Commissione europea

Europa unita contro la disinformazione sul clima: le nuove azioni

Le azioni di contrasto contro la disinformazione su argomenti cruciali come il covid-19 e il cambiamento climatico sono sempre più necessarie e strategiche. La Commissione UE rafforza il codice di condotta, con risultato significativi ma non ancora decisivi. E la consapevolezza digitale della popolazione è fondamentale

Pubblicato il 10 Nov 2021

Nello Iacono

Coordinatore Coalizione Nazionale Repubblica Digitale - Dipartimento per la trasformazione digitale

disinformazione

Il contrasto alla disinformazione rimane un tema centrale per lo sviluppo della società digitale, e in generale per il futuro delle democrazie. Evidenze importanti sono la sempre maggiore attenzione internazionale contro la disinformazione su argomenti cruciali come il covid-19 e il cambiamento climatico e l’estremo interesse con cui il tema viene seguito dalla Commissione Europea nell’ambito dell’iniziativa relativa al codice di condotta sulla disinformazione, in cui si registrano importanti aggiornamenti. E questa crescita di attenzione ha impatti interessanti nel nostro paese, in un contesto in cui la carenza di consapevolezza e quindi la presenza di diffusa fragilità della popolazione continua ad avere dimensioni significative.

La revisione del codice di condotta sulla disinformazione

Il Codice è la prima struttura di questo tipo a livello mondiale che definisce gli impegni delle piattaforme e dell’industria per combattere la disinformazione. La revisione del Codice si basa sulla Guida della Commissione pubblicata a maggio, che stabilisce come rafforzare l’attuale Codice per fornire una risposta ferma alla disinformazione. Il rafforzamento passa attraverso l’adesione di altri operatori e nell’elenco dei potenziali nuovi firmatari compaiono piattaforme video online come Vimeo, social network come Clubhouse e fornitori di tecnologia pubblicitaria come DoubleVerify, oltre che organizzazioni che forniscono competenze specifiche e soluzioni tecniche per combattere la disinformazione, come Avaaz, Globsec, Logically , NewsGuard e WhoTargetsMe. Adesioni importanti per ampliare i soggetti aderenti e che operano con le piattaforme, con i servizi di messaggistica privata,  con i servizi che possono essere utilizzati per monetizzare la disinformazione (come i servizi di pagamento elettronico, piattaforme di e-commerce, sistemi di crowdfunding/donazione) e gli attori dell’ecosistema pubblicitario online, “per co-modellare il processo” come ha auspicato  Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione UE per i valori e la trasparenza.

Nelle intenzioni della Commissione UE,  Il Codice rafforzato dovrebbe includere nuovi impegni su misura corrispondenti alle dimensioni e alla natura dei servizi forniti dai firmatari, con i firmatari tenuti ad assumere impegni pertinenti relativi a tutti i loro servizi.

Il rafforzamento del Codice è necessario per avviare un’opera di contrasto sulle fake news in ambito di cambiamento climatico e anche sulla base dei riscontri dal programma di monitoraggio della disinformazione COVID-19, che hanno evidenziato carenze significative nell’efficacia dell’opera di contrasto:

  • l’applicazione incoerente e incompleta del codice tra le piattaforme e gli Stati membri;
  • lacune nella copertura degli impegni del codice;
  • la mancanza di un meccanismo di monitoraggio appropriato;
  • la mancanza di impegni sull’accesso ai dati delle piattaforme per la ricerca sulla disinformazione;
  • la limitata partecipazione delle parti interessate, in particolare del settore pubblicitario.

Infatti, i riscontri emersi nell’ambito del monitoraggio periodico dedicato alla disinformazione COVID-19, basati sui rapporti di Google, Facebook, Twitter, TikTok e Microsoft che includono le azioni intraprese dalle piattaforme a luglio e agosto per ridurre la disinformazione COVID-19 e vaccini, consentono una panoramica utile non solo a fotografare l’azione degli operatori, ma anche la dimensione crescente del fenomeno, con aumenti significativi nel periodo di monitoraggio. Per evidenziare alcuni esempi:

  • Twitter ha aggiornato i suoi annunci di servizio pubblico, con contenuti specifici per paese contenenti informazioni autorevoli sui vaccini COVID-19, e avviando anche ad agosto una collaborazione con Reuters e Associated Press, in modo da aumentare la quantità di informazioni contestuali fornite agli utenti su questioni di tendenza basate sul supporto giornalistico della Reuters;
  • TikTok ha introdotto un nuovo strumento chiamato posizionamento “TopView”, offrendo questo strumento alla campagna di vaccinazione del governo francese ad agosto, che ha generato 9 milioni di impression. I video taggati con il tag del vaccino COVID sono aumentati costantemente in tutta Europa, passando da 114368 a giugno a 124851 a luglio e 130892 ad agosto e continua ad aumentare;
  • Microsoft sta operando per dare visibilità all’avanzamento della vaccinazione nei singoli paesi e a livello globale, anche con informazioni autorevoli (es. su LinkedIn). Bing COVID ha avuto oltre 2,4 milioni di visualizzazioni nell’UE a luglio, in linea con i numeri di giugno, e un aumento di quasi il 50% ad agosto (oltre 4,7 milioni di visualizzazioni). Ad agosto  Microsoft Advertising ha registrato un aumento rilevante del numero di annunci bloccati per violazione delle sue politiche pubblicitarie (incluso su COVID-19 e vaccini), con oltre 5,4 milioni di annunci bloccati ad agosto per violazione delle politiche pubblicitarie, il più alto dall’inizio del Programma di monitoraggio della disinformazione COVID-19;
  • Google sta ampliando l’accesso per le organizzazioni governative per promuovere contenuti COVID-19 conformi alle Norme sulla pubblicità personalizzata di Google, comprese informazioni generali sui vaccini COVID-19 e aggiornamenti sugli ultimi protocolli COVID-19. YouTube ha annunciato pubblicamente a settembre che vieterà tutta la disinformazione contro i vaccini. Google ha riferito di aver preso provvedimenti contro oltre 16mila URL su AdSense a luglio e agosto, in aumento rispetto a giugno;
  • Facebook riferisce che a luglio ha esteso la sua precedente partnership in Francia per fornire video educativi per combattere la disinformazione COVID-19. Durante il mese di luglio oltre 110mila contenuti nell’UE sono stati rimossi per violazione delle politiche di disinformazione sul COVID-19 e sui vaccini su Facebook e Instagram (in aumento rispetto a giugno). Ad agosto questo numero è aumentato ancora,, raggiungendo oltre 160mila contenuti.

A questi interventi in ambito Covid-19 se ne aggiungeranno altri sul cambiamento climatico  da parte delle piattaforme social (Twitter e Facebook hanno già fatto degli annunci in questo senso, ma con interventi la cui efficacia sembra avere diverse aree di miglioramento), soprattutto a livello preventivo, dando maggiore evidenza a esperti e fonti affidabili. Google si sta muovendo, sempre in una logica preventiva, proibendo “la pubblicità, e la monetizzazione, di contenuti che contraddicono il consenso scientifico riguardo l’esistenza e le cause dei cambiamenti climatici”.

La consapevolezza e la disinformazione

Il tema della disinformazione, rispetto al quale crescono gli interessi economici che spingono sempre di più verso un suo sviluppo connesso in generale alla spinta verso l’estremizzazione dei messaggi in rete (in modo che più facilmente possano attirare click e conseguenti ricavi), si intreccia in generale sul grado di solidità del sistema dell’informazione e di maturità dei suoi fruitori. Un sondaggio di inizio ottobre, condotto dall’Istituto Demopolis per Radio1 RAI, ha fotografato una particolare fragilità nel contesto italiano rispetto alla crisi di fiducia che riguarda i media tradizionali e soprattutto la rete ed i social network Dal sondaggio, infatti, risulta ad esempio che:

  • il 45%, dei cittadini dichiara di saper distinguere una notizia reale da una fake news, mentre il 42% ammette invece di non saper sempre individuare le notizie false;
  • per oltre 8 intervistati su 10, oggi le fake news nel campo della salute sono molto o abbastanza diffuse.

Questo avviene nel contesto di un processo di informazione nel periodo della pandemia in cui gli italiani si sono informati molto di più rispetto al passato: un terzo lo ha fatto maggiormente sui media tradizionali, 3 su 10 sui Social Network, con una bassa fiducia sulla credibilità e sulla qualità delle informazioni: il 42% degli italiani, intervistati afferma di dubitare spesso della credibilità delle notizie sui media tradizionali (la radio è ritenuta la più affidabile) e il 75%, tra i fruitori di Facebook e dei Social Network: e solo il 25% afferma invece di fidarsi delle news sui Social Network, mentre il 68%, riconosce al giornalismo italiano una funzione fondamentale o importante per la qualità delle informazioni.

La consapevolezza

Rimane alla fine l’importanza di porre in primo piano l’attenzione a una sempre maggiore e continua crescita della maturità e della consapevolezza digitale dei cittadini, sin dalle fasce più basse di età, poiché si abbassa la fascia d’età d’ingresso alla fruizione di Internet.

E questo perché la consapevolezza è uno degli strumenti più rilevanti per contrastare una delle cause principali di inquinamento dell’infosfera, come sono le fake news.

Le fake news sono pericolose per la democrazia perché danneggiano la partecipazione informata dei soggetti alla vita pubblica e hanno tanto più impatto quanto più i cittadini rimangono sull’acquisizione superficiale dell’informazione, non approfondendola e anche amplificandone la diffusione.

In una democrazia, la consapevolezza o è diffusa tra tutta la popolazione oppure questa si espone a un contesto di disinformazione, disuguaglianza delle condizioni di scelta e decisione. Non solo, ma produce una frattura nel corpo sociale, tra chi usufruisce dei propri diritti e chi no, tra chi può utilizzare direttamente i servizi e partecipare alla vita pubblica e chi è costretto a ricorrere a intermediari. E anche virtuosi switch off digitali rischiano di aumentare la divaricazione e l’intermediazione, se non adeguatamente accompagnati.

E’ questo il motivo per cui è fondamentale, nell’intera Europa, l’azione di sistema che già è delineata anche nel Digital Compass, e che punta a una rivisitazione profonda del sistema educativo in modo da assicurare entro il 2030, in ottica di apprendimento permanente, un grado di consapevolezza digitale per l’80% dei cittadini. Una sfida importante da declinare operativamente in ciascuno stato membro (e l’Italia è in azione nell’ambito del programma Repubblica Digitale), un risultato necessario da raggiungere.

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