Cala il sipario sul ForumPA 2018 dopo tre giorni intensi di incontri, dibattiti vivaci, scambi di esperienze, approfondimenti, interessanti workshop, frequentatissimi convegni, ricerca di nuove forme di comunicazione e tanta tanta innovazione. Per dare qualche numero, ancora non ufficiale, gli eventi sono stati circa 240 e gli iscritti intorno ai 35mila. Tanti, anzi tantissimi sicuramente ma io sono per mia natura incontentabile e vedrei come segnale confortante di grande cambiamento la presenza di oltre 100.000 persone in un prossimo Forum PA.
ForumPA, grande partecipazione dei dipendenti pubblici
La prima cosa da segnalare è senz’altro l’ennesima entusiastica partecipazione dei dipendenti pubblici che, nonostante alcune illogiche e controproducenti vessazioni da parte di alcuni dirigenti (testimoniate anche da diverse email speditemi anche da perfetti sconosciuti), hanno presenziato arrivando anche all’eccesso consumando un giorno di ferie.
A tal proposito, consiglierei ai colleghi dirigenti più restii di fare mente locale sulla questione; la gestione delle persone (più spesso chiamate risorse umane) è uno dei baluardi irrinunciabili alla crescita del paese; questi tre giorni hanno rappresentato un corso di formazione gratuito e una possibilità di confronto oggettivamente unica, e non certamente una perdita di tempo.
Formazione gratuita e smart working
E poi un’osservazione, forse banale, tra un convegno e l’altro al Forum PA si può anche lavorare, ve lo assicuro non è fantascienza e lo possono fare anche i non informatici. Le persone che lavorano nella struttura da me diretta e tantissime altre hanno fatto così e sono riuscite a mandare avanti il lavoro d’ufficio: si chiama Smart Working. Non quello dei sopralluoghi, delle sedie ergonomiche, della connessione e del telefono dedicati, ma quello del buon senso, un po’ raro nella Pubblica Amministrazione.
A proposito di HR nel 2014, nel corso del convegno iniziale dell’annuale Forum PA, mi sono confrontato con la ministra Marianna Madia proprio su alcuni temi critici riguardanti la gestione delle risorse umane all’interno della PA che, purtroppo, ancora oggi rimangono per lo più attuali.
Risorse umane, PA e Piramide di Maslow
Per esemplificare il mio discorso, come sempre, mi lasciai aiutare da alcune slide. In una riportai quella che in psicologia è una delle figure più conosciute per visualizzare graficamente il concetto di “bisogno”: la Piramide di Maslow.
La piramide riporta cinque differenti livelli di bisogno (dai più elementari/necessari ai più complessi/sociali) che, se applicati alla psicologia sociale, stanno a significare la progressiva realizzazione di sé nel passaggio dai livelli inferiori a quelli superiori.
La frustrazione dei dipendenti pubblici
In quell’ambito sovrapposi la Piramide di Maslow al contesto pubblico evidenziando come, più che una salita verso la realizzazione di sé, essa rappresentasse, al contrario, una discesa verso la frustrazione e la sensazione di inutilità e inadeguatezza che il dipendente pubblico sente di vivere quotidianamente.
Affermazioni come “assenza di meritocrazia”, “scarsa valorizzazione delle competenze”, “sensazione di inutilità”, “sistema di valutazione male interpretato”, “sperequazioni stipendiali”, “tsunami di adempimenti normativi” vennero da me elencati e illustrati: ad ogni affermazione, il pubblico in sala reagì mostrando un fortissimo coinvolgimento, anche emotivo e che generò sul portale del Forum PA uno dei più importanti spazi di discussione della PA che conta quasi 30.000 post e che ancora sopravvive.
La partecipazione trasversale del Team Digitale
Nell’intervista all’amico Diego (su questo mi sono già esposto abbondantemente) di quest’anno ho voluto, invece, ribaltare il senso della Piramide applicata alla PA, dimostrando come, se applicata ad un contesto sano per quanto piccolo dal punto di vista della gestione delle risorse umane – quale quello del Team per la Trasformazione Digitale – può svilupparsi una effettiva realizzazione del lavoratore che vede, nel merito, nella corretta valutazione, nella effettiva valorizzazione delle competenze, un percorso “virtuoso” che accompagna la sua vita lavorativa. Tutto ciò in perfetta sintonia con il senso di autorealizzazione personale che conduce ad un senso di utilità, anche se ciò prevede un reale giudizio meritocratico e giustificate differenze stipendiali.
Uno dei fattori che ha contribuito al successo della manifestazione è stata proprio la presenza trasversale del “Team per la Trasformazione del Digitale” che ha schierato ad hoc le proprie risorse, in modo appropriato su molti eventi.
Speranza nel futuro, collaborazione e trasparenza
Uno degli obiettivi – oltre a quello fondamentale di farsi conoscere – era sicuramente anche quello di sottolineare l’importanza del tema “competenze”, tema molto forte e molto sentito, tema dibattuto in numerosi eventi. Il credo di Piacentini è sintetizzabile in “speranza nel futuro, collaborazione e trasparenza”, e soprattutto che la tecnologia non è sufficiente senza il coinvolgimento costruttivo sia delle Aziende sia di tutti i cittadini. Una collaborazione che va oltre il colore politico, oltre il boicottaggio o la finta miopia, tesa a progettare riforme fluidamente operative nel più breve tempo possibile.
DESI, classe politica e salto evolutivo
È di questi ultimi giorni la notizia che il DESI 2018 ci mostra un’Europa ricca di differenze e in difficoltà a crescere sui temi del digitale in modo organico. In questo quadro di assoluta immobilità, l’Italia rimane pericolosamente indietro, in attesa di una indispensabile e forte spinta da una classe politica consapevole dell’importanza di un salto evolutivo. La presenza dei politici a questo evento si è più o meno limitata (ma ciò era facilmente prevedibile) alla, peraltro significativa, presenza del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, intervenuto al convegno di apertura dopo lo straordinario keynote di Stephen Goldsmith, uno dei massimi esperti mondiali in materia di pubblica amministrazione e nuovi modelli di government.
DESI 2018, Italia paralizzata in un’Europa digitale che zoppica
Gli errori che frenano lo sviluppo digitale
Mi sono espresso più volte in questi anni – e al Forum PA l’ho fatto anche come improbabile PM in un processo che resterà nella storia di questa manifestazione – sulla questione delle migliaia di data center, dello sviluppo di applicazioni identiche e ridondanti, di non avvalersi ancora del cloud, di aver speso di più di tutte le altre PA europee per la propria digitalizzazione col risultato precedentemente citato del DESI, di aver consentito spese per una “informatica personale”, di cercare di acquistare alte professionalità informatiche al prezzo più basso e quindi a costi ridicoli, insostenibili e fuori mercato; di non occuparsi in modo serio e professionale della scuola digitale ergo delle future generazioni; di non aver pensato che i problemi della giustizia si sarebbero risolti con il processo telematico; di considerare la digitalizzazione della sanità un tema limitato a livello regionale, di essere l’ultimo baluardo mondiale in cui non si riesce a diffondere lo smart working; di aver sviluppato le norme più complesse del pianeta in campo digitale, norme di cui la quasi totalità della popolazione non è a conoscenza; di non aver garantito alle strutture preposte alla digitalizzazioni mezzi e risorse adeguate. E, cosa assai importante, che l’intero sistema Italia non ha ancora compreso che la pervasività di un digitale sano avrebbe consentito all’economia, non solo digitale, di svilupparsi, incidendo in modo sensibile ed efficace sul PIL, e che tali errori hanno contribuito al fatto che in diversi altri settori fossimo surclassati dai concorrenti stranieri.
Nel corso del processo ho citato Edoardo Bennato cantava … “siamo tutti al capezzale di un malato molto grave anzi già qualcuno ha detto che il malato è quasi morto” … speriamo non lo sia..
Il successo delle “Companies Talks”
Fra le note più positive, mi è caro infine sottolineare il grande successo (era scontato quello di Piacentini ma questo certamente no) avuto al Forum delle “Companies Talks” un progetto di storytelling orientato a comprendere i grandi fenomeni imprenditoriali che si nascondono dietro le icone di successo delle major dot-com. Così, Andrea Dotti, ideatore del progetto, ci ha condotto per mano in una narrazione fatta da attori professionisti e musicisti coinvolgente e sofisticata che ha lo scopo primario di alimentare un network di manager sensibili ai temi tecnologici utilizzando, come occasione di incontro, la realizzazione di eventi legati al mondo dei grandi progetti dot-com. Ma su questo evento, nei particolari, spero di riuscire ad aprire un capitolo a parte.
Mentre al Forum PA avveniva tutto questo e molto molto molto altro, i vincitori delle ultime elezioni stavano costruendo il nuovo Governo che speriamo dia al più presto segnali di discontinuità su ciò – ed è tanto – che non va per niente e segnali di continuità su quanto di buono è stato sinora messo in campo, che non è, sottolineo, certamente poco.