approfondimento

Falso documentale, come si fa al tempo dell’AI: i racconti degli esperti



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Quattro professionisti delle analisi forensi e un adolescente in grado di falsificare i documenti spiegano come è cambiato il mondo dei documenti falsi, come si individuano e quali tecniche vengono usate

Pubblicato il 14 ott 2024

Lorella Lorenzoni

Grafologa forense

Bruna Pascali

avvocato grafologa forense esperta in accertamenti grafometrici



pubblica amministrazione (1) falso documentale

Connettività globale e presenza pervasiva delle tecnologie informatichennon cambiano radicalmente solo l’economia, la società e la comunicazione, ma cambia ed evolve di pari passo anche la falsificazione di documenti.

Risultano in aumento casi di truffe e di falsificazione documentale, agevolati dal facile uso di software di fotoritocco o manipolazione di immagini, che rendono spesso difficilmente riconoscibile il falso. Attraverso le spiegazioni di cinque esperti, vediamo quali sono i casi più frequenti in Italia e soprattutto qual è lo stato dell’arte in tema di falsificazione.

La realtà attuale mostra una dicotomia apparentemente inconciliabile tra la facilità del raggiro e la scarsa reattività dei potenziali destinatari, un anomalo contrasto tra abili truffatori e soggetti inconsapevoli che vivono come in una comfort- zone, creando un terreno fertile per possibili truffe.

Metodologia dell’approfondimento

Sono stati intervistati quattro esperti italiani che operano a stretto contatto con le attuali tipologie di falso: Davide Capsoni, esperto di falso documentale presso la polizia locale di Milano, Francesco Dellavalle (tecnico elettronico) già amministratore unico di Forinst, che si occupa, attraverso apparati e relative metodiche, di individuare il falso documentale, Giovanni Bottiroli già direttore di ricerca CNR, docente dipartimento di biotecnologie Università di Pavia, chimico esperto in tecniche analitiche per la datazione degli inchiostri e Sergio D’Amore, titolare della CIA investigazioni. Il quinto intervistato è un adolescente capace di creare documenti falsi.

Nel corso delle interviste sono state discusse le varie modalità di realizzazione degli attuali falsi, ma anche lo stato dell’arte nello smascheramento delle falsificazioni e l’uso delle nuove tecnologie per aggirare i controlli.

Sono stati affrontati i diversi aspetti tecnici e operativi legati al falso nelle sue molteplici declinazioni, sia sotto il profilo della creazione che dello smascheramento, soprattutto in relazione agli accertamenti tecnico-peritali che vengono demandati agli esperti del settore, sia grafologi forensi che ausiliari in ambito chimico o metrologico.

La falsificazione dei documenti d’identità

Secondo Davide Capsoni, la casistica trattata dalla polizia locale è prevalentemente relativa a documenti di riconoscimento e le caratteristiche del falso possono essere così sintetizzate:

– il maggior numero di falsi riguarda documenti di riconoscimento o patenti di guida italiane ed estere;

– spesso vengono falsificati i passaporti o altri documenti per l’espatrio;

– i documenti vengono usati in copia sia in ambito pubblico che privato;

– sono frequenti contraffazioni di assegni sia con manomissione dati sia con riproduzione fedele del titolo (anche lasciando appositamente gli spazi da riempire).

L’uso sempre più frequente di documenti in copia o digitalizzati comporta una maggiore facilità di falsificazione, in quanto gli enti pubblici o privati spesso richiedono l’invio dei documenti tramite scansioni, foto o digitalizzazioni. Ne consegue che anche gli accertamenti vengono effettuati, nella quasi totalità dei casi, su copia.

Le tecniche utilizzate per il riconoscimento dei falsi seguono diversi standard: riconoscimento su originale, riconoscimento su copia e un settore a parte per falsi digitali Gli accertamenti tradizionali si basano sul confronto analitico rispetto ai format originali e con determinati strumenti atti a rilevare le anomalie.

Il ruolo dell’AI

C’è da considerare che l’avvento dell’AI ha amplificato le possibilità di creazione artificiosa di documenti d’identità, tanto che vi sono siti specializzati che creano documenti in serie con immagini simili e numeri diversi.

Fra gli elementi chiave che aiutano ad individuare il falso, permangono l’impostazione spaziale, la scelta del carattere tipografico, l’allineamento su moduli, aspetti che non riescono ad essere controllati dal falsario.

Come cambiano le truffe

In base a quanto riportato dai professionisti del settore investigativo si può dire che è cambiato il modo in cui vengono realizzate le truffe ma non le finalità, di conseguenza vi è una maggiore presenza di forme di truffe “on line” che potrebbero essere definite “truffe romantiche”.

La casistica riporta il sempre più frequente utilizzo di profili “fake” con immagini e dati realizzati artificialmente (anche con AI) al fine di indurre più facilmente ad un approccio apparentemente a sfondo sentimentale.

Ad un primo contatto social, fatto di falsi profili, di status sociali prestigiosi, di figure professionali ai vertici aziendali, spesso seguono pochi incontri reali che mirano a stabilire una connessione emotiva con la vittima al fine di estorcere denaro per poi sparire nel nulla o, nel migliore dei casi, ricomparire in qualche incontro sporadico limitato ed ostacolato da impegni improrogabili (es. stage all’estero e quant’altro).

In un tempo in cui la connessione viaggia più veloce del pensiero umano, ci ritroviamo sempre più spesso vittime delle nostre fragilità e indotti a confrontarci con i due lati di una stessa medaglia, in quanto nel mondo delle “relazioni” il confine fra virtuale e reale è sempre più labile. Premettendo che le indagini sulle truffe on line sono demandate alla polizia postale, l’investigatore può sempre svolgere attività concreta di osservazione statica e dinamica al fine di smascherare la “vera identità” del truffatore.

L’ausilio della tecnologia alle indagini

L’uso di strumenti tecnologici è di ausilio all’attività di investigazione. Ad esempio l’uso del GPS permette di acquisire una importante mole di informazioni, rendendo possibile ricostruire tragitti, monitorare spostamenti, anche a distanza, individuare le località raggiunte e le soste, permettendo di rendere mirate le attività di osservazione statica e dinamica ottimizzando la pianificazione dei servizi. Ovviamente i dati acquisiti vanno sempre inseriti in un contesto probatorio supportato da prove inconfutabili quali foto, filmati, risultanze dell’attività investigativa vera e propria.

Casistica di falsi nel settore dell’investigazione

Nel settore investigativo le richieste riguardano spesso rapporti personali, familiari, o di coppia, ma il sospetto del falso è oggetto di indagine anche in merito alla conformità della documentazione presentata rispetto a quella effettivamente rilasciata dall’ente pubblico o privato. Spesso viene inviata all’agenzia la richiesta dalle compagnie di assicurazioni al fine di verificare la conformità dei certificati medici presentati dall’assicurato con quelli prodotti, ad esempio, dal pronto soccorso.

In tale casistica rientra anche l’ipotesi in cui il certificato risulti non conforme in quanto i dati riguardanti i tempi stabiliti dal presidio ospedaliero per il recupero non corrispondono con quanto riportato nel certificato presentato dall’assicurato.

Nuove tecnologie a servizio del falso e nuove metodologie di indagine peritale

Secondo l’esperto di Forinst, l’evoluzione della tecnologia rende sempre più sofisticate anche le tecniche di contraffazione. Ne consegue che anche la metodologia, la ricerca scientifica in perizia e la relativa strumentazione devono tassativamente stare al passo dei tempi. In altre parole, si tratta di dover disporre delle più avanzate tecnologie, che ovviamente richiedono investimenti in termini economici spesso al di fuori della portata dei professionisti che operano nella giustizia.

Gli accertamenti tecnici sul falso e i casi di riempimento abusivo di documenti

I quesiti dei tribunali e le indagini riguardano sempre più l’analisi di fogli di carta “firmati in bianco” (e/o fraudolentemente riempiti in tutto o in parte in tempi disgiunti (ossia successivi alla sottoscrizione)

Diviene quindi fondamentale stabilire – strumentalmente, dunque univocamente – la sequenza temporale di apposizione tra una firma e il testo manoscritto e/o dattiloscritto, generato ad es. da una printer, oppure ancora da una macchina per scrivere con i martelletti in metallo.

Le richieste che pervengono riguardano con grande percentuale la disamina di “incroci” tra grafismi sovrapposti tra loro (sia di tipo omogeneo che eterogeneo complesso).

Nel corso degli ultimi vent’anni il laboratorio ha messo a punto svariate tecniche (tutte non invasive e non a contatto e pertanto ripetibili) iniziando – nel 2001 – da quella tridimensionale (vedasi: profilometria laser eseguita in olografia conoscopica, denominato “metodica interferenziale”). Indagini che riguardano anche documenti dove non vi è contatto tra parte stampata e parte manoscritta.

Secondo il parere del tecnico Dellavalle tutto sta diventando più sofisticato, a partire dalla caratterizzazione di uno strumento scrittorio per la scrittura a mano: non è dato sapere come vengono realizzati gli inchiostri, con quali pigmenti, soluzioni chimiche, ecc., può essere difficile riconoscere le penne dotate di inchiostro “facilmente cancellabile” oppure – riguardo ai grafismi a stampa – le caratteristiche fisiche del Toner, oppure quelle dell’inchiostro a base liquida delle ink jet.

Necessario, dunque, che anche la metodologia nella grafologia forense tenga conto dell’evoluzione tecnologica e si avvalga di una strumentazione idonea ad un esame tecnico appropriato, specialmente dove vi sia il sospetto di una possibile falsificazione documentale.

Il ruolo dell’AI nella creazione e smascheramento del falso

Secondo l’esperto, è possibile che la crescente diffusione dell’AI possa essere utilizzata non solo nella falsificazione, ma anche come strumento per accertare la compatibilità/riferibilità di uno scritto ad un soggetto, analizzando le caratteristiche della scrittura autografa.

Già in altri settori l’AI è stata addestrata con algoritmi simulando il funzionamento delle reti neurali (ad esempio per verificare la presenza di difetti di produzione) perciò è verosimile che nel prossimo futuro possa essere applicata alla comparazione tra scritture, per velocizzare ed automatizzare la fase confrontuale.

Ovviamente va considerato che il risultato finale (riferibilità/non riferibilità ad un soggetto) può essere fortemente condizionato dalla quantità e qualità delle scritture esaminate, tali da comprendere tutte le caratteristiche comprese nel range di variabilità di uno scrivente.

Le contraffazioni sulla possibile datazione dei documenti

Una parte significativa delle indagini sul falso in ambito forense è quella demandata a professionisti esperti in ambito chimico, in grado di studiare approfonditamente la tipologia degli inchiostri o di stampa, la datazione degli stessi e il grado di invecchiamento in relazione al documento. Tale tipologia di indagine può risultare particolarmente significativa in caso di indagine su testamenti.

L’analisi chimica degli inchiostri viene effettuata con tecniche mini-invasive al fine di preservare l’integrità dei documenti, e può rivelarsi risolutiva a patto che sia espletata in un range temporale idoneo (oltre 5 anni non è possibile accertare correttamente l’invecchiamento)

Quali sono i falsi più attuali in relazione agli esami chimici

In ambito forense tutto ciò che non rientra nelle competenze del grafologo, relativamente alla qualità dell’inchiostro, della stampa, o della carta, è di pertinenza del “chimico”.

In quest’ottica il chimico si deve occupare della natura dei componenti che concorrono a formare un documento: carta, inchiostro, mezzi scriventi manuali e stampanti laser e ink-jet, presenza di sostanze estranee, modalità di formazione del documento.

Tra i diversi problemi che possono essere sottoposti al chimico, la datazione del documento in toto o delle diverse parti del documento è il problema più frequentemente sottoposto. Datazione intesa nei due differenti approcci metodologici: quello statico e quello dinamico.

Nel primo caso (approccio statico) si valutano particolari che si generano al momento di creazione del documento e permangono inalterati nel tempo. Casi tipici che si presentano sono l’ipotesi di abuso di foglio firmato in bianco oppure inserimento di parti successivamente alla sottoscrizione del documento. Il problema viene affrontato sia che le scritte a mano siano sovrapposte tra loro o nei confronti di parti stampate. Le caratteristiche cromatiche e strutturali della regione di sovrapposizione consentono di stabilire l’ordine temporale di comparsa delle due scritture. Nel caso di manoscrittura e testo a stampa toner l’analisi può essere effettuata con successo anche nel caso di assenza di sovrapposizione dei tratti, in virtù della elevatissima presenza di particelle di toner su tutto il foglio ivi compresa la regione dove è presente o sarà apposta la manoscrittura. In questo secondo caso l’analisi è decisamente più complessa è richiede l’utilizzo di microscopi ottici di elevata qualità oltre che di affidabili sistemi di analisi cromatica.

Nel secondo caso (approccio dinamico) l’analisi è di tipo invasivo e richiede prelievi di minuscoli campioni di tratto inchiostro da analizzare in provetta. L’analisi consente di discriminare le manoscritture vergate entro un certo periodo che può variare in dipendenza dal tipo di inchiostro impiegato. Se applicata con la cura richiesta la tecnica fornisce risultati con probabilità superiore al 95%, che coincide, in ambito forense, con la certezza tecnica.

Problemi connessi alle due tecniche

Nel caso dell’approccio statico, a patto di usare idonea strumentazione e adeguati tecniche analitiche, i risultati ottenuti sono da ritenersi assolutamente affidabili. Particolare attenzione deve essere riservata alla messa a fuoco delle particelle in esame al fine di evitare artefatti cromatici dovuti ai cosiddetti “cerchi di confusione” che possono indurre a rilevare una presunta presenza di contaminazione di inchiostri sul toner a seguito di effetti ottici.

Nel caso dell’approccio statico, è sicuramente utile disporre di un congruo numero di campioni (almeno 10, se possibile) così da avere una buona statistica. Se possibile, può tornare utile disporre di scritture comparative di date utile così da verificare l’attendibilità della tecnica. Nel caso di testamenti, ad esempio, può essere utile avere campioni di data certa quali le firme di notaio o testimoni. La tecnica si basa su una consolidata letteratura scientifica, tale da garantire la sua validità e tiene conto, sotto il profilo pratico, del grado di polimerizzazione della resina.

Alterazione della datazione o invecchiamento artificiale del documento

Non vi è possibilità di alterare la natura cromatica di una sovrapposizione di tratti inchiostrati se non con interventi che determinano una grossolana modificazione della regione. Non è possibile alterare il quadro relativo alle particelle di toner, trattandosi di dimensioni talmente ridotte da sfuggire a qualsiasi possibilità di intervento manuale.

E’ possibile che l’alterazione del documento venga effettuata attraverso procedure mirate a realizzare l’apparenza di un invecchiamento (artificiale) dello stesso. Spesso gli interventi si basano sull’esposizione più o meno prolungata a sorgenti termiche o luminose di elevata potenza.

Tuttavia, tali procedure determinano inevitabilmente alterazioni della carta (perdita di elasticità, ingiallimento marcato e non omogeneo su tutto il foglio) e dell’inchiostro (sbiadimento e viraggio sul marrone più o meno chiaro). Conseguentemente, l’inchiostro dei documenti sottoposti ai suddetti trattamenti diventa praticamente insolubile al punto da non essere estraibile con i solventi di regola impiegati secondo la letteratura specifica.

Risultati e attendibilità dell’indagine chimica

In base a quanto riferito dall’esperto, sotto il profilo statistico i risultati ottenuti in casi specifici con entrambi gli approcci metodologici lasciano emergere una presenza di falsi piuttosto consistente. Tuttavia, in termini percentuali, prevale conferma della genuinità del documento (60% circa contro un 40% di falsi).

Falsificazioni realizzate da adolescenti

L’uso improprio di documenti di riconoscimento falsi o alterati è frequente tra gli adolescenti, in quanto viene utilizzato come strumento per accedere a luoghi o servizi riservati ai maggiorenni (es. ingresso in locali o acquisto di alcolici). Spesso non è necessario esibire il documento originale, ma viene richiesta la semplice fotocopia, per cui la falsificazione è facilmente realizzabile con l’uso di appositi programmi software.

La creazione di documenti falsi tra i giovani è agevolata dalla maggiore dimestichezza nell’uso degli strumenti digitali (app, software e lavorazione immagini digitali), tuttavia non è una prerogativa comune, ma spesso ci si affida ad un unico soggetto, che realizza le alterazioni per il gruppo di amici.

Talvolta, per ovviare alla falsificazione, vengono scambiati tra minorenni documenti originali di maggiorenni, con apparente somiglianza fisica risultante dalla foto (rischio di sostituzione di persona). Abbiamo intervistato un ragazzo di 16 anni che è riuscito abilmente a modificare l’età anagrafica sui documenti di riconoscimento, per fornire l’apparenza della maggiore età.

La domanda principale, data la giovane età dei soggetti coinvolti è “perché si tenta di alterare o modificare un documento di riconoscimento?”. La ragione principale è quella di poter accedere a locali riservati ai maggiorenni, con la possibilità di consumare alcolici senza limitazioni; ma c’è anche un desiderio di sfidare la sorte, di sentirsi grandi e confrontarsi con il mondo degli adulti rivendicando la propria libertà. In un mondo sempre più “connesso”, dove ognuno è visibile, rintracciabile, monitorabile sia nelle scelte che negli spostamenti (v. posizione on line) risulta sempre più difficile, per i ragazzi, ritagliarsi spazi di autentica libertà. Paradossalmente la falsificazione, attraverso cui si crea l’inganno sulla propria identità, diviene così uno strumento per riappropriarsi della propria unicità.

Le competenze per l’alterazione documentale

Per alterare un’immagine è sufficiente utilizzare software di uso quotidiano che consentano di modificare la parte scritta – nominativo o cifre (data) – senza alterare lo sfondo. Ciò è particolarmente importante in caso di alterazione di passaporti con carta filigranata. Non sono richieste competenze particolari ma una dimestichezza con l’uso dei programmi, attenzione e cura dei dettagli; non tutti i coetanei sono in grado di farlo; perciò, si affidano a chi è più esperto.

Rischi e delle conseguenze

La maggior parte dei giovani, pur avendo la consapevolezza della illiceità della falsificazione, non percepisce il rischio effettivo e reale di tale comportamento, ma lo ritiene moralmente “accettabile” in considerazione della finalità ludica.

Con l’avvento dell’AI è più facile ‘creare’ ex novo documenti falsi o modificare dati e/o immagini su documenti esistenti?

Sicuramente con le recenti applicazioni basate sull’AI è molto più facile effettuare falsificazioni in quanto è possibile creare immagini artificiali, ma l’alterazione dei documenti di riconoscimento – in copia – richiede software poco evoluti e può essere realizzata anche utilizzando i dati di un soggetto e applicando l’immagine di un altro.

Conclusioni

L’avanzare della tecnologia ha prodotto, negli ultimi anni, una sempre maggiore sofisticazione dei falsi documentali: l’intervista agli esperti del settore mette in luce lo stato dell’arte sia per quanto riguarda le tecniche di realizzazione che di smascheramento delle falsificazioni, che ad oggi rappresentano una casistica in aumento.

Se da un lato la tecnologia permette un riconoscimento oggettivo del falso con margine di errori molto basso, è anche vero che l’evoluzione tecnologica ha generato una maggiore facilità di manipolazione della realtà attraverso applicazioni e software alla portata di tutti, con maggiori rischi anche per i più giovani.

Le statistiche attuali inducono a riflettere sulla dicotomia tra verità e apparenza, ma anche sulla effettiva percezione, da parte degli utenti, dei rischi effettivi di un “furto” della propria identità: nonostante la massiccia condivisione di dati personali (foto, video, registrazioni a siti ecc) vi è una scarsa conoscenza della facilità con cui tali dati possono essere utilizzati abusivamente o fraudolentemente da terzi in cattiva fede.

D’altro canto, la creazione del falso può divenire, paradossalmente, un mezzo per svelare la propria identità: ciò accade tra i giovani, che facilmente creano falsi documenti per sentirsi grandi, ma anche tra adulti che si nascondono dietro profili fake nelle relazioni “on line”.

In un mondo sempre più ambivalente, in bilico tra reale e virtuale, il dubbio esistenziale amletico dell’essere o non essere sembra un tema quantomai attuale, in quanto è proprio il dubbio il leitmotiv della nostra realtà sempre più falsificabile.

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