DIGITAL COMPASS

Europa, una bussola per il 2030 digitale

Con la recente comunicazione sul Digital Compass la Commissione Europea costruisce un percorso e un sistema di monitoraggio per l’attuazione della strategia digitale, con un ruolo centrale per le competenze digitali. Ecco come

Pubblicato il 17 Mar 2021

Nello Iacono

Coordinatore di Repubblica Digitale

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Con la comunicazione “2030 Digital Compass: the European Way for the Digital Decade”   la Commissione Europea compie un passo fondamentale e strategico, rispetto all’approccio del DESI prima e della strategia digitale  di un anno fa. Un passo fondamentale anche verso la centralità del tema delle competenze digitali nella politica digitale europea.

Infatti, se il DESI si propone esclusivamente la misurazione della maturità digitale dei Paesi e la strategia digitale, che rimane il quadro generale e fissa gli obiettivi, nella “bussola per il digitale” la Commissione propone non solo obiettivi ambiziosi, ma anche un solido meccanismo di governance, milestone fondamentali chiare e strumenti pratici per facilitarne l’attuazione, in particolare nella prospettiva di un quadro per progetti multi-paese. La comunicazione include un sistema di monitoraggio che misura i progressi dell’UE rispetto agli obiettivi chiave per il 2030, e tiene anche conto degli enormi cambiamenti legati alla pandemia di coronavirus, che ha accelerato l’uso degli strumenti digitali, dimostrando le loro opportunità ed “esponendo la vulnerabilità della nostra società a nuove disuguaglianze digitali”.

Decennio digitale e Horizon Europe, al via i piani dell’Europa: principi e obiettivi

Cos’è il Digital Compass

Il Digital Compass segue l’appello della presidente von der Leyen  a fare dei prossimi anni il “decennio digitale” dell’Europa, risponde alla richiesta del Consiglio europeo di una “bussola per il digitale“, si basa sulla strategia digitale della Commissione del febbraio 2020  e stabilisce:

  • una visione per il 2030 per una trasformazione digitale di successo basata sull’empowerment dei cittadini e sulla leadership tecnologica, che si traduca in una società più resiliente e prospera;
  • obiettivi chiari e concreti lungo quattro punti cardinali- una popolazione digitalmente consapevole e qualificata, professionisti ICT altamente qualificati, infrastrutture digitali sostenibili, sicure e ad alte prestazioni, trasformazione digitale delle imprese e digitalizzazione dei servizi pubblici;
  • un quadro che definisce i principi digitali per l’empowerment delle persone nel mondo digitale,
    uno schema per una bussola digitale per garantire che l’UE raggiunga questi obiettivi, che include una solida struttura di governance, il lancio di progetti multi-paese per colmare le lacune nelle capacità critiche dell’UE e un forum multi-stakeholder per coinvolgere il pubblico più ampio;
  • azioni per proiettare la via europea per la trasformazione digitale sulla scena globale.

I punti cardinali del Digital Compass

Il Digital Compass si struttura quindi rispetto a quattro punti cardinali:

  1. Cittadini con adeguate competenze digitali e professionisti ICT altamente qualificati. Entro il 2030, almeno l’80% di tutti gli adulti dovrebbe possedere competenze digitali di base e dovrebbero esserci 20 milioni di specialisti ICT impiegati nell’UE, con una maggiore presenza di donne nelle professioni ICT. Per consentire a tutti gli europei di beneficiare appieno del benessere offerto da una società digitale inclusiva, e come proposto nel capitolo sui principi digitali, l’accesso all’istruzione che consenta l’acquisizione di competenze digitali di base dovrebbe essere un diritto di tutti i cittadini dell’UE e l’apprendimento permanente dovrebbe diventare una realtà. Competenze digitali avanzate richiedono, più che padroneggiare il coding, avere una base di scienze informatiche. La formazione e l’istruzione digitale dovrebbero sostenere una forza lavoro in cui le persone possano acquisire competenze digitali specializzate per ottenere lavori di qualità e carriere gratificanti.  Nel 2019 c’erano 7,8 milioni di specialisti ICT con un precedente tasso di crescita annuale del 4,2%. Se questa tendenza continua, l’UE sarà molto al di sotto del fabbisogno previsto di 20 milioni di esperti, ad es. per aree chiave, come la sicurezza informatica o l’analisi dei dati. Oltre il 70% delle imprese segnala la mancanza di personale con adeguate competenze digitali come ostacolo agli investimenti;
  2. Infrastrutture digitali sicure, efficienti e sostenibili. Entro il 2030, tutte le famiglie dell’UE dovrebbero disporre di connettività in dimensioni di gigabit e tutte le aree popolate dovrebbero essere coperte dal 5G; la produzione di semiconduttori all’avanguardia e sostenibili in Europa dovrebbe essere il 20% della produzione mondiale; 10.000 nodi perimetrali altamente sicuri dal punto di vista climatico dovrebbero essere distribuiti nell’UE; e l’Europa dovrebbe avere il suo primo computer quantistico;
  3. Trasformazione digitale delle imprese. Entro il 2030, tre aziende su quattro dovrebbero utilizzare servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale; più del 90% delle PMI dovrebbe raggiungere almeno il livello base di intensità digitale; e il numero di “unicorni” dell’UE dovrebbe raddoppiare. Le PMI hanno un ruolo centrale in questa transizione, non solo perché rappresentano la maggior parte delle aziende dell’UE, ma anche perché sono una fonte fondamentale di innovazione. Con il sostegno di oltre 200 poli dell’innovazione digitale e cluster industriali, entro il 2030 le PMI dovrebbero avere l’opportunità di accedere alle tecnologie o ai dati digitali in modo semplice e corretto, garantito da una regolamentazione adeguata, e beneficiare di un sostegno adeguato alla digitalizzazione. A questo proposito, più di 200 poli europei dell’innovazione digitale
  4. Digitalizzazione dei servizi pubblici. Entro il 2030, tutti i principali servizi pubblici dovrebbero essere disponibili online; tutti i cittadini dovranno avere accesso alla propria cartella clinica elettronica; e l’80% dei cittadini dovrebbe utilizzare una soluzione di identità digitale. I servizi di facile utilizzo consentiranno ai cittadini di tutte le età e alle imprese di tutte le dimensioni di influenzare la direzione e i risultati delle attività governative in modo più efficiente e di migliorare i servizi pubblici. Il “governo come piattaforma”, come nuovo modo di costruire servizi pubblici digitali, fornirà un accesso olistico e facile ai servizi pubblici con una perfetta interazione di capacità avanzate, come l’elaborazione dei dati, l’intelligenza artificiale e la realtà virtuale. Interessante anche l’enfasi posta dal Digital Compass sullo sviluppo di “villaggi intelligenti”, comunità nelle aree rurali che utilizzano soluzioni innovative per migliorare la propria resilienza, basandosi sui punti di forza e sulle opportunità locali.

I progetti multi-paese

Per affrontare meglio le lacune nelle capacità critiche dell’UE, la Commissione faciliterà il rapido avvio di progetti multi-paese, combinando investimenti dal bilancio dell’UE, dagli Stati membri e dall’industria, basandosi sullo strumento per la ripresa e la resilienza e altri finanziamenti dell’UE. Nell’ambito del programma NextGenerationEU, nei loro piani di ripresa e resilienza, gli Stati membri si impegnano a dedicare almeno il 20% alla priorità della transizione digitale. I possibili progetti multi-paese includono ad esempio un’infrastruttura di elaborazione dati interconnessa paneuropea; la progettazione e l’implementazione della prossima generazione di processori affidabili a basso consumo.

Esempi di progetti già attivi sono quelli che prevedono la costruzione di un’infrastruttura di elaborazione dati interconnessa paneuropea comune, la distribuzione paneuropea di corridoi 5G per mobilità connessa e automatizzata che contribuiscono alla sicurezza stradale e agli obiettivi della transizione verde; l’infrastruttura di servizi basata su blockchain,  gli European Digital Innovation Hubs, le partnership high tech per le competenze digitali attraverso  il  “Patto per le competenze”.

Cittadinanza digitale

La diffusione di infrastrutture, competenze e capacità digitali e la digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici da soli non sono sufficienti per definire l’approccio dell’UE al suo futuro digitale: è necessario consentire a tutti gli europei di sfruttare appieno le opportunità e le tecnologie digitali. Nello spazio digitale, dobbiamo assicurarci che gli stessi diritti che si applicano offline possano essere pienamente esercitati online.

Le persone dovrebbero avere accesso a una connettività economica, sicura e di alta qualità, essere in grado di acquisire le competenze digitali di base – che dovrebbero diventare un diritto per tutti – ed essere dotate di altri mezzi che insieme consentano loro di partecipare pienamente al e le attività sociali di oggi e del futuro. Devono inoltre avere un facile accesso ai servizi pubblici digitali, sulla base di un’identità digitale universale, nonché l’accesso ai servizi sanitari digitali. Le persone dovrebbero beneficiare di un accesso non discriminatorio ai servizi online e anche della realizzazione di principi, come spazi digitali sicuri e affidabili, equilibrio tra vita professionale e vita privata in un ambiente di lavoro remoto, protezione dei minori e processo decisionale algoritmico etico.

Inoltre, le tecnologie ei servizi digitali utilizzati dalle persone devono essere conformi al quadro giuridico applicabile e rispettare i diritti ei valori intrinseci alla “via europea”. Inoltre, l’ambiente digitale incentrato sulla persona, sicuro e aperto dovrebbe essere conforme alla legge, ma anche consentire alle persone di far valere i propri diritti, come i diritti alla privacy e alla protezione dei dati, la libertà di espressione, i diritti del bambino e i diritti dei consumatori.

Questa via europea per la società digitale si basa anche sull’assicurazione del pieno rispetto dei diritti fondamentali dell’UE:

  • libertà di espressione, compreso l’accesso a informazioni diversificate, affidabili e trasparenti;
  • libertà di avviare e condurre un’attività online;
  • protezione dei dati personali e della privacy e diritto all’oblio;
  • protezione della creazione intellettuale degli individui nello spazio online.

Nel Digital Compass si afferma inoltre l’importanza di definire un insieme completo di principi digitali che consentano di informare gli utenti e guidare i responsabili politici e gli operatori digitali come:

  • accesso universale ai servizi Internet;
  • un ambiente online sicuro e affidabile;
  • istruzione e competenze digitali universali per consentire alle persone di prendere parte attiva nella società e nel mondo;
  • processi democratici;
  • accesso a sistemi e dispositivi digitali che rispettano l’ambiente;
  • servizi pubblici e amministrazione digitali accessibili e incentrati sull’uomo;
  • principi etici per algoritmi incentrati sull’uomo;
  • protezione e responsabilizzazione dei bambini nello spazio online;
  • accesso ai servizi sanitari digitali.

La Commissione Europea proporrà di includere tale insieme di principi e diritti digitali in una solenne dichiarazione interistituzionale tra la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio, basata su una proposta della Commissione europea e sulla base e complementare dell’esperienza dello “European Pillar for Social Rights”.

La Commissione prevede inoltre una rilevazione annuale (Eurobarometro) specificamente dedicata al monitoraggio della percezione degli europei in merito al rispetto dei loro diritti e dell’adeguatezza su questo versante della trasformazione digitale in atto nella nostra società.

La struttura di governance e i prossimi passi

Il Digital Compass definisce una solida struttura di governance comune con gli Stati membri, basata su un sistema di monitoraggio con relazioni annuali e analisi basate su semafori. Gli obiettivi saranno sanciti in un programma strategico da concordare con il Parlamento europeo e il Consiglio e rendicontati annualmente in un Rapporto sull’avanzamento europeo nel decennio digitale. La struttura si articola rispetto a tre aspetti, come:

  • raggiungere gli obiettivi concreti definiti per ciascuno dei quattro punti cardinali, attraverso il monitoraggio con KPI quantitativi, rendicontazione delle azioni intraprese;
  • definire e lanciare progetti multi-paese, con monitoraggio delle infrastrutture e del gap di capacità critica, costruzione del consenso e promozione dell’accordo su progetti comuni e facilitarne l’attuazione;
  • attuare un sistema di monitoraggio che misuri (con una sorta di rendicontazione DESI potenziata) i progressi dell’UE rispetto agli obiettivi chiave per il 2030 e ai principi digitali valutando anche le aree con uno sviluppo insufficiente a livello di Stati membri, inclusa ad esempio la mancanza di azione o attuazione incompleta delle principali proposte normative.

I prossimi passi della Commissione prevedono una consultazione strutturata sugli obiettivi e sui percorsi definiti, oltre che una consultazione aperta sui principi per il digitale. Sulla base di questa ampia consultazione, la Commissione punta a realizzare le condizioni per  una dichiarazione dei principi per il digitale già entro la fine del 2021 e propone un programma di politica digitale che renderà operativo il Digital Compass (la “bussola per il digitale”) nel terzo trimestre del 2021. Infine, la Commissione intende avviare l’Eurobarometro annuale specificamente dedicato al monitoraggio della percezione degli europei in merito al rispetto dei loro diritti, ai valori e alle esigenze e alle aspettative online.

La centralità delle competenze digitali

La strategia della Commissione Europea pone le persone sempre più al centro della transizione digitale e così il tema delle competenze digitali, fondamentale per la crescita europea e per una cittadinanza consapevole e matura, necessaria per lo sviluppo armonico della società onlife.

Questo accento viene così sottolineato nella comunicazione della Commissione a proposito di una spinta verso l’obiettivo dell’80% di persone con competenze digitali di base entro il 2030: “In questo modo si può costruire una società che possa fidarsi di prodotti digitali e servizi online, identificare disinformazione e tentativi di frode, proteggersi da attacchi informatici, truffe e frodi online e in cui i bambini imparino a comprendere e navigare attraverso la miriade di informazioni cui sono esposti online”.

Il Digital Compass è, quindi, per tutti i Paesi Europei, anche una chiamata a rendere centrale questo tema nelle loro politiche e nei loro piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR). Un tema che l’Italia, con la sua strategia nazionale per le competenze digitali e il relativo piano operativo , ha creato le condizioni per affrontare in modo adeguato e da base anche per le azioni del suo PNRR.

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