Con il recente “pacchetto sull’Intelligenza Artificiale” composto da indicazioni strategiche, un nuovo piano di azione e proposte di nuove regole, la Commissione Europea ha ancora di più posto il tema dell’IA tra quelli centrali per le politiche per il “Decennio Digitale”.
Il pacchetto di proposte pubblicato dalla Commissione Europea si compone in particolare di tre elementi:
- la comunicazione sulla promozione di un approccio europeo all’intelligenza artificiale (IA);
- il Piano coordinato 2021 con gli Stati membri;
la proposta di regolamento che stabilisce norme armonizzate sull’intelligenza artificiale (legge sull’intelligenza artificiale).
Si cerca così di porre in modo sistemico il raccordo tra sviluppo economico e industriale e qualità ed etica dello sviluppo, nella consapevolezza che il cambiamento indotto dalle tecnologie di IA non è né neutro né già definito. Ma nell’ambito di un approccio che necessariamente deve andare oltre la specificità dell’IA, per non rischiare di limitare la prospettiva di strategia e di azione. Vediamo come.
Valore pubblico
Fare in modo che l’Europa possa essere “un hub globale per un’intelligenza artificiale affidabile” significa questo: concepire competitività e sviluppo soltanto se basati sui valori sociali condivisi.
Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo per un’Europa adatta all’era digitale, lo ha affermato chiaramente: “Riguardo all’intelligenza artificiale, la fiducia è un must, non un piacere da avere. Con queste regole fondamentali, l’UE sta guidando lo sviluppo di nuove norme globali per garantire che ci si possa fidare dell’IA. Definendo gli standard, possiamo aprire la strada alla tecnologia etica in tutto il mondo e garantire che l’UE rimanga competitiva lungo il percorso. A prova di futuro e favorevoli all’innovazione, le nostre regole interverranno dove strettamente necessario: quando sono in gioco la sicurezza ei diritti fondamentali dei cittadini dell’UE “.
La combinazione del primo quadro giuridico sull’intelligenza artificiale e un nuovo piano coordinato con gli Stati membri ha proprio l’obiettivo, nei propositi della Commissione, di assicurare la sicurezza ei diritti fondamentali delle persone e delle imprese, rafforzando nel contempo l’adozione dell’IA, gli investimenti e l’innovazione in tutta l’UE. Ed è importante che la direttrice indicata per gli sviluppi dell’intelligenza artificiale veda correlare l’obiettivo di un’Europa resiliente adatta al decennio digitale con più configurazioni di valore pubblico:
- il vantaggio di persone e imprese per i miglioramenti generati nell’industria e nella vita quotidiana, come nell’ambito della salute e della sostenibilità ambientale dell’agricoltura;
- la salvaguardia del funzionamento dei mercati e del settore pubblico, la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone.
Cambiamento non neutro, ma da determinare attraverso un utilizzo consapevole delle tecnologie, sapendo che le tecnologie sono strumento e parte del contesto di azione, e non obiettivo, come ha affermato anche il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton: “L’IA è un mezzo, non un fine. Esiste da decenni, ma ha raggiunto nuove capacità alimentate dalla potenza di calcolo. Ciò offre un immenso potenziale in aree diverse come la salute, i trasporti, l’energia, l’agricoltura, il turismo o la sicurezza informatica. Presenta anche una serie di rischi”. E il pacchetto di proposte ha, insieme, l’obiettivo di “rafforzare la posizione dell’Europa come hub globale di eccellenza nell’IA dal laboratorio al mercato, garantire che l’IA in Europa rispetti i nostri valori e le nostre regole e sfruttare il potenziale dell’IA per uso industriale “.
Questi concetti chiaramente trovano nell’IA un’area cruciale ed urgente di implementazione, in quanto tecnologia emergente e per la sua specificità di tecnologia dal comportamento mai completamente determinabile, ma sono concetti alla base della possibilità di governo della rivoluzione digitale. E per questo è importante che siano trattati e sviluppati in stretta correlazione con il tema della governance dei dati e in generale della pervasività tecnologica negli ambienti quotidiani di vita e negli ambienti di lavoro.
Le proposte di regolamentazione
Il valore delle proposte di regolazione risiede soprattutto nel loro contributo alla costruzione di un quadro organico di sostenibilità sociale per l’Intelligenza Artificiale. E da questo punto di vista possono costituire un prima proposta per uscire dall’ottica delle regolamentazioni per singola tecnologia (a mio avviso uno dei punti deboli dell’approccio) verso un approccio più ampio (e dalla prospettiva insieme più stabile e più flessibile) di disegnare le condizioni di sostenibilità sociale per le tecnologie digitali.
La proposta identifica in particolare tre categorie di valutazione per le applicazioni di IA rispetto alle quali prevedere diversi tipi di trattamento:
- rischio inaccettabile, a cui si associa il divieto di commercializzazione,
- rischio elevato, a cui si associano limitazioni e misure di controllo
- rischio basso o minimo, a cui si associano raccomandazioni e per cui si promuove l’attuazione volontaria di un codice di condotta .
L’elenco delle pratiche vietate corrisponde alla prima categoria e comprende tutti quei sistemi di IA il cui uso è considerato inaccettabile in quanto contrario ai valori dell’Unione, ad esempio violando i diritti fondamentali. I divieti riguardano “pratiche che hanno un potenziale significativo di manipolare le persone attraverso tecniche subliminali al di là della loro coscienza o sfruttare le vulnerabilità di specifici gruppi vulnerabili come i bambini o le persone con disabilità al fine di distorcere materialmente il loro comportamento in un modo che potrebbe causare loro o un’altra persona danno psicologico o fisico”.
Come argomentato da più esperti (come Guido Scorza a cui si rimanda per una trattazione più ampia) mentre l’impianto generale è senz’altro positivo, dubbi emergono tra l’altro a proposito delle scelte di
- voler identificare a monte (negli allegati alla proposta) la tipologia di applicazione di IA da far ricadere nelle categorie di valutazione, aprendo il tema della difficile gestione dell’evoluzione della “lista di applicazioni” raggruppate nelle categorie;
- prevedere organismi e procedure ad hoc senza tener conto di quelle già identificate in regolamentazioni raccordate, come il GDPR.
In questo senso, tenendo conto anche dei tempi non brevi per la finalizzazione di questa proposta di nuovo regolamento, sarebbe utile che si procedesse a livello europeo alla costruzione di un quadro di regole e di governance complessiva per l’evoluzione digitale, nella logica della sua prospettiva dinamica e complessa, e allo stesso tempo che i singoli Stati Membri fossero supportati nell’avvio di sperimentazioni attuative con il coinvolgimento ampio dei cittadini e in generale degli stakeholder coinvolti (anche puntando sul concetto del valore di applicazione volontaria del “codice di condotta”). Sperimentazioni che potrebbero spingere sulle logiche di valutazione d’impatto, quality management e risk management presenti nella proposta europea, e che sarebbero fondamentali per il consolidamento di un quadro così complesso, ma anche per conseguire risultati significativi nel breve termine.
Il piano coordinato 2021 per AI in Europa
Il piano coordinato 2021 sull’intelligenza artificiale, che aggiorna il precedente piano del 2018 e si basa su questa esperienza di attuazione, delinea i cambiamenti in termini di politiche e gli investimenti necessari a livello di Stati membri per rafforzare la posizione di leadership dell’Europa nello sviluppo dell’IA. Un’IA “incentrata sull’uomo, sostenibile, sicura, inclusiva e affidabile”.
La revisione 2021 del piano coordinato propone una serie concreta di azioni chiave congiunte tra la Commissione europea e gli Stati membri su come creare una leadership globale dell’UE “sull’IA affidabile”. Queste azioni proposte riflettono la visione fin qui definita e condivisa, secondo la quale, per avere successo, la Commissione europea, insieme agli Stati membri e agli attori privati, deve:
- accelerare gli investimenti nelle tecnologie di intelligenza artificiale per guidare una ripresa economica e sociale resiliente facilitata dall’adozione di nuove soluzioni digitali;
- agire sulle strategie e sui programmi di IA attuandoli pienamente e in modo tempestivo per garantire che l’UE raccolga tutti i vantaggi dei vantaggi dell’adozione della prima mossa;
- agire sulle politiche per l’IA in modo da rimuovere la frammentazione e affrontare le sfide globali.
In particolare il piano coordinato, molto ricco e con dettagliati riferimenti sulle iniziative in corso, quelle che la Commissione intende promuovere e che gli Stati Membri dovrebbero avviare, prevede quattro aree di proposta fondamentali per l’Unione europea e gli Stati membri:
- creare condizioni favorevoli per lo sviluppo e l’adozione dell’IA attraverso la messa in comune di politiche, la condivisione dei dati e gli investimenti in capacità di elaborazioni critiche;
- promuovere l’eccellenza dell’IA “dal laboratorio al mercato” istituendo un partenariato pubblico-privato, costruendo e mobilitando capacità di ricerca, sviluppo e innovazione e mettendo a disposizione delle PMI e delle pubbliche amministrazioni strutture di test e sperimentazione oltre che centri di innovazione digitale;
- garantire che l’IA “funzioni” per le persone e sia una forza positiva nella società essendo in prima linea nello sviluppo e nella diffusione di un’IA affidabile, coltivando talenti e competenze sostenendo tirocini, reti di dottorato e borse di studio post-dottorato nelle aree digitali, integrando la fiducia nelle politiche di IA e promuovere la visione europea di un’IA sostenibile e affidabile a livello globale;
- costruire una leadership strategica nei settori e nelle tecnologie ad alto impatto, compreso l’ambiente, concentrandosi sul contributo dell’IA alla produzione sostenibile, alla salute espandendo lo scambio transfrontaliero di informazioni, nonché al settore pubblico, alla mobilità, agli affari interni e all’agricoltura e alla robotica.
L’enfasi maggiore del piano è nella spinta verso la costruzione di un quadro di collaborazione tra gli Stati Membri e il superamento della frammentazione tra le diverse azioni europee, tra queste e quelle nazionali, oltre che all’ancora diffusa mancanza di strategie nazionali (un terzo dei Paesi non ne ha ancora adottata una, tra cui l’Italia che pure nel PNRR prevede in diversi settori l’utilizzo delle tecnologie di IA).
Nell’analisi sullo stato delle diverse azioni del Piano emerge però anche il rischio di sviluppare un’ulteriore frammentazione, tra le azioni di sviluppo del digitale e quelle specifiche identificate per l’IA, e da questo punto di vista è importante lo sviluppo di strutture come i Digital Education Innovation Hub (EDIH) che hanno invece proprio la missione di rendere organico l’approccio al digitale sia dal punto di vista concettuale che operativo. Ed è qui la chiave della prospettiva che può portare a risultati efficaci e già anche a breve termine.