marco camisani calzolari

Fake news, chi controlla i controllori? È la cultura la vera soluzione

Chi controlla i controllori?

L’informazione oggi è globale e la censura può avvenire con grande facilità con la scusa, peraltro, di combattere le fake news. Dare in mano ad aziende private lo scettro dei controllori, non aiuta molto. Per fronteggiare il fenomeno bisogna insegnare alle nuove generazioni i criteri intellettuali per orientarsi

Pubblicato il 11 Dic 2021

Marco Camisani Calzolari

Tecnologo, Scrittore, Divulgatore, Esperto e Docente di Comunicazione Digitale

Tempo fa, Mark Zuckerberg  aveva ipotizzato la possibilità di creare di un organo giornalistico super partes adibito a migliorare il News Feed di Facebook. A questo progetto, fortunatamente, e non lo dico solo io, non era stato dato seguito.

Chi controlla i controllori?

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Il problema è che gli interessi particolari degli Stati, e a loro volta dei partiti e delle imprese, rendono il mondo dell’informazione estremamente passibile di soggettivismi e relativismi, ed è un problema per tutti, e per la democrazia. Tuttavia, si sono attivate diverse istituzioni, associazioni e centri di ricerca che dedicano quotidianamente attenzione specifica al tema delle fake news e della propaganda; quindi, possiamo dire che l’argomento è già da diverso tempo sui tavoli della politica internazionale.

Chi decide cosa sia una fake news?

E magari la realizzazione di un organo internazionale per la corretta informazione è complesso ma in qualche modo anche auspicabile. Perché a oggi il punto è che ogni piattaforma decide autonomamente quali strategie e quali tecniche usare per combattere le fake news. Ma il vero punto è: chi decide cosa sia una fake news?

Su quelle scientifiche la verifica è più semplice, ma su quelle che hanno a che fare con questioni politiche, chi è che lo decide? La piattaforma stessa? Ma a volte è un’azienda privata di un altro paese. Un social network può influenzare facilmente le opinioni di un altro paese attraverso la sua piattaforma.

Sono stati messi in atto alcuni meccanismi per cercare di arginare il fenomeno, soprattutto sotto elezioni, ma hanno avuto scarsi risultati, perché alla fine è tutto, comunque, nelle mani di un’azienda privata che si occupa del bene economico del suo social ma questo invece non è bene per noi, e non è bene per la democrazia.

Questo è il grande punto. Insomma, l’informazione oggi è globale e la censura può avvenire con grande facilità con la scusa, peraltro, di combattere le fake news. E questa sicuramente non è la strada migliore da seguire.

La cultura digitale è la chiave

Dare in mano ad aziende private lo scettro dei controllori, non aiuta molto. La vera strada dovrebbe essere quella di diffondere il più possibile cultura digitale. Cioè la capacità di mettere in dubbio, di “riconoscere”. Una delle istituzioni pioniere nel settore della formazione alla corretta informazione è “News Literacy Project”, associazione americana che ha già promosso in passato programmi didattici volti a insegnare ai bambini delle scuole primarie a distinguere i fatti dalla finzione.

Qui in UK mio figlio piccolo di 9 anni ha fato un piccolo corso all’interno della scuola su come diffondere le fake. Banalmente può essere un link a un prodotto falso o che li può mettere a rischio per vari motivi. Solo insegnando alle nuove generazioni i criteri intellettuali per orientarsi in un mondo sempre più incentrato sull’informazione, sapremo fronteggiare e arginare il fenomeno delle fake news, della propaganda e della manipolazione delle masse.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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