Le luci disegnano. Il tramonto ne dialoga. La vallata si accarezza. La brezza vi ammischia. Gli spettatori si accusciano. Le cicale incuriosano. Le cravatte innodano. Le scarpe illucidano. I veli traspaiono. Gli sguardi allupano. Le chiacchiere fondono. I maestri accordano. Distribuiti nella Galassia. Il direttore si guarda allo specchio volatile. Pregusta le piroette. Dei suoi pallidi pensieri. Degli immensi étoile. Gli étoile si accasciano. Si staccano le memorie. Azzerate dal Grande Ictus Mnemonico. Giacciono ansimanti. Ansimano giacenti. Vibrano disperanti. La grandissima ballerina, il grandissimo ballerino hanno perso la memoria di ogni loro movimento. D’ogni loro fouettés en tournant, brisé, grand jeté.
“È un allarme diretto dal nono tutor, tutor delle arti nella galassia…” Akila Khaspros, comandante della Memory Squad 11, strascicava l’inutilità annoiante della danza classica. “Lo sento che non t’importa nulla !…” puniva Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della squadra. “Eppure volano! Sono i nostri desideri che s’immolano per noi tutti!” declamava librato Magli. I desideri s’accumulano in silenzio come le stagioni. “Abbiamo due memorie di rincalzo… per ora funzionanti… vanno inserite nelle étoile prima dell’esibizione di questa sera… abbiamo solo 33 minuti per raggiungere le due star…” conteggiava esigente Magli “altrimenti sarà il disastro su quel palco!… E nella galassia. Sono due dei ventidue Estremi Sublimi di Pace…”. Ora Magli respirava un panico assoluto.
Il bus rosso a due piani, sede di copertura della MemorySquad 11, s’ombrava nella boscaglia a ridosso dell’immenso anfiteatro naturale. S’imbloccava preciso. Gli agenti precipitavano alle biciclette. Nell’ombra l’étoile escluso lamettava le gomme, furibondo. Gli agenti rovinavano giù per la discesa. L’escluso fendeva le carni degli agenti. Gli agenti smisuravano i fendenti. L’escluso mirava alle giugulari. Gli agenti sfiondavano i colli tesi. L’escluso trascinava il proprio rancore nei loro ventri. Gli agenti sfuggivano le proprie budella. L’escluso penetrava i loro costati. Gli agenti roteavano salvi. L’escluso torceva i polsi.
Le due star si sollevavano immani. La musica si assilenziava dopo l’accordo. Il direttore conpunto. La platea di un miliardo sospendeva il respiro. Nel silenzio compatto attendeva sospesa. Le stelle arrancavano. Trascinavano i lombi. Impennavano i busti. Baciavano la sconfitta. Lottavano devastati le memorie del loro distacco assoluto. Trascinavano al palco i loro corpi. Gli agenti precipitavano nei camerini. L’escluso ringhiava sangue. Gli agenti spalancavano le antiche porticine. L’escluso schiumava vendetta. Gli agenti trovavano i camerini vuoti. L’escluso putrefava la morte. Le stelle arrancavano il sipario. Gli agenti surravano: “Fermi! Abbiamo le memorie!” L’escluso li fronteggiava assassino. Le stelle inoltravano il palco. Gli agenti si fermavano sconvolti. I due occhi di bue sbiancavano le due stelle annientate. La luce le diafanava. Il pubblico in piedi accorato. Il direttore fulminava i maestri. I maestri incipiavano. Le stelle si univano nelle mani. Gli agenti spiavano l’inevitabile. L’escluso li braccava. Un miliardo di spettatori insufflavano il loro desiderio.
Le stelle risorgevano. Esplodevano. Volavano. Avviluppavano. Slagavano. Libravano. Volteggiavano. Sublimi. Eterne. Strabilianti. Strabiliate. Un miliardo di spettatori totalizzati.
L’escluso macerato danzava sul tetto più alto per ogni eternità.
(39-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)