Che conseguenze determina, nella formazione della soggettività, la diffusione di social network come Snapchat, Instagram e soprattutto TikTok fra i preadolescenti e persino fra i bambini? È domanda chiave che psicologi esperti di digitali si pongono con crescente urgenza in questo periodo.
I social network di cittadinanza
TikTok viene annoverato fra i social di cittadinanza, quei social network che ci accompagnano ogni giorno e in molti frangenti della nostra quotidianità offrendo un’identità digitale, come quella di cui scrive Luciano Floridi nei suoi recenti libri sulla quarta rivoluzione (quella digitale) e l’infosfera. Nella classifica dei social di cittadinanza con il maggior numero di account, Instagram viene insidiato da TikTok mentre Facebook rimane per ora saldamente in vetta. TikTok, a volte, permette una riproducibilità digitale di sé e la formazione di un alter ego incarnato nel nickname e nel personaggio rappresentato nei video, in una forma analoga ai personaggi in cerca d’autore pirandelliani.
Ai social di cittadinanza vengono contrapposti i social funzionali; fra questi, vi è Linkedin, finalizzato alla messa in contatto di domanda e offerta di occasioni lavorative, e vi è Tripadvisor, mirato alla condivisione fra cittadini di informazioni relative a località turistiche e strutture alberghiere. I social funzionali configurano una mappa di comunità ma senza instaurare una specifica identità digitale.
Sulle peculiarità di TikTok
Concordiamo con un recente articolo, pubblicato il 17 settembre 2020 sul blog internazionale di psicologia e filosofia Exploringyourmind quando puntualizza la peculiarità di TikTok che, pur rientrando nel novero dei social network a misura di adolescenti, se ne distingue bene per le caratteristiche di dinamicità, di flusso continuo di immagini, musica e di video centrati sulle movenze del corpo. I video scherzosi, i video in guisa di tutorial, i video musicali vengono proposti in modo automatico, uno dopo l’altro, senza pause, senza bisogno di cliccare per avviarli. Al contrario di altri social network, non c’è una bacheca statica, una home page ferma. Non permette la pubblicazione di post, seguiti da ampi dibattiti, specialmente nei gruppi circoscritti ad aree di interesse, a differenza di Facebook o di Linkedin. Tra i ragazzi della generazione nata dopo il 1997, TikTok raccoglie un successo inaudito: tale trionfo deriva anche dal fatto che un video inventato da un tiktoker con pochi followers ha comunque le potenzialità per divenire virale se viene condiviso da altri utenti.
Come scritto in un precedente articolo, TikTok permette ai preadolescenti di mettere in gioco il dinamismo del proprio corpo, così importante nel periodo della pubertà, attraverso la realizzazione di balletti ritmati, di brevi sketch di stampo teatrale.
Il corpo su TikTok: perché il social spopola tra i preadolescenti
TikTok e didattica a distanza
Va precisato che, in questo momento specifico nel quale perdura l’emergenza sanitaria giunta alla terza ondata di Covid-19, la potenziale dannosità di TikTok si somma a quella della didattica a distanza. In buona parte del mondo, infatti, i giovanissimi fruitori del social di origine cinese trascorrono diverse ore della propria giornata davanti a computer, smartphone, tablet per assistere alle lezioni delle scuole di vario ordine e grado da loro frequentate. Spesso vivono la chiusura della scuola in presenza con tristezza, con amarezza, con crisi di pianto, con sofferenza. Dunque, dopo cinque o sei ore di studio da remoto che iniziano in prima mattinata e proseguono sino al pomeriggio, ragazze e ragazzi trovano un diversivo e uno spazio di aggregazione nel mondo dei videogiochi online oppure sui loro social preferiti, fra i quali appunto TikTok. Non avendo la possibilità di recarsi ai concerti né in discoteca, non potendosi aggregare in birreria o nei pub, dato il protrarsi della serrata di palestre, piscine o cinema e non potendo svolgere sport di squadra, come trascorrono il tempo libero dalla didattica a distanza? Innanzitutto, si ritrovano negli spazi territorialmente autonomi della rete. Di fatto, trascorrono perciò quasi tutta la loro giornata davanti agli schermi, connessi alla rete. A volte, la connessione prosegue perfino di notte: i ragazzi portano lo smartphone a letto, lo consultano prima di andare a dormire e al risveglio. Talvolta inviano dei messaggi addirittura mentre dormono. Si tratta del fenomeno dello sleep texting, riportato da Elizabeth Dowdell, docente alla Villanova University in Pennsylvania. Su 372 suoi studenti intervistati, il 25% afferma di essersi accorto all’alba di aver inviato dei messaggi mentre dormiva. Appare di tutta evidenza come questi messaggi, spesso privi di senso, indicano qualcosa dell’inconscio, dell’inconscio che vuole comunicare in modo analogo al dire di un sogno o al dire di un lapsus.
Questo è, dunque, un primo effetto nocivo che l’uso di TikTok, aggiunto alla didattica a distanza può determinare: sonno dalla quantità di ore ridotte e di qualità poco riposante, stanchezza e difficoltà di concentrazione.
Le tiktokers celebri
Per saperne di più sugli effetti di TikTok, è fondamentale stigmatizzare la singolarità di ogni essere umano. La ricerca nel campo della psicoanalisi è proprio per questo sempre una ricerca “single case,” a differenza di quanto avviene nelle scienze hard come la fisica che si basano su dati ogni volta verificabili, replicabili e riproducibili. Ogni essere umano è diverso dagli altri e, dunque, anche la ricerca nel campo delle scienze umane si trova a valorizzare questa diversità che rende impossibile una risposta assoluta, valevole per tutti.
Cerchiamo di apprendere qualcosa da chi usa un social come TikTok e se ne serve anche con accortezza e perizia. Potremmo considerare, allora, le figure di Kessy e Mely, sorelle gemelle ventenni di origine peruviana ma nate e cresciute a Milano dove spesso ambientano i propri brevi video. Secondo la consolidata formula di TikTok, si dedicano a balletti e scenette giocose che hanno avuto un notevole riscontro fino a costruirsi un seguito di alcuni milioni di followers. A livello italiano, si collocano fra le star di questo social. Sembra sappiano trastullarsi con la propria creatività, mettendola in gioco nelle specie della sublimazione che, per Freud, consiste nel trovare un soddisfacimento artistico o culturale prescindendo dal bruto soddisfacimento immediato.
Prendiamo allora l’esempio single case di Charli D’Amelio, la prima influencer di TikTok ad aver superato la ragguardevole soglia di 50 milioni di follower e che ha di recente superato i 100 milioni di follower. Quanto al seguito, Charli D’Amelio sta a TikTok come Cristiano Ronaldo sta a Instagram e questo ci indica già molto sul radicamento fra i giovanissimi del social di cittadinanza di origine cinese. È una ballerina attualmente sedicenne, nata nel Connecticut, di origine italo-americana, che ha iniziato a postare video sul social nel corso del 2019. Balla in modo semplice e tutti la possono imitare. Sta riscuotendo molto successo anche il suo libro, tradotto e pubblicato nel 2020 da Mondadori, intitolato Semplicemente Charli. È la seconda figlia di un imprenditore e politico, candidato dal partito Repubblicano al Senato ma non eletto, e di una ex modella. Ha una sorella maggiore di lei di circa tre anni, anch’ella fra le più seguite al mondo su TikTok. Fin dalla più tenera età, si dedicava intensamente al ballo trascorrendo buona parte della giornata nella scuola di danza che è divenuto il principale luogo nel quale coltivava amicizie.
Charli D’Amelio ha iniziato a postare video di duetti, secondo una tradizione ormai consolidata su TikTok, per poi proseguire con altri brevi video di balletti. La sua popolarità si è incrementata in seguito alla relazione, ora conclusa con un altro teenager famoso sui social: Chase Hudson, noto soprattutto con lo pseudonimo di Lil Huddy.
Tra i follower di Charli D’Amelio, molti ragazzi e soprattutto molte ragazze si rispecchiano nel suo percorso relativo all’immagine corporea. Lei stessa attua la cosiddetta self disclosure (rivelazione di aspetti della propria vita intima): ammette forme di insicurezza e scrive di aver nutrito molti dubbi sulla propria immagine corporea, sino al punto di aver sofferto di disturbi alimentari così come d’ansia e di saltuari attacchi di panico. Svela di smarrire talvolta la passione nel creare i suoi video, quale conseguenza di alcuni giudizi negativi ricevuti. Ricorda alle sue fan che è impossibile piacere a tutti, consigliando loro di farci poco caso, di lavorare per andare oltre puntando a divertirsi senza costruirsi un’identità fasulla sui social. Scrive di aver svolto un percorso di psicoterapia del quale si è giovata.
Le sorelle D’Amelio hanno collaborato con UNICEF – organizzazione con la quale collaboro io stesso da alcuni anni – nella sensibilizzazione e prevenzione del bullismo. Charli ha conseguito un importante riconoscimento venendo invitata da una rinomata azienda di moda come Prada alla Milano Fashion Week.
La vicenda della famiglia D’Amelio sembra corrispondere perfettamente all’american way of life, alla ricerca della bellezza e del successo, secondo la tipica Pastorale americana, per citare un celebre e bel libro di Philip Roth dal quale è stato tratto un film pochi anni or sono. Certo, Charli non è come la figlia dello svedese la quale, dopo un inefficace trattamento per il proprio sintomo della balbuzie, diviene una terrorista. Incarna la pastorale americana oppure la moderna pastorale cinese, senza discostarsene affatto.
I rischi per i giovanissimi tiktoker
La maggior parte dei colleghi che se ne sono occupati sembrano concordare sul fatto che si tratta fondamentalmente di rischi comuni alla rete e agli altri social network di cittadinanza. Sembra poco plausibile che vi siano dei pericoli altamente specifici di TikTok, al netto delle narrazioni di un certo colore partitico contro il sistema cinese.
Un punto critico di TikTok, forse lievemente più accentuato rispetto ad altri social di cittadinanza, sta nell’usarlo per ammazzare il tempo. Come sosteneva lo psicoanalista Erich Fromm, con una frase folgorante, l’uomo moderno pensa di perdere qualcosa del proprio tempo se non fa le cose in fretta; però non sa che farsene del tempo che guadagna, se non ammazzarlo. TikTok riempie il tempo, lo ammazza, aggiungendo ben poco valore in termini di elaborazione intellettuale. I video si avviano in modo incessante e intrattengono i ragazzi in un modo spesso passivo.
Per il resto, su TikTok sono diffusi video volti a incentivare i disturbi alimentari; questo avviene anche negli ormai noti siti pro-ana. Vi è il pericolo di emulare una ragazza con disturbi alimentari quando la si prende come modello, come esempio di vita? In generale, l’adolescenza è il momento in cui ci smarca dall’identificazione con il ruolo di figli e si va in cerca di una propria identità separata da quella familiare. In questa fase di separazione, la ricerca di un vessillo identitario risulta molto frequente. L’importanza conferita all’immagine del corpo in questa fase dell’esistenza costituisce in effetti uno dei fattori maggiori di rischio di un’identificazione con la figura dell’anoressica fra le teenager. Con o senza un account su TikTok.
Viene sottolineato il rischio di una dipendenza da TikTok. Constatiamo una peculiare manifestazione di dipendenza da questo social, tale da descriverla come una nuova forma di addiction? Diciamo che i ragazzi tendono oggi a cercare di giungere subito al sodo. Anziché stare attaccati allo schermo televisivo per i novanta minuti più tempo di recupero di un match di calcio, optano per vedere in un paio di minuti gli highlights, i momenti salienti della partita con gol e gesti atletici più rilevanti; anziché acquistare un intero album musicale della band preferita, prediligono ascoltarne soltanto un paio di brani su YouTube; anziché seguire tutti i dialoghi di un film, preferiscono vederne i trailer e poi magari degli spezzoni cruciali. Dunque, la formula degli incessanti e brevi video proposti da TikTok sembra rispondere a questo anelito di moltiplicazione di situazioni rapide ed essenziali e che permettono di rimanere aggiornati, almeno a grandi linee su quanto avviene nel mondo. In fondo, è un po’ la differenza fra sbirciare fugacemente soltanto il titolo di un articolo su una testata online o su un quotidiano cartaceo e leggere con attenzione tutto il pezzo. Questa modalità da highlights potrebbe determinare una certa insipidezza e una difficoltà nel compiere studi approfonditi.
Conclusioni
Al cuore di tutte queste dinamiche vi è uno dei sintomi comuni fra i frequentatori dei social, soprattutto fra i giovanissimi: il “fomo”. Si tratta dell’acronimo di Fear Of Missing Out, la paura di venire tagliati fuori. Fondamentale è infatti il sentimento di appartenenza alla comunità, al gruppo virtuale offerto dal presidiare uno spazio e un tempo virtuale. Se ci si disconnette troppo a lungo da TikTok, si teme di rimanere emarginati rispetto alla comunità social di riferimento, tanto quando essa è composta da amici che si incontrano anche con i loro corpi in carne e ossa (a scuola, nella piazzetta, al muretto, nella squadra sportiva) sia quando è costituita soltanto da una comunità virtuale. Credo sia questo il più comune fra i fattori di rischio di TikTok ma, più estesamente, di tutti i social network di cittadinanza.
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