I passi ritmati. Scivolavano un poco sulla poca pioggia. I manganelli rimbalzavano tamburati sugli scudi di vecchia plastica. Cimeli conservati tutto l’anno con cura. Centinaia. Dal balcone per seguire i caschi lucidi, neri. Dagli spalti le divise scure sulla destra. Le divise celesti sulla sinistra. I manifestanti a migliaia marciavano a squarciagola. I posti librati erano i più ambiti. In una società senza acquisto il posto era dato dalla somma dei consensi reciproci. Rastes Boilan non perdeva mai lo scontro. Non c’era una data fissa. Non era un palio, o un anniversario, o una ricostruzione storica. Era una lotta dura, senza paura. La data era fissata dal cumolo del giorno desiderato da tutte le memorie dei 20 miliardi di umani della galassia e degli altri 20 miliardi di umanidi. Volava una molotov nel lungo imbrunire. La camionetta lucida arretrava sgommata. Il cofano tremante in fiamme. La carica reattiva. La carica punitiva. La carica risolutiva. I dimostranti canticchiano. I megafoni gracchiano. I caramba picchiano. I celerini sparacchiano. Boilan calma un facinoroso. Boilan schiva una manganellata. Boilan spegne un cassonetto.
Poi l’improvviso Grande Ictus Mnemonico. Le memorie si annullano. Gli avatar si bloccano. Cercano lo sguardo di qualche umano. Per rimettersi in moto. L’infinita distesa è ora silente.
“La segnalazione arriva dalla Grande Piazza dell’ex capitale… Sono quasi mezzo milione di avatar… ora sono fermi, immobili…” Rapporta Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente della Memory Squad 11. “Purtroppo abbiamo già capito tutto!… se un umano trasferisce anche una sola memoria a un avatar e quell’umano è… non voglio neppure pensarci! Sarebbe un inferno… Avverrebbe una carneficina… la prima volta in trecento anni!” sibila Afro Allaa, agente navigatore esperto di mappe e di sopravvivenza. “Si parte all’istante agenti!” fredda la comandante Akila Khaspros. Il bus rosso a due piani, sede di copertura della Memory Squad 11, accosta e si blocca, senza raggiungere la fermata regolamentare. I sei agenti agguantano le bici. Una breve precipitosa discesa. Ancora tre curve.
Ma la gente vuole lo scontro immane. Un vecchietto rocheggia: “Vi faccio vedere io come si fa!” fissa un avatar che accoglie la sua memoria. Scaglia la prima pietra. Gli avatar si chinano tutti. La piazza divelta. La piazza inconsolata. La piazza amata. La piazza unita. La piazza armata. La piazza provocata. La piazza sacrificata. La piazza incendiata. La piazza sanguinata. La piazza lacerata. La piazza ammazzata.
Rastes Boilan faceva la parte del provocatore. Adorava quel ruolo. Arrivava al triplo gioco. Qualche volta raggiungeva il quintuplo. Boilan guida una carica. Boilan passa una pistola. Boilan accoltella un carabiniere. Boilan finisce un manifestante. Boilan lancia una bomba a mano. Boilan fa una strage. Un negozio sventrato gronda di agonizzanti. Boilan rilascia una testimonianza. Boilan dirige un plotone. Boilan fa un appello per una tregua. Boilan abbatte la testa del corteo con una lunga raffica.
Si sguazza nel sangue: “Dov’è la nostra causa?” strazia qualcuno. La Memory Squad 11 atterra le biciclette dentro un portone. L’agente Xina Shaiira, vomita: “Abbiamo perso la memoria! Abbiamo perso noi stessi!” L’agente Afro Allaa sconcerta fetido: “Non rimane che parteggiare per gli uni o per gli altri.. manifestanti o polizia…”
“Troppo tardi! troppo tardi…” Akila Khaspros singhiozza incendiata. La folla in delirio. La folla violentata. La folla muta. La folla folle. La comandante Akila Khaspros afferra Boilan per il collo. Mentre stravolge “Abbiamo perso la piazza!” i morti e i feriti si alzano. Sorridenti si inchinavano alla maniera antica, ringraziando il colto pubblico e l’inclita guarnigione.
(40-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)