La Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente emesso una decisione[1] in materia di fotografia, grafica derivata e fair use, che può far scuola anche in materia di intelligenza artificiale e software di generazione grafica.
Nello specifico, oggetto della questione erano i ritratti del musicista Prince realizzati da Andy Warhol. La Corte ha stabilito che tali ritratti non rientrano nella categoria del fair use ai sensi della normativa sul copyright statunitense.
La decisione, con un voto di 7-2, ha sottolineato in dettaglio che alle opere di Warhol basate sulla fotografia originale di Lynn Goldsmith non va applicata la disciplina sul fair use e tali lavori costituiscono quindi una violazione di copyright.
La vicenda storica
La Goldsmith fu incaricata da Newsweek nel 1981 di fotografare un musicista emergente di nome Prince Rogers Nelson, e Newsweek pubblicò una delle foto di Goldsmith insieme a un articolo su Prince.
Nel caso di Andy Warhol, va sottolineato che l’opera basata sulla fotografia di Prince fu commissionata dalla rivista Vanity Fair, un soggetto per un articolo sulla rivista stessa, con una licenza ben specifica e delimitata richiesta alla Goldsmith.
I termini della licenza, dal costo di 400 dollari, prevedevano che la foto originale dovesse servire “una tantum” e solo come “riferimento artistico per un’illustrazione”, di fatto scaturita nel ritratto serigrafato viola di Prince pubblicato nell’articolo di novembre 1984 di Vanity Fair.
A partire dalla foto originaria, Andy Warhol creò così la sua celebre opera su Prince, senza che la fotografa Goldsmith ne fosse a conoscenza
Si aprirono a questo punto due fronti legali con AWF che intentava una causa per ottenere una sentenza dichiarativa di non violazione del copyright o, in alternativa, di fair use. Goldsmith presentava invece una controdomanda per violazione del copyright.
La difesa della Goldsmith ha costantemente sostenuto che questi ritratti costituiscono opere derivate non autorizzate della sua fotografia originale e quindi violano il suo copyright.
La Corte d’Appello, ribaltando la decisione del Tirbunale di primo grado, ha dato ragione a Goldsmith, con la questione poi giunta alla Corte Suprema per una decisione definitiva sul fair use.
Cos’è il Fair Use
Il fair use è una dottrina legale statunitense che promuove la libertà di espressione e consente l’uso di opere protette da copyright, pur in assenza del permesso del legittimo titolare, in presenza di terminate circostanze.
È codificato nella sezione 107 del Copyright Act degli Stati Uniti[2] e prevede che l’uso equo di un’opera protetta da copyright per scopi come critica, commento, cronaca, insegnamento, studio o ricerca non costituisca una violazione del copyright.
Il Fair use in Italia
In Italia non esiste la disciplina del fair use, anche se la legge italiana sul diritto d’autore (Legge n. 633/1941) stabilisce diverse limitazioni e eccezioni al diritto d’autore che risultano in concreto molto simili, nel solco della Direttiva europea sul diritto d’autore (Direttiva 790/2019/UE), alla disciplina statunitense.
Ad esempio, è consentito ai sensi dell’ art. 70 della legge sul diritto d’autore[3] l’uso di opere protette per scopi di studio, ricerca scientifica, critica, recensione, caricatura, parodia, citazione e informazione che ricalcano a grandi linee la disciplina statunitense.
Tuttavia, è importante notare che l’uso consentito di opere protette da copyright deve essere effettuato nel rispetto dei principi di correttezza e nel rispetto degli interessi legittimi dei titolari dei diritti e non deve pregiudicare il normale sfruttamento dell’opera.
In linea di massima potremmo dire che per verificare se l’utilizzo di un’opera rientri nel diritto di “fair use” o meno ci si dovrà basare, con riferimento all’uso, alla natura dell’opera protetta, oltre che al modo in cui viene utilizzata, nel caso anche con una valutazione ex-post per verificare gli effetti sul mercato.
Perché l’opera di Andy Warhol non rientra nel Fair Use
La dottrina del “fair use” fornisce un insieme di criteri che devono essere considerati nel determinare se l’uso di un’opera protetta da copyright costituisce una violazione o meno.
I quattro criteri di riferimento, ai fini della determinazione del fair use, sono i seguenti:
- Il proposito e il carattere dell’uso. Questo criterio valuta l’intento e la natura dell’uso dell’opera in questione. Si considera quindi se l’uso è di natura commerciale, come ad esempio per scopi di lucro, o se avviene a fini di ricerca, insegnamento, critica o parodia. Inoltre, si valuta se l’uso apporta una trasformazione all’opera originale, creando un nuovo significato o messaggio, oppure se si limita a riprodurre o copiare l’opera senza apportare modifiche significative.
- La natura dell’opera protetta da copyright. Tale criterio valuta il tipo di opera oggetto di protezione da copyright. Alcune opere, come quelle di carattere informativo o già pubblicate, sono più inclini ad essere considerate soggette al fair use rispetto ad altre opere, come ad esempio le opere creative o inedite;
- La quantità e la sostanzialità della porzione utilizzata rispetto all’opera nel suo insieme. Questo punto riguarda la quantità di materiale protetto da copyright che viene utilizzata senza il permesso del titolare dei diritti. Non esiste una regola quantitativa predeterminata, ma generalmente si valuta se l’uso coinvolge una porzione significativa dell’opera nel suo insieme o se si limita a una parte piccola e non essenziale.;
- L’effetto dell’uso sul mercato potenziale o sul valore dell’opera protetta da copyright. Questo criterio esamina se l’uso non autorizzato dell’opera ha un impatto negativo sul mercato potenziale o sul valore dell’opera originale. Si valuta se l’uso competerebbe con l’opera originale sul mercato o se potrebbe causare un danno finanziario al titolare dei diritti. Se l’uso riduce il valore commerciale dell’opera o ne impedisce l’opportunità di sfruttamento, è meno probabile che sia considerato fair use.
La Corte Suprema, esaminando esaminato il primo fattore del fair use, ovvero il “purpose and character” dell’uso delle opere, ha rilevato che che entrambe le immagini, sia quella di Goldsmith che quella di Warhol, erano ritratti di Prince utilizzati in contesti commerciali.
Per tale motivo, la Corte ha stabilito che lo scopo dell’immagine di Warhol era sostanzialmente lo stesso della fotografia originale di Goldsmith, e non poteva essere considerato autorizzato alcun uso trasformativo in assenza di espressa licenza.
La Corte Suprema ha respinto l’argomentazione della Andy Warhol Foundation secondo cui i ritratti di Warhol rappresentavano Prince come una figura iconica, trasmettendo al pubblico un significato diverso rispetto alla foto realistica di Goldsmith.
Tale sentenza, giunta al termine di tre gradi di giudizio oscillanti tra opposte interpretazioni, enfatizza l’importanza di un’accurata valutazione degli elementi che influenzano il fair use, come il fine e il carattere dell’uso dell’opera, nonché la sua natura commerciale.
Riafferma inoltre il concetto fondamentale, che il fair use non rappresenta una protezione assoluta e che ottenere in anticipo una licenza può essere di fondamentale importanza, specialmente quando si tratta di utilizzi commerciali legati alle opere creative.
Le implicazioni di questa decisione avranno indubbiamente un impatto rilevante nei settori dell’arte, dell’intrattenimento e del giornalismo, nonché nell’ambito specifico dell’intelligenza artificiale applicata alla fotografia e alla grafica, considerando la generazione derivativa come uno dei suoi elementi centrali.
La sentenza sul fair use e le immagini generate da sistemi di intelligenza artificiale
In linea con la sentenza della Corte Suprema sul caso Warhol vs. Goldsmith, piattaforme come Midjourney e Stable Diffusion richiedono quindi un’attenzione particolare per quanto riguarda le implicazioni del diritto d’autore.
Midjourney, ad esempio, manipola in modo significativo le immagini caricate, rendendo l’immagine generata in qualche modo distinta dall’originale. Ciò potrebbe portare a valutare l’immagine risultante come “trasformativa” e, in alcuni casi, potrebbe sfuggire alla violazione del diritto d’autore, quantomeno sotto l’aspetto sollevato dalla Corte Suprema.
Al contrario, software come Stable Diffusion paiono mantenere una maggiore somiglianza all’immagine originale, rendendo più immediata la percezione di un’ispirazione diretta. In questa situazione, se l’immagine generata viene utilizzata a scopo commerciale o promozionale senza il permesso del titolare del diritto d’autore, potrebbe costituire una violazione del fair use.
Alla luce anche dell’emersione di nuovi software manipolativi e di fotoritocco estremo come DragGAN, si può meglio comprendere l’interesse che una decisione come quella della Corte Suprema possa avere nel panorama odierno ed intravedere la sfida che come giuristi e operatori tecnologici stiamo affrontando, provando a sviscerare le complessità di queste questioni legali e contribuendo a plasmare un futuro in cui l’arte, la tecnologia e la legge riusciranno ad essere in armoniosa coesistenza.
Note
[1] https://www.supremecourt.gov/opinions/22pdf/21-869_87ad.pdf
[2] “Notwithstanding the provisions of sections 106 and 106A, the fair use of a copyrighted work, including such use by reproduction in copies or phonorecords or by any other means specified by that section, for purposes such as criticism, comment, news reporting, teaching (including multiple copies for classroom use), scholarship, or research, is not an infringement of copyright. In determining whether the use made of a work in any particular case is a fair use the factors to be considered shall include— (1) the purpose and character of the use, including whether such use is of a commercial nature or is for nonprofit educational purposes; §108 20 Copyright Law of the United States Subject Matter and Scope of Copyright (2) the nature of the copyrighted work; (3) the amount and substantiality of the portion used in relation to the copyrighted work as a whole; and (4) the effect of the use upon the potential market for or value of the copyrighted work. The fact that a work is unpublished shall not itself bar a finding of fair use if such finding is made upon consideration of all the above factors.”
[3] Art.70 lda – Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali. 1-bis. È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma. 2. Nelle antologie ad uso scolastico la riproduzione non può superare la misura determinata dal regolamento, il quale fissa la modalità per la determinazione dell’equo compenso. 3. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell’opera, dei nomi dell’autore, dell’editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull’opera riprodotta.