Memory Squad - 84° PUNTATA

Ferraglia

Cronache dal futuro (anno 2333), a cura del docente visionario Edoardo Fleischner per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 03 Lug 2015

Edoardo Fleischner

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(dalle puntate precedenti) Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia col Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, deve rintracciare il dottor Mabiis, per fagli rimettere in connessione almeno le Memore Vitali. Nell’inseguimento di Mabiis, gli agenti della Memory Squad 11 intercettano una memoria connessa, a Rio, dove si traferiscono. “La memoria è nel carnevale! È nella testa del governatore Sampaio Arantes Dos Santos Vieir. Il governatore è da solo, nella notte di Rio. Passeggia in spiaggia con una farfalla bianca. Discutono su come si “deve vivere”. Il governatore e la farfalla si infilano in un luogo-del-cibo-servito. Sono individuati dalla Memory Squad 11, che irrompe nel locale e circonda un uomo chino su una bistecca. La carne è illegale da secoli. Dalla bistecca esce una farfalla rossa che fugge dal locale. La Farfalla Rossa è in fuga nella città della samba. Fino ad un’immensa discoteca, dove viene raggiunta dagli agenti. Nella bolgia di un milione di danzanti entrano gli agenti della Memory Squad 1 che arrestano gli agenti della Memory Squad 11. Il Primo Tutor e Messit, la Tutor del Pianeta, si giocano la partita. Dividono la folla, pro la MS 1 e pro MS 11, che si massacrano a vicenda. Il Tutor del Pianeta fa vincere la MS 11. Uno a zero. Ora il gioco si fa planetario. I due tutor, da Giove, con miliardi di giocatori e di avatar. È la 37° Guerra Mondiale. Ancora una volta la Tutor del Pianeta vince. Due a zero. La Tutor del Pianeta, torna in premio sulla Terra. La MS 11 insegue la tutor che da Rio s’immerge nelle profondità del deserto dell’Amazzonia. Raggiunge il Primo Tutor che la salva dagli agenti inseguitori. Oppure è, ancora una volta, solo un gioco?

Nel frattempo.

Ansaf Armandas respirava insieme alla risacca. Lenta. Ingollava vele. Cielo striato. Sfrocchiava sartie. Azzurro increspato. Di giallo. Di rosso. Di viola. Avviluppava cime. Increspatura di plastica. Ventata. Crescente.

“Agenti siamo di fronte all’ennesima segnalazione di un serie di memorie connesse ancora funzionanti… nonostante il Grande Ictus Mnemonico provocato dal dottor Mabiis…” “Queste sono memorie sicure. Non ci sono dubbi… è un anno che si fanno verifiche…” rimarcava la comandante Akila Khaspros. Il bus rosso a due piani, sede di copertura della Memory Squad 11, si imbambolava. Abbracciato alle curve che portavano al porto.

“È un umano di 144 anni, femmina… pubblicitaria, come si chiamavano qualche secolo fa…” compitava Sama Sargo, l’agente analista del linguaggio e delle memorie “usa ancora dei metodi antichissimi…”
“Cioè?” verbava la comandante.
“Roba vecchia… cose come social network, crossmedialità, guerrillia marketing…” estraeva l’agente Sargo.
“Non ho capito una parola… non è il mio campo… e poi non sono una storica… e in più non mi interessa…” sottecchiava la comandante. “È al porto! Vive in un’antica barca… è una tipa strana… non sappiamo se possa avere una reazione violenta… i rapporti dicono che possiamo estrarre anche una dozzina di memorie connesse..”
“Estrarre?…” gli agenti aggrotano.
“Non si prendono con la solita procedura sfiorando la nuca… dobbiamo vivisezionare il soggetto…” gelizza la comandante Khaspros. Il bus vomita una fermata di facciata. Scende gente. Sale gente. Calca i piedi. Il sole. Una spanna dall’orizzonte. Falcia gli agenti. Al secondo piano del bus. Sbandati dal tornante.

Ansaf Armandas guarda fisso. Oltre il vetro sporco dell’aria del porto. Oltre i decolli acquatici del week end del mercoledì. Oltre i pensieri sottili dei mercanti dei flussi.

Ansaf Armandas ha sempre praticato il vecchio metodo. Tramandato da maestro in maestro. Faceva finta di usare le memorie. Creava campagne clandestine. La pubblicità fu vietata due secoli fa. Quando non ce n’era più bisogno. Quando ogni essere vivente, animali compresi, era soddisfatto in tempo reale. Avevano distrutto il desiderio. Con le memorie connesse.
“Benedetto il dottor Mabiis” giaculava Ansaf Armandas. Tutte le sere. Al tramonto.

“Sedetevi agenti… sono abituata alle vostre visite…” l’antico bikini trasparente distoglieva.
La comandante Khaspros sciorinava: “Sappiamo delle campagne clandestine… sappiamo chi sono i suoi clienti… sappiamo che usa delle vecchie memorie connesse… noi sappiamo tutto…” la colpevolezza è la sublime consolazione d’ogni sentenza.
“Non è così! Sono una semplice collezionista… sono una maestra storica… faccio finta di usare le memorie… non ne ho bisogno…” il sole feriva l’acqua lontana dell’orizzonte.
“Non ci prenda per imbecilli!… signora Armandas! Non è proprio giornata!” rabbiava la comandante Khaspros.

Le aprirono il cuore. Vivisezionarono il cervello. Spappolarono i polmoni. Squarciarono il fegato. Sfilarono i nervi. Prosciugarono le vene. Riversarono le budella. Il porto era grigio. Di perla rosata.
Le espiantarono 11 memorie connesse.
“Gran bottino agenti!… gran bel lavoro!” Grondanti.
Il robot svuotato rantolò di ferraglia.

(84-continua)

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