Con l’adozione del Decreto della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano recante “Linee Guida in materia di intelligenza artificiale”, Decreto N. DCCII, del 16 dicembre 2024, il Vaticano apre per la prima volta le porte all’intelligenza artificiale.
L’IA è stata definita da Papa Francesco uno “strumento affascinante ed al contempo tremendo”, perché, se utilizzata secondo i corretti principi dell’etica, può concretamente contribuire al perseguimento del bene comune ed alla costruzione di un futuro migliore.
Sulla scia di questa apertura da parte del Pontefice alle nuove tecnologie manifestata di recente durante il G7 del 2024, il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ha emanato delle Linee guida in materia di intelligenza artificiale, che sono entrate in vigore, il 1° gennaio 2025 e che nei prossimi mesi saranno supportate da leggi e regolamenti attuativi.
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Il decreto n. DCCII e l’apertura del Vaticano all’intelligenza artificiale
Il Decreto N. DCCII, col quale è stato accolto il monito di Papa Francesco, è il primo intervento in assoluto del Vaticano in materia di intelligenza artificiale e sancisce la volontà della Chiesa di gestire il cambiamento tecnologico sociale del mondo in cui viviamo e di incanalarlo verso un più felice e compiuto modello di progresso, nel rispetto della centralità della persona e della giustizia sociale.
I principi fondamentali delle linee guida vaticane sull’IA
Le recenti linee guida svolgono un ruolo di primaria rilevanza poiché, oltre a sottolineare l’importanza dei principi di etica e trasparenza nell’utilizzo dell’IA, evidenziano la necessità di affrontare il cambiamento tecnologico in modo consapevole, al fine di garantire che i benefici derivanti dall’intelligenza artificiale siano distribuiti equamente e che vengano rispettati i principi fondamentali di sviluppo sostenibile e di non discriminazione, nella direzione della fraternità universale e della pace.
Il testo redatto dal Governatorato ha una duplice funzione poiché, da un lato stabilisce i principi etici e legali in cui la dignità e i diritti umani assumono un ruolo fondamentale, dall’altro assicura che l’intelligenza artificiale venga impiegata in modo da promuovere il benessere sociale, riducendo i rischi di ingiustizie ed abusi.
L’ambiziosa finalità che si pone il Decreto è dunque quella di bilanciare le straordinarie opportunità offerte dall’intelligenza artificiale con il pieno rispetto per i valori fondamentali posti a garanzie e tutela di ogni persona.
Nel paragrafo successivo vedremo come tutto ciò è possibile.
I quattro principi cardine e le definizioni dell‘IA secondo il Vaticano
Le linee guida dettate dal Governatorato, come già in precedenza evidenziato, rappresentano una bussola che permette al Vaticano di aprirsi al futuro così da consente alla prefata Istituzione di gettare le basi per la realizzazione di un sentiero legislativo volto a garantire un’integrazione tecnologica capace di ampliare le capacità umane, senza però mai perdere di vista il valore centrale della persona in quanto tale.
Tali linee di indirizzo si articolano attorno a quattro principi fondamentali: il principio di trasparenza secondo cui i sistemi di IA devono essere comprensibili e accessibili a tutti; il principio di inclusività in base al quale la tecnologia deve promuovere l’equità sociale e non aumentare le disuguaglianze; il principio di responsabilità per il quale i soggetti sviluppatori e utilizzatori di IA devono rispondere delle loro applicazioni; ed, infine, il principio di sostenibilità secondo il quale l’IA deve concretamente contribuire alla salvaguardia del pianeta e delle sue risorse.
IA: definizione e concetti chiave nel decreto vaticano
Il testo del decreto, che sotto molti profili ricalca quasi pedissequamente il contenuto dell’AI ACT, all’art 2 fornisce una definizione di intelligenza artificiale intesa quale “insieme di sistemi e modelli computazionali che, attraverso processi automatizzati, sono in grado di analizzare dati, apprendere da essi, prendere decisioni ed eseguire compiti che di norma richiederebbero l’intelligenza umana”.
Dopo aver definito cos’è l’IA, la prefata normativa, sempre all’art 2 analizza i seguenti concetti chiave che classificano tutto ciò che appartiene a questo nuovo mondo tecnologico e che sono identificabili:
- nel sistema di intelligenza artificiale ossia “un sistema automatizzato progettato per funzionare con livelli di autonomia variabili e che può presentare adattabilità dopo la diffusione e che, per obiettivi espliciti o impliciti, deduce dai dati analizzati che riceve come generare risposte quali previsioni, contenuti, raccomandazioni o decisioni che possono influenzare ambienti fisici o virtuali;”
- in dei modelli di intelligenza artificiale intesi quali “sistemi di software e hardware che, attraverso l’utilizzo di tecniche di apprendimento automatico e la capacità di identificare strutture ricorrenti in collezione di dati, sono in grado di eseguire compiti e attività tipicamente associati all’intelligenza umana;”
- nel dato inteso come “qualsiasi informazione, atto o fatto rappresentati in forma digitale;”
- nei dati biometrici, intesi quali “dati personali ottenuti da un trattamento tecnico specifico relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica, quali le immagini facciali o i dati dattiloscopici;”
- nella valutazione del rischio dell’intelligenza artificiale inteso quale “utilizzo del dato nell’ambito del sistema di intelligenza artificiale e dei modelli di intelligenza artificiale che esponga ad un’elevata probabilità del verificarsi di un danno”.
L’approccio antropocentrico e i limiti etici dell’IA in vaticano
Una volta offerto un quadro generale su ciò che è oggetto di disciplina, le linee guida si occupano di delineare i confini che non devono essere travalicati dai sistemi di intelligenza artificiale i quali devono operare esclusivamente nel rispetto dell’uomo e dei suoi diritti.
Difatti, secondo il decreto N. DCCII l’innovazione tecnologica non può e non deve mai superare o sostituire l’essere umano, bensì, al contrario, essa deve essere al servizio del medesimo e rispettarne la dignità.
Questo approccio di natura antropocentrica pone l’accento sulla necessità di creare un sistema di equilibrio tra il progresso tecnologico e il rispetto per i valori umani fondamentali, come la dignità, i diritti individuali e la libertà.
Le linee guida rappresentano dunque uno strumento fondamentale per l’utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale. Esse non sono un semplice atto formale del Governatorato, ma rappresentano il frutto di un lavoro condiviso, sviluppato con la consapevolezza di definire un quadro chiaro e preciso per l’utilizzazione dell’Intelligenza Artificiale.
Il decreto de quo si assume infatti il compito di: a) prevenire le discriminazioni che potrebbero derivare dall’uso di modelli dell’intelligenza artificiale imperfetti; b) garantire che le decisioni prese in modo automatizzato non violino i diritti fondamentali delle persone; c) proteggere l’individuo da potenziali danni causati da un uso irresponsabile della tecnologia.
Confronto tra la normativa vaticana e quella degli stati laici
Ne consegue che la normativa vieta una tutta una serie di utilizzazioni dell’IA, come l’uso di sistemi che, tramite il trattamento di dati, possano creare disuguaglianze sociali.
Sotto questo punto di vista, il Vaticano è molto più attento rispetto al sistema sancito dall’Unione Europea con l’AI ACT e al sistema statunitense, all’interno dei quali la visione etica del concetto di uguaglianza intesa come abbattimento delle barriere e accessibilità della tecnologia a persone affette da disabilità non assume rilevanza primaria. Anzi tale aspetto negli USA non viene proprio disciplinato non essendoci una vera e propria legge federale in materia.
Impatto delle linee guida del Vaticano sull’IA su vari settori
Pertanto, per evitare che si creino situazioni in cui non venga garantita un’applicazione etica dell’IA, il Vaticano, attraverso le proprie linee guida, pone grande attenzione ai tutti i settori oggetto di interesse dell’intelligenza artificiale che qui di seguito andremo ad analizzare singolarmente.
Il trattamento dei dati personali
Il trattamento dei dati personali, secondo le predette linee guida deve essere sottoposto al consenso informato ed esplicito del suo titolare, al quale devono essere indicate in maniera chiara ed inequivocabile le finalità di trattamento a cui i dati medesimi vengono sottoposti. Il titolare ha altresì facoltà di opporsi al trattamento dei propri dati e chiederne la cancellazione in qualsiasi momento.
Il decreto per ciò che attiene a questo aspetto rinvia al Regolamento generale sulla protezione dei dati personali, del 30 aprile 2024, che ricalca appieno i dettami previsti dal GDPR – Reg. UE 679/2016 – e di conseguenza offre una tutela maggiore rispetto agli Stati Uniti, ove ancora manca una vera e propria legge federale che tuteli in maniera uniforme l’utilizzo di tali dati.
Il diritto d’autore
Altro ambito di interesse del decreto è sicuramente quello afferente al diritto d’autore rispetto al quale il Vaticano, ha dimostrato una maggiore apertura rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, ove il dibattito, in ordine al come riconoscere quali opere meritevoli di tutela, quelle create con l’uso dell’intelligenza artificiale è ancora aperto.
L’art 7 delle linee guida nel porre l’obbligo di identificazione dei contenuti creati con l’intelligenza artificiale mediante l’acronimo IA, evidenzia un atteggiamento favorevole del Vaticano al riconoscimento della tutela del diritto d’autore alle opere create con l’IA.
Molto probabilmente ciò deriva dal fatto che la Legge sulla protezione del diritto di autore sulle opere di ingegno e dei diritti connessi, n. CXCVII, è abbastanza recente, rispetto alle disposizioni degli Stati Laici, essendo quest’ultima entrata in vigore il 1° settembre 2017, ossia quasi un secolo dopo rispetto agli Stati europei e agli USA.
Ben sappiamo infatti che, mentre l’Unione Europea al momento non si è sbilanciata sull’argomento, lasciando il campo libero ai legislatori nazionali degli Stati membri, è da dire che, al contrario, gli Stati Uniti hanno invece assunto una posizione molto rigida in materia, visto e considerato che escludono che l’utilizzazione dell’IA nella creazione di un’opera possa essere frutto dell’ingegno umano e dunque che le opere create con tali tecnologie possano essere oggetto di copyright.
Il settore sanitario
Il decreto si occupa di disciplinare anche l’ambito sanitario ove la normativa, ricalcando il contenuto dell’AI ACT che detta principi etici in materia, riconosce la possibilità di favorire l’introduzione di algoritmi atti a contribuire al miglioramento della cura della salute, con l’ovvia considerazione che ciò deve avvenire sempre nel rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della protezione dei dati personali, e non deve arrecare pregiudizio o limitazioni alla valutazione decisionale dei medici.
In questo settore è fondamentale l’importanza rivestita dai dati sensibili, i quali devono essere trattati ed utilizzati nel rispetto della persona e della dignità umana.
Sulla stessa lunghezza d’onda sono gli USA, laddove, però, la legislazione in materia appare ancora molto frammentata. Ad oggi questo tema, unitamente a quello del trattamento dei dati personali e sensibili viene trattato in maniera esplicita dal Colorado Act ed ha valenza all’interno dei confini del Colorado.
Per il resto non esiste una disciplina uniforme a livello federale; il che non vuol dire, però, che sia del tutto concettualmente assente la necessità di una vera e propria armonizzazione tra gli Stati.
La conservazione del patrimonio artistico e culturale e gli interventi infrastrutturali
Le linee guida, promuovono l’utilizzo dell’intelligenza artificiale anche in settori non esplicitamente disciplinati tanto dall’Unione Europea attraverso l’AI ACT la quale lascia ampia libertà agli Stati Membri, che dagli USA.
Questi ambiti riguardano le attività di restauro dei beni culturali e la realizzazione di interventi infrastrutturali.
Con riguardo alle attività di restauro dei beni culturali per il Vaticano è possibile utilizzare l’IA purché tale uso avvenga nel rispetto dei principi di metodo riconosciuti a livello internazionale e delle funzioni di coordinamento e di indirizzo tecnico della Direzione dei Musei e dei Beni Culturali.
La stessa previsione riguarda anche il settore della realizzazione di interventi infrastrutturali, nel cui ambito l’uso dell’IA non deve arrecare pregiudizio o limitazioni alle valutazioni decisionali dei soggetti individuati dall’Amministrazione quali responsabili dell’esecuzione delle attività.
Le procedure amministrative
Per quanto invece attiene all’uso dell’IA nelle procedure amministrative, le linee guida subordinano tale impiego ad alcuni principi specifici, come l’eticità nell’orientamento delle scelte, l’economicità ed il buon andamento. Anche in questo caso il tutto deve avvenire nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale.
Il decreto nel disciplinare tale aspetto si è ispirato ai dettami dell’AI ACT in materia di gestione delle procedure amministrative e ricorso ai procedimenti automatizzati.
L’AI ACT garantisce, infatti, che le decisioni amministrative, finalizzate per natura alla cura dell’interesse pubblico, non vengano prese soltanto da software o complessi algoritmi esautorando totalmente il coinvolgimento dell’uomo-decisore pubblico, il quale a buon diritto deve rimanere l’unico responsabile del lavoro svolto dal sistema di IA. Gli Stati Uniti, invece, come si è già avuto modo di riferire, mancano di una disciplina uniforme sicché ad oggi la preoccupazione dei singoli Stati appare orientata alla finalità di varare proposte di legge atte a non lasciare vuoti normativi nell’utilizzo dell’IA in questo settore.
I rapporti di lavoro
Con riferimento all’ambito del lavoro, le linee guida, ricalcando il contenuto dell’AI ACT, subordinano l’utilizzo dell’IA alla corretta applicazione del principio di trasparenza.
I sistemi ed i modelli di intelligenza artificiale, devono essere utilizzati esclusivamente per incrementare i processi di formazione del personale, per migliorare le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro e tutelare la salute dei lavoratori e non per creare loro nocumento.
Anche in questo settore negli USA manca una disciplina federale atta a tutelare i lavoratori nel caso si ricorra all’uso di sistemi di IA.
Il settore della giustizia
Per quanto riguarda infine il settore della giustizia, il decreto prevede che l’IA possa essere usata unicamente per organizzare e semplificare il lavoro giudiziario e per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale, affidando al giudice la decisione sull’interpretazione della legge, sulla valutazione di fatti e prove e sull’adozione dei relativi provvedimenti.
Il Vaticano, in questo campo si colloca in posizione ben più avanzata rispetto all’Unione Europea e agli Stati Uniti, laddove l’uso dell’IA nel settore giustizia non è disciplinato in maniera uniforme.
Difatti mentre gli USA si districano attraverso le linee guida degli ordini professionali, l’UE investe sulla creazione di un AI toolbox per la Giustizia; vale a dire di un pacchetto di strumenti comuni per l’intelligenza artificiale, costituito da un archivio digitale consultabile attraverso una piattaforma online in cui vengono messi a disposizione degli Stati membri casi d’uso di IA aggiornati in tempo reale.
Il progetto ad oggi è ancora in fase di sviluppo.
Gli aspetti sopra analizzati nei mesi a venire saranno oggetto di ulteriori interventi legislativi atti a delineare in maniera più dettagliata e specifica le problematiche sottese all’IA.
L’istituzione di una Commissione ad hoc sull’intelligenza artificiale
Inoltre, al fine di facilitare l’elaborazione di una normativa futura, le linee guida oggetto di questo esame, all’art.14 hanno previsto l’istituzione di una Commissione ad hoc sull’intelligenza artificiale.
A tale istituenda Commissione, composta da cinque membri, sarà affidato il compito di predisporre leggi e regolamenti attuativi delle linee guida ed esprimere pareri sulle proposte di sperimentazione e applicazione dell’IA nello Stato del Vaticano.
Il ruolo della commissione e le prospettive future dell’IA in vaticano
La predetta Commissione da un lato, svolgerà attività consultive e paralegislative, nonché dall’altro si occuperà di coordinare le attività di monitoraggio sull’applicazione dei sistemi di IA.
Con riferimento a quest’ultimo profilo il suddetto organismo si occuperà di predisporre una relazione semestrale sull’impatto dell’uso di questa tecnologia che, peraltro, sarà molto utile per fornire una panoramica generale atta a consentire interventi legislativi più mirati e specifici in subiecta materia.
Il Vaticano, con quest’ultima disposizione ha, altresì, istituito un vero e proprio Garante dell’IA, che consentirà di raggiungere livelli di pregnante autorevolezza nel panorama internazionale, soprattutto in un momento storico in cui mettere l’uomo al centro del mondo costituisce una sfida radicale ad ogni livello per tutti i Paesi.
Verso un’etica condivisa dell’intelligenza artificiale
La crescente influenza dell’IA sulla società moderna, ha spinto il Vaticano ad approcciarsi a questo nuovo mondo.
L’IA secondo la Santa Sede non deve essere considerata solo una mera tecnologia, ma deve essere vista come un catalizzatore di trasformazioni sociali, etiche e antropologiche.
Il Vaticano, grazie anche alla sua posizione neutrale e diplomatica, tramite l’aiuto dell’IA, può offrire al mondo uno spazio di dialogo neutrale per colmare divisioni e costruire ponti con cui creare dei punti cardine di congiunzione tra cultura, politica e religione.
Le prefate linee guida, lanciano dunque un messaggio di speranza e responsabilità e sono un invito a creare un mondo in cui etica e tecnologia possano coesistere, garantendo un futuro sostenibile e inclusivo.
Tale sfida che coinvolge governi, aziende e cittadini, richiede un costante impegno collettivo atto a mantenere la dignità dell’uomo al di sopra di ogni innovazione tecnologica.
Il futuro dell’IA deve essere visto come un’opportunità per costruire una società più giusta e consapevole. Per questo motivo è importante che si crei il prima possibile una disciplina uniforme tra Vaticano e Stati laici atta a delineare un quadro normativo in cui la figura dell’uomo rimanga centrale.