Readiness 2030 dell’UE

Droni autonomi, pilastro per la difesa dell’Italia e dell’UE



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I droni autonomi sono una risorsa strategica per “Readiness 2030”, combinando innovazione tecnologica e versatilità dual-use per rafforzare la difesa europea. Le sfide etiche, normative e tecniche, dall’AI Act ai rischi cyber, ne modellano l’evoluzione

Pubblicato il 24 apr 2025

Vincenzo E. M. Giardino

Financial Advisor & Venture Capitalist



droni Readiness 2030 dell'UE

Il piano “Readiness 2030” rappresenta una svolta per la sicurezza strategica dell’Unione Europea e i droni faranno una parte fondamentale.

Cos’è il piano Readiness 2030, droni al centro

Con un investimento stimato fino a 800 miliardi di euro entro il 2030, di cui 650 miliardi derivanti dalla flessibilità fiscale dello Stability and Growth Pact e 150 miliardi in prestiti a basso interesse tramite il programma Security Action for Europe (SAFE), i droni autonomi sono al centro della strategia per garantire autonomia tecnologica e operativa.

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Tuttavia, il loro sviluppo solleva dilemmi etici, sfide normative e limitazioni tecniche, ma al tempo stesso stimola i progressi tecnologici e i vantaggi operativi del settore.

Progressi tecnologici e innovazione nei droni autonomi

I droni autonomi stanno rivoluzionando il settore aerospaziale e della difesa (A&D) grazie a progressi in intelligenza artificiale (IA), sensori avanzati e sistemi di comunicazione. Il programma Eurodrone, che vede la partecipazione di Italia, Francia, Germania e Spagna sotto la gestione di OCCAR, mira a sviluppare un sistema MALE RPAS (Medium Altitude Long Endurance Remotely Piloted Aircraft System) per missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance).

Con un primo volo previsto entro il 2027 e piena operatività successiva al 2028, a causa di ritardi nella revisione del design, Eurodrone integra sensori elettro-ottici e radar per operazioni in spazi aerei non segregati. Il progetto, finanziato con 100 milioni di euro dal European Defence Fund (EDF) per il periodo 2019-2021, è un pilastro di “Readiness 2030” per ridurre la dipendenza da tecnologie extraeuropee.

Leonardo e l’Italia

In Italia, Leonardo si distingue con il Falco Xplorer, un drone MALE con un’autonomia di 24 ore e dotato di sensori elettro-ottici e infrarossi, impiegato in missioni NATO e nazionali per il monitoraggio del Mediterraneo. Il Falco Xplorer supporta operazioni di controllo delle coste, contrasto ai traffici illeciti e gestione dei flussi migratori, dimostrando la versatilità dei droni autonomi. “Readiness 2030” finanzia anche la ricerca su sciami di droni, capaci di eseguire tattiche complesse grazie a reti neurali e algoritmi di IA. Progetti EDF, come lo sviluppo di sistemi di comando e controllo basati su 5G, mirano a rendere queste flotte operative entro i primi anni ’30, rafforzando la superiorità tecnologica europea.

Tecnologie dual-use: sinergie civili e militari

La natura dual-use dei droni consente di trasferire innovazioni tra applicazioni civili e militari, ottimizzando i costi di sviluppo. Sensori ottici per la mappatura ambientale, software di navigazione per la logistica e reti 5G per la mobilità urbana vengono adattati per missioni militari, come la ricognizione in teatri operativi.

Il progetto “EU Drone Technologies Flagship”, annunciato dalla Commissione Europea nel 2022 come parte della Drone Strategy, promuove queste sinergie, integrando esigenze civili e militari nel programma MALE RPAS. “Readiness 2030” stanzia fondi SAFE per progetti che rafforzano il mercato europeo, favorendo l’innovazione e la competitività industriale. L’EDF, con un budget totale di 13 miliardi di euro per il 2021-2027 (4,1 miliardi per ricerca e 8,9 miliardi per sviluppo), supporta lo sviluppo di tecnologie dual-use, come sistemi di comunicazione sicuri e piattaforme di analisi dati basate su IA.

Vantaggi operativi e sfide tecniche, temi “Readiness 2030”

I droni autonomi offrono vantaggi operativi significativi, eliminando i rischi per il personale umano in missioni ad alto rischio, come la sorveglianza di aree di conflitto o l’intercettazione di navi sospette. La Marina Militare Italiana utilizza droni per pattugliare il Mediterraneo, coprendo vaste aree a costi inferiori rispetto a velivoli tradizionali.

Nelle operazioni NATO, i droni hanno ottimizzato la raccolta di intelligence, migliorando la situational awareness. Tuttavia, le vulnerabilità tecniche rimangono una sfida. La dipendenza da reti di comunicazione li espone a rischi di jamming e hacking, mentre sensori difettosi possono compromettere la qualità dei dati. “Readiness 2030” affronta questi problemi con investimenti in crittografia avanzata e sistemi ridondanti, come reti 5G sicure finanziate dall’EDF. Nonostante ciò, l’Europa rimane indietro rispetto agli Stati Uniti in termini di investimenti in R&S, con un divario tecnologico che richiede ulteriori sforzi.

Cybersicurezza: una priorità strategica

La sicurezza delle reti di comunicazione è cruciale per i droni autonomi: diverse esercitazioni NATO hanno dimostrato la necessità di rafforzare la resilienza cyber dei sistemi autonomi, senza però fornire dati quantitativi ufficiali sugli impatti operativi dei cyberattacchi.

Approccio di “Readiness 2030”

Readiness 2030” destina fondi per sviluppare sistemi di crittografia avanzati e reti ridondanti, riducendo i rischi.

Per l’Italia, rafforzare le competenze in cybersicurezza è essenziale per mantenere un vantaggio competitivo. Leonardo, in collaborazione con partner europei, sta sviluppando soluzioni di cybersecurity integrate nei droni, sfruttando i finanziamenti SAFE per migliorare la resilienza tecnologica.

Dilemmi etici e quadro normativo

L’adozione di sistemi d’arma letali autonomi (LAWS) solleva complessi dilemmi etici. Il dibattito internazionale, avviato con una risoluzione ONU del 2021, sottolinea il rischio di errori o violazioni dei diritti umani senza un accordo vincolante sulla loro regolamentazione. L’AI Act 2024 classifica i sistemi civili critici come “ad alto rischio”, ma esclude esplicitamente quelli impiegati esclusivamente per scopi militari e di sicurezza nazionale.

Queste norme, oggetto di dibattito in sede parlamentare con possibili risoluzioni non vincolanti previste nel 2025, pur aumentando i costi per produttori, mirano a garantire standard etici uniformi. Il Regolamento UE 2021/821 sui controlli all’export limita la vendita di tecnologie sensibili a Paesi terzi, rallentando di conseguenza la competitività europea rispetto ai concorrenti globali. Il White Paper on European Defence propone un mercato unico della difesa e il “Defence Omnibus Simplification Proposal” per semplificare le normative, definendo i limiti dell’autonomia letale e le responsabilità legali.

Il ruolo dell’Italia nell’ecosistema dei droni

L’Italia è un attore chiave nello sviluppo dei droni autonomi: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destina 700 milioni di euro all’aerospazio per il 2021-2026, ma la carenza di talenti specializzati e infrastrutture di test avanzate limita il potenziale. La dipendenza da componenti stranieri, evidenziata nel White Paper, rappresenta un rischio per la supply chain. “Readiness 2030” offre opportunità per collaborazioni con Airbus e Dassault, rafforzando la filiera interna e riducendo il divario tecnologico.

Il futuro dei droni autonomi dipende dall’integrazione con tecnologie come l’IA per l’analisi dei dati e la robotica per la manutenzione. “Readiness 2030” mira a sviluppare flotte autonome e sciami di droni entro i primi anni ’30, finanziando progetti EDF come piattaforme di comando basate su IA. La cooperazione con NATO e partner come il Regno Unito, auspicata dagli esperti di settore, rafforzerà la complementarità con le capacità alleate. Per l’Italia, allinearsi alle restrizioni dell’AI Act e del Regolamento 2021/821 sarà cruciale per mantenere la competitività nell’export, dinamica chiave per tutti i player del settore.

L’importanza dei droni per “Readiness 2030” e l’Italia

I droni autonomi sono una risorsa strategica per “Readiness 2030”, combinando innovazione tecnologica e versatilità dual-use per rafforzare la difesa europea. Le sfide etiche, normative e tecniche, dall’AI Act ai rischi cyber, ne modellano l’evoluzione. L’Italia, con i suoi principali attori del mercato e la sua posizione geopolitica, ha il potenziale per emergere come leader, ma deve investire in talenti, infrastrutture e cybersicurezza.

Sfruttando i fondi SAFE e bilanciando progresso tecnologico con responsabilità etica, l’Europa e l’Italia possono costruire un futuro sicuro e competitivo entro il 2030.

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