intelligenza artificiale

I progetti AI per l’Agenda 2030: in quali aree si concentrano e cosa ci dicono sul futuro

L’AI4SDGs Think Tank ha pubblicato una lista dei progetti basati sull’AI e finalizzati alla realizzazione dei 17 obiettivi ONU. Progetti che ci fanno capire che l’AI può favorire la soluzione di problemi diversi ma comuni all’umanità intera e che se pensiamo di risolverli è dovuto proprio alle tecnologie presenti e future

Pubblicato il 29 Mar 2023

Valter Fraccaro

Presidente della Fondazione SAIHUB

ai act copyrigt

È stato recentemente aggiornato l’elenco dei progetti basati sull’Intelligenza Artificiale e finalizzati alla realizzazione dei 17 obiettivi ONU che oltre 190 Paesi hanno sottoscritto nel 2015, impegno che per la prima volta nella storia vede quindi coalizzata pressoché l’intera popolazione mondiale.

Ha pubblicare questa lista è l’AI for Sustainable Development Goals (AI4SDGs) Think Tank”, una organizzazione sovrannazionale in cui confluiscono i lavori condotti da tre entità ben note nel panorama internazionale: il “Center for Long-term Artificial Intelligence (CLAI)”, l’” International Research Center for AI Ethics and Governance” e l’“AI4SDGs Cooperation Network”.

Attraverso questo think tank collaborano ricercatori che provengono da Asia, Europa e America, sicché l’elenco, pur forzatamente parziale, riguarda sostanzialmente tutto il mondo.

Agenda 2030, l’IA a supporto della salute e del benessere di tutti: tecnologie e iniziative

In quali aree si concentrano gli sforzi

Come si può vedere da questa grafica, la divisione di queste attività rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2030 non è omogenea, essendovi aree (in particolare quelle riguardanti salute e clima) in cui più si concentrano gli sforzi.

Si noti che la suddivisione così proposta è basata su una suddivisione “per obiettivo ONU” che può far sì che alcuni progetti appaiano più volte in virtù del fatto che sono mirati a favorire il raggiungimento di più goal simultaneamente. Così si spiega come l’elenco cardinale delle singole iniziative si fermi a 422, mentre la tabella ne consideri 581.

  25/02/2023%
SDGN.AI PROJECT 
No Poverty1122,1%
Zero Hunger2366,2%
Good Health and Well Being37112,2%
Quality Education4356,0%
Gender Equality5142,4%
Clean Water and Sanitation6183,1%
Affordable and Clean Energy7122,1%
Decent Work and Economic Growth8427,2%
Industry, Innovation and Infrastructure9539,1%
Reduced Inequalities10305,2%
Sustainable Cities and Communities11518,8%
Responsible Compsumption and Production12427,2%
Climate Action136310,8%
Life below Water14315,3%
Life on Land15478,1%
Peace, Justice and Strong Institutions16132,2%
Partnership for the Goals17111,9%
TOT.581100%

Muoversi tra i progetti riportati dal sito consente di scoprire enti e informazioni che raramente appaiono nei tanti articoli dedicati all’Artificial Intelligence. Facendolo, appare un mondo di associazioni internazionali che mettono a disposizione non solo applicazioni, ma moltissimi studi e persino intere collezioni di dati pubblici da cui si può partire per analisi mirate di singoli fenomeni, come pure per immaginare nuove modalità di studio e applicazione di conoscenze già presenti oppure in grado di costituire la base per ulteriori approfondimenti.

Il numero di queste entità, molte di origine volontaristica e altre più direttamente legate a centri di ricerca e università preesistenti, va aumentando e anche quelle già presenti da tempo attraggono sempre maggior interesse, ampliando il numero dei collaboratori e la loro distribuzione nei vari Paesi del mondo.

Tutto questo si riflette anche su numero, originalità e qualità delle diverse iniziative, così come si può maliziosamente intravedere in alcuni di essi una certa ambiguità, in quanto si mascherano dietro obiettivi condivisibili e accettabili meno commendevoli finalità che possono impattare negativamente, ad esempio, sulla privacy degli stessi supposti fruitori degli strumenti derivanti quale esito dei progetti stessi.

L’Average Sustainability Index dei progetti

In questo senso è apprezzabile il fatto che l’AI4SDGs Think Tank non si trinceri dietro una qualche forma di neutralità ma esprima un voto per ogni item analizzato, attraverso un “Average Sustainability Index” che arriva ad un valore massimo di +5 (ad esempio, per Women Techmakers di Google) ma che può anche scendere sotto lo zero, come nel caso di quello nato presso l’Hangzhou No. 11 Middle School che, con lo scopo di analizzare il livello di attenzione degli studenti durante le lezioni attraverso l’interpretazione delle loro espressioni facciali e dei loro atteggiamenti, è giudicato come eccessivamente invasivo della privacy.

Definire “for good” una iniziativa di studio non ne fa insomma qualcosa al di sopra di ogni sospetto, motivo per cui il genere di raccolta ed analisi condotta da questo think tank e dai suoi analoghi è fondamentale per indicare come l’attenzione dell’opinione pubblica debba essere sempre molto alta nei riguardi dell’utilizzo di strumenti così potenti quali l’Intelligenza Artificiale. Per altro verso, è importante anche che i media e gli specialisti evitino di propagare generiche paure rispetto agli avanzamenti tecnologici, così come sarebbe auspicabile facessero anche coloro che utilizzano espressioni come “rimettere l’uomo al centro” o “riprendere il controllo della tecnologia”.

L’umano è sempre stato al centro del proprio mondo, esattamente come lo è per sé ogni altro essere biologico, con la differenza che il suo impatto sull’ambiente è tale da incidere sull’intero pianeta e da questo deriva una sua maggior responsabilità. L’idea che qualcosa o qualcuno abbia spostato “l’uomo dal centro”, per usare una poco fantasiosa terminologia in voga, è in fondo un mezzo per ridurre quelle responsabilità, per affibbiarle a qualcosa o qualcuno di indistinguibile nella nebbiosa massa di concetti confusi che permeano talvolta articoli e interventi.

Progettare il futuro a partire dalle tecnologie attuali

In un discorso con più solido fondamento logico, l’attenzione andrebbe piuttosto diretta alla necessità di progettare il futuro proprio a partire dalle tecnologie attuali e facendo bene i conti con la loro velocità di cambiamento ed espansione.

Se qualcosa ha dimostrato il caso Chat-GPT è come la potenzialità di una tecnica (GPT3 esiste da anni) possa trovare mondiale diffusione e applicazione in pochi giorni e settimane non appena viene svelata al pubblico, comprendendo con questo termine anche quegli operatori dello specifico settore che arrivano a conoscere determinati strumenti con un certo ritardo rispetto alla loro creazione (fenomeno del tutto comprensibile proprio per la velocità di evoluzione della tecnica) proprio quando essi diventano noti sulla grande scala, quella che comprende anche i possibili consumatori.

Se oggi, come fanno notare i commentatori più esperti (a cominciare da Luciano Floridi), molte previsioni sul futuro dell’economia, della salute e del lavoro si rivelano sbagliate in tempi brevissimi è perché esse sono realizzate basandosi sullo status quo dello specifico momento in cui sono realizzate le analisi da cui si determinano quei pronostici. In questi anni lo abbiamo visto accadere, ad esempio, riguardo alla predizione secondo la quale i robot avrebbero costretto alla disoccupazione milioni e milioni di persone in tutto il mondo, cosa che non pare proprio essere avvenuta.

Questi presagi non hanno trovato concretezza non per incapacità o malafede dei loro autori o per un qualche errore insito nei dati esaminati, ma perché da essi non si poteva intuire il futuro reale in mancanza di un qualche parametro di valutazione della imprevedibilità delle nuove scoperte e dei loro tempi di applicazione, elementi la cui accelerazione deriva dalla velocità di propagazione della tecnologia, in particolare quella rivolta all’automazione.

E’ proprio l’automazione a sottrarre le persone dai lavori più ripetitivi, pesanti, pericolosi, degradanti, e così esse riconquistano sempre più tempo e spazio della propria vita da dedicare ad altri fini: la parte di vita dedicata dalla nostra specie al lavoro che negli anni abbiamo definito “disumano” diminuisce e così può costantemente aumentare il numero di coloro, donne e uomini, che possono dedicarsi ad occupazioni intellettuali come lo studio e la pratica scientifica, tecnologica, politica, sociale. Elevando la quantità di soggetti e il tempo che ognuno di essi ha a disposizione e, non meno importante, la possibilità di scambiare facilmente informazioni su scala globale si innesca quel meccanismo di accelerazione di scoperta, applicazione e diffusione che rende più difficile fare quelle previsioni che una volta ci pare fossero più attendibili.

Cosa comprendiamo dai progetti che About AI4SDGs rende visibili

Guardando sotto questa luce il campionario di progetti che About AI4SDGs rende visibili, si possono fare due osservazioni. La prima è sull’efficacia dell’AI come mezzo per favorire la soluzione di problemi tanto diversi ma comuni all’umanità intera, la seconda (derivata dalla prima) è che se quella stessa umanità può pensare ora di risolverli ciò è dovuto proprio alla disponibilità di oggi e di domani di tecnologie mai prima presenti.

In questo senso, anzi attraverso il “buon senso”, è opportuno si immaginino molti dei 17 obiettivi ONU non come ottenibili con la rimozione totale delle loro cause ma, soprattutto per il futuro più vicino, con la loro riduzione a questioni intanto gestibili, in attesa che l’accelerazione scientifico-tecnica porti più radicali metodi di risoluzione. Per fare un esempio, se prendiamo il CO2 come indicatore ambientale, sappiamo che purtroppo non disponiamo ancora di tecniche o processi che consentano di eliminarlo, mentre sappiamo ogni giorno meglio come procedere al riciclaggio delle batterie delle automobili elettriche. In questo modo si passa da qualcosa di impossibile a qualcosa di gestibile, in attesa di poter affrontare il problema di fondo in maniera decisiva appena si saranno compiuti altri passi avanti attraverso scienza e tecnologia.

Conclusioni

Infine, tutto questo indica ancora una volta la necessità di un piano globale, condivisa dai Paesi quanto gli SDGs ONU, che orienti l’uso degli strumenti di oggi e di domani in maniera coordinata. Un accordo che trasformi la responsabilità della nostra specie da peso da sollevare faticosamente a leva per rendere le condizioni di vita ecologiche e sociali tali da favorire lo sviluppo delle capacità individuali delle persone, insieme e non alternativamente preservando e migliorando quelle delle altre specie viventi. Della rete biologica di questo piano l’umanità fa parte non come elemento imprescindibile ma come fattore determinante e perciò responsabile del destino delle prossime generazioni, non solo umane, e la precisa e diffusa consapevolezza di ciò è la base di ogni impegno per noi che viviamo oggi su questo pianeta.

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