager pubblici provenienti da tutta Italia sperimenteranno in modo immersivo le dinamiche e i contenuti del master confrontandosi e vivendo a tu per tu con gli startupper di H-Farm e con un pool di esperti/docenti che li introdurranno alle dinamiche del design thinking per aiutarli ad analizzare le esperienze più originali, persuaderli alla co-progettazione, nonchè all’utilizzo consapevole e ragionato di tools capaci di migliorare la qualità e l’efficienza dei servizi.

L’obiettivo finale è quello di fornire ai manager gli strumenti utili a ripensare, ridisegnare e riprogettare i servizi della Pubblica Amministrazione.

Nello specifico si tratta di un evento di avvicinamento alla metodologia di progettazione collaborativa che fa parte di tutti i master di H-CAMPUS e uno scenario su alcuni temi molto attuali per la PA, piccola parte di una panoramica molto più ampia che tratteremo al master. Di fatto un trial che ne anticipa i contenuti, offre un’esperienza diretta e presenta le esperienze più innovative che animano la trasformazione della Pubblica Amministrazione, non solo in Italia. Partecipare a questo workshop significa soprattutto imparare nuovi approcci e acquisire conoscenze e strumenti estremamente utili per chi opera a livello direttivo nella Pubblica Amministrazione.

Non nascondo che nei mesi durante i quali abbiamo progettato il master e ricercato la miglior faculty possibile per offrire un esperienza diversa e accattivante, ho sempre avuto in mente come riferimento i mitici GDS britannici che per me son diventati un mantra e fonte di ispirazione per gli ambiti formativi a cui mi dedico da anni in ambito PA.

Tutto il team di progettazione li ha accolti con favore, con la consapevolezza che anche i nostri manager pubblici possono ispirarsi a principi così semplici e a portata di mano per cambiare in meglio la Pubblica Amministrazione Italiana.

1. Parti dai bisogni dei cittadini
2. Crea un’organizzazione snella
3. Progetta partendo dai dati
4. Dedica molta attenzione alla semplificazione
5. Fai dei test. Poi fanne altri
6. Questo metodo è adatto a tutti
7. Studia il contesto
8. Costruisci servizi digitali, non siti
9. Sii coerente, non standardizzato
10. Crea servizi trasparenti: funzionano meglio

Certo, sarebbe facile adottarli e renderli efficaci da subito ma, purtroppo, in Italia abbiamo un problema reale, ovvero la carenza di quelle Soft Skills necessarie al management pubblico per rendere immediatamente e facilmente attuabile la messa in esercizio di servizi digitali pubblici innovativi.

Su questo punto mi viene in aiuto un articolo/ricerca del World Economic Forum che sottolinea come far fronte alla quarta rivoluzione industriale e ai nuovi mestieri che stanno emergendo per renderla più efficace ed applicabile.

Nell’articolo, il David Deming dell’Università di Harvard, sostiene che Soft Skills come la condivisione e la negoziazione diventeranno cruciali. Aggiunge inoltre che le professionalità emergenti, dove le persone necessariamente dovranno cambiare spesso ruoli e progettualità, avranno bisogno di abilità sociali come ad esempio l’empatia e la collaborazione.

Proprio per questo tutto il percorso che abbiamo ideato in H-Farm si avvale del metodo del Design Thinking che mette al centro l’individuo (Human-Centered Design) e si avvale di metodi di progettazione visiva tipici del design per integrare i bisogni delle persone, le opportunità tecnologiche e i requisiti necessari a un progetto di successo. Fra questi, ovviamente le Soft Skills appena citate.

Il Design Thinking coinvolge attivamente i partecipanti e li rende capaci di trovare soluzioni condivise ed efficaci. Mette sempre al centro i destinatari dei servizi o dei prodotti del progetto di trasformazione e, applicato alla creazione di servizi, prende il nome di Service Design.

Già venerdì prossimo durante la due giorni immersiva i partecipanti potranno avvalersi dell’esperienza di Matteo Vignoli, che introdurrà il Design Thinking applicato alla Pubblica Amministrazione.

Fra i casi più significativi di progettazione partecipata, analizzeremo con Michele d’Alena, il caso iperbole di Bologna mentre Ernesto Belisario illustrerà gli scenari più innovativi della Pubblica Amministrazione e stimolerà i manager a confrontarsi su spunti di attività innovative e le sfide aperte per renderle davvero efficaci.

Ferdinando Acerbi farà da trade union fra i manager e gli startupper che durante la due giorni proveranno a rendere più disruptive l’approccio ai processi e ai progetti tipici della PA con la loro creatività e immaginazione.

Un bel mix al quale si aggiungono gli interventi di scenario di Alessandro Mininno di Gummy, Mauro Minella di Microsoft e Francesca Quarantino di Manafactory. Direi quasi esplosivo, ma forse è l’unico modo che ci rimane per rendere le istituzioni pubbliche davvero più moderne ed efficienti.

Mi piace ricordare il giorno nel quale, tornando un po’ depresso dalle riunioni romane sul Piano Nazionale Competenze Digitali dove avevo provato più volte a insistere sull’importanza di un progetto di ‘cantieri manageriali‘ che mettesse al centro le Soft Skills per l’eLeadership, presentai il progetto a Riccardo Donadon, CEO di H-Farm con la voglia e le determinazione di farlo diventare ‘local’, ovvero personalizzato per una realtà territoriale piuttosto che un vero e proprio progetto paese, vista appunto la lentezza decisionale e la titubanza romana.

Era presto, eravamo consapevoli entrambi che i tempi non erano maturi e il progetto intero necessitava di una revisione scientifica importante.

Con l’avvento di Carlo Carraro come Head of Education di H-Farm e la collaborazione scientifica di Alessandra Poggiani, abbiamo riaperto la partita e finalmente, dopo mesi di lavoro con i progettisti di H-Campus, siamo giunti a definire un pacchetto che con un po’ di orgoglio possiamo definire unico nel panorama nazionale sia per contenuti che per qualità della faculty.

Giovedì inizia un cammino speriamo lungo ma soprattutto denso di ottimismo, di speranza e di successi. La PA italiana ha bisogno che i manager superino la cultura dell’adempimento, che spesso li ha visti troppo distanti dalle evoluzioni della società, per obbligarli ad osservare le situazioni da punti di vista diversi, costringendoli ad avventurarsi per strade non battute, al fine di individuare soluzioni divergenti e più vicine al sentiment e alle esigenze dei cittadini.

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