(dalle puntate precedenti) Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia col Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta”. Le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, deve rintracciare e portare davanti al Primo Tutor il dottor Mabiis, per costringerlo a fagli rimettere in connessione almeno le Memore Vitali.
L’agente Shaiira, distaccatasi dalla sua Memory Squad 11 è all’inseguimento del dottor Mabiis. Si perde in un bosco. La Memory Squad 11 si mobilita per rintracciare Shaiira e giunge al bosco. In una radura incontra un folto gruppo di defunti, avatar luminosi. Sono le In-Memorie, mille personaggi della Storia. Improvvisamente due farfalle bianche si trasformano in un signore grasso. Grosso. In tenuta da escursione. “È il dottor Mabiis!” Mabiis fugge nell’alba. Inseguito da miliardi di farfalle bianche: le memorie sconnesse. Ora, gli agenti intercettano una memoria connessa a Rio. Abbandonano l’inseguimento di Mabiis. La memoria potrebbe essere sotto i piedi della ballerina di samba Sinval.
“Fra un attimo la memoria connessa sarà nostra!” convince la comandante. L’agente Sama Hargo è a un passo. Inserisce sotto i piedi aerei di Sinval il recupero-memorie-connesse. Sinval non danza più. Sinval diventa una statua. L’agente Sama Hargo ride. Sinval si sbellica. La samba applaude. Gli agenti sbracano. Il carnevale continua.
“La memoria è nel carnevale! Confermo! È in alto, molto in alto! È nella testa del governatore Sampaio Arantes Dos Santos Vieir. Nell’alta tribuna. ”Dobbiamo solo sfiorargli le tempie…” La testa del governatore onorario sfuggì ai cinque agenti. Alle cento braccia protese. Volò sul carro. La scia di sangue gocciolò sui ballerini. Rimbalzò. Un macabro pallone rotolò in uno stadio.
Il governatore onorario Sampaio Arantes Dos Santos Vieira rotolava e piroettava. Il governatore non aveva scampo. Si chinò in avanti. Raccolse il pallone. La sua testa. La innestò sul collo. Nel delirio di venti miliardi di abitanti del pianeta. Le farfalle bianche srotolavano lo scherzo immondo.
Spiaggia. Esterno notte.
“Terminare la propria vita è un esercizio difficile…” contrastava il governatore onorario Sampaio Arantes Dos Santos Vieira. Affondava i piedi nel velo d’acqua lasciato dall’onda. Il rombo lontano della samba schiumava la spiaggia. La sabbia ne ribolliva. Il governatore onorario cercava riposo. All’età di 211 anni.
“Specialmente terminarla davanti a miliardi di persone…” il governatore onorario aveva lasciato il sambodromo prima della premiazione. Come richiesto dal suo rango.
“Lo fanno tutti in pubblico… ormai!” girava intorno al governatore. La spiaggia era deserta. Una tiepida fornace.
“Lo facevano! Lo facevamo… Eravamo tutti annoiati… mia cara… eravamo tutti annoiati assoluti…” chiudeva gli occhi. Per riscaldarsi le palpebre.
“Le basta un po’ di noia per perdere la voglia di vivere?” ora si fermava. Dritta. Lo guardava in faccia. La notte era immobile.
“…È che ciascuno di noi sapeva già tutto della vita che avrebbe vissuto… coi maledetti big data, come si chiamavano una volta, e con le maledette memorie connesse… poi è arrivato quel dottor Mabiis… che ha staccato le memorie connesse, che ci ha ridato la voglia del nostro futuro…” il governatore onorario ripeteva la litania che ripetevano tutti. Ripetere è l’illusione della vita eterna. Dio è infinitamente ripetitivo. La luna non si sporcava nella notte di Rio.
“Quindi la voglia di vivere arriva dalle macchine sì o macchine no… La fabbrica delle proprie scuse non conosce pause… caro governatore… onorario…”
“Non sia arrogante, la prego…”
“Le basterebbe esplorare… trovare cose nuove tutti i giorni… ogni ora!”
“Ecco! Avevo bisogno della sua lezioncina di vita!” il governatore onorario agitava le braccia davanti a sé. “Via! Via!” ansimava.
“Le basta aver voglia d’imparare… quando impara una cosa anche piccola, anche per caso camminando per strada… oppure per questa spiaggia… per questa notte rumorosa… poi ha bisogno di saperne di più…” Un altro giro intorno al vecchio governatore. Il vento li spingeva entrambi.
“Non vorrei offenderla ma i suoi pensierini sono la nullità…” il governatore onorario cercava l’insulto. Disperatamente.
“È l’unico pensiero che può farci vivere… sapere che c’è altro, molto altro da imparare! Essere curiosi per esplorare, esplorare per imparare, imparare per essere curiosi! Questo è il circolo vitale! Mi capisce caro governatore onorario?!”
“Questa suo bella regoletta me la ripeteva il mio maestro alle elementari più di due secoli fa…”
“È così! C’è bisogno di maestri… sempre, ogni giorno… per tutta la vita… si vuole vivere perché qualcuno ce l’ha insegnato… Bisogna imparare a voler vivere…”
“Mi scusi ma la retoricuccia del suo discorso è insopportabile… si vuole vivere perché si è deciso di fare qualcosa e la vita serve per fare quel qualcosa!” “Via! Via…” sibilava il governatore onorario.
“Ma lei, caro governatore onorario, si è mai perso? È mai rotolato giù da una scala?… ha mai aperto una porta senza sapere prima se portava in paradiso o all’inferno?… Ha mai cercato qualcosa senza sapere che cosa!?… Lei non vive, caro governatore onorario… lei lascia che il mondo viva senza di lei… il suo egoismo verso il mondo è insopportabile…”
“Basta così, cara! Che mai ne capisce lei che è una farfalla?”
(74-continua)