Le immagini pubblicate dal New York Times dei cadaveri della città ucraina di Bucha hanno suscitato orrore ed indignazione in tutto il mondo. Per la prima volta società private – satellitari – intervengono direttamente a livello informativo in un conflitto armato, assumendo un vero e proprio ruolo di contractor.
Le immagini satellitari di Maxar Inc. e Planet Inc.
“Maxar Technologies Inc. è una società di tecnologia spaziale con sede a Westminster, Colorado, Stati Uniti, specializzata nella produzione di satelliti per comunicazioni, osservazione della Terra, radar e servizi in orbita, prodotti satellitari e servizi correlati” (fonte: Wikipedia).
Maxar è uno dei soggetti della big tech di cui maggiormente si parla in questi giorni: le immagini satellitari dei cadaveri di Bucha sono state appunto riprese da apparecchi e con software della Maxar.
Anche le immagini satellitari dell’assedio della città ucraina di Mariupol sono state riprese e diffuse ad opera della stessa Maxar, che sta mettendo a confronto le immagini delle città ucraine sotto attacco (Mariupol, ma anche Kherson e Kharkiv) prima e dopo l’”operazione militare speciale” russa.
Servizi analoghi sono offerti dalla Planet Inc., altra società statunitense, che manifesta la propria mission in questi termini: “Dati giornalieri sulla Terra per vedere il cambiamento e prendere decisioni migliori. Planet fornisce dati satellitari giornalieri che aiutano aziende, governi, ricercatori e giornalisti a comprendere il mondo fisico e ad agire” (fonte: sito https://www.planet.com/).
Planet ha implementato una piattaforma non pubblica per immagazzinare immagini giornaliere ad alta risoluzione ed utilizza algoritmi ed intelligenza artificiale per rilevare in tempo reale attività come la congestione del traffico, i movimenti di navi, treni e convogli.
Non stupisce quindi che il Governo ucraino si sia rivolto a questi soggetti per ottenere immagini in tempo reale per l’andamento del conflitto.
La partnership strategica avviene tramite la società ucraina Eos Data Analytics, la cui mission è “Osservare. Imparare. Agire. EOS Data Analytics vuole apportare un cambiamento positivo utilizzando dati geospaziali e algoritmi personalizzati. Il nostro sistema rende facile ottenere i dati veloci e utilizzabili di cui hai bisogno per guidare la tua attività e preservare il nostro pianeta. Forniamo soluzioni efficaci per l’agricoltura, la silvicoltura, il petrolio e il gas, i minerali e l’estrazione mineraria tra molti altri campi applicati su richiesta personalizzata (fonte: sito https://eos.com/).
Verità e guerra, il ruolo ambivalente della tecnologia
I satelliti di aziende private, che si fanno intermediari del fatto per la prima volta al fianco dei media tradizionali, sembrano aiutarci a fare chiarezza attraverso la nebbia di guerra. A capire meglio cos’è successo, ossia a prendere posizioni tra due versioni opposte dei fatti – Ucraina e Russia – senza possibilità di avere testimoni indipendenti. E questo equivale anche ad avere strumenti per decidere: su sanzioni – ora si parla anche di ban del carbone russo, primo passo forse per quello che fino a ieri era un impensabile, per l’Europa, ban energetico; per decidere su un maggior intervento militare dell’occidente, come chiede l’Ucraina nonostante sia chiari il rischio di escalation verso una guerra globale.
Ma mai come in una guerra è necessario avere un approccio non naif, non deterministico, verso il ruolo “disvelante” o risolutore della tecnologia.
Che anche in questa guerra sta contribuendo a confondere la verità, a manipolarla, direttamente (tramite la propaganda sui social) o indirettamente – la sola possibilità tecnica di un falso mina la fiducia del pubblico nei confronti del fatto documentato e dà adito a possibili carnefici di smentirlo dichiarando, appunto, che è falso. Siamo lontani anni luce dal potere chiarificatore delle fotografie dei lager nazisti.
La tecnologia falsifica la realtà, nel doppio significato: la altera ma anche, per dirla con Wittgenstein, può essere strumento per scoprire i falsi; compresi quelli prodotti dalla stessa tecnologia.
Questo non vuol dire che la realtà storica sia condannata a restare imperscrutabile, nella contrapposizioni di versioni ugualmente falsificabili. Ma – ed è questo lo sforzo di consapevolezza che la guerra ci chiama a fare – richiede un lavoro di scavo, analisi e documentazione più articolato rispetto a quello che si può fare, a caldo, con immagini fornite da aziende satellitari.
La politica, nazionale e internazionale, ne dovrebbe tenere conto per le proprie decisioni.
Alessandro Longo
La tecnologia Sar per monitorare lo spostamento delle truppe
A differenza della strumentazione in uso a Maxar e Planet, la tecnologia Sar (Synthetic Aperture Radar) permette di tracciare movimenti di terra anche su piccola scala, tramite una tecnologia a microonde.
La conseguenza è la possibilità di monitorare lo spostamento di truppe on the ground da remoto.
Questo è il “terreno” della L3Harris Geospatial Inc., altra big tech statunitense, che immediatamente spiega come “Il monitoraggio accurato e affidabile della Terra è fondamentale per molte applicazioni geofisiche e geospaziali. Tuttavia, la maggior parte dei sensori non è in grado di acquisire dati di notte o attraverso nuvole, polvere o fumo. I dati del radar ad apertura sintetica (SAR) possono vedere dove altri sensori hanno punti ciechi. Questi dati 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per qualsiasi tempo, possono monitorare i cambiamenti su scala millimetrica su vaste aree e fornire informazioni che possono riempire gli spazi vuoti lasciati da altri sensori” (fonte: https://www.l3harrisgeospatial.com/).
Le immagini di Bucha e la posizione del New York Times
Le immagini dei cadaveri posizionati lungo la strada nella cittadina ucraina di Bucha risalirebbero al 19 marzo 2022, ma sono state pubblicate solo nei giorni scorsi dal New York Times.
Immagini di altre atrocità nella stessa cittadina sono state divulgate e rappresentano cadaveri abbandonati per strada, verosimilmente “giustiziati” dall’esercito russo in ritirata.
Questa è, comunque, la versione del Governo ucraino, avallata dagli USA e dagli alleati Nato, che ha determinato lo sdegno mondiale e l’applicazione di nuove sanzioni economiche alla Russia.
Il presidente statunitense Joe Biden è arrivato ad accusare Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, di crimini contro l’umanità e a chiederne l’incriminazione avanti al Tribunale internazionale dell’AJA per i crimini di guerra.
La morte della verità: i danni della guerra su informazione e democrazia
Le voci del “dubbio”
Non tutti sono stati però convinti dalla versione ucraina (e statunitense) dei fatti di Bucha. Non solo il Governo russo che parla di “immagini false”.
Il noto giornalista “di guerra” Toni Capuozzo, con un lungo – e documentato – post su Facebook, ribadisce quanto già affermato nella trasmissione “La Quarta Repubblica”.
Afferma apertamente che sia i russi che gli ucraini possano essere responsabili delle immagini divulgate il 4 aprile: gli uni quali esecutori, gli altri quali artefici di una “messinscena” per ottenere consensi nell’opinione pubblica occidentale, che deve “digerire” il sostegno militare ed economico all’Ucraina.
Porta una “cronistoria” – documentata – di come le ruppe russe abbiano abbandonato Bucha il 30 marzo 2022, con una dichiarazione del sindaco di Bucha del 31 marzo 2022, priva di riferimento ai cadaveri.
Poi “Il 1 aprile va in onda a Ukraine TV24 l’intervista al sindaco. Non è accompagnata da alcun commento su morti per strada. Il 1 aprile un neonazi che si fa chiamare Botsman posta su Telegram immagini di Bucha. Dice solo di aver trovato un parlamentare, in città, non parla di morti. Ma lo si sente rispondere a una domanda: “Che facciamo con chi non ha il bracciale blu’?” “Sparate”, risponde. Il 2 aprile la Polizia ucraina gira un lungo filmato sul pattugliamento delle strade di Bucha (che non è enorme:28mila abitanti). Si vede un solo morto, un militare russo, ai bordi della strada. Nel filmato, lungo 8 minuti ci sono abitanti che escono dalle case, e passanti che si fermano a parlare con la polizia. Lieti di essere stati liberati, ma nessuno parla di morti per strada. La cosa peggiore è quando uno racconta di donne costrette a scendere in una cantina, e uomini prelevati per essere interrogati.
Il 3 aprile il neonazi su Telegram incomincia a postare le foto dei morti. A tre giorni pieni dalla Liberazione” (Toni Capuozzo, sulla propria pagina Facebook, post del 5 aprile 2022).
Ad avere seri dubbi sulle immagini dei cadaveri anche Gianandrea Gaiani, direttore della rivista “AnalisiDifesa”, che in un’intervista rilasciata al periodico “Panorama” si è espresso in questi termini: alla domanda “Anche di sangue non se ne vede”, ha risposto: “Esatto, anche di sangue non se ne vede. Come se fossero morti da un po’ di tempo. Ci sono delle cose nella tempistica che non tornano” (fonte: sito panorama.it).
La situazione potrebbe essere simile a quella del piccolo Aylan, il bimbo siriano morto annegato e trovato sulle coste della Turchia, “messo in posa” per scattare foto di maggior impatto sensazionalistico.
Alessandro Gilioli, Direttore di “Radio Popolare”, commenta così sul proprio profilo Facebook: “Ad esempio: l’evidenza di una strage avvenuta a Bucha vuol dire che l’Ucraina non ha un’eccellente macchina della comunicazione che spesso sforna anche notizie false? No, non è vero, l’Ucraina ha un’eccellente macchina della comunicazione che più volte ha sfornato anche notizie false. E questa cosa si può rovesciare: il fatto che l’Ucraina abbia un’eccellente macchina della comunicazione che spesso sforna notizie false vuole dire che Bucha è stata una messinscena? No, non vuole dirlo affatto” (Alessandro Gilioli, profilo Facebook, 5 aprile 2022).
Conclusioni
Solo un’inchiesta internazionale, seria ed indipendente potrà accertare cosa è accaduto a Bucha e negli altri teatri della guerra in Ucraina.
Piaccia o meno, il resto è propaganda, strumento utile in guerra tanto ad una parte quanto all’altra, senza distinzione tra aggressore ed aggredito.
Certo è che per la prima volta assistiamo ad un modo di osservare la guerra in diretta, con immagini di un’immediatezza mai vista: quasi “instagrammabili”.
Alla storia dire cosa è accaduto davvero: ricordandoci però cosa è significato, e che implicazioni ha avuto seguire l’assunto per cui l’assenza della prova non è la prova dell’assenza (delle armi chimiche in Iraq).