Freedom of information act

Foia, i tre punti che fanno preoccupare il Movimento 5 Stelle

Tre aspetti della nuova disciplina meritano particolare attenzione, secondo M5S, nell’ultimo decreto.
Il rinvio, per le società pubbliche, a definizioni contenute in un decreto di prossima adozione determina nell’immediato una paralisi: infatti ci sarà un periodo di vuoto normativo in cui sarà preclusa la pubblicazione di una serie di documenti

Pubblicato il 27 Mag 2016

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Lo scorso 16 maggio il Consiglio dei Ministri ha definitivamente adottato il decreto legislativo sul modello del Freedom Of Information Act statunitense. E’ un provvedimento con luci ed ombre.

Tre aspetti della nuova disciplina meritano particolare attenzione.

Partiamo dal rinvio, per le società pubbliche, a definizioni contenute in un decreto di prossima adozione determina nell’immediato una paralisi: infatti ci sarà un periodo di vuoto normativo in cui sarà preclusa la pubblicazione di una serie di documenti.

Per quanto riguarda le Associazioni, le fondazioni e gli altri enti di diritto privato finanziati con soldi pubblici sono introdotte delle soglie al di sotto delle quali la nuova disciplina non trova applicazione (rispettivamente, bilancio superiore a 150.000 euro, laddove gli organi di vertice siano nominati dalla PA, bilancio superiore a 500.000 euro per altri soggetti che esercitano funzioni pubbliche).

Veniamo, ora, al nuovo accesso civico: qui è innegabile che alcuni passi avanti siano stati fatti e non certo per merito del Governo che ha dovuto capitolare, sommerso da una valanga di critiche, non ultime quelle del Consiglio di Stato. Finalmente, si prevede che l’amministrazione debba fornire una risposta espressa e motivata alla richiesta di accesso avanzata dal cittadino: niente più silenzio-diniego, insomma.

Tutto bene allora? Non proprio.

In primo luogo, non è previsto uno sportello unico per le richieste di accesso: si prevedono quattro soluzioni alternative che rischiano di generare confusione nella gestione delle pratiche.

In secondo luogo, non è stata inserita una specifica esenzione dal pagamento del contributo unificato in caso di ricorso al TAR: questo rende particolarmente oneroso per il cittadino l’accesso allo strumento, posto che solo per depositare il ricorso è richiesto il pagamento di 500 euro.

Infine, l’esito positivo della richiesta di accesso è subordinato a tutta una serie di eccezioni che sono rimaste molto ampie e generiche e, di per sé, potrebbero essere idonee a depotenziare il nuovo strumento rendendolo, nei fatti, inutile. Sarà necessario attendere le indicazioni dell’ANAC, cui è demandata l’adozione di apposite linee guida interpretative.

In conclusione: era un provvedimento pessimo, si è riusciti in sede parlamentare ad operare una sapiente riduzione del danno, ma il meglio è ancora lungi dal dirsi raggiunto.

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