Memory squad - 26° PUNTATA

Felice

Cronache dal futuro, a cura del docente visionario Edoardo Fleischner (Comunicazione crossmediale all’Università degli Studi di Milano, ma anche progettista crossmediale) per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 25 Apr 2014

Edoardo Fleischner

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Uniti dalle reciproche memorie connesse. Un legame assoluto. Maska prendeva il traghetto dalle fiancate antiche e dal motore silenzioso come un soffio. Ogni giovedì, primo giorno del fine settimana. A febbraio faceva freddo alle cinque di mattina. Stava a prua. L’aria scura e forte era curativa. Ne era sicura. L’alba alle spalle era ancora lontana. Penetrare il buio ripeteva il mistero della nascita e della morte. “Buongiorno signora Maska, sono lieto che lei sia qui anche questa settimana…” tenendole troppo forte l’avambraccio mentre scendeva dalla basculante passserella “Buongiorno a lei, Gustan!” Maska esplorava nelle ombre e nelle luci del porticciolo la sagoma amica. Onisa era là, vicino alla piccola fontana marmorea e secca. Felice e fermo. “Doverosamente inseparabili… insopportabile…” balenò lividamente Gustan. Maska e Onisa s’incamminarono abbracciati alla ricerca dei primi chiarori, in cima alla collina. Sovrastante la piccola baia trasparente. Alle spalle il vulcano ancora addormentato. “Onisa, appena il sole è alto, andiamo giù agli scogli, dove sono piatti, come fossero una banchina… sai dove sono a pelo dell’acqua…” Onisa abbronciava su quella proposta, ripetuta ogni giovedì da Maska. Onisa non sapeva nuotare. Intorno, invisibili, i robot della scorta, connessi.

Poi arrivò quel 3 marzo del 2333, con il Grande Ictus Mnemonico, quando tutte le memoria della galassia furono staccate, interrotte, dissolte. “C’è un’emergenza assoluta!” Akila Khaspros, comandante della Memory Squad 11, stralunava sull’unico schermo aereo in funzione nella sede di copertura della squadra, al primo piano del bus rosso “30 Express”. “L’Intoccabile Onisa è staccato dalla memoria dell’Ancella Maska. E Maska è scomparsa…” “Mettiamo in atto tutta la rete di individuazione…. I robot della scorta dell’Intoccabile Onisa sono azzerati… noi cerchiamo l’Ancella Maska e tu, agente Sama, porta e connetti questa lobomemoria di Maska all’Intoccabile Onisa, sull’isola! Questa lobomemoria è dell’archivio di Maska… è di qualche anno fa… ma dovrebbe funzionare… Corri agente Sama, corri come il vento!” Ordini accavallanti, gesti freneticanti, occhi consenzianti. L’Intoccabile Onisa era il simbolo vivente della Galassia. La sua protezione era un obbligo collettivo. Nulla poteva accadergli. Come un papa. Come un monarca.

Si divisero. Quattro agenti alla ricerca dell’Ancella Maska. L’agente Sama Hargo al più presto verso l’isola, a raggiugere l’Intoccabile Onisa.

Le strade snodate e pettinate dalle biciclette. I quattro agenti a zigzagare di sbando inseguendo. Scambiando per Maska ogni pedale femminile. “Ho visto Maska, la sua coda di cavallo, nera, svoltava a destra! Verso il porto!” I quattro agenti sgrattogliarono il pavimento di asfaltex scintillando. Marciapiedi sfiorando. Pedoni ritraendo. Incroci disperando. Maska scomparendo. La città onnivora digeriva ogni subbuglio. La complessità restituisce sempre una traccia.

L’agente Sama Hargo aveva afferrato il traghetto dalle fiancate antiche. Rimase a prua luccicante d’acqua vaporizzata. I sapori marini inalavano il timoniere assopito dalla sua inutilità. Ora a poppa, ogni tinta nera si sfumava in tinta rosata. Il chiarore mattutino vellutava le ansimanti falde del vulcano. All’alba compiuta l’agente Hargo traballò dal ponte alla banchina. “L’Intoccabile Onisa, presto! Dove lo posso trovare?” l’agente Hargo inquisiva incalzante un comandante locale. “Alla sua dimora, signora… segua la costa in senso antiorario… a dieci minuti da qui con passo svelto” puntigliava stendendo il braccio verso un sentiero sgusciante dal porto.

Sul continente i quattro agenti si sfrangiavano nell’infinita città alla ricerca imbambolata dell’Ancella Maska.

L’agente Hargo sdrucciolava. Il sentiero sudava di mare imbronciato. La mani aggrippava. Il dorso compensava. Il fiato sibilava. Lo sguardo filtrava le ombre. La luce ingannava la meta. Poi uno spiazzo. Degradante al mare. Là una donna china. Dove gli scogli sono a pelo dell’acqua.

Il vulcano l’offendeva con la sua insolente sordità. “Onisa!…” temperò la voce disarcionata di paura. L’Ancella Maska lo afferrava al collo e tirava. Le onde scivolavano ogni cosa. Il sole sfolgorava un’alba piena. Maska lo estrasse a forza dalle acque “Lo so Onisa, lo so… scusami… mio povero Onisa…” Onisa ragliò felice.

(26-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)

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