Eurostat anticipa il proprio report 2021 e l’Italia si piazza all’ultimo posto per politiche di formazione giovanili orientate all’occupazione. Ebbene sì, e tra l’altro, come vedremo, abbiamo un consistente ritardo dagli altri Paesi.
Eurostat: i dati del ritardo italiano
Ma andiamo per gradi, e partiamo da un dato su tutti: il triste primato ci deriva perlopiù dal Mezzogiorno, ovvero l’area continentale con i più elevati ritardi. Regioni come Molise, Calabria, Campania e Sicilia sono le ultime della classe in Europa.
Alfabetizzazione digitale, dopo il covid è necessaria: ecco perché
Troppi NEET nel Meridione
La più alta quota di giovani (di età compresa tra 15 e 24 anni) che non sono occupati e non sono coinvolti in programmi di istruzione o formazione – i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training) – è stata registrata nelle regioni meridionali del nostro Paese e nelle regioni ultra periferiche della Francia, e tassi relativamente elevati riguardano anche diverse regioni di Romania, Bulgaria e Grecia. Più in dettaglio, nel 2020 in sette regioni dell’UE più di un giovane su quattro non ha occupazione, né un’istruzione o una formazione adeguata. Quattro di queste Regioni, come dicevo, si trovano in Italia: Molise (25,5%), Calabria (26,5%), Campania (28,0%) e Sicilia (29,3%).
Domanda e offerta non si incrociano
Il rapporto Eurostat ci dice poi che la differenza fra le skill acquisite nella fascia d’eta 15-24 e la richiesta del mercato del lavoro (che cerca tutt’altro!) è considerata la maggiore vulnerabilità e la questione più urgente da affrontare. In poche parole domanda e offerta, anche laddove ci sarebbe spazio di assunzione non si incrociano!
Cosa dice il report
Ma entrando nel report si legge testualmente che “una delle preoccupazioni più urgenti nel campo delle politiche sociali e occupazionali è la disoccupazione giovanile. L’andamento dei mercati del lavoro giovanile è strettamente legato ai sistemi di istruzione e formazione e riflette, almeno in certa misura, una discrepanza tra le competenze acquisite dai giovani e le competenze richieste dai datori di lavoro (per coprire i posti di lavoro vacanti)”. “Gli alti tassi di disoccupazione giovanile – prosegue il report – sono particolarmente concentrati nell’Europa meridionale. In 22 regioni oltre il 40% della forza lavoro di età compresa tra 15 e 24 anni risulta disoccupato nel 2020. Questo gruppo comprende otto regioni della Grecia, sette della Spagna, quattro dell’Italia meridionale e tre regioni ultraperiferiche della Francia”.
Oltre al report, ricordiamo che verrà pubblicato a breve – a ottobre – l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI) della Commissione europea e anche qui, ben che vada, per l’Italia è previsto un dato di totale stagnazione: né cresciamo, né caliamo, ma restiamo ultimi.
Per quanto riguarda le competenze digitali, il DESI ci vede tra il terz’ultimo e il quart’ultimo posto in Europa, e temo che questa anticipazione ci collochi come al solito tra Bulgaria, Romania, Cipro etc.
Non certo quanto servirebbe per la ripartenza del nostro Paese, dove sappiamo bene come manchino le competenze che cercano le nostre imprese.
Male anche sull’eCommerce
E non va meglio, nonostante la pandemia abbia fatto da acceleratore, nell’eCommerce. Anche qui siamo nel fondo classifica “La propensione all’utilizzo dell’e-commerce – cita Eurostat – è particolarmente bassa in Bulgaria, Romania e nelle regioni centro-meridionali d’Italia. Ciò può riguardare, almeno in parte, livelli relativamente bassi di accesso/utilizzo di Internet e un numero relativamente elevato di persone che non possiedono un conto bancario (rendendo così più difficile pagare online)”. “Undici le regioni dell’UE in cui la quantità di popolazione che non ha mai effettuato un acquisto online risulta alta: Bulgaria, Romania, Sud Italia e Isole, Kentriki Ellada (Grecia), Cipro e Região Autónoma Da Madeira (Portogallo). E ci sono 10 regioni in cui meno di un terzo di tutti gli adulti ha dichiarato nel 2020 di aver effettuato un acquisto online nei 12 mesi precedenti. Queste regioni sono localizzate esclusivamente in Bulgaria, Italia meridionale o Romania.
E tutto ciò viene certificato nel momento in cui parlando di transizione digitale accelerata, la pandemia ha fatto conoscere proprio questi strumenti ai cosiddetti analfabeti digitali e mentre riscontriamo che la pandemia ha prodotto nel digitale una accelerazione nell’utilizzo di circa sette volte superiore alla crescita precedente.
Ma la triste conferma che emerge è che abbiamo un Paese a due velocità, e il sud corre troppo lento, quindi a mio avviso urgono politiche straordinarie nel PNNR per riequilibrare il Paese prima che il distacco sia definitivamente incolmabile