Si sta sviluppando una forma di lock-in, che mi interessa molto. Il lock-in relazionale (o emozionale), cioè il fatto che i nuovi ambienti digitali siano progettati attraverso affordance che abilitano uno stato di connessione più emotivamente vincolante. Twitter introduce i cuoricini al posto delle stelle ed aumenta l’engagement medio. L’edgerank di Facebook che utilizza come peso le affinità con gli amici. Oppure pensiamo ai bonus referral di Dropbox: ogni volta che inviti un amico ad utilizzarlo aumenta il tuo spazio disponibile.
Le affordance e le logiche degli ambienti sfruttano sempre di più le dinamiche relazionali e la connessione affettiva. Siamo quindi oltre la logica tecnica dei “walled-gardens” perché ciò che recinta i giardini digitali in cui viviamo sono i nostri legami affettivi, nel bene e nel male.
Questo rende più complesso riuscire ad osservare quanto siamo vincolati ad un ambiente: semplicemente stiamo dove stanno i nostri amici (network effect), cogliamo i contenuti, le conversazioni, ecc. ma non ci rendiamo conto che è l’ambiente in cui siamo a vincolarci.
Perdiamo di vista le mura e quindi la nostra capacità critica.