il commento

Draghi, “portiamo l’Italia nel metaverso”, ma ecco perché serve cautela

Mark Zuckerberg ha appena incontrato il premier Draghi per parlare di metaverso e investimenti. Di come portare l’Italia e le eccellenze nostrane in questo nuovo universo. Tuttavia questo mondo, spesso vicino al Web3, ha pregi ma anche difetti che la politica e i cittadini devono ben considerare

Pubblicato il 06 Mag 2022

Fabio Pompei

Dottore di Ricerca

Mark Zuckerberg, Ceo di Meta e fondatore del Metaverso

Stiamo entrando nell’era del “Metaverso” e del Web3, un nuovo modo di “vivere” Internet, più interattivo, virtuale ed immersivo. In Italia, però, il dibattito sembrerebbe sopito, nonostante recentemente il Senato della Repubblica abbia avviato un’indagine conoscitiva sul tema e la Luiss abbia organizzato un ciclo di seminari aperti per approfondire gli aspetti regolatori.

Mark Zuckerberg ha appena incontrato il premier Draghi proprio per parlare di metaverso e investimenti. Di come portare l’Italia e le eccellenze nostrane in questo nuovo universo. 

Nel resto del mondo numerosi sono gli interrogativi su questa nuova visione della Rete, con notevole fermento di sperimentatori, aziende e appassionati di tecnologia che continuano a domandarsi sin dove Mark Zuckerberg – promotore di questo nuovo mondo – vorrà spingersi.

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Perché dovremmo interessarci a livello anche politico? Per molte ragioni

Metaverso e NFT

Spesso Metaverso fa rima con NFT e web3: entrambi partono da un universo crittografico comune e in particolare gli NFT sono gli oggetti di proprietà che popolano i metaversi e ne caratterizzano l’esistenza. In piattaforme come The Sandbox e Decentraland, tramite blockchain, ma soprattutto tramite l’utilizzo di NFT, si può già vivere in un mondo virtuale comprando terreni, oggetti personalizzabili e partecipando anche alle decisioni della community, aspetto quest’ultimo, sicuramente affascinante di questi nuovi mondi virtuali post-Second Life.

Le DAO (Decentralized autonomous organization) sono organizzazioni decentralizzate e autonome che tramite blockchain, basano sulla partecipazione della propria community il loro punto di forza. Chi gestisce una DAO emette token che danno la possibilità ai possessori di votare e diventare una sorta di azionisti della società.

Due esempi.

  • Negli ultimi mesi le società di calcio si stanno lanciando nel mondo crypto per coinvolgere e monetizzare maggiormente il legame con i propri tifosi, garantendo una serie di vantaggi per chi  acquista i cosiddetti fan token. In particolare la Lazio fa scegliere ai propri tifosi possessori del token, il miglior giocatore da premiare, la canzone con la quale la squadra uscirà dagli spogliatoi e permette anche di prenotare biglietti VIP.
  • Inoltre, anche il mondo dell’audiovisivo è protagonista del nuovo Web3. E’ possibile guardare la serie animata “Stoner Cats” con le voci di Ashton Kutcher e Mila Kunis solo se si è possessori di un NFT. In futuro l’idea è quella di creare anche in questo caso una DAO per far partecipare i propri “azionisti” allo sviluppo e all’ideazione di nuove serie tv animate.

Fino ad ora dunque il metaverso sembrerebbe soprattutto uno strumento finanziario e una gamification applicata all’universo blockchain e delle cryptovalute.

Metaverso, rischio di un nuovo Medioevo digitale

Pregi e difetti del Metaverso

Ritrovarsi tutti in un unico ambiente virtuale avrà sicuramente dei pregi, come quello di abbattere le distanze, vivere con più facilità i rapporti lontani, grazie soprattutto a speciali visori VR (come gli Oculus già prodotti da Facebook) che renderanno maggiormente immersiva tale esperienza.

Non solo opportunità, ma anche dubbi e qualche criticità al momento da gestire. Se non proprio grattacapi: lo scorso dicembre – quindi dopo appena due mesi dall’avvio della piattaforma – una sperimentatrice ha affermato che, mentre si aggirava su Horizon Worlds, è stata avvicinata da un avatar sconosciuto che l’ha palpeggiata. Come riportato dalla BBC, una ricercatrice – fingendosi una ragazza di 13 anni – è stata adescata e minacciata di stupro, mentre alcune app della piattaforma hanno permesso alla stessa adolescente (almeno sulla carta) di accedere a stanze virtuali “piccanti” dove poteva interagire con altri avatar che simulavano atti sessuali.

C’è poi da tenere a mente anche il tema dell’informazione. Come verrà gestita questa nel metaverso? È ben noto che l’informazione è elemento costitutivo del potere e fattore fondamentale della strategia; così come non sono una novità le azioni belliche consistenti nell’uso delle informazioni. La disinformazione è un’attività praticata da tempi remoti e tutt’altro che inutilizzata. Lo sfruttamento della risorsa informativa è un amplificatore e il metaverso potrebbe non avere regole chiare soprattutto in una prima fase. La formazione di grandi masse dati – fenomeno meglio noto come big data – e il loro utilizzo controllato con l’impiego di algoritmi di analisi rappresentano nella competizione (economica, politica, strategica) la nuova leva per la formazione di posizioni di potere.

Un mondo, dunque, senza (o con poche) regole, mentre rimane viva la preoccupazione su chi governerà tutti i dati personali degli utenti e sulle implicazioni psicologiche che tale sistema avrà sulla salute mentale, specie quella degli adolescenti: ci sarà ancora qualcuno che vorrà uscire da casa e socializzare al bancone di un bar come ai vecchi tempi?

Solo perché un’esperienza è virtuale non vuol dire che – ahimè – le sue conseguenze non possono essere meno reali.

Metaverso, così stritola la nostra privacy: ecco tutti i punti oscuri


Gli autori dell’articolo hanno partecipato (con Alessandro Alongi) alla redazione del libro Fakedemocracy. Il far west dell’informazione, tra deepfake e fake news dove si trattano alcuni dei temi esposti.

Un approfondimento sull’impatto economico dei dati è stato fatto nel volume Alongi, Pompei  Diritto della privacy e protezione dei dati personali. Il GDPR alla prova della data driven economy (TabEdizioni, 2021).

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