La competizione tecnologica Usa-Cina ridefinisce le strategie di governance dell’intelligenza artificiale, con le principali aziende americane che propongono modelli alternativi alla regolamentazione europea.
OpenAI e Anthropic hanno recentemente risposto, con proposte che rivelano visioni convergenti ma distinte dall’approccio adottato in Europa, alla consultazione pubblica del 6 febbraio 2025[1] avviata dal Networking and Information Technology Research and Development, National Coordination Office, National Science Foundation, per conto dell’Office of Science and Technology Policy, che invitava tutte le parti interessate a fornire un contributo allo sviluppo di un piano d’azione per l’intelligenza artificiale.
Indice degli argomenti
Due visioni americane per dominare la corsa all’IA
OpenAI, l’azienda che ha lanciato ChatGPT, il 13 marzo 2025[2] ha presentato una strategia articolata in cinque aree chiave.
L’approccio OpenAI
La strategia regolatoria propone un framework federale di partnership volontaria per esentare le aziende dall’attuale stratificazione regolatoria che comprende oltre 700 proposte normative statali in cambio di collaborazione sulla sicurezza nazionale.
Il controllo delle esportazioni introduce un sistema a tre livelli: paesi allineati ai principi democratici (Tier I), paesi a rischio di dirottamento tecnologico verso la Cina (Tier II), e la Cina con i suoi alleati (Tier III), completamente esclusi.
Sulla proprietà intellettuale, difende, facendo anche leva sull’opt-in, il fair use americano contro l’opt-out europeo, avvertendo che limitare l’addestramento su contenuti non protetti darebbe un vantaggio decisivo alla Cina.
Per le infrastrutture, propone un “National Transmission Highway Act” per espandere la trasmissione e la connettività in fibra, zone economiche speciali per l’IA e l’espansione dei piani di risparmio per coprire la formazione nella filiera dell’IA.
Infine, sull’adozione governativa, suggerisce percorsi accelerati e autorizzazioni transitorie per testare modelli pre-certificazione.
L’approccio Anthropic
Anthropic (6 marzo 2025[3]), invece, sviluppa due direttrici strategiche con proposte specifiche.
Per la sicurezza nazionale, raccomanda un’infrastruttura federale per testare modelli IA per vulnerabilità, citando come caso esemplificativo il modello cinese DeepSeek R1 che sembrerebbe risponde a domande che violano principi di sicurezza; l’espansione dei controlli all’esportazione; e la creazione di centri di analisi e condivisione delle informazioni tra laboratori IA e agenzie di intelligence.
Per la prosperità americana, ritiene necessari 50 gigawatt di energia dedicata all’IA entro il 2027, con procedure accelerate di autorizzazione; un inventario completo di tutti i processi federali che elaborano testo, immagini o audio per integrarvi l’IA; e l’ampliamento degli attuali sistemi di tracciabilità dell’adozione dell’IA e i suoi effetti economici strutturali.
Entrambe condividono la preoccupazione che l’IA “potente” – definita da Anthropic come “equivalente a “un paese di geni in un centro dati”, una concentrazione di capacità intellettuale che trasforma radicalmente la nostra comprensione di ciò che è possibile” – possa emergere già nel 2026-2027. OpenAI aggiunge che il costo per utilizzare un determinato livello di capacità di IA si riduce di circa 10 volte ogni 12 mesi e i prezzi più bassi portano a un uso molto maggiore, creando un effetto esponenziale.
Un confronto tra approccio Usa e Ue nella regolamentazione dell’IA
Il confronto con l’approccio europeo emerge, in maniera chiara, come elemento centrale nelle proposte, rivelando una divergenza transatlantica nell’approccio regolatorio.
OpenAI critica apertamente il regime di opt-out dell’UE per i titolari di diritto d’autore, sostenendo che crea svantaggi competitivi rispetto a nazioni come la Cina che probabilmente ignorano tali restrizioni. Anthropic, dal canto suo, evidenzia come l’accesso ai dati e la rapidità di sviluppo siano cruciali nella competizione a livello globale, soprattutto con la Cina, implicitamente criticando il “rigido” sistema europeo.
La differenza è sostanziale: l’Europa privilegia un controllo ex-ante con regole precise su trasparenza dei modelli, uso dei dati e responsabilità delle aziende, mentre le proposte americane puntano sulla flessibilità e sull’autoregolamentazione in cambio di collaborazione sulla sicurezza nazionale. L’eccessiva regolamentazione emerge come minaccia concreta, con entrambe le aziende che avvertono come regolamenti frammentati possano avvantaggiare la Cina.
Sfide per l’Europa nella corsa globale all’intelligenza artificiale
Queste proposte pongono l’Europa di fronte a una profonda riflessione: mantenere il proprio approccio basato su valori etici e tutela dei diritti, rischiando di rallentare l’innovazione, o rivedere le proprie posizioni per non perdere terreno nella corsa globale all’IA. Per l’Italia, all’intersezione tra alleanza atlantica e appartenenza europea, la situazione è particolarmente sfidante.
La crescente divergenza transatlantica sulle regole di governance dell’IA potrebbe creare uno scenario in cui sviluppatori e investitori preferiscono ecosistemi meno regolamentati, penalizzando l’innovazione europea. D’altra parte, il modello UE potrebbe rivelarsi lungimirante nel prevenire problematiche sociali ed etiche che un approccio più libertario potrebbe sottovalutare.
Bilanciare innovazione e regolamentazione nella governance dell’IA
Il dibattito evidenziato da questi documenti pone due riflessioni fondamentali: è vero che l’eccessiva regolamentazione rallenta lo sviluppo dell’IA al punto da metterci in una situazione di svantaggio? E anche, fino a che punto regolamentare l’IA senza soffocare l’innovazione?
Le proposte americane partono dall’assunto che la velocità sia cruciale in questa competizione tecnologica e che ogni ostacolo normativo rappresenti un vantaggio strategico per la Cina. L’Europa, al contrario, sembra scommettere che un’innovazione responsabile e controllata possa rivelarsi più sostenibile nel lungo periodo e allineata con i valori democratici.
Ciò che emerge con chiarezza è che la governance dell’IA non è una questione meramente tecnica, ma riflette visioni di società diverse tra loro.
La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio dinamico tra queste visioni contrastanti, riconoscendo che né una deregolamentazione completa né un eccessivo controllo possono portare a risultati ottimali. In questo scenario, la cooperazione internazionale diventa non solo auspicabile ma necessaria per evitare una frammentazione del panorama normativo globale che finirebbe solo per svantaggiarci.
Note
[1] https://www.federalregister.gov/documents/2025/02/06/2025-02305/request-for-information-on-the-development-of-an-artificial-intelligence-ai-action-plan
[2] https://cdn.openai.com/global-affairs/ostp-rfi/ec680b75-d539-4653-b297-8bcf6e5f7686/openai-response-ostp-nsf-rfi-notice-request-for-information-on-the-development-of-an-artificial-intelligence-ai-action-plan.pdf
[3] https://assets.anthropic.com/m/4e20a4ab6512e217/original/Anthropic-Response-to-OSTP-RFI-March-2025-Final-Submission-v3.pdf