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Dormire nella realtà virtuale: cosa sono le “VR sleep room”



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Con la realtà virtuale (VR) si possono vivere esperienze immersive da soli o in compagnia in stanze virtuali. Siamo nelle sleep room dove un numero crescente di utenti si riunisce per dormire insieme. Perché e quali le motivazioni? E com’è l’esperienza del dormire in VR?

Pubblicato il 30 mag 2023

Chiara Cilardo

Psicologa psicoterapeuta, esperta in psicologia digitale



Virtual-reality.coolminds

Pensando alla realtà virtuale probabilmente ci vengono in mente giochi di azione, avventura, creature immaginarie bizzarre e missioni da compiere in mondi fantastici e avveniristici. A pochi invece verrà in mente che ci sono utenti – e non sono pochi – che utilizzano la realtà virtuale per dormire. Per dormire in compagnia, per di più. 

L’importanza del sonno per la nostra vita

Del resto, passiamo circa un terzo della nostra vita dormendo; non solo quanto ma anche come dormiamo influenza molti aspetti della nostra vita. La scarsa qualità del sonno va ad intaccare il nostro benessere fisico e mentale e può portare, tra le altre cose, a difficoltà di apprendimento, problemi della memoria e disturbi dell’umore. 

Esplorare cosa e come incide su qualità e quantità del riposo notturno è fondamentale per comprendere in che modo affrontare le relative problematiche: esami come la polisonnografia permettono di identificare quali fasi e parametri vanno ad alterare il riposo, mentre trattamenti farmacologici, psicoterapici e linee guida per una corretta igiene del sonno consentono di curarli efficacemente e mantenere nel tempo i risultati raggiunti.

A questi si affiancano altri strumenti che hanno lo scopo di facilitare l’addormentamento e la tenuta del sonno: cuffie e auricolari antirumore, macchine per il rumore bianco o per creare la giusta illuminazione artificiale, tecnologie digitali come app, wearable sleep tracker e realtà virtuale (VR, virtual reality) per monitorare in maniera non invasiva attività cardiaca, respiratoria e movimenti. 

Uscendo però dall’ambito della ricerca in cui abbiamo partecipanti, parametri da analizzare e setting ben definiti e rigorosi, ed il cui scopo è appunto lo studio in sé della qualità del sonno, il rapporto tra realtà virtuale e riposo sembra più naturale di quanto si possa pensare.

Infatti, un numero crescente di utenti dorme nella realtà virtuale per il gusto di farlo. Ma perché? Quali sono le motivazioni? Com’è l’esperienza di dormire in VR?

La realtà virtuale ed il sonno: le VR sleep room

La realtà virtuale consente di esplorare ambienti e situazioni da un lato simili a quelli reali, dall’altro diversi ed unici; il modo in cui è possibile immergersi e vivere esperienze in realtà virtuale ricrea e potenzia le esperienze del mondo fisico; si è presenti nel qui ed ora e al tempo stesso si è in un altrove immaginario. 

Nei mondi virtuali si può interagire intenzionalmente sull’ambiente (interattività e agentività) grazie a quello che i ricercatori definiscono embodiment, cioè il sentirsi incarnati, materializzati e presenti attraverso la rappresentazione di noi stessi, l’avatar.

Queste caratteristiche rendono peculiari le esperienze immersive e ne stanno determinando l’applicazione in diversi campi tra cui educazione, salute ed intrattenimento.

Nei mondi virtuali è possibile incontrare persone con cui socializzare, giocare e fare diverse attività come in una sorta di ibrido tra le classiche chat room e i raduni live. In questi ambienti non vengono solo replicate le interazioni sociali così come le conosciamo e pratichiamo dal vivo, ma vengono creati nuovi modi e norme del tutto inediti.

Questi scambi vengono definiti “social VR” proprio perché sono scambi sociali che avvengono in contesti virtuali. 

Le social VR possono avere luogo in stanze, pubbliche o private, luoghi di aggregazione circoscritti sulla base di attività e interessi comuni.

Tra le tipologie di stanze abbiamo le VR sleep room, le “stanze del sonno”. Nelle VR sleep room si fa qualcosa di solito considerato banale e scontato, privato e personale, trasformandolo in una esperienza nuova ed unica, da condividere anche con sconosciuti: dormire. 

Come si dorme nelle stanze virtuali

Dormire nella realtà virtuale non è un gioco: chi vuole provare questa esperienza è attento non solo alla scelta dell’ambientazione virtuale ma anche a quella fisica.

Infatti, viene combinata la tecnologia della realtà virtuale con accorgimenti nel mondo fisico: una postazione comoda e appartata, coperte e cuscini confortevoli, cuffie dotate di cancellazione attiva del rumore, aromaterapia con oli essenziali e sensori per monitorare respirazione e frequenza cardiaca, una disposizione che non sia invasiva e disagevole una volta che ci si è addormentati. La scelta dell’ambiente virtuale può essere personalizzata e va da paesaggi di montagna a spiagge, foreste, cieli stellati. Anche suoni ed illuminazione fanno la loro parte: in alcune stanze vengono diffusi suoni rilassanti (musica soft, pioggia, onde…) e l’illuminazione richiama la luce naturale diventando gradualmente più scura quando ci si addormenta; si schiarisce poi man mano che si avvicina l’ora di svegliarsi in modo da favorire la regolazione del ritmo circadiano. In alcune stanze è presente la funzione ‘sveglia’ con la luce che varia simulando l’alba oppure con suoni gradevoli e rilassanti, come le onde del mare o il cinguettio di uccelli. 

I limiti dell’esperienza

Se la scelta dell’ambientazione virtuale permette di personalizzare ogni dettaglio, nel mondo fisico ci sono alcune limitazioni. Per esempio, indossare il visore, il peso delle cuffie, i sensori per il mirroring completo del corpo e delle sue attività, possono essere fastidiosi e davvero poco confortevoli. Ancora, stimoli visivi ed uditivi come la luce blu dello schermo o suoni improvvisi e forti possono disturbare o essere dannosi. Del resto visori, cuffie e altri accessori non sono stati creati allo scopo di essere usati per dormire. 

L’apparecchiatura potrebbe essere aggiornata pensando a questi nuovi usi ed esigenze per supportare comfort e sicurezza. Si potrebbe rimediare per esempio adottando alcune funzionalità: oscuramento totale, timer per lo spegnimento automatico, modalità “non disturbare” per evitare che suoni provenienti da altri utenti nella stanza diano fastidio.

Perché le persone scelgono di dormire in stanze virtuali

Trovata la propria configurazione ideale nell’ambiente fisico di solito la maggior parte degli utenti preferisce riprodurla nel mondo virtuale, in particolare la posizione dell’avatar deve rispecchiare quella reale dell’utente. Potrebbe sembrare un dettaglio ma non lo è: nelle VR sleep room si dorme sì, ma non si sta solo passivamente in compagnia di altri utenti. 

Al netto degli aspetti pratici, del come si può farlo assieme ad altri utenti, cosa spinge a condividere un’attività tutto sommato poco accattivante come il dormire?

Verrebbe da dire che lo si fa motivati dal bisogno di trovare una soluzione ai propri problemi col sonno, come tentativo di migliorarne la qualità, come una delle possibili, moderne strategie per accrescere il benessere della mente e del corpo.

Invece è la qualità dell’esperienza a fare la differenza: l’ambiente immersivo, dormire in luoghi diversi da quelli abituali, socializzare, condividere, creare legami.

Le interazioni sociali, verbali e non, giocano un ruolo importante: il bisogno di connessione ed intimità si esprime attraverso il contatto virtuale, per esempio abbracciandosi e accarezzandosi prima e durante il sonno; questi gesti attivano le cosiddette “sensazioni fantasma”, cioè il provare effettivamente la sensazione sensoriale, in questo caso tattile, senza che ci sia uno stimolo reale.

Dormire insieme in VR rappresenta anche una forma di evasione, di distacco da ambienti fisici rumorosi, trafficati, luminosi, caotici; ma anche dal un punto di vista mentale come fuga e allontanamento da pensieri o emozioni. Diventa poi un’attività che mitiga sentimenti di solitudine e noia a favore del senso di connessione, vicinanza, intimità.

In definitiva, dormire in VR sleep room risponde a motivazioni legate al bisogno di novità, di relazione, di condivisione e, perché no, di sognare.

Bibliografia

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de Zambotti, M., Barresi, G., Colrain, I. M., & Baker, F. C. (2020). When sleep goes virtual: the potential of using virtual reality at bedtime to facilitate sleep. Sleep, 43(12), zsaa178.

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Salagean, A., Crellin, E., Parsons, M., Cosker, D., & Stanton Fraser, D. (2023, April). Meeting Your Virtual Twin: Effects of Photorealism and Personalization on Embodiment, Self-Identification and Perception of Self-Avatars in Virtual Reality. In Proceedings of the 2023 CHI Conference on Human Factors in Computing Systems (pp. 1-16).

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