Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”. Dopo oltre cento missioni troviamo gli agenti della Memory Squad 11 in un savana. Ora intercettano delle memorie ancora attive in Arib, compagno di Esta. Che fuggono dentro il centro antico di una metropoli. Esta da alla luce un figlio.
Arib. Esta. Il neonato. Raggiugono i prati verdissimi. All’ombra delle piramidi.
Ogni ora era per Esta un nuovo capodanno.
Tredici mesi prima, dall’altra parte del globo.
Il maestro Rithia Enriatra illumina: “Ecco… fate silenzio… sta arrivando…” i discepoli astanti. Ansimanti. Emozionanti. Lo scricciolo. La primavera incalzante. Calpurnia. La folla. Le idi. La solitudine. La Curia di Pompeo. La statua. Le toghe.
Il maestro Enriatra: “Noi ci siamo. Spettatori ma realmente presenti. Come al solito… Sapete come funziona ormai. Loro non ci vedono. Ma noi siamo qui… Veri… Reali. Godiamoci questo passato…”
Nessuna immagine immersiva. Tutto pietra su pietra. Come un teatro con attori e scenografie. Ma non teatro. Il passato vero. Ricostruito atomo per atomo. Voce su voce. Sudore su sudore. Brezza su brezza.
Ieri nel palco con Lincoln. “Anch’egli tiranno…” col cranio bucato da un proiettile calibro 44. Domani, ad Atene, con la cicuta che arriva prima del tramonto e respinge lo stupido esilio. “Domani con Socrate sarà un’altra epifania” felicitava Rithia Enriatra. I discepoli intenti. Immaginanti. Dialoganti. Maieuticizzanti.
Bisbigli. Frammenti. Sguardi rappresi. Colonne. Incisioni. Drappi. Profumi. Tanfi. Tagli di sole. Ombre lievi. I congiurati intorno. Sudori scivolosi. Bisbigli vicini. Chiacchiericci lontani. Favori ingaggiati. Umori covati. Rancori assiepati. Poteri bramati. Comandi sfiorati. Nepotismi acclarati.
I tessuti si gonfiano. Le lame nere. Non splendono. Fendono. Brevi. Senza retoriche. La prima alla gola. La seconda mortale nel petto. La terza sul braccio.
Accadde al quarto fendente. In quel minuto secondo il dottor Annthok Mabiis attivò il Grande Ictus Mnemonico. Staccò le memorie connesse. L’architetto del reticolo, il genio assoluto delle memorie, aveva pianificato da mesi un solo gesto. Per staccare i miliardi di memorie che tessevano la galassia.
In quell’attimo scomparvero due senatori e tre pugnali. Si aggiunse del sangue per terra. Una lampada accesa. L’odore di olio bruciato. Il resto rimase com’era prima dello spegnimento delle memorie. I discepoli di Rithia Enriatra non s’accorsero dello stacco.
Il passato si srotolava ancora. Il presente continuava a spiarlo. Ed ora vi partecipava. Ma senza le memorie connesse. Bruto fendeva. Cesare dissanguava. I discepoli di Rithia Enriatra agguantati dal sangue.
Il maestro Rithia Enriatra distraeva: “Domani con Socrate sarà un’altra vera epifania.”
(104–continua la serie. Episodio “chiuso”)