Ci sono tanti strumenti e accorgimenti per evitare di cadere preda di una fake news; per non essere tra quelli che fanno circolare involontariamente la disinformazione.
E forse andrebbero studiati a scuola, questi strumenti – di cui parliamo qui estesamente – perché le fake news e la disinformazione dilagano nel web e sui social network, come ha confermato anche il recente Osservatorio sulla disinformazione online pubblicato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
A farla da padrone nel calderone della disinformazione negli ultimi tre mesi dello scorso anno, certifica l’Agcom, cinque tematiche principali afferenti alle vicende politiche, di governo ed economiche del Paese; alla cronaca nera; alla scienza e alla salute; alla società. Seguendo il trend dell’ultimo scorcio del 2018 si prevede quindi un’escalation di disinformazione sui temi della criminalità e dell’immigrazione in vista delle elezioni europee di maggio.
Cerchiamo di capire quali sono i motivi che spingono gli utenti del web a credere alle bufale e quali sono gli strumenti che permettono a chiunque di verificare la veridicità di una notizia, di una foto o di un video.
A mio parere, il successo delle fake news è legato a vari fattori, tra i quali: l’ignoranza del lettore, la verosimiglianza della notizia, il titolo, i video e le foto connessi e la fretta e superficialità dei lettori.
L’ignoranza regna sui social
Il punto riguardante l’ignoranza è fondamentale. Le persone che non hanno titolo di studio o un barlume di conoscenza su un argomento, hanno deciso che nell’epoca dei social tutto deve essere comprensibile e se non lo è fanno domande tipo: “e come si spiega che…?”. Mi domando perché questa curiosità non sia stata risolta a scuola.
Mi domando: chi ha curiosità di medicina, ingegneria, meteorologia, fisica e chimica, perché non ha studiato prima queste materie e solo adesso va cercando risposte facili e veloci sui social?
Quindi, è sempre l’ignoranza che porta a credere a tutto ciò che è spiegato in modo pseudo-scientifico (perché più facile da capire) e a creare delle paure infondate.
Fretta e superficialità, un cocktail letale
La fretta, si legge un titolo e non si clicca nemmeno per aprire l’articolo, ma si comincia a condividere la notizia senza sapere di che parla e se qualcuno l’ha letta ed ha commentato spiegandola, dopo tre commenti successivi, c’è già quello che commenta senza aver letto nessun commento precedente e quindi la bufala cresce, con buona pace dello spiegone.
La verosomiglianza della notizia, ossia qualcosa che potrebbe essere vero, tipo “L’aspirina fa venire il cancro al cuore” o “Trump da l’ordine di sparare a vista ai messicani clandestini”, e così via.
I video e le foto, gente che crede che Morgan Freeman sia un immigrato clandestino che ha fatto i soldi in Italia e per questo ha una foto con un vestito elegante.
Basta poco per non cascare nel tranello delle bufale
Insomma, possibile che si caschi così nelle stupidaggini, quando abbiamo sotto le dita tutto lo scibile umano e tanti mezzi per controllare?
Non bisogna essere degli 007 o avere chissà quali strumenti tecnologici per un fact checking (controllo dei fatti), infatti c’è un acronimo che ci spiega tutto, ossia OSINT (Open Source INTelligence), che rappresenta tutte le tecniche e gli strumenti che possono servire ad un’investigazione su fonti aperte, che significano dati pubblici, cioè nessun cracking o hacking, nessuna intrusione illegale, ma solo saper raccogliere informazioni che sono lì sulla rete, libere e pubbliche.
Gli strumenti per verificare le immagini
Ci sono strumenti come Google Reverse Image Search, TinEye, RevEye o Yandex che permettono di caricare un’immagine o via file o via URL e scovarla in tutti i siti che l’hanno pubblicata.
Grazie a questi strumenti potremmo capire, per esempio, se la tizia che ci ha chiesto l’amicizia su Facebook è lei o sta usando la foto di qualcun altro.
Come potremmo capire se la foto di una rivolta, un’aggressione, un incidente, ecc.. siano riferiti alla notizia oppure sono foto di altri scenari o altri tempi, utilizzate per dare credibilità alla notizia. Per fare un esempio: è circolata non molto tempo fa una foto che ritraeva dei ragazzi di colore che distruggevano una gazzella dei Carabinieri, utilizzata – ovviamente – per lanciare messaggi xenofobi. Si tratta invece di una foto tratta da un set cinematografico, insomma una scena di un film.
Allo stesso modo, esistono dei siti molto attivi e affidabili – come Bufale.net e Butac.it o Attivissimo.net – che da anni fanno fact checking, smascherando tantissime bufale.
Scoprire la veridicità di un video
Anche per i video ci sono tanti strumenti online ed offline, come Amnesty International’s YouTube Dataviewer e InVid browser plugin.
E sia per le immagini sia per i video ci sono strumenti per l’estrazione e l’analisi degli Exif, ossia metadati contenuti all’interno dei file, come anche strumenti per una veloce, ma non esaustiva, analisi di possibili artefazioni come: fotoforensics.com/ e 29a.ch/photo-forensics
Smascherare i falsi sui social network
Per quanto riguarda i social, per scoprire il Facebook ID ed altre informazioni interessanti sulle attività di un profilo, ci sono strumenti come: Graph.tips, StalkScan e WhoPostedWhat.com.
E per Twitter: Treeverse e Twlets per visualizzare interazioni specifiche dei tweeter.
La geolocalizzazione e la navigazione per mappe o satellite o addirittura nelle strade si fa con i potenti Google Maps e Google Heart.
Per avere informazioni su siti, domini ed indirizzi IP ci sono: whois.net, domaintools, dnstrails, geoiptool, moz.com/link-explorer, completedns.
Poi abbiamo le memorie storiche del web, ossia siti che hanno archiviato ed archiviano i siti nel tempo, per intenderci possiamo vedere com’era la pagina di EBay.com 15 anni fa. Tra questi: archive.org e archive.is.
Una bella infografica ed un documento che raccoglie tanti tool e siti di OSINT è presente qui.
Un sito leader nelle investigazioni per il fact checking è bellingcat.
Chiaramente lo strumento principale è Google assieme ad altri motori di ricerca come Bing o DuckDuckGo, per non parlare anche di Wikipedia e di tutti i canali informativi ufficiali e certificati (es. siti universitari, enti di ricerca, grandi giornali, ecc.).
Infine come non citare uno dei framework più potenti nell’OSINT, ossia Maltego.
In conclusione, ci sono tutti gli strumenti per verificare le notizie e per non cadere nelle trappole create ad arte per fare click baiting (attira click), bisogna solo avere la voglia e la pazienza di dedicarsi, operare sempre con spirito critico e scetticismo e qualora non abbiamo i mezzi cognitivi per comprendere la verità, affidarsi agli esperti della materia.
Internet contiene tutto, il bello ed il brutto dell’umanità, per questo dobbiamo controllare sempre le fonti, verificare tutto prima di abboccare all’amo come dei branzini rintontiti.
Già il fatto che una notizia o una conclusione pseudo-scientifica gira solo nei canali amatoriali o complottisti e non trova riscontro in nessuno studio ufficiale, verificato e controllato, è un campanello d’allarme: quindi oltre agli strumenti di OSINT, ci vuole sempre e solo il buon senso.